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nella sua cattedrale Acconsolare illatto dellab vedova chiesa sottentro, a 3 di agosto 1857, GIOVACCHINO Antonelli, nato a Faella, villaggio della diocesi di Fiesole, ove anche fu parroco. Della quale parrocchia amministro das cura per beni vent' donili finchè nel 1845 fu investito della prepo situra parrocchiale dell' insigne collegiata di santa Maria di Figline, della diocesi similmentel di Fiesole. Promosso all episcopale dignità, 'n' ebbe' la' consecrazione solennemente dallo stesso pontefice Pio IX in Firenze nella chiesa metropolitana il dì 23 agosto deb suindicato anno 1857. Tre giorni dopo fece il solennes ingresso alla sua sede ed a' 27 settembre 18591 mori: Fu sepoltocin Fiesole, nella chiesa di sant' Alessandro accanto al parecchi degli antichi suoi predecessori. Dopo la morte di lui sino al gior no d'oggi la sede timase nello squallore della sua vedovanza. carora ai

La cattedrale di Fiesole è intitolata a san Romolo primo vescovo e protettore della diocesi. È parrocchia. È uffiziala da nove canonici, oltre a due, che vi sono aggiunti ab extras la prima ed unica dignità n'è presentemente il prevoston ATEITTAJAID COtoroi ensifogo Jem süch * Del seminario ho parlato anche altrove. Esso e grandioso, ed a riser-> va della cattedrale supera tutti unili insieme gli altri edifizii della piazza" di Fiesole: anzi la sua mole, il duomo, il campanile ed il convento di san Francesco è tutto ciò che possa vedersi da lungi circa il materiale della superstite città fiesolana. Esso posa sopra un rialto alla base occidentale del poggio della rocca, con la facciata volta a levante: ha un' elevazione di quattro piani ed estendesi in lunghezza per trecento braccia. La sua biblioteca è copiosa di libri ecclesiastici e di classici greci e latini, dono per la maggior parte del canonico fiesolanol Angelo Maria Bandini, letterato esimio, autore del catalogo ragionato della biblioteca laurenziana 'di Firenze, ed insigne benefattore della sua patria per l'istituzione e di alcune doti alle povere fanciulle e di un maestro elementare, di un medico é di un chirurgo pensionati per assistere ai poveri della città di Fiesole, e finalmente di un canonicato aggiunto al capitolo della cattedrale. Un altro seminario ha la diocesi, eretto di recente a Strada nel Casentino, capace di ventiquattro alunni, love sono educati sino allo studio teologico. Glop

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La diocesi fiesolana, nel declinare del secolo XIII, contava 338 par rocchie, compresavi la cattedrale: presentemente non ne ha che 253, compresa ne da cattedrale e la chiesa di santa Maria in Campo in Firenze. Ha inoltre dues collegiate: dissanta Maria di Figline, innalzata a questo

onore per bolla di Alessandro VI del 29 luglio 1493; e di sau Lorenzo di Montevarchi, eretta in collegiata nel 1561 dal papa Pio IV.

Anticamente si contavano in questa diocesi per ben diciassette monasteri; dodici di uomini e cinque di donne al giorno d'oggi n'esistono dieci di religiosi e sei di monache. Tra quelli primeggiano le due abazie, di Vallombrosa e di Passignano, di cui ho parlato di sopraved inoltre hanno tre conventi i francescani riformati, a Fiesole, a san Detole in Valdi-Sieve, ed a Monte-Carlo in Val-d' Arno superiore; due ne hanno i cappuccini, a Figline uno, ed a Montevarchi l'altro; due gli osservanti, al Pontassieve ed al Vivajo presso l'Incisa ed uno a Figline gli scolopii, sottentrati ai conventuali, che da prima vidimoravano. → Abitano le benedettine il monastero di Lapo sul Mugnone, ch' era già di agostiniane: a Prato vecchio sono le camaldolesi a cui stanno contigue le domenicane: a Figline hanno convento le agostiniane e le oblate della Carità: un altro convento di agostiniane esiste a San-Giovanni, ove anche n'è uno di francescane: ed a Montevarchi ne hanno un terzo le agostiniane, ridotto oggidì a conservatorio per l'educazione delle fanciulle. E.

Alle cose fin qui narrate pongo fine, chiudendo la narrazione sulla chiesa fiesolana col dare la serie progressiva dei sacri pastori, che ne possedettero la santa cattedra, oqqili .17 .£89.

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bosco XIII. Forse nell'anno 953. Zánobi II.Ducanela in i od sa 9260, Forse nell'anno stesso. Winizzone seismalico intruso.now.

BECH XIV. - Nell' anno iz 982. Pietro.gi ger" tiles in suliba1C\\In A PaleoXV. Cirea l'anno 4000 Raimondorio a mutes a bikeh pro... ROL XVI. Nell' anno 1017, Regembaldobna s izoblank jos a mini XVII.ros ib olis4027. Jacopo Bavaro bo monic 267 in

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XLVIII.

XLIX.

XLVII. Nell'anno 1466. Antonio IV Agli.

1470. Fr. Guglielmo II Becchi.

1484. Roberto Folco.

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LII.

LIII.

LIV.

LV.

LVI.

LVII.
LVIII.

LIX.

LX.

LXI.

LXII.

LXIII.

1554. Pietro II Camajano.

1566. Fr. Angelo Cataneo Diaceto.
1570. Francesco Cataneo Diaceto.
1596. Alessandro II Marzio Medici.
1605. Bartolomeo II Lanfredini.
1615. Baccio Gherardini.
1620. Tommaso Cimenes.
1634. Lorenzo dalla Robbia.
4645. Roberto II Strozza.
1670. Filippo II Soldani.

4674. Filippo Neri Altovita.

1703. Tommaso Bonaventura della Gherardesca.

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Antica si, non però al pari dell' antichissima Fiesole, è la chiesa di

PISTOJA, detta dai latini Pistorium, della quale mi accingo tosto a parlare; aeque principaliter unita, dall'anno 1653 in poi, con la chiesa di PRATO, la di cui città col suo territorio già da rimota età l'era soggetta, e per togliere le controversie insorte tra il clero di questa e di quella fu eretta anch'essa in città vescovile e nel tempo stesso la si univa sotto la giurisdizione dell' unico vescovo di Pistoja, come alla sua volta dirò.

Molti cercarono l'etimologia di Pistoja; ma nessuno, a quanto mi pare, la seppe trovare; imperciocchè la trassero da troppo vaghe ipotesi e da poco probabili congetture. E chi ne derivò il nome da un'immaginaria riunione di fornai (pistores), quivi invitati a soggiorno dalla fertilitå del suolo; e chi lo fece nascere dalla greca radice zúσris, che suona fede, né saprei dirne il perchè; ed altri persino, con ridicola supposizione, lo trassero dal triste vocabolo di peste. Ne sull' origine di questa città si possono ammettere le opinioni o di chi la dichiarò di origine ignota, o di chi la volle piantata dagli avanzi dell' esercito di Catilina. La meno dubbia conghiettura si è, che il territorio pistojese appartenesse alle tribù ligustiche pria che fossero espulse di là dai romani; lo che accadde forse per la prima volta nell'anno 566 di Roma, quando i consoli M. Emilio Lepido e T. Flamminio Nepote condussero i loro eserciti nell' Appennino pistojese, tra gli apuani ed i friniati: al che ci persuade altresì in nome di Frignano tuttora conservato in cotesta provincia.

Nè si può dire con certezza, se il popolo di Pistoja, divenuto suddito dei romani, formasse parte della Gallia Cisalpina, o non piuttosto dell' Etruria media, compresa nell' Italia romana. Un solo cenno troviamo in

Vol. XVII.

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