BIBLIOGRAFIA Dr. 0. Posse. Anacleta Vaticana Oeniponti, 1878, (X et 219 p.) Sotto questo titolo il S.r Posse ha riunito due serie di documenti, la cui utilità verrà riconosciuta da tutti gli studiosi della storia del medio evo. Le pagine 1 a 116 del suo volume contengono l'analisi di 1411 bolle pontificie disposte in ordine cronologico (Regesta Vaticana inde ab anno 1254 usque ad annum 1287). Alla pagina 119 comincia una collezione di cinquanta bolle, integralmente trascritte, le quali tutte concernono la storia della Germania (Acta Vaticana inde ab anno 1255 usque ad annum 1372). Questi ultimi documenti, benissimo scelti dall'editore, sono stati copiati sui registri originali dagli archivisti del Vaticano; cid significa che sono di grande interesse e di inappunta bile correttezza. L'attenzione dei lettori italiani si porterà più specialmente su sei documenti relativi a Corradino, i quali occupano i N. 16 a 21. I Regesta Vaticana del prof. Posse, importanti almeno quanto i suoi Acta, disgraziatamente non sono stati pubblicati con eguale correttezza. L'A. ha tratto quasi tutte le sue analisi dal ms. I, 53 della Biblioteca Vallicelliana, ove erano state riunite dal Rainaldi in vista della sua continuazione degli Annali Ecclesiastici del card. Baronio. Le note di questo scienziato, scritte molto in fretta, evidentemeute non erano destinate alla pubblicazione prima d'essere corrette; sono piene di errori dei quali è al certo incapace il signor Posse e che l'illustre storico dei papi non si proponeva di tramandare ai secoli futuri. Riproducendo questa inesattezza si è reso un pessimo servigio al Rainaldi', e si è pure alterato il senso di interessanti documenti. Non tutti hanno per le mani la Gallia christiana per correggere la seguente menzione: << Abbati Monasterii S. Marie de Longan (leggi De Langonio) Cistercencis ord. Corisopitensis diocesis» (p. 6, n. 66). Non tutti sono obbligati a riconoscere sotto un nome sbagliato il monastero de la ChaiseDieu in Alvergna: «Abbati et conventui monasterii Casede (leggi Case Dei) ord. S. Ben. Claromontensis dioc.» (p. 8 n. 97). Vorremmo che un testo fosse corretto là dove dice: « Officiali Treocorensi » invece di Trecorensi (p. 10 n. 117); « Magolonensis » invece della buona ortografia Magalonensis p. 39 n. 474; p. 50 n. 632). Se non si volessero introdurre queste correzzioni nel testo, bisognerebbe necessariamente metterle nelle note. Se errori che cadono su nomi propri possono essere conservati nella pubblicazione d'un testo antico, correggendoli pure in nota, non è lo stesso di semplici errori d'ortografia, che evidentemente non discendono dall'originale. L'analisi che noi abbiamo sott'occhio formicolano di tali errori che non sono contenuti dai registri della cancelleria pontificia; può essere che il Rainaldi li abbia scritti nei brevissimi appunti; ma si può immaginare ch' egli li avrebbe pubblicati? Ecco alcuni passi che giustificano questa osservazione. Citiamo a caso: Pag. 24, n.o 295: « Ne crucesignati extra proprias dioceses trahi possunt ad iudicium ». Pag. 26, n.o 315: cointerationes per « coniurationes». Pag. 27, n.o 324: G. episcopo sabinensis ». Pag. 28, n.o 344: exitens per « existens». Pag. 29, n.o 355: « convocoverat ». Pag. 32, n.o 388: «ul falicem se prebeat ». Questi esempi non toccano, come si vede, se non nove delle 116 pagine che compongono i Regesta Vaticana. Talora una correzione sarebbe stata necessaria per non modificare il senso del testo, od anche renderlo troppo oscuro (vedi gli art. 17, 84,319). S'altera il senso del testo scrivendo « quod Petro Alfonso nato quodam Saladini... provideat >>> quando sarebbe necessario scrivere «nato quondam con pericolo di fare del « quodam » un dativo (p. 34 n.o 418). L'indice, per quanto utile, non è sempre d'una sufficiente chiarezza; vi si trovano articoli come questi: << Magalonensis v. Mons. Albanus». « Mons. Albanus, Magalonensis, episcopus, archidiaconus, 474, 475. diocesis, 632, 817 ». La diocesi di Maguelonne si sarebbe forse confusa con quella di Montauban? ELIA BERGER V. Nemec, papst Alexander VI. Klagenfurt. 1879. Eine Rechtfertigung Alexander VI mit Benützung der ältern und neuesten Forschungen. L'autore è professore di teologia in Klagenfurt. Egli non si propone di ritessere una biografia, ma vuole offrirci una giustificazione di papa Alessandro VI, giovandosi delle antiche e delle odierne indagini. Di guisa che il suo lavoro solo per cagion de' mezzi di cui accenna volersi giovare potrebbe appartenere alle scienze storiche; ma l'uso ch'ei ne fa è tale, da liberarci dal compito di pigliarlo ad esame. La burbanza e la leggerezza con cui tratta le fonti storiche ci persuade essere il suo pensiero entrato solo per occasione in un campo, in cui si ricovera non di rado lo spirito di fazione. Del resto lo scritto apologetico del domenicano Ollivier è il fondamento di questo nuovo libro. Laonde l'Autore dimostra di non essersi accorto nè delle ragioni dell'accoglienza che trovò lo scritto di quest' ultimo, che avea pure tanti lati pregevoli; nè degl'innumerevoli errori tipografici che deturpano l'edizione del suo. L. Duchesne. La date et les recensions du liber pontificalis, (nella Revue des questions historiques, fasc. 52 pag. 493-530). Fin da quando splendidamente s'inaugurò nel 1877 la Bibliothèque des Écoles françaises d' Athènes et de Rome, colla pubblicazione dello studio del Duchesne intorno al Liber pontificalis, la società romana di storia patria avrebbe desiderato rendere all'autore di questa importantissima dissertazione il dovuto onore, segnalando ai lettori dell'Archivio i lunghi e forti studi, la critica giudiziosa di lui, le conclusioni a cui veniva, la nuova classificazione di mss. che proponeva. Se non che l' apprezzamento d'indagini coscenziose e il resultato di cure pazienti e severe non poteva esser dato alla leggera, e il seguitare l'egregio Autore per la via ch'egli medesimo aveva tracciato era occasione a studio non lieve. A questa prima difficoltà s' aggiunse altro ostacolo. L'Étude sur le Liber pontificalis « aveva provocato una dotta e gentile controversia. La Società dei Monumenta Germaniae la quale aveva assunto già impegno di comprendere nella serie delle sue pubblicazioni anche il Liber pontificalis», non potè non prestar grande attenzione all'opera del Duchesne. La nuova classificazione dei mss. prodotta da questo e ilimiti cronologici che questi assegnava alla compilazione del testo, cozzavano con quanto aveva affermato il Lipsius (Chronologie der Römischen Bischöfe zur Mitte des vierten Jahrhunderts, Kiel 1869), e fu il Waitz che si levd a riconoscere e ad affermare come bastava un solo argomento, fra quelli recati dall'autore francese, per provare che il Lipsius non si apponeva al vero. (Cf. Neues Archiv, vol. IV, fasc. 2° 1879. Ueber die verschiedenen Texte des Liber pontificalis 207-237). Ma non per tanto diè piena ragione al Duchesne; poichè non s' accomodava a credere che la prima redazione del liber pontificalis forse anteriore al 530, anno della morte di Felice IV, come il Duchesne aveva affermato; nè accettava la classificazione dei mss. ordinata da lui, secondo la quale il ms. lucchese e il compendio feliciano rappresentavano il testo più antico; bensi stava per l'autorità del ms. napoletano scoperto dal Pertz, in cui il Duchesne invece aveva opinato non occorrere che un raffazzonamento, e talvolta un compendio del testo schietto e primitivo. La questione era grave fra le due parti che s'erano preparate a dare ambedue la nuova edizione del Liber pontificalis. Il signor Waitz conchiudeva il suo articolo fermando le basi della futura edizione germanica. Premeva agli studiosi di conoscere quel che il signor Duchesne avrebbe mantenuto delle sue affermazioni, e non mancò una lettera del comm. De Rossi a sollecitarlo. L'egregio Autore soggiunse collo scritto che diede occasione a queste nostre parole, nel quale moditicando in parte alcune delle sue affermazioni, crede tuttavia che la classificazione dei manoscritti data nel suo precedente lavoro debba rimanere nell'insieme intatta. Lamenta che il Waitz non abbia voluto tener ragione della questione cronologica, per andar diritto a quella della classificazione delle recensioni. Dall'esistenza di un liber pontificalis laurentianus, cioè favorevole all' antipapa Laurenzio contro Simmaco, conclude che naturalmente dovesse a quel tempo (506) esistere un liber pontificalis cattolico; e che se mai ne fu scritto altro in occasione di scisma, dovette essere non per lo scisma di Dioscoro contro Bonifacio secondo, ma per quello di Laurenzio contro a SimQuanto alle recensioni del testo, il Duchesne modifica l'assunto della sua prima dissertazione, ritenendo che non sia il ms. lucchese (A) nè quello napoletano (B), nè l'originale comune a queste due recensioni, (originale ipotetico ch'egli chiama ora AB, e che non è il cod. vat. 3764, che prima designava a questa guisa) da cui debbe ripetersi il testo primitivo del liber pontificalis; sibbene egli reputa che questo venga in parte rappresentato dai due compendi F (textus felicianus) e C (cononianus) dei quali chiama l'originale comune FC. Ecco del resto com'egli medesimo riassume le conclusioni de' suoi ulteriori studi: • Il liber pontificalis é stato redatto poco tempo dopo la morte di papa Simmaco (514) - 2. Vi furono manoscritti di questa redazione primitiva (FC) che terminavano colle notizie intorno a papa Felice IV. (1530) 3. Questi mss. non esistono più; ma su questi furono fatti i compendî che finiscono a Felice IV e a Conone. (687). - 4. Il testo attuale (AB) rappresenta, sino a Felice IV (inclusive) un raffazzonamento del testo primitivo eseguito verso l'anno 539. - 5. Dele due famiglie di mss. del testo attuale quello che à per tipo il ms. di Lucca, è la più vicina all' originale comune. » maco. Colla maggiore soddisfazione aggiungiamo che l'autore attende a preparare una edizione annotata del Liber pontificalis, la quale sarà il miglior frutto e il più maturo delle sue dotte ricerche. 0. Τ. Ph. Woker, Das kirchliche Finanzwesen der Päpste. Nördlingen, 1878. Questo scritto reca una epigrafe ciceroniana, nella quale veramente si riassume il concetto del libro: « Jucunda res plebi romanae; victus enim suppeditabatur large, sine labore ». L'Autore osserva come a ogni guadagno spirituale della chiesa si facesse da lei contemporaneamente corrispondere un lucro materiale e pecuniario, che ne fosse espressione e misura. Questo fatto s'estendeva egualmente sulle nazioni e sugli individui; e individui e nazioni valse ad irritare potentemente contro la chiesa di Roma. Pertanto all'Autore non è mestieri d'appassionare i suoi lettoni coll'invettive: l'argomento basta. E il contributo di lui può riguardarsi come un principio di studio grave sulle finanze papali, il sistema delle quali, nel secolo decimosesto, destava le maraviglie del Ranke. E il Ranke, e il Moroni, e il Meier sono le autorità principali di cui l'autore si giova. Molta luce sull'argomento può aversi da documenti mss., ai quali il Woker non attinse. Egli ragiona delle annate, delle propine per la confermazione e pel pallio episcopale, degli uffici ecclesiastici, delle tasse di cancelleria e di penitenzieria, de' libri delle tasse, dell'obolo di san Pietro, delle tasse a' tempi della riforma, e reca in appendice la riproduzione del libro delle « Taxe cancellarie aplicae et penitentiarie itidem aplice. Parisiis 1520 » e una bella trattazione circa la bolla cruzada. 0. т. Codex Diplomaticus Cavensis. Tomus quintus. Neapoli, Hoepli, MDCCCLXXIX. 4.° Di questa opera insigne dei Benedettini Morcaldi, Schiano, e De Stefano, basta annunziare un nuovo volume per farne l'elogio, e non essendo qui il luogo di parlarne a lungo, ci è forza limitarci ad annunziarlo. I documenti pubblicati in questo volume sono oltre centosessanta, vanno dal 1018 al 1034 e contengono per la massima parte donazioni e contratti privati importantissimi per la storia e più specialmente per la storia del diritto. Notiamo, tra i molti, il documento DCCCXLI, (a. 1031.) che ci sembra dar luce sulle condizioni degli ebrei di quei tempi e sulle loro relazioni coi cristiani. L'opera difficilissima di stabilire la cronologia delle carte, è stata compiuta in questo volume, come in tutti gli altri, con maestria insuperabile dagli eruditi che proseguono con tanto zelo la pubblicazione di questo codice diplomatico. Al quale s'aggiunge l'appendice in cui D. Bernardo Caetani d'Aragona pubblica il Beda De Temporibus e gli Annali Cavensi contenuti nelle annotazioni al Beda del prezioso codice della Cava, dandone, dopo il Muratori e il Pertz, con aggiunte inedite, una edizione che, se |