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no, che tutti quelli che in avvenire da qualsivoglia luogo a si nobile celebrità converrebbero nei giorni indicati, sarebbero sempre salvi e sicuri. Tutte queste cose furono fatte presso la città dei Bologuesi, nella predetta chiesa di s. Stefano l'anno del signore 1141 addi 4 ottobre, nella stessa festività del beatissimo confessore di Cristo Petronio: nella quale preclara solennità, decretato e stabilito fu dal prefato vescovo, da tutto il clero, che la mentovata Invenzione fosse da indi in poi da tutto il popolo di Bologna e nella diocesi fedelmente in perpetuo celebrata, e con ispecial laude ed onori decorata». Fin qui la leggenda. Difatti la storia racconta come il Supremo Consiglio con pubblico decreto nominasse S. Petronio Munifico Protettore della città, e ad onore di Lui si dovesse correre dai cavalli barbari un palio fatto di un ricco panno di velluto rosso, ed una berretta o capuccio alla ducale del medesimo velluto, e che nel giorno che precede quella solennità, si dovesse portare in processione la Testa del Santo, accompagnata da tutto il magistrato e popolo. Acciocchè ogniuno potesse intervenire a quella processione, ordinò il Consiglio, che per otto giorni prima ed otto dopo, potesse ogniuno senza pagare gabella, far entrare o sortire le sue mercanzie.

Nell'anno 1144 Gerardo Caccianemici fatto cardinale da Onorio If, assunse al Pontificato, e prese il nome di Lucio II; per la qual cosa Bologna

fece molte feste per questo suo concittadino. L'anno appresso ebbe la città molto a soffrire per la carestia del vivere, cagionata da una moltitudine di vermi o rughe, che distrussero tutto il frutto del seminato. L'anno 1147 ebbe luogo in Bologna per la prima volta la giostra in onore di tre cittadini, Azzo Torelli, Riniero Dalla Fratta, e Salinguerra Guidifredi, che mandati in Alemagna dall' Imperatore Corrado per la confermazione dei privilegi, ritornarono fatti cavalieri; pel quale onore in Bologna si fece grande allegrezza, e il vincitore della giostra fu Egano Lambertini giovane di molto valore.

In questi tempi, cioè circa nel 1155, molte città italiane cominciarono a creare i loro Podestà, i quali governas sero i popoli. Bologna elesse Guido da Sasso, e fu il primo che coprisse tal carica, il quale governava uuitamente a due o tre consuli. Questa dignità era grande ed autorevole, e fu sempre occupata da persone illustri per nobiltà, per senno, per dottrina, e per valore nelle armi. Apparteneva al Potestà il governo politico del popolo, il comandare e guidare l'esercito nelle battaglie. Aveva a suo servizio due giudici, che risolvevano le cause criminali e civili; e due cavalieri nobili, ai quali era affidata la guardia del palazzo e della sua persona, ed assistenza colle armi per l'esercizio della giustizia, e castigo dei rei. Gli si davano in seguo di tanto onore, una bacchetta, uno stocco, ed un cappello, per dimo

strare l'autorità, la giustizia, e la libertà. La carica durò vari anni fino al 1191; quindi fu annua da quell'epoca sino al 1283, che venne poi rimessa mai sempre per un semestre sino al 1327, e poscia andò variando mettendosi ad ogni due anni. Questo primo Potestà entrato in carica dovette frenare gl' Imolesi, che li battè in vari incontri, e venne a loro concessa la pace li 18 luglio, col patto di dare a Bologna due tovaglie di seta ogni anno per l'altare maggiore della cattedrale, di mandare le serraglie di una porta della città, di abbattere le mura, e spianare le fossa.

Correvano gli anni 160 quando fu portata in questa città la mirabile pittura della B. V. fatta per mano di s. Luca evangelista, la quale da un eremita greco per nome Teocle Kmaia, fu levata dalla chiesa di s. 6ofia in Costantinopoli, perchè eravi scritto che fosse portata sopra il monte chiamato della Guardia in Italia; il quale eremita giunto a Roma, e colà fattone ricerca, fu detto da un gentiluomo Bolognese nomato Pascipovero dei Pascipoveri, che tal monte era nei colli Felsinei. Quivi portata, fu dal popolo bolognese accolta con allegrezza grande, e per tre giorni furono fatte processioni per la città, colla santa Immagine, e nel terzo che era l'8 maggio, venne recata dall'eremita al monte, con seguito di tutti i Magistrati, Arti, Popolo ed il Vescovo, il quale la conseguò a due gentildonne che vivevano ritirate nel detto monte della guardia, in cui vi

avevano una cappelletta, e coteste pie donne erano due dame per nome Azzolina e Beatrice della famiglia Guezi di Bologna, le quali ricevettero in pegno la detta tavola della B. V. che sotto il titolo di s. Luca fu sempre fino al giorno d'oggi universalmente in tutta la diocesi e città venerata. L'antichissimo istrumento di assegnazione scritto in carta edina, si conserva con molta diligenza e cura nell'archivio arcivescovile.

Nel 1462 Federico Barbarossa piombò con un poderoso esercito in Lombardia, e grandi dissidi erano insorti fra la Chiesa e l'Impero per la nomina al pontificato di Alessandro III e Vittorio, il quale ultimo protetto da Federico, e nominato da cardinali alemanni papa, contrastava la tiara. L'Italia tutta era straziata dalle maledette fazioni nate in Lamagna dei Guelfi e Ghibellini, per cui le città sorelle si struggevano a gara con odi fratricidi. Età fu questa in cui cominciarono le funeste discordie della Chiesa coll'Impero, da dove sorsero per secoli quegli odi implacabili che tanto manomisero questa terra, e sciaguratamente concitarono fra di loro i fratelli iu sagrilega guerra. Federico Imperatore, prepotente monarca, dall'alto del suo trono mirava le belle pianure lombarde, e soggbignando alle basse risse colle quali teneansi divisi gl' Italiani, ambiva alla conquista intera di questa terra, e studiava la ruina delle città ribelli. Molte però di queste, specialmente Milano, Piacenza, Brescia, Bologna che favoreggiavano

Alessandro, sprezzavano le forze di Federico; per la qual cosa egli sdegnato, cinse Milano d'assedio, come fomite principale e primo, e vintala la distrusse, e fino dai fondamenti la spianò. Rivolgendo poscia le sue forze sopra Bologna, minacciava di farne eguale scempio, ma essa mandò quattro dei suoi Doltori grandemente stimati, i quali erano Giacomo ed Ugo di Porta Ravegnana, Bulgaro dei Bulgari, e Martino Goso famosi leggisti, con proposte di resa; benchè Federico accettasse, vinto dalla eloquenza e rispetto che la fama loro attirava, però volle che non and asse senza sentire un segno del suo sdegno, perchè la tassò di grave somma di denaro, e fece gettare a terra le mura, mandandole per Governatore un certo Bozzo tedesco di nazione, uomo empio, libidinoso ed avaro. In quest'anno pure vennero a Bologna cento cinquanta nobili famiglie di Milano per sottrarsi dai furori degl' imperiali, le quali famiglie nel 1170 formarono una Compagnia militare chiamata del Lombardi, a cui la nostra Repubblica fece cessione di alcune terre nel comune del Tedo e della Massa, che fu chiamata Lombarda. Un avanzo di cotesta Compagnia sussiste tutt'oggi nella Basilica di s. Stefano.

Ritornatosi l'imperatore in Alemagna, i Bolognesi tentarono di scuotere il giogo, indotti vieppiù dalle sevizie del tedesco governatore; onde riunitisi un giorno unanimi i cittadiui in sulla piazza, dietro la notifica di una nuova gravante

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