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essa un'epoca molto antica; essendone stati fondatori, nell' anno 1022, sei figliuoli del conte Tedice della Gherardesca. Essa da lunga età non consiste che in un ammasso di macerie, presso l'oratorio della Madonna di Falesia, nella rada di Piombino. Nello stesso secolo della sua fondazione vi acquistarono una qualche giurisdizione gli abati di Bobbio. Tra le possessioni di quest'abazia numeravasi anche il castello di Piombino, con la sua rocca; a cui nel 1435, rinunziarono i monaci, contrattandone la cessione con l'opera del duomo di Pisa per la somma di 3500 soldi, e riservando a sè una porzione soltanto di terreno presso a Piombino per fabbricarvi una nuova chiesa e monastero; la quale di poi fu eretta sotto il titolo di san Quirico, là dove tuttora se ne vedono le vestigia sul poggio a sinistra di Piombino. In cotesto nuovo monastero s'erano già trasferiti, a quanto pare, i benedettini di Falesia, allorchè nel 1444 il papa Celestino II dirigeva al loro abate una bolla concistoriale. Questi monaci abbandonarono il luogo nel 1257; ed allora il papa Alessandro IV lo donò alle suore clarisse di santa Maria di Massa, che lo tennero sino al 4486; nel qual anno finalmente fu ceduto ai frati conventuali di Piombino.

Queste sono le più cospicue badie, questi i più rinomati monasteri, ch' ebbero esistenza nella diocesi di Populonia e di Massa. Presentemente non vi hanno convento che i francescani e le suore clarisse a Massa e a Piombino ; l'ebbero gli agostiniani a Massa ed a Suvereto; ultimi di tutti vi furono accolti i fate bene fratelli dell'ordine di san Giovanni di Dio, chiamati a Piombino all' assistenza degl' infermi di quell' ospitale.

Non dirò delle precettorie e degli spedaletti, cui avevano a Bolghieri, a Campiglia ed a Suvereto, i canonici dell'ordine di sant' Antonio di Vienna nel Delfinato: queste, in sul principio del secolo XVI, furono trasformate in benefizii o in commende, conferite a prelati domestici dei pontefici.

Molte per altro delle case religiose, ch' esistevano in questa diocesi, o caddero in rovina, o furono soppresse nel giro degli ultimi ottant' anni; cosicchè al giorno d'oggi non vi sono, che i francescani osservanti e le monache clarisse nella città di Massa.

Chiuderò finalmente la narrazione delle vicende ecclesiastiche di Populonia e di Massa, coll' esporre la serie dei sacri pastori, che ne occuparono l' episcopale seggio.

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SOANA

Chiude il numero delle chiese suffraganee della metropolitana di Siena la diocesi di SOANA, detta anche Sovana, e che gli antichi dicevano Suana. Essa è una delle antiche città etrusche, ridotte presentemente, poco men che deserta. Essa ne' suoi primordii fu città forte, per la sua posizione quasi isolata, per le sue mura e per la gente, che l'abitava. Essa continuava ancora a governarsi con proprie leggi, allorchè vi giunsero i longobardi. Fu per lunga età la residenza de' suoi proprii gastaldi, dei vescovi e di una potente schiatta di conti. Tant'era la sua fortezza, tanto il valore delle sue genti, che nell' estate del 1240, potè far fronte all'esercito dell'imperatore Federigo II, e sostenerne lungamente l'assedio. Ma in seguito precipitò in si miserando decadimento, che nell' anno 1833, tutta la sua popolazione si riduceva a sessantaquattro soli abitanti. L'ambito considerevole delle sue mura, le strade diritte e parallele per la lunghezza di un mezzo miglio all'incirca, fiancheggiate da numerose case, oggidì semidirute o rovinate del tutto, gli avanzi del cassero, del palazzo de' suoi conti, di un acquedotto e di altre simili vestigie di magnificenza e di antichità, rimasti nel solo scheletro di Soana, bastano ad attestarcela per una città grande e ragguardevole, quand' anche non ce ne assicurasse la storia d'accordo con la tradizione.

E non solo ci assicurano le storie, essere stata Soana una città fiorente nei tempi etruschi e nei romani, ma sotto il dominio altresì dei longobardi e degli Ottoni. Nè risalirò io qui ai tempi antichissimi; perchè, se di tutte le città etrusche poco parlarono gli scrittori del Lazio, di Soana tanto poco ci dissero da non saperne quasi nulla avanti che diventasse conquista della repubblica romana; ed il solo Plinio il vecchio, nel

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