Quando scrivemmo del Palazzo Vecchio non dubitammo d'asserire che le più belle pagine della storia fiorentina stavano scritte su quelle mura; e in questo concetto ci parve necessario raccontare come e per quali vicende vi si componesse una sede onoranda e secura il primo magistrato d'un popolo libero, civile e industrioso, e come, dopo avere assistito ai più bei trionfi che possa vantare una generosa nazione, dopo aver veduto il pallore sulla faccia dei tiranni e dei re, fosse poi testimone degli ultimi aneliti della repubblica agonizzante fra le strette di efferati nemici, come si mutasse in reggia di principe, nato e cresciuto ai danni di Firenze, all'ombra di quelle leggi che erano uscite dal suo santuario. La cortese accoglienza fatta a quel lavoro ci ha dato animo a intraprendere la Illustrazione di Santa Croce. Narrar delle infinite difficoltà colle quali abbiamo avuto a lottare sarebbe opera inutile; vorremmo averle superate, e questo sarebbe, non diciamo trionfo, sì lieta compiacenza per noi. Ma al pertinace desiderio di riuscire a buon fine la volontà non bastò ; non bastò la rara cortesia dei benemeriti Operai di quel Monumento, i quali non potremmo ringraziare tante volte che un gravissimo debito non ci restasse sempre con loro; non bastò la gentilezza dei buoni religiosi, pronti a mostrarci quanto potevano e sapevano; non bastarono le ricerche assidue che noi facemmo fra i manoscritti delle pubbliche e private biblioteche, nel R. Archivio diplomatico, in quello delle Riformagioni, in quello dei Conventi soppressi, dove nei Direttori e nei Ministri trovammo squisitezza di maniere, sollecitudine e amorevolezza veramente patria; non bastarono infine i lumi portici da amici, cui la riverenza al Monumento e l'amore di vederlo, se era possibile, degnamente illustrato, facea perdonare alla nostra insistenza, ai nostri fastidj. Poche parole riveleranno ai nostri concittadini le cagioni della insufficienza de'nostri sforzi. Due orribili piene distrussero a due riprese l'Archivio del convento di Santa Croce, quella del 1333 e quella del 1557; questa dolorosa notizia è registrata in un codice del superstite archivio dell'Opera -. Come tesser dunque una storia degna del nobile soggetto? Quel che ne rimane, salvo poche pergamene, salvo qualche filza indecifrabile pei guasti dell'acqua e del fan go, non risale oltre il secolo XV; e si noti che due soli sono i codici, uno di Ricordanze, l'altro di Debitori e Creditori, che cominciano dal 1447 e dal 1496. Forse questi erano allora, per fortuna, nelle stanze superiori presso il sindaco o il segretario; gli altri tutti appartengono alla prima metà del secolo XVI. Donde attinger dunque le notizie delle epoche anteriori? notizie d'arte, notizie della famiglia? Eppure da pochi documenti ci siamo ingegnati di desumer la storia antica del convento, e dove questo non aveva da offrircene, ci hanno sussidiato le provvisioni e i decreti che si conservano nell'Archivio delle Riformagioni; ci ha sussidiato lo studio della nostra storia; imperciocchè di questo monumento, come di quello del Palazzo Vecchio, come di tutti i nostri monumenti d'arte del medio-evo, non si può scrivere adequatamente senza interrogare con assiduità e con pazienza la storia fiorentina. o il Taluno potrebbe intanto domandarci padre Richa, o il Biadi, o il Cinelli? a costoro risponderemo che il Richa e il Cinelli nulla ci hanno insegnato di recondito; che nulla ci hanno detto della prima costruzione della chiesa, nulla del convento; nulla della vita intima dei religiosi, nulla delle confraternite secolari, nulla del Tribunale della Inquisizione; come se quel terribile ministerio non fosse stato esercitato in Santa Croce dal 1254 al 1782 ! Degli uomini grandi che vi riposano hanno poi nominato ben pochi, dimenticando i maggiori ! Rispetto al Biadi risponderemo che ci avrebbe fatto dire gravi spropositi se gli avessimo dato retta. Ed altri hanno toccato di questo Monumento niuno però, ci sia 'permesso dirlo, in modo conveniente al soggetto (1). La storia della chiesa e del convento di Santa Croce era sempre da farsi. Noi ci siamo provati, come meglio lo consentivano le nostre forze ed i tempi; abbiamo tolto a parlar dell'intero Monumento; della chiesa in tutte le sue parti, delle confraternite secolari e del convento; e delle une e dell' altro abbiamo (1) La migliore, la più compiuta descrizione della Chiesa di Santa Croce è certamente quella del signor Federigo Fantozzi nella Guida di Firenze; ma egli doveva inchiudere in un solo volume quanto era da vedersi e da ammirarsi in una gran città e nelle campagne circonvicine; quindi i nostri rimproveri non vanno a lui. narrato la storia; abbiamo detto dei religiosi fino dalla loro venuta in Firenze, del loro officio come inquisitori, degli uomini sommi che riposano in in questo Panteon, e che segnano i progressi maravigliosi dell'intelletto in Toscana ed in Italia dal secolo XIII al secolo XIX; abbiamo raccontato degli spettacoli religiosi, politici e militari che vide la piazza; non abbiamo perdonato a indagini per sapere e per dire le cose che erano da dire. Ma lunge nulladimeno da noi la pretensione di aver fatto e detto tutto quello che si poteva e si doveva; saremo contenti di aver dato una spinta a far meglio; saremo contenti che i nostri concittadini ci sappiano buon grado dell' intenzione, che ci incoraggiscano a proseguire. |