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rinunzia del suo antecessore, e che morì a Chiusi nel luglio del 1663, MARC' ANTONIO Marescotti, già professore di ambe le leggi nell' università di Siena, uomo dottissimo, promosso a questo vescovato agli 11 di febbraro dell'anno 1664, morto nel dicembre 1681, autore di pregevoli trattati di giurisprudenza; Lucio Borghesi, dottore in ambe le leggi, eletto vescovo a' 25 maggio 1682, morto nel luglio 1705; e finalmente GAETANO MARIA Bargagli, monaco olivetano, promosso a' 23 febbraro dell'anno dopo. E fu questi l'uitimo vescovo di Chiusi; perchè dopo la morte di lui, ne rimase vacante e quasi abbandonata la sede, finchè nel 1772 ne prese cura il sommo pontefice Clemente XIV, unendola aeque principaliter con Pienza, a cui sino al giorno d'oggi va unita. Entrerò qui pertanto ad esporre la storia di Pienza, finchè di entrambe poi dovrò riassumere il racconto.

PIENZA

Una città, nata nel secolo XV e decorata in pari tempo del seggio ve

scovile, è questa, di cui mi accingo ora a parlare. Essa nacque dall'antico castello di Corsignano, che a quell' età apparteneva alla nobile famiglia senese de' Piccolomini, di cui è figlio il pontefice Pio II. Silvio suo padre s' era per economia ritirato, con la moglie sua Vittoria de' Forteguerri, in cotesti suoi possessi di Corsignano; e qui, nell' anno 4405, venne alla luce e qui passò la sua adolescenza Enea Silvio Piccolomini, che fu innalzato | di poi alla cattedra di san Pietro. Nella chiesa plebana di Corsignano, intitolata ai santi martiri Vito e Modesto, fu battezzato Pio II, e dopo di lai lo fu anche il suo nipote da parte di sorella e suo successore sulla cattedra Vaticana, Pio III. A commemorazione di ciò fu scolpito su quel baltisterio il seguente distico:

HIC DVO PONTIFICES SACRI BAPTISMATIS VNDAS
PATRVVS ACCEPIT ET PIVS INDE NEPOS.

Era Corsignano una delle più antiche pievi della diocesi di Arezzo; una di quelle, per cui avevano litigato si lungamente i vescovi di Arezzo e di Siena, sino dal principio dell' VIII secolo.

Avvenne, che, nel febbraro dell' anno 1459, il papa Pio II passasse per cotesto suo castello, ed in animo gli cadesse il pensiero d'innalzare e una grandiosa chiesa, accanto all'antica plebana, e nuovi palazzi, valendosi del valoroso architetto fiorentino Bernardo Rosellini (1). Venne ancora in Corsignano poco tempo dopo; e vi ritornò una terza volta

(1) Ce ne assicurano i Comment. Pii II, a cui devesi prestar fede meglio che al Vasari ed ai suoi copisti, che ne dissero autore Francesco di Giorgio senese.

nell'agosto dell'anno 1462; e fu allora, che trovando le fabbriche e sacre e profane ben inoltrate, cosicchè vi facevano bella mostra a rivestirne da ogni lato la piazza, condusse ad effetto la sua deliberazione, già da qualche tempo concepita nell'animo, di decorare quel luogo dell' onore di cattedra vescovile, imponendo a quel castello il nome di PIENZA, a commemorazione del proprio suo nome di Pio. Radunati perciò a concistoro i cardinali che aveva allora con sè, distese il dì 13 agosto in Pienza la bolla di erezione di quella nuova chiesa in cattedrale, per pubblicarla poi nel giorno della consecrazione, che fu il 29 dello stesso mese; intitolandola alla santa Vergine Assunta. Contemporaneamente innalzò all'onore di chiesa cattedrale anche la pieve di san Salvatore di Montalcino, ed a questa di Pienza la uni aeque principaliter. In vigore della relativa bolla furono tolte varie pievi alle diocesi limitrofe di Grosseto, di Chiusi e di Arezzo, per darle alle due concattedrali; e il vescovo di entrambe le nuove chiese fu dichiarato immediatamente soggetto alla santa Sede.

In questo frattempo, la repubblica di Siena, per cooperare alle premure già esternate dal papa Pio II, mentr' era ancor cardinale, concesse agli abitanti di Corsignano, per deliberazione del 30 aplile 1459, alcuni privilegi ed esenzioni dalle pubbliche gravezze, ed il diritto di un grosso mercato, o fiera, annuale di sei giorni, dal 3 di maggio in poi. E questi privilegi furono rinnovati anche dopo l'erezione della città e della diocesi, a favore dei pientini, per altra deliberazione del 5 giugno 1494: cosicchè a poco a poco la terra di Corsignano diventò ricca e decorosa, tuttochè piccola città.

Siede essa sopra una sommità pianeggiante nella valle d' Orcia. È di figura ovale ed ha quasi un miglio di circuito, con tre porte aperte e due posterle chiuse. Dalla parte di ponente è la porta principale, nominata al Murello, la quale mette capo alla strada provinciale, che viene da san Quirico e da Montepulciano; a levante è la porta al Ciglio, per cui si va a Monticchiello ed al Castelluccio delle foci; la terza, che guarda ad ostro, dicesi Porta al Santo, perchè di qua entrò un' insigne reliquia di sant' Andrea apostolo, patrono della città e della diocesi, la quale fu mandata da Roma dal benefattore pontefice: le altre due posterle murate guardano di fronte a settentrione.

Benchè la storia di Pienza sia ristretta in brevi periodi, perchè non conta che pochi secoli di esistenza; tuttavia non v' ha città di Toscana,

che possa contare più augusti di questa i suoi primordj; perciocchè il duomo, il sottostante battisterio, il grandioso palazzo Piccolomini, la canonica, il pretorio, sono opera della munificenza di Pio II, a cui vollero far omaggio diversi cardinali e prelati, creature sue, coll' innalzare nella nuova città varie palazzine ed abitazioni particolari. L'autore dei Commentarii di Pio II ne fece diligentissima descrizione, mostrandocela a destra della strada romana, che da Radicofani passa per San-Quirico, sull' estrema sommità di un poggio, salubre per clima come per produzioni agrarie squisite. E parlando poi della cattedrale, ce la descrive elegante, a tre navate con otto colonne per parte, con vasta tribuna e con grandioso altare. Essa, oltrechè di pingue dotazione, fu arricchita dal pontefice fondatore altresì di molte reliquie sacre e di preziose suppellettili, tra cui è da commemorarsi la Rosa d'oro, regalata al capitolo, siccome sappiamo essere stato praticato e praticarsi tuttora dai papi annualmente verso qualche capitolo canonicale, o verso illustri principi e principesse. Pesava essa quattordici oncie; ma fu più tardi venduta, per convertirne il prezzo in due statuette d'argento. Nè sono da tacersi sedici libri corali superbamente miniati, ed una grossa campana fusa nel 1463, l'anno dopo dell' apertura della nuova cattedrale: fonditore ne fu Giovanni Tofani da Siena, il quale, oltrechè del proprio nome e dell'anno del suo lavoro, la decorò altresi dei tre distici, che vi si leggono in giro, del tenore seguente, relativi all'erezione della città:

Parva fui nuper, qualis delubra deceret

Et non urbani moenia pressa loci.

Mox Pius, ut templum construxit et intulit urbem,
Quantam urbs atque aedes postulat, esse jubet:

Ergo Pientinos si latius impleo campos

Nunc urbi, sed tunc oppidulo sonui.

Joannes Tofani de Senis fecit
anno 1463.

Dall' indicazione pertanto dell'anno 1463 è facile il conoscere, essere questa campana posteriore all'apertura della cattedrale ed esisteva, prima che fosse fusa cotesta, una vecchia campana detta de' cherici, la

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quale apparteneva alla soppressa chiesa parrocchiale di santa Maria fuori di Pienza, e portava impresso

A. D. MCCLXXX VICTORIE VIRGINI.

Alla cattedrale, come ho detto di sopra, è annesso il battisterio sotterraneo, sulla foggia di quello di Siena, intitolato a san Giovanni Battista: tranne, che in questo di Pienza due grossi pilastri ne sorreggono la volta superiore nel lato discosceso della collina, il cui suolo a poco a poco ed insensibilmente va avvallando in guisa, che nel giro di oltre a tre secoli e mezzo il tempio inferiore e la parte sottoposta del superiore si è avvallata di braccio uno e nove soldi, senza notabile dissesto (1).

Soffri di poi la città di Pienza gravissimi danni, l'anno 1502, allorchè Cesare Borgia, nominato il Valentino, passò di qua con numerosa oste per sostenere apparentemente il tiranno Pandolfo Petrucci, ma in realtà con la mira di sottentrare egli stesso a tiranneggiare il popolo senese. Nuovi danni sostennero i pientini nel 1530, per lo passaggio delle truppe di Carlo V, nell'occasione di quelle guerre, che molestavano allora le città toscane. E così anche in seguito soffri Pienza disastri e danni e molestie ogni qualvolta passarono eserciti di combattenti a guerreggiare or qua or là, massime lungh'esso il secolo XVI: funesta conseguenza della sua topografica posizione.

Giova qui commemorare altresì l'antica pieve di Corsignano e le altre chiese del suo distretto. La pieve, come ho notato di sopra, era ed è tuttora intitolata ai santi martiri Vito e Modesto. Essa è a un terzo di miglio fuori di Pienza, ridotta presentemente ad oratorio, dove il prevosto della cattedrale è tenuto a fare la festa nel giorno dei santi titolari. La rozzezza dei bassorilievi, che ne adornano le due porte; il suo sotterraneo ad uso delle antiche basiliche; le sue finestre a foggia di feritoje, sono indizi abbastanza chiari per riputarne la fabbrica di costruzione dei primi secoli dopo il mille. Vi si conserva tuttora il battisterio di pietra, coll' iscrizione recata di sopra, a commemorazione del battesimo colà ricevuto dai due pontefici Pio II e Pio III.

A pochi passi dalla porta al Ciglio era una chiesa suffraganea della pieve di san Vito, intitolata a santa Maria, sulla quale ebbe diritto il

(1) Ved. il Repetti, Dizion. geogr. fis., stor. della Toscana, pag. 192 del tom. IV.

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