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GROSSETO

Una città, che sorse nel medio evo, in sostituzione all'antica etrusca

città di Roselle, è questa, di cui mi accingo ora a parlare. Essa è GROSSETO, discosta di cinque miglia appena dalle rovine di quella, dondé, nell'anno 1138, ne fu trasferito, siccome a luogo di miglior sicurezza, l'antico seggio episcopale, che sino dal quinto secolo vi aveva avuto esistenza. Varii nomi furono attribuiti dagli scrittori a questa città: la dissero infatti talvolta Grossetum, talvolta invece Crassetum, e talvolta altresì Rosetum, quasi formandone un impasto con l'antico nome della città di Rosella, da cui questa derivò.

La più vetusta notizia, che s'abbia di Grosseto, potrebbe risalire à un diploma di Lodovico il pio, spedito nell' 815, o piuttosto nell' 830, a favore dell' abazia di sant' Antimo in Valle d'Orcia, con la quale concedevale una grande parte di territorio posto tra i monti di Gavorrano e di Castiglion della Pescaja sino al mare: Deinde juxta litus maris pervenit ad locum ubi stagnus in mare mittit, et ex illo loco pervenit ad terram sancti Laurentii: la qual terra di san Lorenzo era appunto Roselle, che aveva titolare san Lorenzo. Dissi, che la più antica memoria di Grosseto potrebbe risalire all'epoca di questo diploma; ma ciò quanto al luogo, ov' esso trovasi adesso; non già quanto alla sua esistenza, che non aveva allora avuto per anco principio. Ed infatti, la cattedrale di Roselle aveva molti possessi tra il lido del mare e lo stagno di Castiglione; e questi più tardi furono assegnati al capitolo di Grosseto od alla fabbriceria di quella chiesa, e da ultimo passarono al magistrato di Fossi. «Non è perciò, dice il Repetti (1), da far gran conto di tale espressione per dare

(1) Dizion. geogr., fis., stor. della Toscana, pag. 525 del tom. II.

Vol. XVII.

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⚫a Grosseto un'origine più remota di quella, che realmente potrebbe » avere. » È certo per altro, che nel decimo secolo si trova nominato chiaramente il castello e corte di Grosseto, con una chiesa, che fu di patronato di un marchese Lamberto, figlio del marchese Ildebrando, in un istrumento del 19 aprile 973, col quale esso Lamberto, per la somma di lire 10000, alienò al prete Roppando quarantacinque corti, ch'egli possedeva in Toscana e in Lombardia, compreso il monastero di san Pietro a Monteverdi. Erano tra i castelli alienati Suvereto e Fromentaria nel contado di Populonia, il castello di Radicofani, quelli di Cannule, di Monticello, di Manciano e di Campiano nei contadi di Chiusi e di Sovana, la corte e il castello in Alma, quelli di Scarlino, di Buriano, di Galiano e di Campagnatico nel contado di Roselle et Curte Grosito cum castro et ecclesia ibidem consistente (1). Da quest' istrumento raccogliesi, che sino d'allora esisteva in Grosseto una chiesa di patronato del marchese Lamberto, riacquistata dalla contessa Ermengarda; la qual chiesa non è a confondersi con la plebana di santa Maria Assunta di Grosseto, che diventò più tardi la cattedrale della trasferita diocesi di Roselle. Di questa chiesa plebana e dell' epoca della sua consecrazione è fatta menzione in un privilegio di Ildebrando vescovo di Roselle, per cui, a'7 aprile dell'anno 1101, in loco quod vocatur Grossetum in Ecclesia sanctae Mariae virginis, die dedicationis ejus tertio; il vescovo summentovato rinunzio a Domenico abate ed ai monaci di santa Maria del Monte Alberese lutte le decime diocesane. Non è per altro a credersi, che quest' epoca della consecrazione della chiesa plebana di Grosseto fosse anche l'epoca della sua erezione, perciocchè la troviamo commemorata anche un secolo prima, in una carta del 7 febbraro 1015, appartenente al monastero del Monte Amiata, dicendovisi in Grosseto apud plebem sanctae Mariae.

La prima volta, che a Grosseto sia stato attribuito il nome di città, fu nel 1438, allorchè fu trasferita qui la cattedra episcopale di Roselle; lo che ci mostra, che questo castello era salito a un certo grado di prosperità, di popolazione e di sicurezza; siccome per lo contrario raccogliesi, che Roselle era a quel tempo desolata di abitatori ed esposta alle rapine dei ladri e dei malviventi di quei contorni. Da una bolla del papa Clemente III, ci è fatto palese lo stato di Grosseto nel 1188, perchè

(1) È questo documento nell'arch. diplom, di Firenze, tra le Carte della Badia Amiatina,

con essa bolla concedeva il pontefice al vescovo colà residente, tra le altre cose, la metà della giurisdizione su tutta la città, oltre a sessanta casalini e quattro chiese (medietatem totius Grosseti et sexaginta casalinos supra cum curte et districtu suo et toto tumbulo et ecclesiis, scilicet: ecclesia sancti Petri, ecclesia sancti Michaëlis, ecclesia sancti Andreae, ecclesia sancti Georgii.

Anche dopo trasferito il seggio episcopale da Roselle a Grosseto, continuò a sussistere là pure un capitolo di canonici; e poichè talvolta nasceva tra i rosellani e i grossetani qualche dissensione, per la preminenza o per le giurisdizioni scambievoli, il pontefice Celestino II, con bolla del 23 dicembre 1143, decretò, che i beni della chiesa grossetana siano divisi per uguali porzioni tra i due capitoli, e che il clero di Roselle presti reverenza al capitolo di Grosseto, perchè di maggiore dignità (4).

Fu dominato un tempo il castello di Grosseto dai conti Aldobrandeschi sino alla metà del XII secolo; ed in questo tempo il comune di Grosseto si obbligò alla repubblica di Siena, promettendole di mandare tre volte all' anno otto soldati a servigio di essa. Tuttavolta Grosseto a quei tempi non era assolutamente padrona di sè, ma dipendeva dai conti di Sovana del che hassi attestazione da più e più documenti, sì di questo che del seguente secolo, che lo dimostrano.

La comunità di Grosseto comincia a comparire in un grado più decoroso di politica civiltà nell' anno 1222, quando i conti, che vi dominavano, largheggiarono di concessioni e privilegi verso di essa, facendone atto pubblico e solenne il di 8 aprile, nella chiesa di san Michele, in ricompensa dei molti servigi prestati a loro. Due anni dopo, la città cadde in potere dei senesi, che guerreggiando contro di essa se ne fecero padroni. Al quale proposito ne registrò il fatto la cronaca di Andrea Dei (2), con queste parole: In questo anno (1224) si prese Grosseto per battaglia il dì di santa Maria di Settembre, e fuvvi preso Guido di Palagio loro potestà. E fu allora, che gli uomini di Grosseto, con atto pubblico del 22 ottobre 1224, giurarono sommessione al comune di Siena, obbligandosi a pagare annualmente un tributo di lire 48, ed offerire cinquanta libbre di cera alla chiesa cattedrale di Siena, nel giorno di santa Maria Assunta. E questo

(1) Nell' Arch. vesc. di Grosseto.

(2) Presso il Muratori, Rerum Italic. Script. tom. XIV.

giuramento fu sottoscritto da ventitrè deputati (1); e non già da seicencinquanta dei primarii cittadini di Grosseto, come segnò inesattamente, nella sua Storia di Grosseto, il Malavolti. Alla quale accomandigia di quella repubblica fu costretto ad aderire anche il vescovo; cosicchè a' 30 aprile 1228, mandò a Siena i suoi procuratori ad assoggettare ad essa i suoi castelli d' Istia e di Roselle, insieme con tutti i beni della mensa vescovile di Grosseto, promettendole un annuo tributo di lire 25 e l' offerta di un cereo di libbre dodici, per la festa di santa Maria Assunta.

In questo medesimo secolo, i grossetani seguivano il partito dei ghibellini, e presero parte perciò alle molte lotte, che questi sostennero contro i guelfi. Nel 1250, fu concessa ai senesi da Gualtieri vicario imperiale l'investitura della città di Grosseto e del suo territorio; ed in questa occasione i grossetani, nella loro chiesa cattedrale, giurarono fedeltà ed ubbidienza alla repubblica di Siena davanti al podestà di quella; obbligandosi a far guerra con essa contro i conti Aldobrandeschi ribelli all'impero, e promettendo di tenere ai comandi della signoria di Siena tutte le castella del territorio grossetano e quelle altresì, che i feudatarii possedevano nella contea Aldobrandesca. I senesi, dopo varii litigii e guerre sostenuti in seguito coi grossetani, alla fine divennero padroņi assoluti della città e del vasto territorio di questi. Tuttavolta le dissensioni e le rivolte, per sottrarsi dalla servitù di quella repubblica, ripullularono di quando in quando; nè potè Siena riacquistarne il dominio se non intorno all'anno 1312. In seguito, la città di Grosseto fu teatro e vittima per lo più delle armate, che sino alla metà del secolo XVI desolarono la Toscana.

Migliorò alquanto la condizione di questa città e del suo territorio sotto il governo dei duchi della casa de' Medici; e particolarmente allorchè con sovrana munificenza si occuparono quei principi, con fossi e canali e scaricatoj, al prosciugamento delle circostanti maremme. I quali provvedimenti, in sulla metà del secolo XVIII, furono resi inutili dalle inondazioni e dall' allagamento dell' Ombrone, che disarginato spandevasi in cento lati; sicchè i canali e i fossi di scolo dell' agro grossetano si erano interrati; il paludo di Castiglion della Pescaja spandeva senza ritegno le sue acque nella circostante pianura, nè queste potevano mai scaricarsi a cagione del soverchio rialzamento del suolo. Ma a tutti questi

(1) Arch. Diplom. Sen., nel Kaleffo vecchio.

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danni pose largo compenso, nello scorso secolo, il granduca Pier Leopoldo I, ordinandovi l'arginatura dell'Ombrone, lo scavo dei canali e dei fossi di scolo, per facilitare lo scarico delle acque, che allagavano quella vasta pianura. E vieppiù ancora se ne conobbero i vantaggi, per le indefesse cure, che in questo secolo profuse, con principesca munificenza, il granduca Leopoldo II, attivando l'esercizio di macchine idrauliche a prosciugamento, curvando marmorei ponti a tragitto, fabbricando solide strade a commerciale passaggio in tutta quell'ampia vastità di pianura.

Tal fu nei secoli addietro, tale diventò nel secolo nostro lo stato fisico del castello e del territorio di Grosseto; tale ne fu la storia politica dacchè incominciò esso ad aver vita ed a figurare tra le città di Toscana. Della condizione sua ecclesiastica, delle vicende sue religiose devo prender le mosse dalle notizie storiche della città, che lo precedette e da cui ereditò l'onore della cattedra episcopale.

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