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presentem do vobis ad vobis guido et socia jugat ingico filio eius, seo » filiis et heredibus vestris et nepotibus vestris de rem juris Eccle Sci Ste>> fani idet conceo vobis casale uno cum casa sua super candulara et co>>lumniata et cum omnis dificiis suis qui est posit in castello de Sci Maria » in Vicoventia (1) et in lungo pedes vinti et tres et rem se et in terra » fines ejus pma p. martinus canovario et secundo I. possidet stefarius presbiter de rosa et tcio possidet Stefanus qni nominatur Bonco et » quarto latere flu.... trica percurrentem desinens in mari cum egressu » suo et cum ois ad se pertinentibus in int. et quoquo tempore finibus » triminibus cum suis iustis et certis i terra finibus usque dum vobis ve>> stris ad vobis guido et rocia iugat ingico se seo filiis et nepotibus ve>> stris doims divina gratia in hac luce permanere vitae concedo vobis ha» bendum tenendum cultandum restavrandum et in omnibus melioran» dum et vestris propriis expensis seo filiis de vobis guido et roica jugat »ed de ingico me meisque successoribus dnno Martinus Epis quam suc»cessoribus meis inferre debeatis singulis quibusque annis omnes man»cias intra indictionem sine aliqua tarditatem aut in argentum denarius » uno pensionem persolvatur ita et post die tsansiti de vestris guido et » rocia jugat et de ingico seo filiis et nepotibus vestris de ibsomo casale » una cum casa sua et non habeatis licentia vendere et donare et comu» tare ab aliis omnibus fortiores nisi de inter fratres - - quibus inibi da» tum melioratumque fuerit revertat ad jura Sci Stefani promittens prete>> rea nulis temporibus vite de nobis guido et socia jugat et ingico seo filio » et nepotibus nostris sicut supt. neque ego nos Dns Martinus Eps me » meis subcesoribus te ha hujus cartula inziolabiliter infiteosis modis » omnibus conservare, et adimplere promitto et quot sicut absit et adverta » divina potencia et si forsan as codvis tempore ego nos dnus Martinus Eps aut meis successoribus in contra an cartula enfiteosis vigere autem » dare voluerimus in contra vobis vestris guido et socia jugat et ingico » filio suo sicut supt. et non observaverimus pro covis modis aut inenio >> daturis pnos promittimus autem omnem litis initio vel interpellacione » pene nomine auri libra una et post penam solutionis maneat etiam car

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(1) Questo castello di s. Maria in Voghenza, secondo il citato storico Manini, è Voghiera, ch' egli ( lib. 11, sec. x, in annot.)

sostiene, avere formato parte della città di Voghenza, esserne stato anzi il castello.

» tula infiteosis in suum robore et firmitatem scrivend. rogavimus petrus » talass, sub die mensis et indictione none in Vicoventia.

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Martinus Eps sce Fers Ecle in hac infiteosim mm. ss.
pertroperus presb. in hac infiteosis manu mea sut.

» Bertinguns ptr in hoc infiteosis manu mea suť.

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Petrus Diaconus in hac infiteosim mm. ss.

Ser ptr et primicerio in ac infiteosim manu mea subt.

» S. M. de nobis bonco qui vec de Petro mulco de Iohè mauricius ptr.

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» ioh. de Stefano Juliano qui vocatur de bona rog. testes etc. Signum manu nobis Dominicus de lo martinus ioh. de german ser

» martinus, qui voc. de petronilia sag. test. etc.

Mavritius nic. cartula infiteosis sicut supt. rog. test. sat.

Petrus tabell: nic cartula infiteosis sicut supt. rog. post testibus

» roboraciadore tradita complevit et absolvit.

» Notitia testibus idest in primis

» Bonco

» Leo

» Ioh

» Iuliano

» Dominicus

>> Martinus

» alio Martinus

» In nome Dni constat me Dmno Martinus Eps Vicoaventinus in te

guido et pro socia et ingico de casa de castello de Sca Maria que p en

» fiteosis tenere ad jura Sci Stefani per ind. transacta modo vero per ind. » futura p munimine vro fieri ut deincept. in mense martii di et modo ad » presentem p ind. X. in Vicoaventia.

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» In nome Dni constat me domno Leo Eps Vicoventine Eccle in te guido et socia et ingico de casa de castello de Sca Maria que per enfi» teosis tenere ad jure Sci Stefani p indictione quartadecima, unde pro

» munime vro feci nu de accepto mse februarij inde presi et modo ad presentem p ind. quartadecima in Vicoventia.

D

»Leo Pbr et vice dum in hoc accepto mm. ss. »

Le tre differenti date, che si trovano nella recata carta, corrispondono agli anni 966, 967, 971.

Ned è già questo il primo documento, in cui si trovi memoria del vescovo Leone III: anche nell'anno precedente egli era su questa santa sede ferrarese; sicchè il documento da me recato, e le cose, che sono per dire, correggono a tutta evidenza lo sbaglio dell' Ughelli, il quale non ebbe notizia di lui prima dell'anno 975. Leone era di già vescovo, quando nel 970 il metropolitano Pietro VI teneva in Ferrara un sinodo provinciale alla presenza di Eccico, nunzio dell' imperatore Ottone. Di questo sinodo ho parlato nella chiesa di Ravenna (1): vi sottoscrisse tra gli altri anche Leone, che qui si qualificò non più vescovo di Voghenza, ma di Ferrara. N'esiste il documento originale in quell'archivio arcivescovile (2). Di Leone si trovano memorie anche in un documento, che si conserva nel citato libro dei privilegii del vescovato di Ferrara, alla pag. 27 : anno Deo propitio Pontificatus Dompno Benedicto Summo Pontifice et universali Papa in Apostolica sacratissima Beati Petri Apostoli sede anno primo, sicque imperante Dno Ottone piissimo perpetuo Augusto a Deo coronato pacifico magno Imperatore anno Imperii ejus in Dei nomine in Italia duodecimo, die decimo mensis Aprilis, indictione prima in Ferraria. Le quali note cronologiche ci mostrano l'anno 975. E dopo questo lo si trova anche nel 981 e nel 982: nel 981, intervenuto al concilio romano, si lagnava Leone dinanzi al pontefice Benedetto VII, perchè l'arcivescovo di Ravenna, Onesto II, avevagli usurpato il possesso della Massa Quartesana; nel 982, intitolandosi vescovo di Voghenza ossia di Ferrara, stipulava un istrumento di livello, cui pubblicò per la prima volta il Manini (5). Nè dopo questa si hanno di Leone ulteriori notizie; non si sa quando morisse, non si sa quando avesse suo successore quel GREGORIO, che il Guarini e l' Ughelli dichiararono intruso, ma che nelle carte del ferrarese archivio si trova nominato e riconosciuto come legittimo. Di lui si trova nell' anno 998, addì 28 gennaio, una carta autentica di donazione, fatta all' arciprete e ai canonici della chiesa di san Giorgio; per cui trasfondeva in essi tutti i possedimenti e i diritti del vescovato di Ferrara sui fondi di Quartesana e sulla pieve di s. Martino. Da non esatte riflessioni, che fece su questa carta il Barotti, per ciò che i vescovi Viatore, Martino e Leone avevano conceduto ai monaci benedettini il monastero di s. Bartolomeo apostolo con tutti i suoi beni e diritti,

(1) Tom. 11, pag. 96.
(2) Caps. 1, num. 4480.

(3) Lib. 11, pag. 248.

stimò doversi congetturare che questo monastero fosse dapprima l'abitazione dei canonici della cattedrale. Ma il dotto Manini (4) convince di errore siffatta congettura, facendo osservare, che « essendo distante il detto » monastero quasi d'un miglio dalla chiesa cattedrale di s. Giorgio, non » è verisimile, che i canonici abitassero sì di lontano, e si portassero più » volte al giorno, e ben anche innanzi l'aurora, siccome in allora costumavasi, ad uffiziare la detta cattedrale ; quando che per contrario si sa, » che i canonici addetti al vescovo stavano a canto della rispettiva catte» drale. » Alla quale osservazione del Manini è d'uopo aggiungere l'altra ancora, essere stato eretto, e forse rifabbricato, quel monastero ai giorni del vescovo Viatore nell' anno 869, come ho narrato (2) ed esserne stati di protezione assicurati dall' imperatore Lodovico II i preti, che lo avevano eretto o rifabbricato, e che ivi s' erano dati alla vita claustrale.

I canonici di Ferrara, in questo medesimo anno 998, ottennero dall'imperatore Ottone III un diploma di conferma di ogni loro privilegio e giurisdizione e possedimento: Martino arciprete, Bernardo arcidiacono ed alcuni preti della cattedrale si recarono perciò appunto a visitare il monarca, il quale, dopo avere visitato il monastero della Pomposa e forse dopo essere passato per Ferrara (5), si trovava in Ravenna. In questo diploma è loro confermato il possesso dei beni posti nella villa quae dicitur Quarlisana et fundo Contrapadum, et loco.... Cuculi, et Caput Reda, et Baniolo, et Warciaria, et cetera, quae jam dictae Ecclesiae ad partem Canonicorum pertinent.

Il vescovo Gregorio, che in questa età possedeva la santa cattedra ferrarese, è accusato; seppur ciò non debbesi dire di un altro di simil nome; di avere inventato carte e diplomi, e di avere dissipato i beni della sua chiesa: il Frizzi anzi gli attribuisce persino la bolla di Vitaliano, circa l'istituzione della nuova sede vescovile in Ferrara; bolla, che a tutta evidenza ci si mostra opera di una mano assai posteriore, perchè, tra le altre incongruenze, vi si trova nominato il denaro ferrarese, il quale non si conosceva prima della metà del secolo duodecimo, e perciò un secolo e mezzo dopo di questo Gregorio. E quand' anche di lui abbia parlato il papa Vittore II nella sua bolla del 1055, conservata negli archivii di Fer

(1) Luog. cit. pag. 264.

(2) Pag. 29.

(3) Ved. in Manini lib. 11, sec. x, in annot, alla pag. 265.

rara, annullandone ogni carta o diploma; non per questo ne segue, che vi si debba intendere anche l' immaginario decreto di Vitaliano. Confermando infatti Vittore II al vescovo Rolando e al capitolo tutti i beni di loro appartenenza (1), soggiunge: « Omnibus denuntiamus, ut quidquid » Gregorius, dissipator potius quam rector ipsius Ecclesiae, cartis aut sub>>scriptionibus composuit, vel scribi rogavit, nihil in aeternum valeat: » ossia, come dice il Manini (2), « le donazioni capricciose di Gregorio e fatte >> senza quella autorizzazione, che prescrivevano i canoni, sino dai tempi » di s. Leone I, per la loro validità. »

Da questi ultimi detti si può inoltre raccogliere, essere stato Gregorio un vero vescovo di Ferrara, e non già un intruso, come lo dichiarò il Guarini (5), e come, dietro di lui, riputollo il continuatore dell' Ughelli. È vero, che il Guarini parla di un Gregorio intruso, non già in questo tempo, ma un mezzo secolo dipoi; tuttavolta egli tace affatto di questo, ch' esisteva in sul cadere del secolo decimo, cosicchè si può dire, ch' egli veramente intendesse parlare di lui e ne sbagliasse di cinquant' anni la cronologia. Quanto più oltre vivesse il vescovo Gregorio, dopo l'indicata notizia, che di lui ci offre la sua carta di donazione al capitolo nel 998, non si può dirlo, perchè non ci resta verun documento che ce 'l dimostri. Dodici anni dipoi, sotto il di 15 febbraio, il suo successore INGONE od UGONE, o, come altri vollero, Uco, qualificandosi sanctae Ferrariensis Ecclesiae episcopii sancti Georgii martyris Christi, donava all' arciprete Gregorio, al diacono Pietro de Zema ed a Bruenengo, prete e primicerio della sua cattedrale, l' intiero fondo chiamato Caput Curuli, con tutte le sue appartenenze, la Massa di Quartesana presso il fiume Sandalo (4), le terre e le vigne quae ad nostram Ecclesiam pertinent de Monasterio sanctae Mariae Majoris (5), in fundo, qui vocatur Prerupto in Cocomario, e inoltre il monastero di s. Michele arcangelo, quod est constructum ultra ripam Padi, unde fuit antiqua civitas, in villa, quae vocatur de Pado, e di più il monastero di s. Pietro, quod est

(1) Più avanti ne dovrò portare l'intiero diploma.

(2) Compendio della stor. di Ferr., lib. 11, cap. x.

(3) Luog. cit., pag. 34.

(4) Questo era un ramo del Po, il quale escendo dalla destra di esso alla villa di Co

drea, detta anticamente Capo di Rete, scorreva presso Quartesana, Voghenza, Voghiera ed altri villaggi, ed entrava quindi nell'alveo di Primaro alla terra di Consandolo, chiamata perciò nelle vecchie carte Caput Sandali.

(5) Forse s. Maria in Vado.

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