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tralasciare di correggere lo sbaglio dell' Ughelli, il quale disse, avere fr. Remigio rinunziato nel 1367; mentre un documento dell'archivio ci assicura, ch' egli a' 24 febbraro" 1368 permetteva a Simone Cassinese di cedere ai pistojesi i suoi diritti sul castello della Sambaca, salvi per altro quelli del vescovo di Pistoja; e mentre il summentovato reclamo del capitolo, che si łagnava di lui, appartiene all'anno 1369. Notero anche, che in un'attestazione d'indulgenze, concedute già nel 1362 alla chiesa dell'ospitale di sant' Antonio della Valle regia, nella diocesi di Cassino, da varii vescovi, secondo l'uso di quei tempi, cotesto fr. Remigio vedesi sottoscritto con gli altri, ma col nome di Ravisio, anzichè di Remigio; ed è Cost: Fr. Ravisius Episcopus Pistoyae Comes (1).

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Nell' anno medesimo della morte di fr. Remigio, fu promosso al possesso della vedova chiesa il fiorentino GIOVANNI III Vivenzi, di famiglia pistojėse. L' Ughelli sbagliò l'anno della rinunzia del suo antecessore, e sbagliò conseguentemente anche l'anno della promozione di lui. Egli infatti vi fu promosso a' 2 di giugno 1370. A torto il Demptero ed il Dondati lo dissero frate agostiniano; mentre abbiamo incontrastabili prove, ch'egli era preposito della collegiata di Prato. Di lui si hanno parecchi atti, che lo ricordano nell' amministrazione della sua diocesi sino al 24 aprile 1881; nel qual anno fu trasferito al vescovato di Cervia. Ed in quell'anno 'stesso la vacante chiesa ottenne a suo vescovo il domenicano pistojese FR. ANDREA III Franchi-Boccagni, uomo di somma pietà, valente predicatore e in ogni genere di sacra erudizione versato. Visitò personalmente tutta l'ampia sua diocesi, e riconfermò le sagge costituzioni de' suoi predecessori. Ampliò ed abbelli il palazzo episcopale, e vi fabbricò elegante cappella in onore di san Nicolò. Ma finalmente, logoro per le fatiche, piucchè per gli anni, rinunziò il vescovato, nel 4400; nel qual anno medesimo, chiuse in pace i suoi giorni, compianto è desiderato da tutto il suo gregge, il dì 26 maggio, lasciando di sè odore soavissimo di santità. Fu sepolto da prima nella chiesa di san Domenico, con l'onorevole epigrafe :

(1) Ved. il Gattola, Hist. Abbat, Cassin., part. II, sec. IX, pag 562.

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SE 400 a exupid quivis mug oluy6q ivut ilgas colled 9 omizeil Riposo colà il suo corpo sino all' anno 1613; nel qual anno, a cagione dei prodigii che per l'intercessione di lui venivano operati, fu tolto di 2009 HUMENEO KORTE 14670,2 913 Vel lago in 16910 64 là, il dì 15 gennaro, con l'intervento del vescovo Colombino Bassi, e fu SPORSI THESE O CONCIO trasferito nella sacrestia, dopo di averlo rivestito di nuovi abiti, pontificali. Ed ivi tuttora lo si conserva. Negli anni 1613 e 1748, ne fu intrapreso dinanzi Lab alla sagra congregazione dei riti il processo di beatificazione. Successore di lui ottenne in quell' anno stesso il vescovato pistojese MATTEO Diamanti, nipote suo per part ECHAR parte di madre, a favore del quale ne aveva egli fatto la rinunzia. Non sarà fuor di proposito, ch' io trascriya qui la narrazione delle curiose ceremonie del suo solenne ingresso, secondo l'uso di quei secoli (migo aboy ng siy ionlate Domenica mattina a' di 30 Maggio 1400, si fece la festa del Vescovo nuovo, il quale è Monsignor Matteo di Ser Lazzaro Diamanti e entrò in Pistoja, perchè il papa (Bonifacio IX) a Roma l'aveva vesti» to, e datogli la Mitria e SL BOTO 29911 Pastorale e l' altre cose, sicchè non aveva se » non a pigliare la tenuta. E venne e fecesi in questo modo, cioè: Egli » fu per tempo, come era dato grande e bello ordine, a Santa Trinità » fuori di Porta Lucchese con sua Compagnia. Ivi andorno moltissin » Cittadini a Cavallo incontroli; e detto la Messa per tempo, a Duomo sono forte per un gran pezzo la Campana grossa. Ivi vennero tutte le Regole de' Frati con le Croci e tutta la Chiericia. Poi si mosse la Croce » di Duomo, innanzi poi quelle dei Frati per ordine. E andorno a Porta » Lucchese insine fuori della Porta: e fermonsi allato della Porta. L'Uf» fiziali tutti a cavallo andorno incontra al Vescovo, e subito il Vescovo

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(1) La pubblicò il diligentissimo Muratori, nel tom. V antiq. med. aevi, pag. 308, Be seg., tratta da un antico manoscritto

contemporaneo di certo Luca figlio di Bartolomeo di Domenico.

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» montò a Santa Trinità a cavallo e venne verso Pistoja in questo modo,

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cioè: In prima erano innanzi molti famigli di Cavallieri e Abati a ca» vallo; poi molti donzelli dell' Uffiziali a cavallo; poi suoi del Vescovo, di nuovo vestiti di divisa furono quatro; poi erano quelli portano le spade all'Uffiziali; poi li Notari del Vescovo a cavallo; poi due Calonaci › parati. L'uno era l'Arciprete, l'altro Messer Bonino. E Messer Bo› nino portava il Pastorale. Poi Monsignor to Vescovo a cavallo in su un grande e bello Cavallo, covertato tutto di panno lino bianco sotti› lissimo e bello; e egli fuvi parato con Piviale bianco e con la bella Mitria in capo, e Guanti e Anella in mano. E venia segnando; e intornoli › a piedi da ogni lato tre giovani, grandi Cittadini e orevoli, con ba» stoni lunghi d'asta bianca e guanti bianchi. Di rieto a Lui tutti gli Uffiziali a Cavallo: poi Cavallieri, Giudici, Abati, Prelati, Chierici e molti Cittadini a Cavallo. Quando furono presso alla Porta ivi si cavorono tutte le Croci dell'Istipiti. e Messer Giovanni Cibichi prima quella › del Duomo, poi ogni Priore del suo Convento la sua portoronla in mano senza nulla in capo a Monsignor lo Vescovo, l'uno di rielo all'altro, cantando dolce e soavemente. E egli a una a una lutte le baciò » divotamente. Poi rimesse le Croci nelli stipiti, s' avviorno a una a una » dentro in Pistoja per Porta Lucchese, prima quella de Frati Minori, e » poi ordinatamente gli altri, com'è usanza. Quando il Vescovo fu sull'entrare dell'Antiporto, quelli della Casa Cellesi, come è usanza, e alloro » s'appartiene, si fecero innanzi senza nulla in capo; e fatta bella diceria, lo riceverno graziosamente e presenli la briglia, è addestronlo e mes⚫ senlo dentro. E di ciò si fece carta. E erano essi Cellesi a' pie' d' ogni lato del Vescovo. E così vennero continuatamente. E così si venne giuSo, sempre cantando molti belli Inni da S. Vitale alla Porta Vecchia, al Malcantone, a S. Luca, a S. Piero Maggiore. Ivi in S. Piero erano i Signori in Coro: e tra dentro e fuori era e venne tutto il Popolo di Pistoja, e le trombe e fuori uno desco s'uni uno tappeto, ed ivi sù montò un Calonaco; e sposò Monsignor to Vescovo; e donò alla Badessa di S. Piero il Cavallo suo; e similmente tutti gli altri sposarono, E sonando le trombe intorno a S. Piero, e in su la Porta erano due parati, che uno dava l' Acqua benedetta, l' altro l' Incenso. E andorno per Chiesa dentro nel Monastero. Ivi sedea l'Abbadessa, e più in erano tutte le altre Monache ginocchioni: E ivi come giune lis 1.

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» dessa, la Badessa si gettò ginocchionice baciolli la mano. Poi si posero » a sedere insieme. E fatto e detto quello è d'usanza, si la sposò e dielli Dl'anello. Poi se ne venne in Coro e andò all'Altare, e orò è baciollo, » e poi ritornò in giù e nel mezzo del Córo era fatto un bel letto eaviəsi pose a sedere, e stette un poco, es la Badessa dono esso letto a Monsi »gnor lo Vescovo predetto; come è usanza. E poi fatto questo le Croci si mosseno e vennero a Duomo da San Luca e per Porta Guidi a Duomo a piedi ogniuno, come di sopra ho detto. E come giunse a San Piero, Filippo Zaccharella e Prete Filippo di Lazzero Ser Conti il preseno per le valde del Piviale, l'uno dá un lato, l'altro dall'altro. E così vennero infine al Duomo con alcuni di rieto a loro, a cui fare cosi s'appartiene. ntrati in Duomo, tutti i Frati se n'andorno, e i Preti entrorno in » E » Coro. E giunto il Vescovo a piedi delle scalette dell' Altar Maggiore e solo plein ni ⚫cavatogli la Mitria di capo per un Calonaco, cominciò il Vescovo a » cantare Te Deum laudamus etc. E tutto il Coro rispose e cantollo infine alla fine. E il Vescovo montò su all' Altare, che era scoperto, e ord e orò baciollo. E rimissenli la Mitria e prese il Pastorale in mano, e stette ivi retto in mezzo a Calonaci, in fine che fu compiuto di cantare, e poi HO TORVONS paleri rau lege, 075

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disse: Sit nomen Domini benedictum, e fece la benedizione, come è usanSite ink dappstorále

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za de Vescovi. E uno de Calonaci riprese il Pastorale. E vennero per Get Fit Duomo alla Porta del Vescovado. Tutto il Duomo e la Piazza era piena di gente. E giunto alla Porta del Vescovado, ivi erano quelli della Casa de' Buonvassalli. E il soprascritto Filippo Zaccharella, com'è usanza, disse: E ci è nessuno della Casa de Buonvassalli? Et eglino senza nulla in capo, il presero e ricevettero graziosamente e reverentemente. E messenlo dentro e messenli la mano sull'uscio: e di fece

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» carta publica. E andoronsene suso con tutti gli Uffiziali, e co' Signori, ■ Prelati, Chierici e Cittadini assai, a quali si fece un grande e bellissimo desinare, pero che erano invitati; e dato l'ordine con molto grandi e belle vivande. Ivi erano quanti giovani c'è, a servire e ordinare. E mandò e fece mandare infiniti e belli presenti per Pistoja Cittadini. E desinato, ciascuno se n'andò a casa con la grazia di Dio.

Anche da questo racconto ci è fatto palese, che la ridicolezza dello sposalizio del vescovo con la badessa di un qualche monastero, era a' quei tempi un uso generale nelle diocesi di Toscana, come lo abbiamo veduto di Firenze e di Fiesole. Preso così dal vescovo Matteo solennemente ik

possesso della sua chiesa, si diede con pastorale sollecitudine a regolar ne. la disciplina. Perciò nell'anno 4 404, al 7 di settembre radunò il sinodo diocesano, di cui furono pubblicate le costituzioni dallo Zaccaria (1). Ed egli stesso poi si recò, cinque anni dopo, al concilio provinciale di Pisa (2). Ai giorni di lui fu trovato nella cattedrale, il corpo di san Felice da Pistoja, e ne fece solenne ricognizione il di 42 agosto 4414: della quale ricognizione ecco il documento autentico (3) port 8 GS

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01519 52 & cenfi, Chion ♬ oleh od i 7002 Ch sgt in Palugte

IN DEL NOMINE AMEN. Ab anno Dominice Nativitatis millesimo quadringentesimo quarto decimo indictione septima, die vero duodecima ⚫ mensis Augusti Reverendus in Christo Pater et Dominus Dominus Matheus olim Domini Lazzari de Diamantis de Pistorio, Dei et Apostolice » Sedis gratia Episcopus Pistoriensis vacans circa ornationem Majoris » et Cathedralis Ecclesie Pistoriensis, volens in melius reformare Altare Virginis Marie, quod est in Choro dicte Ecclesie, cum faciat, causa » ipsum in melius reducendi, invenit ibi sub Altare predicto quandam cassam, i in qua erat pilla lapidis granditudinis unius palmi, altitudinis trium spanparum et longitudinis spannarum (ulnarum) duarum, vel quasi, super qua erat una lastra chiavata, quam inde exthrai fecit et aperiri per Nenoium Pauletti Muratorem de Pistorio, qui dictum AI» tare actabat, in qua pilla fuit reperta quedam capsetta alabastri albi, in qua erant sculpti certi homines cum uno carro et equis superducentis cum coperchio etiam alabastri, in qua erant Reliquie et ossa Corporis Sancti Felicis, prout sic esse dixerunt, qua aperta magnus odor fuit per totam Ecclesiam Moscadi, et ipse Dominus Episcopus cum. Domino Guidone de Octorenghis de Furlivio ejus Vicario, Domino Justo olim Philippi Gai, Domino Michaele Pasquini et Domino Olverio Taviani de Lazzaris de Pistorio Canonicis dicte Majoris Ecclesie et certis Cappellanis dicte Ecclesie Majoris Pistoriensis' ipsam aperuerunt > cum luminibus, campanis pulsatis, cantando Te Deum, ad que omnia magna multitudo populi pervenit cum magna devotione etc.

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» Acta fuerunt predicta in Choro dicte Majoris Ecclesie presentibus

(1) Anecdot, etc. pag. 162.

(2) Ved. il Mansi, nel tom. III dei Supplem, ad Concil., pag. 1063.

Vol. XVII.

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(3) Lo copiò dall' originale a' 10 ottobre 1685, il diligente Antonio Pini, e lo pubbin cò di poi lo Zaccaria, Anecdot, et pag. 203

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