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in prima linea nella categoria dei papi, dice che le quasi cadute mura di Roma sotto di lui « pristinum recipere ful« gorem ». Poco avanti ce lo presenta in trono « sub ful«<goris specie in cherubim transfiguratus aspectum ». Dall' altro canto chiama Federico « adversarius Crucifixi», «< plus amator pecuniae, quam salutis », « coluber tortuo« sus», « princeps execrandus», « praenuntius Antichristi», « Satanas furens ». Quindi è che il Rainaldi tiene in gran conto l'autore e lo dice « veritatis amantissimus », mentre il Gregorovius, dopo aver chiamata la vita arida e insufficiente (1), gli si mostra avverso, lo schernisce e lo tiene per un fanatico.

Le altre vite del secolo decimoterzo sono quelle d' Innocenzo IV, di Gregorio X e di Celestino V. Della vita d'Innocenzo IV scritta da Niccolò da Calvi (2), argomento principale di questo studio, ci occuperemo più innanzi. Più breve, e assai inferiore alle precedenti per valore storico, è la vita anonima di Gregorio X. Essa comincia con una introduzione rettorica e si estende in principio sui papi che precedettero il nostro da Gregorio IX, sotto il cui pontificato Tedaldo Visconti vesti l'abito ecclesiastico. L'ultima parte del lavoro passa nell'esposizione dei miracoli, che Gregorio avrebbe operati dopo la morte, erroneamente assegnata al 275 nelle edizioni del Campi e del Muratori (3).

(1) Op. cit. V, 153.

(2) E non « Niccolò da Curbio », come fu scritto erroneamente da tutti gli storici. Vedi su ciò p. 34 sgg. di questo scritto.

(3) L'edizione Muratoriana (Rer. Ital. Script. III', 599 sgg.), condotta su quella del CAMPI (Vita Gregorii papae decimi &c. nel 2o vol. p. 341 sgg. Dell'historia ecclesiastica di Piacenza, Piacenza, 1651), che primo pubblicò questa vita da una copia tratta, nel 1625, « ab anti«quissimo exemplari membranaceo, quod in archivio canonicorum «< cathedralis Placentinae existit » (cf. Prefaz. del CAMPI), presenta numerose varianti coll' antico codice del Capitolo, corretto e autorevolissimo.

La finale ricorda addirittura le vite de' santi (1). L'autore è contemporaneo e la vita deve essere stata scritta verso il 1290, ad ogni modo prima del 1297; e ciò anche perchè l'anonimo, religiosissimo, chiama solo « virtutum vas », « fidei speculum » Luigi re di Francia, canonizzato da Bonifacio VIII nell' agosto del 1297.

L'abdicazione di Celestino V con tanto zelo promossa dall'animo ambizioso del Caetani, diè luogo ai più svariati giudizi dei contemporanei: di qui le molte vite in difesa. del nuovo pontefice. La più antica di esse, l' Opus metricum del cardinale Iacopo Stefaneschi (2), in 2902 esametri, fu compiuta in Avignone nel gennaio del 1319. Nella lunga introduzione in prosa, scritta nel 1316 « Valentiae Viennensis provinciae commorans », l'autore afferma che tratterà il suo argomento « ex veridica re, velut prae<< sens, videns, ministrans, palpans et audiens notusque «pontifici, quin pontificibus carus ». E difatti, quantunque di soverchio prolissa, e a volte confusa (3), è questa la fonte principale per la storia dei tempi di Celestino V. L'opera è divisa in tre parti, scritte in tempi diversi. La prima, in tre libri, tratta della vita anteriore al pontificato, dell' elezione, dell' incoronazione e abdicazione di papa Celestino. La seconda, in due libri, dell' elezione e dell' incoronazione di Bonifacio VIII. La terza, in tre libri, degli

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(1)« Gaudeat itaque pia mater Ecclesia, quae talem meruit ha<< bere pastorem... Amen ».

(2) Fu pubblicata, con emendamenti e note del Papebrochio, nel IV vol. degli Acta Sanctorum maii (Antverpiae, 1685, p. 437 sgg.), « ex ms. Vaticano, collato cum ecgrapho autographi Sulmonensis, « existente apud patres Caelestinos Romae ». Il primo forma ora i nn. 4932, 4933 del fondo Vaticano. Su questa edizione fu ripubblicata da MURATORI, Rer. Ital. Script. III', 613 sgg. e dai Bollandisti, Acta Sanctorum maii, Venetiis, 1740, IV, 419 sgg.

(3) TOSTI, Storia di Bonifazio VIII, Roma, 1886, I, 169 sgg.; il GREGOROVIUS (op. cit. V, 495, nota 1) la disse « die einzige (sic), oft hieroglyphische Quelle ».

ultimi anni di Pietro da Morrone, della sua santificazione e dei prodigi che avrebbe operati dopo la morte. Fin dal 1292 aveva cominciato lo Stefaneschi a raccogliere «< brevem et succinctam materiam » pel suo lavoro. Compiutolo, dedicò l'opera intera all' abate e ai monaci del convento di S. Spirito in Sulmona, imponendo loro che il testo della vita non venisse in alcun modo tocco da correttori e che l'originale fosse conservato in perpetuo in quel monastero. La vita è molto favorevole a Bonifacio, tanto che l'autore tace affatto delle pressioni che tutti affermano esercitasse sull' animo fiacco di Celestino, per spingerlo al gran rifiuto (1). Altri codici che ho già rintracciati mi permetteranno a suo tempo di eliminare gran parte delle mende che s'incontrano nella erudita edizione del Papebrochio e rendono in qualche punto assolutamente impossibile l'intendimento del senso. Di fini opposti è un'altra vita apologetica di Celestino, sconosciuta ai dotti e pubblicata solo in questi ultimi anni (2). Ne fu autore un contemporaneo, « quidam discipulus eius », che la scrisse «< seriatim, tempore quo ipse sanctus vixit et ipse

(1) Con intendimenti più letterari che storici, ANDREA DE AnGELI ha pubblicato di recente, nel volume: Celestino V ed il VI centenario della sua incoronazione, Aquila, 1894, pp. 381-416, uno studio su Iacopo Stefaneschi e il suo Opus metricum. L'A. avrebbe voluto (p. 408) che lo Stefaneschi « si fosse lasciato trasportare libe<< ramente dalla fantasia e che ci avesse dato piuttosto un poema <«< che una storia ». Il cit. volume, che forma «< La prima pubblica<«<zione straordinaria del Bollettino della Società di storia patria << Anton Ludovico Antinori negli Abruzzi », contiene in principio (pp. 1-32) un Giudizio comparativo delle migliori biografie di Pier Celestino, scritte dal sec. XIII al XIX, di I. LUDOVISI. Anche questa memoria lascia in più luoghi non poco a desiderare; così, ad esempio, Bernardo di Guido e Amalrico Augerio, notissimi cronisti pontifici del sec. XIV (cf. più avanti, pp. 16, 19 sgg.), sono detti, a p. 13, « l'Ano<< nimo del Guidone e dell'Amalarico ».

(2) Analecta Bollandiana, 1890, IX, 147-200; 1891, X, 385–392.

« frater sub eius discipulatu permansit ». A questa vita, della quale ho trovato nell' archivio Vaticano un codice sconosciuto e assai autorevole (1), alluse forse il Papebrochio quando pubblicò la vita di Celestino V dello Stefaneschi: «< Addituri aliquando si patribus Ordinis istius « visum fuerit talia communicare, quicquid discipuli eius<< dem sancti de rebus a se visis notarunt: varia enim <«< huiusmodi scripta haberi in Ordine indicat qui iis usus << est, Lelius Marinus » (2). Se ne giovarono poi anche il cardinale d'Aliaco e Maffeo Vegio, i quali nelle loro vite di Celestino, oltre a conservare l'ordine dei fatti, ne copiarono addirittura interi periodi (3).

(1) Armar. XII, caps. 1, n. 1. La vita ha il titolo: « Tractatus « de vita et operibus atque obitu [Celestini V] ». Il codice, cartaceo, di carte 57, fu scritto in Avignone nel 1373 da un tal « Marcus << Mansuetus ». È noto che fino dai suoi primordi l'ordine Celestino emigrò in Francia colle carte della nascente congregazione. Là dovė passare anche l'autografo, dal quale forse venne trascritto il codice dell'arch. Vaticano. I due codici della Nazionale di Parigi, sui quali fu condotta l'edizione di questa vita, e che differiscono notevolmente, sono più recenti; il n. 5375 è del sec. xvi, il n. 17561 del xv. Cf. Catal. cod hag. Par. II, 460 e III, 429. Avendo collazionato col testo del codice Vaticano la parte più importante di questa vita (28-47 della cit. ediz.) vi ho trovato varianti notevolissime oltre a innumerevoli frasi lasciate. Per gentile comunicazione dell' illustre L. Delisle, prefetto della bibl. Nazionale di Parigi, posso affermare che se le varianti sono quasi tutte dei codici, le lacune sono degli editori.

(2) Acta Sanct. maii, Antverpiae, 1685, IV, 419.

tutte

(3) La prima, edita da L. SURIO, De probatis sanctorum historiis, Coloniae Agrippinae, 1579, III, 384 sgg.; Venetiis, 1581, III, 108 sgg., fu ripubblicata nel IV vol. degli Acta Sanct. mait, Antverpiae, 1685, P. 484 sgg.; Venetiis, 1740, p. 419 sgg.; la seconda è inedita. Il cod. Vaticano 3492 ne è un esemplare abbastanza corretto. Maffeo ebbe sott' occhio, riassumendola, la detta vita di Celestino V, che non cita. Solo toglie le frasi d' ammirazione dell' anonimo e aggiunge erudizione classica, come in genere tutti gli umanisti. Il nostro parla più copertamente del card. Caetani che non nomina. Anche il titolo

Sono queste le vite del secolo decimoterzo, si impor tanti per il soggetto che trattano, per il valore dei fatti storici che contengono, che, incominciando da quella d'Innocenzo IV, intendo ripubblicare e separatamente studiare. I codici che di esse ho rinvenuti, e quei che potrò ancora trovare, mi permetteranno di ricostituire assai approssimativamente la redazione primitiva dei vari testi. Il Baluzio, il Muratori e gli altri che stamparono queste vite non ebbero di esse sott'occhio gli esemplari migliori e, se li ebbero, l'edizione non ne venne fuori abbastanza

corretta.

El ora pochi cenni sulle cronache pontificie, di redazione non ufficiale, del secolo decimoquarto. Come già dissi, possono queste dividersi in due grupppi:

1° Cronache parallele di papi e imperatori di fronte; 2° Cronache esclusivamente pontificie.

Al primo gruppo appartengono i Flores chronicorum di Bernardo di Guido (1). La divisione del lavoro è esposta in poche frasi nella lettera di dedica dell'autore a Giovanni XXII: « Iam pridem ex pluribus antiquis chronicis « atque gestis pontificum Romanorum ac imperatorum ex

cerpens collegi flosculos, in uno compingens opusculo « duabus partibus dispertito, que convenienter in eodem.

dell'opera di MAFFEO VEGIO (De vita et obitu C. V.) ricorda quello dell' anonimo. Quasi lo stesso potrebbe ripetersi dell'altra vita del card. d'Aliaco.

(1) Il Duchesne lo chiama « Bernard Gui» sull' esempio del DELISLE, Notice sur les manuscrits de Bernard Gui, Paris, 1879, p. 172, che adotta questa denominazione solo per averla trovata in un ms. del sec. xiv. Neppure credo corretta la denominazione di « Bernardo << Guidone », adottata da quasi tutti gli storici, e quella di « Bernardo « Guido» che il TOSTI usa nella sua Storia di Bonifazio VIII, passim. È lo stesso errore nel quale incorsero anche tutti coloro che chiamarono «< Matteo Parigi » il noto cronista inglese.

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