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ROSELLE

Quando

uando parlai del soppresso vescovato di Rosella nell' Umbria (1), dissi, non doverlosi confondere con l'altro vescovato di ROSELLE etrusco, similmente soppresso; o, per meglio dire, trasferito nell' odierna città di Grosseto: ed eccomi a narrare di questo quanto dalle antiche memorie mi fu possibile di raccogliere. E primieramente, che un'altra città di Roselle, distinta da quella dell' Umbria, abbia esistito nell' Etruria, ci fa sicura testimonianza lo storico Tito Livio, il quale ne parlò tanti secoli prima che quella sorgesse sulle rovine della distrutta Sentino.

Era Roselle una delle dodici città Lucumonie degli etrusci: nè di essa rimangono oggidì che pochi avanzi delle sue mura ciclopiche, di un anfiteatro e di poche altre macerie coperte di spinose marruche. Sorgeva essa sopra un colle, che si avanza ad ostro di quello di Batignano lungo la ripa destra dell' Ombrone, dieci miglia all'incirca lungi dalla spiaggia del mare toscano. Lo scheletro di essa aveva un giro di dieci mila piedi, ch' equivalgono ad un miglio geografico poco più. Questa città dell'Etruria media, che comprendeva nella sua politica giurisdizione la maggior parte dell'odierna maremma grossetana; questa città, che per la sua forte situazione sopra uno sprone di monte, come anco per il popolo che vi abitava, seppe farsi rispettare dai nemici, ed ebbe l'ardire di misurarsi colla romana potenza già diventata padrona di quasi tutto il mondo allora conosciuto; questa città, che divenuta poscia colonia di Roma fu encomiata dagli scrittori del secolo di Augusto per lo generoso ajuto somministrato ai romani nella seconda guerra punica; questa città, che dominava sopra una vasta ed ubertosa contrada, in una pianura circostante ad uno stagno marino, abbellito da delizioso isolotto: questa città, da

(1) Nel vol. V, pag. 38.

circa nove secoli in qua, è ridotta un ammasso di sassi e di spine, dove non vivono più che rettili ed altri immondi animali.

Primo a misurare il giro delle mura etrusche di Roselle ed a pubblicare la pianta della diroccata città, fu il p. Ximenes nel suo Esame dell'Esame di un libro sopra la Maremma senese, il quale vi aggiunse il perimetro e la forma del suo anfiteatro romano, scoperto tra quelle rovine, in aprile del 1774, e verificato di poi diligentemente sulla faccia del luogo, nel 1809, dal chiarissimo cavaliere Micali.

Per quanto poco o nulla i romani abbiano lasciato scritto di Roselle, il monumento delle sue mura etrusche, la circonferenza non piccola di essa, il suo anfiteatro basterebbero da se soltanto a convincere i più austeri censori dell' antico suo lustro, durevole non solamente sotto il regno etrusco, ma anche sotto la repubblica romana, e persino sotto il dominio dei barbari calati posteriormente in Italia. E, per non fermarmi a dire delle tante prove di cotesta sua cospicuità, mi limiterò soltanto al commemorare, ch'essa fu città vescovile sino dai primi secoli del cristianesimo: nè solevasi allora concederne l'onore se non alle primarie e ragguardevoli. A poco a poco, nei secoli VIII, IX e X, a cagione dell'insalubrità dell'aria maremmana, andò sempre più in una decadenza, che la precipitò finalmente nell' odierno abbandono. Tuttavolta, benchè la sua sede vescovile, nell' anno 1138, sia stata canonicamente trasferita a Grosseto, ed i suoi vescovi abbiano cominciato a nominarsi col titolo di quest'ultima; continuò anche nel secolo XIII ben inoltrato ad essere il castello de' suoi vescovi, i quali vi possedevano l'antico episcopio ed una chiesa parrocchiale intitolata a santa Lucia. Ed a questo proposito ricorderò un mandato di procura, pubblicato dal Pecci (1), per cui, addi 27 agosto 1287, fu nominato dagli uomini del castello di Roselle, col consenso di fr. Bartolomeo vescovo grossetano e signore del castello di Roselle, un Guiduccino Pazzetti, acciocchè davanti ai signori e al podestà di Siena promettesse per conto dei rosellani, ch' eglino avrebbero dato libera entrata ed uscita ed alloggio nel loro castello alle milizie senesi, tranne che nel palazzo del vescovo (2).

Dell'antica cattedrale di Roselle non si hanno sicure notizie; tutt' al

(1) Nelle Novelle Letterarie di Firenze, in un articolo su Roselle, stampate a Firenze nel 1759.

(2) Arch. Diplom. Sen. Kaleffo dell' Assunta, num. 977 e 978.

più si sa per tradizione, che quando il vescovo e la sua sede ed il suo capitolo esisteva qui, la cattedrale era intitolata a san Lorenzo ed era fuori delle mura, sul poggio che tuttora si nomina della Canonica. Quanto ai primi suoi vescovi, il più antico, che si conosca, è VITELIANO, il quale nell'anno 499 sottoscriveva al concilio romano del papa Simmaco. E qui si noti, che l'esistenza di questo vescovo precede di due e più secoli l'esistenza della città di Rosella dell' Umbria; ossia, quasi tre secoli prima dell' anno 774; anno, in cui la città di Sentino, da cui sorse Rosella, fu distrutta dal furore dei longobardi. Nè di Roselle etrusca si trovano dipoi altri vescovi sino all'anno 591, in cui a BALBINO scrisse lettera il pontefice san Gregorio, il grande (1), per raccomandargli la chiesa di Populonia: il quale Balbino fu anche al concilio romano, tenuto, quattro anni dopo, da quello stesso pontefice (2): e finalmente nel 601 sottoscrisse! alle costituzioni del medesimo pontefice a favore dei monaci. Quanto vivesse di più, non si sa: soltanto nel 649 se ne trova successore TEODORO, che fu al concilio romano del papa Martino I contro i monoteliti. VALERIANO lo sussegui, intervenuto nel 697 al concilio romano. Gli venne dietro GAUDIOSO, che nell' anno 715 trovavasi tra i testimonii chiamati a rispondere dinanzi ai messi del re Liutprando, circa la famosa controversia delle parrocchie di Arezzo e di Siena (3). E qui un altro vuoto di quasi un secolo ci si presenta sino all'anno 827, in cui RAMPERTO (4) vescovo di Roselle assisteva al concilio romano del papa Eugenio II. Nell' anno poi 853, OTTO, vescovo di questa chiesa, e non di Rosella dell'Umbria (5), sottoscriveva ad un giudicato del papa Leone IV e dell' imperatore Lodovico II, sulla stessa questione summentovata delle parrocchie contrastatesi dai vescovi di Arezzo e di Siena (6). Fu questo Otto anche al concilio di Ravenna, radunato nell' 861 dal papa Nicolò I.

Un altro secolo di vuoto si trova di poi nella serie dei sacri pastori di questa chiesa: forse le vicende orribili di quell'età, per le quali Roselle, nel 935, andò distrutta, ce ne involarono i nomi; o forse ne rimase vedova lungamente la sede. Soltanto nel 967 si trova un RADALDO (7), vescovo

(1) È la XV del lib. I. Indict. IX.

(2) Lo si raccoglie dalla lettera XLIV del lib. IV di esso papa.

(3) Ved. nella chiesa di Siena, pag. 388.
(4) Inesattamente l'Ughelli lo disse Luperto.

(5) Colà a torto lo annoverai.
(6) Ved. nella Chiesa di Siena pag. 411.
(7) A questa chiesa appartiene, e non a
Rosella dell' Umbria.

di Roselle intervenuto al concilio di Ravenna; e dopo di lui sino alla fine del secolo non ci si offre notizia di verun altro sacro pastore di questa chiesa. Da una lettera infatti del pontefice san Gregorio VII (1) ci è fatto di sapere, che sotto il papa Silvestro II era insorta una lite tra questa chiesa e la populonese, per la proprietà di alcuni fondi, e che allora era vescovo di Roselle un Orro II; il qual vescovo, se fu ai tempi del papa Silvestro II, devesi collocare circa l'anno 1000. Dopo di lui, nel 1015, possedeva questa chiesa il vescovo RAINERIO, di cui vedesi il nome sottoscritto al concilio romano di quell'anno ed alla bolla del papa Benedetto VIII, a favore del monastero di san Benigno di Fruttuaria. Viveva nel 1037 il vescovo CRESCENZIO, che in quell'anno trovavasi al concilio romano del papa Benedetto IX. A' giorni di lui probabilmente avvenne la fondazione dell' abazia di san Bartolomeo di Sestinga, la quale dal relativo documento ci si mostra fondata nell'anno 1038.

Più copiose sono le notizie, che abbiamo della chiesa rosellana solto il vescovo GERARDO, che fu successore di Crescenzio. Questo Gerardo infatti nel 1049 era in Roma al concilio radunato dal pontefice san Leone IX, e sottoscriveva al decreto di canonizzazione di san Gerardo vescovo tullese (2). Ed anche nell' anno seguente lo troviamo sottoscritto ad un diploma di Gerardo vescovo di Firenze, a favore di quel capitolo (3). E nell'anno 1039 sottoscrisse alla bolla del papa Nicolò II, a favore della chiesa di sant' Andrea di Musciano, sotto la data del 18 gennaro.

Nel successivo anno era vescovo di Roselle un DoDo o Dodone, il quale, in due sinodi beneventani, dell'anno 1061 e 4075, vi figura come vicario del papa. Fu anche al concilio di Ferrara; come alla sua volta ho narrato, ove lo si vede sottoscritto alla bolla di Alessandro II, per la consecrazione del vescovo di quella chiesa (4). Esiste inoltre una sua convenzione, fatta nel 1071, con Stefano abate del monastero di san Bartolomeo di Sestinga (5), ch' era nella sua diocesi. Narra finalmente Leone Ostiense (6), circa l'anno 1078, che, eodem tempore Rosellanae Ecclesiae Pontifex ad hoc coenobium (di Monte Cassino) veniens non parvam

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pecuniae summam in hoc loco deposuit. Quod ubi Jordano Principi Capuae relatum est, missis militibus eam de Secretario Ecclesiae abstrahi et ad se praecepit afferri; ed aggiunge, che perciò appunto il papa Gregorio XII, nel suo concilio romano di quell'anno stesso, ne prese in considerazione l'affare nel I. Can. Si quis Nortmannorum, etc.

Al vescovo BAULFO, commemorato dall' Ughelli, dopo questo Dodo, senz' indicarci alcun anno della sua esistenza, sembrami potersi dar luogo nel vuoto di circa 28 anni, che abbiamo qui dopo il 1078 sino al 1101, in cui troviamo il vescovo ILDEBRANDO. L'altro vescovo Gualfedro, ch' egli fa succedere immediatamente dopo Baulfo, è quello stesso, che visse più tardi; ossia, un secolo dopo; e che anch'egli commemorò. E quanto al vescovo Ildebrando, egli, nel 1101, donò all'abate di santa Maria dell' Alberese ed al suo monastero, come per incidenza ho notato anche altrove (1), tutte le decime delle terre di proprietà del monastero stesso, esistenti sul monte Alberese; nè soltanto delle terre, che possedeva esso allora, ma di quante altresì avesse potuto diventare possessore in appresso, in tutta l'estensione della diocesi di Roselle. Le date cronologiche del relativo documento sono dell' anno ab Incarnalione Domini nostri Jesu Christi MCI, VII. Idus Aprilis Indict. IX. Actum est in loco, quod vocalur Grossetum in Ecclesia S. Mariae Virginis die Dedicationis ejus tertio. Ed inoltre ci è fatto noto da una lettera del papa Pasquale II alla chiesa di Lucca (2), ch' egli era stato canonico di quella cattedrale, e che quei canonici lo avevano defraudato nei frutti della sua prebenda: la qual lettera porta la data dell' anno 1107.

Qui l'Ughelli, dopo il vescovo Ildebrando, inseri un anonimo, perchè non ebbe traccie a conoscerne il nome. Noi invece da una carta della summentovata abazia di san Bartolomeo di Sestinga (3), sappiamo, ch'ei¦ nominavasi BERARDO: la qual carta appartiene all'agosto del 4448, in cui egli donò parecchi fondi a quei monaci. Un' altra carta dello stesso genere, a favore similmente di quel monastero, fu data in luce dal Muratori (4), ed in essa è detto vescovo Sancti Laurentii Episcopatus Rosellensis, ed è commemorato altresì il di lui antecessore Dodo, che aveva fatto con quei monaci la summentovata costituzione (5). Due lettere scrisse a cotesto

() Nella pag. 634.

(2) L'ho data nella pag. 517 del vol. XV.
(3) Arch. di s. Agost. di Siena, docum. 1770.

(4) Antiq. med. aevi, tom. III, Dis

sert. 36.

(5) Ved. di sopra.

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