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episcopus (4). Aggiungo a tutto ciò che il diploma del re Carlo magno, appartenente, per quanto stima il Fantuzzi, all' anno 787, in favore degli ostiarii della chiesa ravennate (2), tra le città vescovili nomina Vicohabentia, e non Ferrara. E nell' 864 al concilio lateranese; di cui ho portato gli atti nella stessa chiesa di Ravenna, perciocchè contro il suo arcivescovo Giovanni X; vedesi sottoscritto il vescovo Costantinus Ferrariensis, e non già di Voghenza.

Da tutto questo io devo in buona critica conchiudere, non potersi assolutamente fissare un tempo preciso della soppressione dell' una e della erezione dell' altra sede; anzi doversi piuttosto stabilire, essere stata una successiva serie non interrotta di ambedue le sedi, sicchè il diploma di papa Vitaliano, portato dagli scrittori ferraresi, doversi, come dice il Muratori, escludere e rigettare come favolosa invenzione di quella età barbara e incolta. Tuttavolta dell' una e dell' altra sede è mio dovere parlare separatamente, sicchè la storia della seconda sia una continuazione della storia della prima.

(1) Ved. il Fantuzzi, Monum. Ravenn., tom. 11, pag. 381 e seg.

(2) Ved. nella chiesa di Ravenna, tom. 11, pag. 75.

VOGHENZA

Nega assolutamente l'esistenza della sede vescovile di VOGUENZA il fer

rarese Antonio Frizzi, il quale nelle sue Memorie per la storia di Ferrara scrisse un intiero articolo su Voghenza e suo preteso vescovato. Io non voglio entrare in questa difficile controversia, nè portare gli argomenti dell' una e dell' altra parte, perchè di troppo allungherei queste mie pagine. Soltanto io dimanderò, che cosa potrebbero rispondere i contradditori ove additassi loro le carte antiche, esistenti negli archivii ravennati, e pubblicate dal Fantuzzi, nella quale trovasi o nominato o sottoscritto un qualche vescovo vicoabentino? Ne ho fatto poco dianzi menzione anch' io. Non mi fermerò alle intitolazioni o della lettera di sant' Ambrogio ad un Costanzo vescovo vicoabentino o del sermone di s. Pier Crisologo pronunziato nella circostanza della consecrazione di un Marcellino vescovo vicoabentino ; vedo che a queste intitolazioni si potrebbe opporre in risposta, esservi stato aggiunto dai copisti arbitrariamente il titolo di vicoabentino o vicohaventino. Sia pure che il diploma dell' imperatore Valentiniano terzo, a favore della chiesa ravennate, si debba riputare apocrifo e favoloso ; nè perciò debbasi ammettere tra le suffraganee ivi numerate la chiesa di Vo ghenza; benchè si potrebbe rispondere, che siccome non furono chiese immaginarie tntte le altre in essa nominate, anzi furono e sono realmente chiese vescovili, così non v' è ragione di escludervene una, questa cioè di Voghenza, unicamente per ciò, che non se ne trovano più sicuri ed incontrastabili monumenti. Ma non dovranno bastare ad assicurarcene i nomi, ricordati, siccome ho detto, oppure sottoscritti, nelle pergamene da me poco dianzi accennate? Come avrebbero potuto quei vescovi sottoscriversi o intitolarsi vescovi di Voghenza; se mai non fosse stata in Voghenza la sede vescovile? E tutti quei vescovi, che i ferraresi medesimi, prima dell' an

no 4104, in cui, per decreto lateranese del di 22 aprile, cominciarono quei sacri pastori ad aver sede in s. Giorgio martire cispadano, ossia nella città di Ferrara; anzi, prima ancora dell' anno 657, in cui cominciarono a soggiornare in san Giorgio martire traspadano; annoverano nei loro dittici sacri, di qual chiesa erano se non di Voghenza ? Di Ferrara no certamente; perchè Ferrara nel 657 non per anco esisteva.

Confesso bensì che tra oscurissime tenebre è avvolta la storia di queste palustri contrade sino al tempo, in cui ebbe principio l'esistenza di Ferrara; ciò per altro non basta ad annullare o smentire quel poco che di Voghenza si sa; benchè Voghenza oggigiorno non sia nulla più di un campestre villaggio, soggetto alla pieve e al vicariato di Voghiera.

Una iscrizione antica, o non conosciuta o non curata dagli scrittori ferraresi, ma illustrata eruditamente dal Baruffaldi giuniore in una sua dissertazione, manifestamente ci appalesa l'onorevole dignità di Voghenza nei secoli primi dell' era nostra, e perciò somministra alla nostra critica un più fondato argomento da conchiudervi anche l'esistenza di una cattedra vescovile; giacchè si sa, e lo dissi più volte parlando di altre chiese, essere stata antica consuetudine di porre i vescovi dove più abbondava la popolazione. L'iscrizione è questa :

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Questa iscrizione fu portata dal Grutero, nella sua opera Inscriptiones Antiquae; dal Garuffi, nella sua Lucerna Lapidaria; e dal Clementini, nella sua storia di Rimini, perciocchè appunto in Rimini, a cui il Vico Aventino era soggetto, la si trovò (4). Essa toglie ogni dubbio sul nome di Vico

(1) Ved. la cit. Dissert. del Baruffaldi, stampata nel 1810 in Ferrara.

Aventino, cui taluno escluse e negò, quasi di luogo immaginario e fittizio. « Nè dee farsi gran caso, dice il prefato Baruffaldi, delle diverse maniere, >> colle quali è solita nominarsi Voghenza, tanto in voce quanto in iscritto, » a cagione d'esempio Viguenza e Vigoenza, Vico avenza e Vico habentia, » Vicus Aventinus e Vicus habentinus, ed altri si fatti nomi, che s'incon>>trano nell' antiche carte; imperocchè ognuno vede, che secondo i diversi linguaggi o Latino o Toscano o Lombardo, tutti questi nomi suonan lo » stesso, variata solo qualche lettera o dittongo. » L'antichità e la cospicuità di Voghenza è mostrata inoltre dalla scoperta di tanti e tanti monumenti, dissotterrati nel circondario dell' odierno villaggio, che ne conserva il nome, di Gambulaga e di Voghiera; e questi consistono in pietre con iscrizioni, in urne sepolcrali, in sarcofagi di grossa mole, in monete, idoli, avanzi di antiche fabbriche e cose simili; e questi per la maggior parte furono trasportati e stanno tuttora nel palazzo pubblico degli studii.

Ma dall' onore di città passando a quello di residenza vescovile, dirò, essere cosa probabilissima, che Voghenza ricevesse la fede evangelica quando il comune apostolo dell' Emilia, sant' Apollinare, la predicò ai luoghi circonvicini, e che crescendovi il numero dei fedeli, sino alla universal pace della Chiesa, per lo decreto di Costantino, le fosse anche dato, come a luogo più ragguardevole tra gli altri tutti, che le stavano intorno, uno spirituale pastore.

Finora gli scrittori delle cose di Voghenza, tra i quali nominerò con distinzione il Manini (1), dietro le traccie del Baruffaldi Nicolò e dell' Ughelli, segnarono primo vescovo di questa chiesa nell'anno 530 un Oldrado, che il Sardi invece trasferì al 659. Anche lo Sbaraglia volle escluderlo dal grado di primazia, appoggiato alla giustissima osservazione, che questo nome sia piuttosto della età de' goti e de' longobardi, anzichè del quarto secolo; e a questo suo pensamento io pure acconsento, non tanto per la ragione addotta dallo Sbaraglia quanto per motivo più rilevante, che alla sua volta dirò.

Invece adunque di Oldrado, o, come altri scrissero, Oltrando, io pongo

(1) Compendio della storia sacra e politica di Ferrara, ec., dell' ab. Giuseppe Manini Ferranti; vol. 6, stampati in Ferrara nel 1808-10. Ed egli inoltre pubblicò similmente in Ferrara, nel 1810, una dis

sertazione ed alcune Riflessioni storicocritiche, intitolate: Voghenza villaggio del ferrarese, un tempo città col nome di Vico-Aventino.

primo vescovo di Voghenza quel GIULIO, che l'Ughelli ignorò, ma che il Manini e, prima di lui, il Baruffaldi Nicolò indicarono possessore di questa cattedra nell' anno 551; senza per altro farcene sapere di più. Un SANTO LEONE Soggiungono poscia, nell' anno 564; ma poichè ve ne fu un altro più tardi, venerato anch'esso per santo, e poichè il corpo di un s. Leone trasferì di qua in Ferrara nel 1081 il vescovo Graziano, e lo collocò nella chiesa di s. Stefano; perciò rimase confuso con quello anche il nome di questo, ed uno solo l' Ughelli ne nominò. Ma dell' uno e dell' altro cosi lasciò scritto in una sua opera postuma l' arciprete Baruffaldi, pubblicata poscia anonima dal nipote di lui Carlo Baruffaldi nell'anno 1795: « lo » accordano tutte le cronologie e le storie di Ferrara senza contrasto, ma » specialmente l' Ughelli nell' Italia Sacra, il Guarini, e il Libanori. Mori» rono ambedue presso alla loro Chiesa ed ivi.... ricevettero il culto do» vuto ai Santi. »

Dopo di questo santo Leone io credo doversi ammettere, checchè in contrario ne dica il Frizzi e, dopo di lui, qualche altro, quel vescovo CoSTANZO, a cui sant' Ambrogio, nell'anno 579, diresse lettera, per raccomandargli la chiesa d' Imola, vedova allora di pastore, e gliela raccomandava perciò particolarmente, perchè ad essa vicino. Esaminiamo la storia ecclesiastica di tutte le diocesi d' intorno ad Imola, e nessuna di esse ci mostrerà suo vescovo in questa età un Costanzo. E perchè dunque si vorrà negarlo a Voghenza, supponendo e spacciando arbitraria aggiunta dei copisti, in alcuni manoscritti, l'indicazione della chiesa, di cui quel Costanzo era vescovo ? « Commendo tibi, fili, ecclesiam quae est ad Forum Cornelii, quo eam de proximo intervisas frequentius, donec ei ordinetur episcopus. Occupatus diebus ingruentibus quadragesimae tam longe non » possum excurrere (1). » La chiesa di Rimini non ebbe nè ai giorni di sant' Ambrogio, nè mai, un vescovo che avesse nome Costanzo; non l'ebbe in questa età quella di Cesena; Cervia e Comacchio non avevano per anco avuto il loro primo pastore; Faenza aveva avuto un Costanzo in sul principio del secolo precedente, nè questo poteva avere protratto la sua vita sino al 579; tanto più che il Costanzo, a cui è diretta la lettera di santo Ambrogio, dal contenuto di essa, ch'è alquanto lunga, ci si mostra consecrato di fresco ; non lo avevano nè Forlimpopoli nè Forli ; non Bologna,

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(1) In alcune edizioni è sotto il num. 11, in altre sotto altri numeri.

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