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COMMISSIONE II.

[An. 1399]

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A' di 9 di luglio il re Ladislao si presentò con le sue galere nel golfo di Napoli; dove facilmente accolto dai cittadini, breve resistenza gli fecero Carlo e Lodovico d'Angiò. L'ambasciatore Orsini, che il Re mandava a Firenze per annunziare la sua vittoria, fu qui ricevuto con insolita festa: della quale, per non ripeter quel poco che ne scrivono i cronisti, cercheremo i documenti nelle stesse Provvisioni della Repubblica. Attendentes (dice una provvisione de' 26 d'agosto) qualiter inter alias expensas pro novis felicibus nuntiatis pro parte serenissimi principis d. d. Ladislai regis Hungarie, Ierusalem et Sicilie, sunt facte certe expense pro faciendo processionem solemnem in honorem Dei, et pro faciendo expensas spectabili viro Ianni de Ursinis, oratori dicti d. Regis, a terra Castillionis Florentini usque ad civitatem Florentie, et pro pluribus cursoribus; deliberano, che siano pagati dal camarlingo della Camera, per una parte, fiorini 266 d'oro, una lira, 18 soldi e denari 8; e per una parte, lire 170 di piccioli. Poi, a' 19 di settembre, considerantes qualiter de presenti mense facte fuerunt pro dicto Comuni plures expense pro honorando spectabilem virum Iannem de Ursinis, oratorem qui . felicia nova tulit Dominis antedictis et eorum precessoribus; et expense predicte facte fuerunt in uno equo, argento et drappis et similibus, ipsi Oratori donatis; deliberano, che i camarlinghi paghino 730 fiorini d'oro larghi, 9 lire e 10 soldi. Finalmente, sotto di 27 novembre, informati de honorantia facta hactenus de mense augusti spectabili viro Ianni de Orsinis oratori...; et quod inter alia, quod ipse Orator cum sua comitiva rediit et stetit in hospitio Leonis civitatis Florentie, videtur fuisse ordinatum, quod per hospitatorem darentur sibi, pro se et sua comitiva et equis, omnia opportuna pro victu honorifice, habundanter et magnifice; et sic dicitur factum fuisse; stanziano 910 lire e soldi 11 di piccioli a Feo di Matteo di Feo oste nell'osteria del Leone. Buonaccorso Pitti, ch' era de' Signori, narra come, giunta la novella, << tutto il popolo fu mosso a farne grande festa ». Ma, non essendo ancora spirato il tempo della lega col Re di Francia, e's'adoprò che non se ne facesse festa palese. « Ben consigliava (egli dice) che si mandasse ambasciata a confortarlo, e donarli segretamente per infino << diecimilia fiorini; i quali egli doveva avere più a grado, che seimila fiorini ch'io stimai << che quella festa costasse ». Si avviddero poi i Fiorentini, come avessero male spesi i denari in queste baldorie; e quanto poco saviamente avessero riposte le loro speranze in quel Ladislao, che moribondo farneticava : A Firenze, a Firenze ! quasi rivelando l'antica voglia di averne la signoria. (Buoninsegni, Istorie di Firenze.)

Lorenzo di Leonardo Raffacani, che andò con Rinaldo incontro all'Orsino, fu de' Priori, ed ebbe più ambascerie; ma nella storia della sua patria vi ha una pagina

non bella per lui. Vero è che il fatto si ricollega a quella serie di maneggi per i quali Pisa fu venduta ai Fiorentini dal bastardo di Giangaleazzo Visconti; e l'accusa essendo di tradimento, chi potesse scagliare la prima pietra contro il Raffacani non So. Ma imperizia vi fu certo, e anche viltà. Gino Capponi, com' ebbe preso il possesso della cittadella di Pisa, la diede a custodire (chè tale era l'ordine della Signoria) a Lorenzo Raffacani, uno dei gonfalonieri di compagnia del Popolo fiorentino; e perchè vedeva la difficoltà di tenerla a dispetto de' Pisani, disse che si stesse sull'avviso, e dispose certe guardie. Ma non andò molto, che i Pisani ricuperarono la cittadella senza colpo di spada : cosa che tanto dispiacque a Firenze, che « ogni cittadino diliberò, o di rimanere gnudo, «o che Pisa si vincesse ». (Capponi, Acquisto di Pisa.) Il Raffacani e i suoi compagni furono condannati dall' Esecutore, a' 22 di settembre 1405, « come uomini vili e traditori « della patria ». (Ammirato, Storia, an. 1405.) Il sigillo di Lorenzo Raffacani fu illustrato dal Manni nelle sue Osservazioni istoriche circa i Sigilli antichi de’secoli bassi; tomo xxvI, sigilli 4 e 5.

m

A

dì 15 d'ogosto 1399, insieme con Lorenzo Raffacani, fui mandato da' Signori Priori contra Giovanni Orsino, ambasciadore dello re Ladislao ec., che venìa a notificare la vittoria del Reame libero ec. Trovamolo a Quarata, contado d'Arezo, dove espostoli nostra ambasciata, ne venimmo all'Ancisa; dove lo tenemmo parecchi dì a tempo, perchè la festa s'ordinasse in Firenze, che fu bellissima nel suo entrare. Venne con noi uno mazieri, che fe le spese per tutto. E con questa commissione, cioè:

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A tergo: Universis et singulis ad quos presentes advenerint.

Intus vero:

Priores Artium et
Vexillifer iustitie

Populi et Comunis Florentie.

Mandiamo contra l'Imbasciadore del serenissimo re Ladizlao i nobili uomeni Rinaldo di messer Maso degli Albizi e Lorenzo di Lionardo Raffacani, dilettissimi cittadini nostri. E pertanto vogliamo e comandiamo a voi, e a ciascuno di voi, ubidiate in ogni cosa i detti Rinaldo e Lorenzo come le nostre proprie persone; portandovi in forma, che di vostra ubidienzia vi possiamo meritamente commendare. Data Florentie, die 13 augusti, vII inditione, 1399.

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A tergo Nobilibus viris Rainaldo domini Masii de Albizis et Laurentio de
Raffacanis, dilectissimis civibus et oratoribus nostris.

Intus vero:

Priores Artium et
Vexillifer iustitie

Populi et Comunis Florentie.

Vogliamo, e comandianvi che dall'Ancisa in là, dove v'è più congruo, voi soprastiate collo Ambasciadore di qui domenica; imperò abbiamo deliberato lunedì mattina voi siate a desinare al Bagno a Ripoli, e poi subito doppo mangiare, circa alle 18 ore, s'entri in Firenze con grande allegreza. Si che ordinate la venuta

vostra come v'è più agio e contentamento; e che alla detta ora voi siate in punto. Data Florentie, die 15 augusti 1399.

4] A tergo: Nobilibus viris Rainaldo de Albizis et Laurentio de Raffacanis, oratoribus etc., fratribus carissimis.

Intus vero:

Questa notte fu qui Agnolo di Tieri da Quarata, el quale recò la vostra lettera; e perchè quando la risposta fu fatta non si ritrovò, la mandamo per fante propio. Sì che siate avisati che n'ha fatto buon servigio. In Firenze, a dì 15 d'ogosto, VII indizione. El fante ha avuto soldi xxx.

Piero di ser Coluccio de'Salutati vostro.

5 A tergo: Nobilibus viris Rainaldo de Albizis et Laurentio de Raffacanis, civibus nostris.

Intus vero :

Priores Artium et
Vexillifer iustitie

Populi et Comunis Florentie.

Dilettissimi cittadini. Abbiamo ricevuto vostra lettera, per la quale ci scrivete che cotesto Ambasciadore arebbe caro subitamente esser alla nostra presenzia per sporci l'ambasciata sua, la quale è di grandissima importanza; e se fosse di nostro piacere, entrerebbe in Firenze di notte; e sposto che avesse l'ambasciata, tornerebbe di fuori. La qual cosa sarebbe più tosto perder tempo che guadagnarlo, però che non è di nostra consuetudine fare risposta ad ambasciadori, la quale sia d'alcuna importanza, se prima non abbiamo sopra di ciò consiglio co'nostri Collegi e cogli Otto della guardia: e forse potrebbe bisognare far consiglio di Richiesti. Sì che, dicendogli tutto questo, confortatelo con quelli savii modi saprete; e pregatelo per nostra parte, gli piaccia esser contento a quello per la nostra Signoria è una volta suto deliberato, e quanto per altra vi scrivemo mettere ad esecuzione. Data Florentie, die 16 augusti, VII ind, 1399.

COMMISSIONE III.

An. 1399]

Anche il signor di Cortona, Uguccione de' Casali, accennava di voler rompere fede al Comune di Firenze, del quale era raccomandato, per buttarsi dalla parte del Duca di Milano, che tentava gagliardamente i Perugini, e agognava all'acquisto di Roma. La Signoria mandò più ambascerie a Cortona, e scrisse lettere a quel Signore, per tenerselo devoto, e per pregarlo a rappattumarsi con il Comune di Perugia, ond'essere poi uniti contro il tiranno, che voleva la roba e la libertà di tutti. «Gli piaccia (cosi leggiamo nell'Istruzione data a Filippo Corsini e Cristofano degli Spini a' 24 dicembre 1399) volere << essere quegli che faccia questa lega; chè in lui sta, e per lui rimane. E debba volere << la Comunità di Perugia sua benvogliente e legata con noi, più tosto ch'una picciola cosa, << di che è la questione, che in cento anni non glie'mporta se no spesa; e ch'elli sia << contento, o che 'n pratica la quale si tenga in Perugia per voi in nostro nome e per suo << commessario, o per via di compromesso, levare via questa ombra e questo ostaculo di << tanto bene nostro e suo ». E perchè Perugia si dette al Duca nel gennaio; la Signoria mandò Giovanni Aldobrandini e Benedetto Peruzzi al Signore di Cortona (Istruzione de' 26 gennaio) a confortarlo, « dicendoli, che perchè 'l suo e nostro nimico abbi avuto « Perugia, non dubiti; imperò che si provede e provederà per forma, ch'elli e gli altri « nostri amici rimarranno, per la grazia di Dio, consolati e contenti, e in loro buono e << fermo stato ». Quindi agli oratori ch' erano presso al Papa scriveva (1 febbraio): « E << subito preso Perugia, andettono armata manu ad Ascesi, che v'avevano trattato; come << che, perchè messer Brolia l'avea presentito, fu indarno l'andata loro quanto che per la << città; ma due castellette fidelissime di Ceccolino si rubellorono, perchè non c'era la << fortezza ». Questo Brolia o Brogliole da Tridino, che allora teneva Assisi, era stato condotto da Fiorentini con provvisione di duemila fiorini d'oro all'anno, per tre anni, fino dal 1399; ma nel gennaio del 1400 lo ricondussero con dugento lance, e con nuove promesse, crescendo il pericolo; e quando la pestilenza in quello stesso anno, a' 15 di luglio, l'ebbe portato via in Empoli, il Comune ne volle onorate straordinariamente l'esequie e seppellito il corpo in Santa Reparata, perchè da questi onori fossero tenuti in fede quelli che Coluccio, in una sua lettera, non esitava a chiamare ladroni!

In quanto al divieto, che il reggimento d'Assisi desiderava tolto via, non dubito di riferirne l'origine alla cacciata del Duca d'Atene, al quale un Guglielmo e un Gabbriello d'Assisi furono degni ministri. (Giornale Storico degli Archivi Toscani, VI, 186; documenti 359 e 366.)

A di 29 di novembre 1399 fui mandato daʼsignori Priori a Cortona e ad Ascesi,

con lettera di passo e con mandato, cioè: (Io andava nondimeno capitano d'Ascesi per messer lo Brolio.)

INFORMAZIONE e brieve ricordo a te Rinaldo di messer Maso degli Albizi, ambasciadore a Cortona e ad Ascesi, fatta per li magnifici et escelsi signori Priori d'Arte e Gonfaloniere di giustizia del Popolo e Comune di Firenze, a dì 29 di novembre 1399.

Quando sarai a Cortona, fa che, doppo le salutazioni si richieggono a buono e vero figliuolo della nostra Signoria, tu dica che, come egli sa, noi gli abbiamo scritto più volte, che gli piaccia mandar qua suo commissario con pieno mandato intorno alla differenzia ha co' Perugini, acciò che quella si possa acconciare, per forma non possa generare alcuno scandalo; e che e Perugini hanno già mandato chi ha pieno mandato, per la parte loro; e non mandando, egli pare che egli ami questa differenzia, e che non vogli s'acconci: e che gli piacci per suo onore, e ancora perchè questo abbi una volta fine, prestamente mandare qua persona intendente, bene informato, e con pieno mandato, acciò che questo fatto s'acconci, per forma che ciascuno abbi suo dovere, e che scandalo niuno non ne possa nascere. E di questo il prega instantissimamente, parlando sempre con quelle parole si richieggono all'onore della nostra Signoria.

A'Priori della città d'Ascesi dirai, che più dì sono, noi ricevemo loro lettera, per la quale ci priegano ci piaccia far levare via quella legge che contiene, che niuno della città d'Ascesi possa nella nostra città venire ad esercitare alcuno ufficio ec.; e che se in noi stesse, volentieri ne compiaceremmo loro. Ma questa è cosa si conviene fare per li opportuni Consigli, e pensiamo sarà difficile: nientedimeno, innanzi che usciamo d'ufficio, provederemo quanto ci sarà possibile, che abbino loro ottento; offerendoci presti a' loro beneplaciti, come per veri e buoni amici, che così gli reputiamo.

Ego Colucius cancellarius florentinus scripsi ss.

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