grido ma tutto quanto possa appartenervi anche in menoma parte. Andremo all'opportunità scrutinando le cause che hanno in questo ramo dello scibile ritardato o affrettato lo svegliamento degl'ingegni; noteremo gli stabilimenti di pubblica istruzione che hanno più o meno corrisposto allo intendimento dei loro fondatori; faremo conoscere di quanto vadano debitrici le scienze ai favori del Governo, e stimeremo gli uomiui dalle opere, senza lasciarci illudere da quella fama che spesso si piace a capriccio d'innalzare o deprimere taluni nomi non a seconda del loro merito intrinseco. E giunti finalmente agli anni a noi più vicini ci studieremo di mostrare lo stato presente delle nostre scienze, e le speranze che ragionevolmente ci è dato di concepire. Con pari metodo verremo in secondo luogo considerando le nostre lettere; le differenze delle scuole, i diversi risultamenti delle istituzioni diverse; quale influenza abbiano esercitata negli scrittori nostri i capiscuola dell'Italia, e la letteratura straniera; e quanto finalmente il novello romanticismo abbia di bene o di male prodotto nel gusto in generale e più particolarmente nell' arte de' poeti. Questa parte che per la utilità potrebbe esser tenuta di minore importanza, sarà a nostro avviso, la più pericolosa e difficile; poichè pericolosa e difficile; poichè a giudicare dei progressi delle nostre scienze, senza tema di andar falliti, non sarà d'altro mestieri che di raffrontare le cose nostre a quelle degli stranieri, e si vedrà per tal guisa chi abbia messo un piede innanzi e chi abbia seguito d'altri le tracce, facendosi almeno contemporaneo del secolo, e chi siasi rimasto indietro ed a secco delle dottrine nuove. Dove la materia è di fatto è corto il discutere; non così in opere di letteratura e di gusto, dove le norme del giudicare sono incerte e non ben definite; e dove mentre da un lato l'autorità di uomini gravissimi e la sanzione di più secoli ti consigliano a non iscostarti dalla via battuta; dall' altro la forza della novità, la disposizione diversa degli animi che ti fa diversamente sentire, la prepotenza di taluni genii fortissimi e novatori che ti strascina alle volte anche tuo malgrado dove non vorresti, e dove neppure crederai d'esser giunto; tutte queste cose insorgono violenti a metterti in forse della strada da battere, e tengono dubbio l'esito della guerra. Per la qual cosa non giungerai ad onta de' più bei ragionamenti dell'antica scuola a frenare mai il libertinaggio letterario di alcuni; nè con l'evidenza dei più sublimi parti moderni dell' umano intelletto ti riuscirà di abbattere i radicali pregiudizii di taluni altri. Noi pertanto certi di dover urtare nella pertinacia delle due fazioni, non però ci asterremo dallo esercitare il nostro ufficio, quello cioè di giudicarle lontani da' pregiudizii e non amici della licenza. Terremo in terzo luogo discorso delle arti nostre, e crederemo poter dimostrare che quanto noi siamo in fatto di arti belle, e più veramente di pittura, non va dovuto che a noi medesimi; mentre tutto il resto d'Italia per le facili comunicazioni tra i suoi diversi stati e il continente d'Europa ha potuto giovarsi a vicenda della varietà delle scuole, dello svariato ingegno de' suoi tanti artisti, e più di tutto de' sublimi modelli di che è doviziosa a ribocco; e che, avendo essa sempre innanzi agli occhi ed in Roma, ed in Firenze, ed in Napoli, dovea farsi naturalmente a imitare. Resterà chiaro da questa nostra considerazione, come la Sicilia così divisa, qual essa fu per più tempo, dal resto d'Italia, pure non se ne stette oziosa, ed ebbe a poter mostrare opere non ispregevoli di penuello, e non restò a nessun'altra seconda nell'arte architettonica, avendo avuto ben poco o nulla da invidiare a qualunque altro paese per monumenti di architettura che potessero prendersi a studio, o voglia parlarsi di greche e romane proporzioni, o delle più recenti che comunemente soglionsi gotiche addimandare. Non sa rebbe mestieri il dire, poichè da sè ciascuno sel vede, che questa nostra sentenza non andasse presa a tutto rigore, e patir non dovesse talune eccezioni; chè parlandosi delle arti in generale, pochi esempii di uomini usciti ad appararle fuori dei nostri confini nulla provano in contrario. Indice IL MEDAGLIERE ARABO-SICULO DELLA BIBLIOTECA COMUNale di Palermo COOR Serie delle monete arabo-sicule dell'epoca aglabida LETTERE VARie. I. Al Cav. Salvatore Cusa prof. di paleografia intorno ad una patera » 149 II. Al prof. Francesco Castagna sur un manoscritto del Corano » 156 » 159 » 162 V. Al Cav. Fr. P. Mortillaro sulla memoria del principe di Scordia VII. Al Cav. Ventimiglia direttore del poligrafo, invio di alcune iscri zioni VIII. A Cesare Cantù sul 1. e H. volume della storia dei Musulmani di Sicilia di Michele Amari. IX. Al prof. Diego Orlando sulla successione ai titoli di nobiltà in Si X. Preambolo e introduzione al prospetto della storia letteraria di |