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a porta Castello, dedicata ai ss. Martiri, colle chiese di ss. Fabiano e Sebastiano. La terza in strada Castiglione, dedicata alle ss. Vergini, colle chiese di s. Agata e s. Lucia. La quarta da s. Paolo consacrata a tutti i Santi, colle chiese vicine di s. Martino e di s. Barbaziano.

Poscia deliberò di costruire un nobile tempio, il quale potesse figurare i luoghi dove pati Cesù Cristo; ed il meraviglioso tempio antico d'Iside, lo stabili pel culto divino, e chiamollo s. Sepolcro, dove depo se tutte le sacre reliquie portate da Gerusalemme, formandone il chiostro per abitazione, congiungendo la chiesa cattedrale fabbricata da s. Faustiniano. Aggiunse pure altre due chiese dedicate a s. Giovanni Battista, a s. Stefano protomartire, chiamando quel recinto sacro di chiese Sancta Sanctorum. Al vicino monte Gianicolo vi eresse una chiesa dedicata a s. Giovauni Evangelista, chiamandolo il Monte Oliveto; e lo spazio dal monte al Sancta Sanctorum chiamò Valle di Giosafat. In questo frattempo passò per Bologna l'Imperatore, e vi dimorò per qualche giorno, e fermatosi a Roma confermò i privilegi, ed i favori promessi al Vescovo di Bologna. Qui dopo avere speso la vita in tante am orose sollecitudini, il santo Vescovo Petronio aggravato da un morbo in una gamba, nell' età di 64 anni, il giorno 4 ottobre 449, volò al cielo al meritato guiderdone.

Universale fu il dolore per tanta perdita; i cittadini unanimi ne fecero pompose esequie, e il corpo del santo Uomo per tre giorni fu esposto alla vista di tutti, e poscia portato alla sepoltura da lui costrutta nel s. Sepolcro a mano sinistra accompagnato dalle lagrime e dal dolore di un popolo intero. Regnò vero padre su figli per 20 anni, nè per secoli i figli si dimenticano di tanto padre.

Dopo la morte di s. Petronio, per trecento cinquant'anni circa l'Italia ebbe da soffrire continue guerre. Torme innumerevoli di barbari discendevano nel bel Paese a farne guasto e ruina, per cui poco si ritrova scritto di questi secoli. Gli Unni nel 452 guidati da Attila in numero di cinquecentomila portavano il flagello dovunque, nè Bologna scampò il comune sterminio, perchè giunsero baldanzosi fino ad Ostilia, dove il Pontefice Leone I fattosi incontro, colla santità della evangelica parola potè rimuovere Attila da tanta ruina. Non erasi allontanato un flagello, che un altro subentrava, ed era la venuta di Genserico re dei Vandali chiamato dall'Africa in Italia nel 456 da Eudosia imperatrice, la quale volle vendicare la morte di Valentiniano contro Massimo fattosi imperatore. Non era smunta abbastanza la misera nostra terra dalla ingordigia di questi barbari, che Odoacre re degli Eruli dopo non m olti anni, cioè nel 477 piombò in Italia, ed abbattendo gli eserciti imperiali, tolse il dominio di Occidente

a Romolo, che fu l'ultimo degli Augusti, creandosi primo re d'Italia, e si tenne per lo spazio di dodici anni. Fosse egli stato meno barbaro, giacchè straniero, ed avesse avuto la sola gloria e la generosa ambizione di formare questa terra una sola nazione, ma alienati avendo gli Italiani colle vessazioni, e collo spirito di conquiste, invano si cinse il capo di un cerchio di ferro chiamandolo corona d'Italia, quasi volesse dimostrare la prepotenza e la forza. Dopo dodici anni cioè nel 489 Teodorico re degli Ostragoti, sollecitato ancora dall'imperatore Zanone, venue in Italia, ed in una battaglia campale vinse Odoacre, e fattosi re, portò sua sede a Ravenna. Egli fu posto fra gli ottimi principi, benchè di religione Ariano perseguitasse i Cattolici. Morì nel 524 lasciando il regno ad Amalasunta sua figlia e madre di Atalarico, la quale prese per marito Teodato prossimo parente, che ingrato, dopo aver preso il regno, fece uccidere Amalasunta; ma n'ebbe da pagarne la pena, perchè Vitige nel 558 ambizioso e crudele gli tolse il regno e la vita.

Fatta cosi bersaglio l'Italia di tanta ruina, si commosse l'animo dell'imperatore Giustiniano, il quale spedi Belisario a frenarne la barbaria ostrogola, e dopo lunghe guerre vinse Vitige, e lo mandò prigione a Costantinopoli. Non si tosto Belisario ritornò in Oriente, che i Goti risorsero, e nel 542 fecero loro re Totila, sotto il cui reguo, venue martirizzato s. Procolo di nazione Siro,

Vescovo di Narni, che scampando della persecuzione si rifugiò a Bologna, dove ebbe la gloria del martirio, ed il corpo suo venne posto nel sepolcro di quell'altro Procolo cavaliere bolognese, nella chiesa in allora sotterranea di sotto al luogo della presente. Totila regnò dieci anni in continue guerre, fu vinto da Narsete capitano di Giustiniano, il quale uccise pure Teja ultimo re di quelle genti, e così liberò l'Italia dai barbari Goti l'anno 554, prendendone egli il governo a nome dell'imperatore Giustiniano. Ma la pace ebbe corta durata, perchè nel 568 Sofia moglie di Giustino che era succeduto al trono di Giustiniano, avendo in odio Narsete, procurò che venisse rimosso dall' Italia, mandandovi Flavio Longino commissario imperiale, il quale prese per capitale Ravenna, e si fece chiamare Esarca; per la qualcosa Narsete sdegnato nel 570 chiamò in Italia contro gl' imperiali Alboino re dei Longobardi, che era nella Pannonia ora Ungheria, ritirandosi egli in Napoli. Alboino co' suoi Longobardi disceso in Italia, ne Occupò una gran parte, chiamata ancora Lombardia, ed ebbe continue guerre cogli Esarchi che risiedevano in Ravenna. Cosi per duecento più anni fu straziata l'Italia per continue guerre di popoli stranieri, e Bologna ne sentiva il danno come le altre città sorelle, mantenendosi fedele agli Esarchi. Alle frequenti invasioni, nuovi dissidi di religione si aggiungevano. Leone Isaurico vietava il cult. delle immagini, facendo guerra a

Papa Gregorio II. I ministri dell' imperatore provocavano i popoli d'Italia, per cui Luitprando re dei Longobardi, nell'anno 752 prevalendosi di queste risse, spinse l'esercito nell'esarcato, ed occupò Monteveglio, Persiceto, e Bologna, nel tempo in cui occupava la sede vescovile in Bologna Barbato come ne fa fede il Vaso di marmo greco che è posto in uno dei Claustri di s Stefano, detto. volgarmente catino di Pilato, su cui leggesi Umilibus vota suscipe domine dominis nostri Luitprante et Ilprante regibus et domino Borbatu Episcopo Sacra. Ecclesiae Bononiensis hic Hierusalem sua percepta obtulerunt unde unc Vas impleatur in cenam Domini Salvatoris et si qua munae minuerit Deus requiret.

Nel 744 ad istanza di Papa Zaccaria Luitprando restitui Bologna agli Esarca, ma nel 755 Aistulfo re Longobardo avendo vinto Eutichio Esarca si fece signore di quanto tenevano gl'imperiali, e Bologna pure passò sotto la sua signoria. Egli insuperbitosi per tante vittorie, tentava di im. padronirsi di Roma, quando Pipino re di Francia mosso dalle voci del pontefice, discese in Italia, e lo privò dell' Esarcato, dandolo al Pontefice. Desiderio pure re dei Longobardi succeduto ad Aistulfo tentò nel 774 di togliere l'esarcato al Pontefice, ma Carlo Magno figliuolo di Pipino, re per la morte del padre, soccorse nel 776 al Pontefice, e vinto Desiderio che si era chiuso in Pavia, lo menò prigione in Francia, facendosi signore del regno dei Longobardi, che per due

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