La sostanza e la forma di un tale invito non possono lasciare dubbio veruno agli occhi di tutta Europa sulle vere intenzioni dell'Austria. Esso è il risultato e la conclusione dei grandi apparecchi di offesa che da molto tempo l'Austria riunisce sulle nostre frontiere, e che in questi ultimi giorni divennero ancora più potenti e più minacciosi. In questa condizione di cose, in presenza dei gravi pericoli che ci minacciano, il governo del Re credette suo debito di presentarsi senza indugio al Parlamento e di chiedergli quei poteri che reputa necessari per provvedere alla difesa della patria. Prego quindi il vostro presidente di riunire immediatamente la Camera, separatasi per le vacanze pasquali. E sebbene ieri ad ora tarda ci giungesse indirettamente notizia che l'Austria indugiava a compiere il divisato invito diretto al Piemonte, però avendo essa rifiutato la proposta inglese, questo non modifica punto la situazione, nè può modificare il nostro proposito. In queste circostanze le disposizioni prese da S. M. l'Imperatore dei Francesi sono per noi ad un tempo e un conforto e un argomento di riconoscenza (Profonda sensazione). Confidiamo pertanto che la Camera non esiterà a sanzionare coi suoi voti la proposta di conferire al Re i pieni poteri che i tempi richieggono. (Con voce commossa). E chi può essere miglior custode delle nostre libertà? Chi più degno di questa prova di fiducia della nazione? Egli, il di cui nome dieci anni di regno fecero sinonimo di lealtà e di onore (Applausi fragorosi dalla Camera e da tutte le tribune); Egli che tenne sempre alto e fermo il vessillo tricolore italiano; Egli che ora si apparecchia a combattere per la libertà e la indipendenza! (Nuovi e prolungati applausi Sensazione generale vivissima). Siate certi, o signori, che, affidando in questi frangenti la somma delle cose a VITTORIO EMANUELE, il Piemonte e l'Italia faranno plauso unanime alla vostra risoluzione (Acclamazioni generali e prolungate). Art. 1. In caso di guerra coll'Impero d'Austria, il Re sarà investito di tutti i poteri legislativi ed esecutivi, e potrà, sotto la responsabilità ministeriale, fare per semplici decreti reali tutti gli atti necessari alla difesa della patria e delle nostre istituzioni. Art. 2. Rimanendo intangibili le istituzioni costituzionali, il governo del Re, durante la guerra, avrà la facoltà di emanare disposizioni per limitare provvisoriamente la libertà della stampa e la libertà individuale. " (Ripetuti applausi dalle gallerie). I deputati si riunirono tosto negli uffizi per esaminare e nominare i commissarii. Alle 3 venne riaperta la tornata, e, dopo brevi parole del relatore, onorevole Chiaves, e del conte Solaro della Margherita, il disegno di legge venne approvato per alzata e seduta, in mezzo a fragorosi applausi delle tribune. Il risultato della votazione a squittinio segreto fu il seguente: Presenti 136, votanti 134. Maggioranza 68. Voti favorevoli 110; voti contrari 24. Si astennero i due deputati Solaro della Margherita e De Bosses. Quando il presidente Urbano Rattazzi, pronunciò le parole La Camera approva,» scoppiarono nuovi applausi generali e fragorosi. Da tutti i lati della Camera si rizzarono ad un tratto moltissimi deputati, e alzando la mano gridarono: Viva il Re! Viva l'Italia! (1). Nell'atto che il presidente della Camera annunziava il risultato della votazione, il conte di Cavour, il quale aveva pregato un amico di renderlo immediatamente avvertito, quando fossero giunti alla stazione ferroviaria gli inviati austriaci, latori dell'ultimatum, riceveva un bigliettino che diceva: Sono giunti; li ho veduti. Usci dall'aula frettolosamente fra le grida di Viva il Re! ed incontrando l'amico, lo ringraziò e gli disse: Esco dalla tornata dell'ultima Camera piemontese; la prossima sarà quella del Regno d'Italia. Poco dopo, il ministro di Prussia, Brassier de Saint-Simon, scriveva al conte di Cavour essere giunto da Milano il barone di Kellersperg, il quale aveva incarico di consegnargli una lettera del conte Buol. Il Cavour rispose senza (1) Atti del Parlamento Subalpino, pag. 383. indugio sarebbe stato al ministero fino alle 5 314, tornarci dopo le 9. Alle 5 114 il barone di Kellersperg, e il conte Ceschi di Santa Croce (1), condotti dal conte Brassier, si recarono al palazzo del ministero. Il barone Kellersperg fu gentilissimo e nel presentare la lettera, disse ignorarne il contenuto. Il conte di Cavour la dissuggellò, e la lesse. Sebbene documento notissimo, non spiacerà ai lettori che qui la ristampiamo: M. le Comte, Vienne, le 19 avril 1859. Le gouvernement impérial, Votre Excellence le sait, s'est empressé d'accéder à la proposition du cabinet de Saint-Pétersbourg de réunir un Congrès des cinq grandes puissances pour chercher à aplanir les complications survenues en Italie. Convaincu toutefois de l'impossibilité d'entamer, avec des chances de succès, des délibérations pacifiques en présence du bruit des armes et des préparatifs de la guerre poursuivis dans un pays limitrophe, nous avons demandé la mise sur le pied de paix de l'armée sarde et le licenciement des corps francs ou volontaires italiens, préalablement à la réunion du Congrès. Le gouvernement de sa Majesté Britannique trouve cette condition si juste et si conforme aux exigeances de la situation qu'il n'hésite pas à se l'approprier en se déclarant prêt à insister, conjointement avec la France, sur le désarmement immédiat de la Sardaigne, et a lui offrir en retour, contre toute attaque de notre part une garantie collective, à laquelle, cela s'entend, l'Autriche aurait fait honneur. Le cabinet de Turin paraît n'avoir répondu que par un refus catégorique à l'invitation de mettre son armée sur le pied de paix, et d'accepter la garantie collective qui lui était offerte. Ce refus nous inspire des regrets d'autant plus profonds que si le gouvernement sarde avait consenti au témoignage de sentiments paci (1) Il Kellersperg era vice-presidente della Luogotenenza di Lombardia; il Ceschi, che lo accompagnava, era provveditore generale delle armi austriache. fiques qui lui était demandé, nous l'aurions accueilli comme un premier symptôme de son intention de concourir, de son côté, à l'amélioration des rapports malheureusement si tendus entre les deux pays depuis quelques années. En ce cas, il nous aurait été permis de fournir, par la dislocation des troupes impériales stationnées dans le royaume Lombard-Vénitien, une preuve de plus qu'elles n'y ont pas été assemblées dans un but agressif contre la Sardaigne. Notre espoir ayant été déçu jusqu'ici, l'Empereur, mon Auguste Maître, a daigné m'ordonner de tenter directement un effort suprême pour faire revenir le gouvernement de Sa Majesté Sarde sur la décision à laquelle il paraît s'être arrêté. Tel est le but de cette lettre. J'ai l'honneur de prier Votre Excellence de vouloir bien prendre son contenu en la plus sérieuse considération, et de me faire savoir si le gouvernement royal consent, oui ou non, à mettre sans délai son armée sur le pied de paix, et à licencier les volontaires italiens. Le porteur de la présente, auquel vous voudrez bien, monsieur le Comte, faire remettre votre réponse, a l'ordre de se tenir, a cet effet, à votre disposition pendant trois jours. Si, à l'expiration de ce terme, il ne recevait pas de réponse, ou que celle-ci ne fût pas complétement satisfaisante, la responsabilité des graves conséquences qu'entraînerait ce refus retomberait tout entière sur le gouvernement de Sa Majesté Sarde. Après avoir épuisé en vain tous les moyens conciliants pour procurer à ses peuples la garantie de paix sur laquelle l'Empereur est en droit d'insister, Sa Majesté devra, à son grand regret, recourir à la force des armes pour l'obtenir. Dans l'espoir que la réponse que je sollicite de Votre Excellence sera conforme à nos vœux, tendant au maintien de la paix, je saisis, etc. Signé: BUOL. Letta che ebbe la lettera, il conte di Cavour cavò di tasca l'oriuolo; erano le 5 112: diede quindi ritrovo al barone di Kellersperg fra tre giorni a quell'ora medesima (1). (1) G. MASSARI, Il conte di Cavour, pag. 318. Ritiratosi l'inviato austriaco, il conte di Cavour telegrafo a Parigi il testo della lettera del conte Buol, richiamando particolarmente l'attenzione dell'Imperatore sugli ultimi capoversi. L'Imperatore, che in un Consiglio straordinario di ministri, tenutosi nel pomeriggio, s'era mostrato ancora indeciso rispetto al momento in cui i movimenti delle truppe francesi dovessero iniziarsi, avuta conoscenza del testo della lettera summentovata, ordinò nella sera medesima che essi incominciassero immediatamente (1). Il 25 il Senato del regno subalpino, presieduto dal marchese Cesare Alfieri, venne riunito alle ore 12 meridiane. Nel presentare a quell'alto consesso il disegno di legge per i pieni poteri, già approvato dall'altro ramo del Parlamento, il conte di Cavour pronunziò queste parole: Signori senatori! Ho l'onore di presentarvi il progetto di legge votato già dalla Camera dei deputati, che investe S. M. il Re dei pieni poteri durante la guerra. Esposi nell'altra Camera esattamente e genuinamente i fatti che hanno preceduto, e le ragioni che hanno mosso tale deliberazione. Io confido di avere dimostrato che il governo di S. M. diede in queste ultime trattative tutte le prove di conciliazione che erano compatibili colla sua dignità. Mi conforto nel sapere che le grandi potenze e l'opinione pubblica d'Europa furono unanimi nel giudicare severamente il rifiuto dell'Austria. A ciò che dissi allora mi occorre di aggiungere quello che è successo di poi. Sabato nelle ore pomeridiane giunse a Torino l'inviato austriaco apportatore del dispaccio del conte Buol che ci -- (1) Lord Cowley a Lord Malmesbury, Parigi 24 aprile. La domanda ufficiale dell'aiuto francese fu fatta dal conte di Cavour, il 24, per via di una nota indirizzata al principe Latour d'Auvergne: ..... Dans cet état de choses, et en présence d'un danger aussi grave qu'imminent, S. M. le Roi, mon Auguste Maître, m'a ordonné d'adresser au gouvernement de S. M. l'Empereur des Français la demande d'un corps d'armée de 50,000 hommes, qui, comme mesure préalable de sûreté, entrerait le plutôt possible sur le territoire sarde. " |