CAPO PRIMO. Elezioni politiche in Piemonte nel novembre 1857 Vittoric del partito retrivo Intrighi clericali Riscossa del partito liberale Revel, Brofferio e Cavour - sione e discorso della Corona elezioni governo Apertura della sesParole, in questo, volute dal re sempre liberalissimo Inchiesta parlamentare sulle I canonici respinti dalla Camera Dimissioni di U. Rattazzi da ministro degli interni Cagioni di esse - Rancore nel Rattazzi Però segue ad appoggiare il Attentato di Orsini contro Napoleone III Processo e supplizio di Orsini e dei suoi complici Lettera di Orsini all'imperatore Pubblicata nel Moniteur Testamento politico e supremo appello di Orsini a Napoleone - Pubblicato sulla Gazzetta Piemontese Richiami della Francia contro Inghilterra, Belgio e Piemonte pei fuorusciti Nobilissima lettera di V. E. a Napoleone Proposta del ministero piemontese d'una nuova legge per punire gli attentati alla vita dei sovrani esteri Rattazzi la difende - Cavour inveisce contro Mazzini Lettera oltraggiosissima del Mazzini contro Cavour Imprestito piemontese di 40 milioni Dichiarazioni di Cavour - Sull'incameramento dei beni ecclesiastici terno ed all'estero - Vertenza col regno di Napoli pel piroscafo Cagliari Accordo col gabinetto inglese Si sa utilizzarne i più intimi sentimenti l'imperatore a Cavour per una conferenza Visita a Plombières Relazione di Cavour al re Patti convenuti Quistione del matrimonio della principessa Clotilde col prin cipe Napoleone l'accettazione colå Cavour caldamente ne raccomanda al re Corsa di Cavour a Baden e suoi colloqui Preparativi in Piemonte per la gran lotta - Garibaldi Morte di Daniele Manin I volontari accorrono in Piemonte da ogni paese d'Italia Cavour e lord Russell Cortesie alla Russia Parole imprudenti di V. E. Pratiche diplomatiche di Napoleone III Parole di questi all'ambasciatore austriaco il 1° dell'anno 1859 Discorso della Corona detto da V. E. il 10 gennaio - I gridi di dolore Effetto di quel discorso La Camera e il Paese rispondono entusiasti alle parole del re Opuscolo in Francia: Napoleone III e l'Italia Nuovo imprestito piemontese di 50 milioni Si richiamano i contingenti alle bandiere Sforzi dell'Inghilterra per conservare la pace Cambiamento dell'imperatore francese La Russia propone un Congresso I L'Austria non vuol ammettere ad esso il PieCavour chiamato a Parigi Ne torna scoraggiato Francia e monte - L'Austria chiede il disarmo del Piemonte Inghilterra si accordano di chiederlo a Cavour Disperazione del ministro piemontese L'Austria non accetta neppure le ultime proposte inglesi, e stanca degli indugi vuole intimare al Piemonte il disarmo Il Piemonte nega Legge che dà per la guerra i pieni poteri al re Gli austriaci invadono il regno subalpino Proclami del re all'esercito e al popolo Vittorio Emanuele parte pel campo. Grandi furono, in tutto il regno subalpino, lo stupore, il dispiacere e il dispetto per l'esito delle elezioni politiche nel novembre 1857. Il partito liberalesco nazionale, a cui apparteneva in realtà, e numerosa, la maggioranza dei cittadini, e il quale si vedeva con piena fiducia personificato al governo nella potente e operosa individualità del conte Cavour, così stimavasi certo della sua vittoria, che poco o nulla s'era adoperato per acquistar favore presso gli elettori agli uomini della sua parte, e troppo volentieri cedendo a quello che è pur troppo difetto dei popoli subalpini, voglio dire la inerzia e il lasciar fare, in assai minor numero del dovuto erasi recato alle urne; mentre gli avversari, molto attivamente e accortamente agitandosi presso le masse, e con efficace disciplina traendo a dare il suffragio moltissimi dei loro addetti e dipendenti, e irretiti, riuscivano in parecchi collegi a spuntarla, in molti a far entrare il loro uomo in competenza di ballottaggio col fautore della politica cavouriana. Ad osteggiar questa, due erano i partiti, riunitisi per la lotta elettorale in istretta alleanza: il primo, che poteva dirsi dei regionalisti, avrebbe visto volentieri il paese retto da istituzioni rappresentative, in una molto limitata libertà politica, ma avrebbe voluto che il Piemonte non estendesse lo sguardo e le ambizioni oltre. la stretta cerchia delle sue frontiere, non badasse che a sè, ai suoi interessi, alle sue convenienze, giudicando una imprudenza e peggio il farsi egli campione delle altre regioni della penisola, oppresse dallo straniero o dal malgoverno, e desiderava inoltre che verso la Curia pontificia si adottasse una condotta più riguardata ed ossequente; l'altro partito odiava addirittura ogni forma di franchigia popolare, avrebbe voluto ritornare la monarchia a tutta la purità dell'assolutismo, anche all'arbitrio, e che al ceto chiesastico si restituissero tutti i vantaggi e privilegi, che ne costituivano e afforzavano la preponderanza pure nelle cose dello Stato. Costoro, giovandosi del malcontento che, nel ceto inferiore, sopratutto quello campagnuolo, avevano destato le nuove gravezze de' tributi, rese necessarie dal dissesto finanziario prodotto dalle guerre infelici, facendo inalberare, per mezzo del clero, esercito disciplinato e fedele del partito retrivo, le coscienze dei pusilli contro il governo che proclamavano nemico e distruttore della religione (1); costoro riuscirono, se non ad ottenere una vittoria completa, a rendere almeno esigua assai quella del ministero, tale da ridurne innanzi alla Camera incerta e dipendente l'esistenza. Ancora un passo, ancora l'acquisto di pochi voti, reso più facile dalle influenze accresciute, e l'odiato governo e l'odiata politica sarebbero stati debellati ed atterrati. Più di novanta, su ducento e quattro collegi, avevano eletto rappresentanti ostili al governo; dei ministri deputati, il solo Cavour riuscì eletto, e con iscarsa. maggioranza, a primo squittinio, nel suo collegio di Torino; il La Marmora nel collegio primitivo di Pancalieri veniva vinto da un clericale, ma per fortuna Biella, sua città natale, lo mandava eletto malgrado ch'egli ne avesse rifiutato la candidatura; i Rattazzi in Alessandria e il Lanza in Frassineto si trovavano (1) Poco tempo prima delle elezioni era morto il conte Siccardi, il quale aveva dato il nome alla legge di abolizione del foro ecclesiastico, prima legge avversa ai privilegi chiesastici, contro la quale così accanitamente aveva lottato il partito clericale, e questo partito di tal morte, avvenuta in età non molto inoltrata al ministro proponente di quella legge, si valse come prova del castigo di Dio ai nemici della religione. |