« possent compingi volumine, vel haberi quoque separatim usque ad obitum felicis recordationis Clementis. « pape V » (1). Poi aggiunge nella medesima che tratterà dei pontefici romani che lo precedettero e degli imperatori romani e re franchi dal principio dell' êra volgare fino al sedicesimo anno del suo pontificato. Il Catalogus pontificum Romanorum, che solo c' interessa in questa rassegna, fu più volte riveduto e ampliato (2). Dopo il 1315, anno di pubblicazione della prima redazione, Bernardo non cessò di prendere nota degli avvenimenti che giungevano a sua conoscenza e che erano di natura tale da prender posto nei Flores: tra i molti manoscritti che ne possediamo, quasi tutti ora nelle biblioteche di Parigi e di Roma, possiamo distinguere otto o nove testi, che ci rivelano lo stato dell'opera in cinque o sei epoche differenti degli ultimi anni di vita dell'autore. E quando verrà il momento di pubblicare criticamente i Flores chronicorum, che non sono stati ancora l'oggetto d'una edizione completa, si dovrà tenere gran conto della data di queste varie redazioni per togliere contradizioni apparenti e giustamente apprezzare il valore delle varianti, spesso considerevoli, che s'incontrano frequenti in un testo così mobile (3). Nella edizione (1) Cf. ediz. del MAI nel VI vol. dello Spicilegium Romanum, p. LXIII. Bernardo premise questo prologo alla nuova pubblicazione che fece della sua opera nel 1320 circa. Il prologo che pose innanzi all'edizione del 1315, e che fu scritto nel marzo del 1311, fu ripubblicato dal DELISLE (op. cit. p. 391 sgg.). (2) Le successive redazioni sino al 1331, anno in cui l'autore mori, sono state dottamente studiate dall' illustre DELISLE (op. cit. p. 188 sgg.). Come si legge nel prologo, Bernardo cominciò a scrivere il suo lavoro in Avignone nel marzo del 1311: « plus quam « quinquennio cum labore scripturae praemeditatum, et in membranis « ac memorialibus praenotatum ex libris originalibus plurium croni« corum »; DELISLE, op cit. p. 393. (3) Cf. DELISLE, op. cit. p. 220. Le due ultime vite, quelle di Clemente V e di Giovanni XXII, furono pubblicate dal BALUZIO, Archivio della R. Società romana di storia patria. Vol. XXI. 2 del Mai sono tali e tante le soppressioni, che non è in essa, che possiamo farci un'idea precisa dell'opera di Bernardo. Il Mai, che fece uso dell' importante codice Vaticano 2043, del secolo decimoquinto, ridusse il testo e ben di frequente saltò non solo delle frasi, ma persino delle pagine intere. Desiderando « in cunctis et singulis veritatis <«< certitudinem plenius invenire », specialmente per la dissonanza dei fatti e delle indicazioni cronologiche di alcune cronache, il che, come credo, accade nella maggior parte dei casi per ignoranza dello scrittore, ma talora anche per le sue opinioni, ho scelto la via che m'è parsa più sicura. Quando tutti o i più degni di fede si accordano, anche io sarò con loro; in caso diverso esporrò le varie notizie, lasciandone la scelta al giudizio del lettore. Cosi l'autore nel prologo. Bernardo di Guido non è uno scrittore originale, nè di prim' ordine; il suo merito principale sta nell' averci trasmesso una quantità di preziose notizie con una esattezza cronologica, che sarebbe difficile trovare in altri cronisti del tempo. Per gli ultimi tempi nomina spesso persone che gli hanno comunicato dei particolari. La parte anteriore ad Innocenzo III è di minor valore per essa si vale di varie cronache, alle quali si riferisce quasi sempre, l'itae papar. Avenion. I, 61-84; 151-170, che si servì di un esemplare dell' ultima redazione. La seconda parte del Catalogus, da Vittore III a Giovanni XXII, fu inserita dal MURATORI nel III vol. dei Rer. Ital. Script. par. 1a, coll. 351-684. La prima parte, dal principio dell'êra volgare a tutto il pontificato di Gregorio VII, fu pubblicata da ultimo dal MAI, Spicil. Roman. VI, 1-272. Alcune vite dei secoli XIII e XIV furono correttamente ristampate da GUIGNIANT e DE VAILLY (Recueil des historiens des Gaules et de la France, Paris, 1855, XXI, 690 sgg.) su tre codici della bibl. Nazionale di Parigi, insieme col prologo e con alcuni brani inediti, omessi nell'edizione dello Spicilegio. Per quella parte (da Martino IV a Giovanni XXII) che di Bernardo penetrò, non però nel suo testo originale, nel Liber pontificalis, confronta di questo la cit. edizione del DUCHESNE, II, pp. XLVII e LXIII, nota. e fra esse del Libro pontificale, della cronaca di Tolomeo da Lucca e in ispecie di quella di Martino Polono, tanto che i manoscritti dei Flores conservarono per qualche tempo il nome del primo autore (1). Nella vita di Adriano I sua fonte principale è la cronaca di Sigeberto Gemblacense (2), che in alcuni punti trascrive addirittura. Bernardo non si arrestò mai nel suo lavoro: le molte trasformazioni che questo subi, sono la prova migliore della cura da lui posta nel completarlo e migliorarlo. Al secondo gruppo appartengono le cronache di Tolomeo di Lucca, di Amalrico di Augerio e di Pietro da Herenthals (3). La Historia ecclesiastica nova di Tolomeo Fiadoni da Lucca, dell' Ordine dei predicatori, in ventiquattro libri, va dal principio dell' êra volgare sino alla morte di Clemente V, nel maggio del 1313. Se nel «< codex « Ambrosianus » del Muratori (4) essa giunge al 1336, è pur vero che dopo l'abdicazione di Celestino il testo notevolmente varia con altri codici, ad es. col «< codex (1) Cf. DIETRICH KÖNIG, Ptolomaeus von Lucca und die Flores chronicorum des Bernardus Guidonis, Würzburg, 1875, pp. 43 e 46. La storiella della papessa Giovanna, omessa dal MAI (p. 202: « Quis vero «putidam fabulam, tot iamdum argumentis explosam, serio iam re«citet? »), si legge quasi con le stesse parole in Martino Polono. È noto che questa favola fu inventata nel sec. XIII, e comparve la prima volta in una interpolazione di mss. di Martino Polono e Mariano Scoto. Cf. Archiv d. Gesellschaft für ältere deutsche Geschichtskunde, 1822, IV, 51 sgg., e DÖLLINGER, Die Papst Fabeln des Mittelalter, München, 1863, p. I sgg. (2) Monum. Germ. hist., Script. VIII, 268 sgg. (3) Non m'occupo di Martino Polono, perchè evidentemente fuori del mio programma. La sua cronaca, ch' ebbe varie continuazioni, fu scritta, come è noto, dall'autore sino all'anno 1268. Essa ci è stata conservata in moltissimi manoscritti. (4) Serbasi tuttora questo codice nell'Ambrosiana di Milano, coll' indicazione C. 285 Inf. È cartaceo, di 406 carte, e scritto verso il 1600. L'edizione del MURATORI è nell' XI vol. (col. 753 sgg.) dei Rer. Ital. Script. «< Patavinus », del quale fece pure uso il Muratori (1). Questa redazione giunge alla morte di Clemente V: e sin qui giunse certamente Tolomeo, anche perchè la vita di questo pontefice rivela chiaramente un autore contemporaneo e di Lucca. Però le differenze che troviamo nei vari manoscritti, nelle vite specialmente di Bonifacio VIII, Benedetto XI e Clemente V, debbono farci ritenere che questa non fu certamente la prima redazione. Al Muratori tali divergenze fecero sorgere (col. 1217) il naturale sospetto che esse debbano attribuirsi a qualche continuatore. Essendo morto l'autore nel 1328 (2), le continuazioni anteriori a quest' anno potrebbero ritenersi per sue redazioni successive (3). Se si eccettuano le notizie degli ultimi tempi e in ispecie degli ultimi anni, pei quali Tolomeo merita fede di contemporaneo, ben poco c'era ignoto del resto del suo lungo e non abbastanza corretto lavoro (4). Cosi To (1) Finisce: << sicut audivi a suo confessore digno fide ». Segue con scrittura del tempo: « Et huc usque scripsit historiam suam << dominus frater Thomas Tholomaeus de Luca ordinis praedicato<< rum, et non ulterius» (ediz. MURATORI cit. col. 1242). (2) Tolomeo da Lucca mori vescovo di Altino e Torcello nel 1328 (GAMS, Ser. ep. p. 772), e non nel 1327, come vorrebbe il MURATORI (ediz. cit. col. 743). Nel 1288 e nel 1297 fu a Lucca, priore del convento di S. Damiano: nel 1301 e 1302 fu priore, in Firenze, del convento di S. Maria Novella, e un documento dell' arch. Vat. ce lo dice ancor vescovo nel 1328. (3) Nel cod. Vat. 3766, in-4, del sec. xv, di 270 carte, con glosse marginali, la continuazione giunge al 1336 come nel cit. codice dell'Ambrosiana. Precede una « epistola » che manca nell'ediz. del Muratori. L'explicit è identico. Un esemplare assai importante della cronaca di Tolomeo, del sec. XIV, è a Valladolid nella bibl. di Santa Cruz. Il titolo preciso in questo ms. è il seguente: Historia ecclesiastica Bartholomei de Luca vel Ptholomaei de Luca. Cf. CARINI, Gli archivi e le biblioteche di Spagna, I, 269 sg. (4) Nella prefazione agli Annal. Lucenses dello stesso Tolomeo, MURATORI (Rer. Ital. Script. XI, 1247) dice che la sua storia « ana«< chronismis ad saturitatem, aliisque erroribus abundat». lomeo stesso ci dice ripetutamente d'essersi servito, tra gli altri, di Eusebio da Cesarea, autore di una èxxλnoiaotixh iotopla in dieci libri, delle vite di papa Damaso (Liber pontificalis), di Paolo Diacono, a cui dà il berretto cardinalizio, di Martino Polono, di Sicardo vescovo di Cremona, di Goffredo da Viterbo. Ora l'uso fatto da Tolomeo di fonti che noi conosciamo, ci avverte di pensare seriamente se in una nuova edizione critica convenga ripubblicare questa storia per intero: e già il Muratori, che la pubblicò integralmente tot amicorum Mediolanensium aliorumque preci« bus, opinione ac veluti arietibus concussus », aveva forse giustamente divisato di trascurarne la parte più antica (1). Gli Actus Romanorum pontificum di Amalrico Augerio « de Biterris » contengono, compendiate, le vite dei papi fino al sesto anno del pontificato di Giovanni XXII (a. 1321)(2). L'autore, già priore del monastero di S. Maria di Aspirano, dell' ordine di sant'Agostino, nel vescovato di Elna, fu cappellano di Urbano V e in questo tempo completo e a lui fece omaggio della sua opera. La quale fu terminata in Avignone nel 1363, « in die sancti Archan (1) MURATORI, op. e vol. cit. col. 746. Cf. Risposta della R. Soc. rom. di st. patria (U. BALZANI relatore) alla circolare 22 ottobre 1885 dell'Istituto Storico Italiano, nel n. 2 (p. 19 sg.) del Bullettino dell'Istituto suddetto. (2) L' ECCARDT, che pubblicò primo queste vite (Corpus historic. II, 1641 sgg.) da un codice della biblioteca Reale di Parigi, le dispose cronologicamente, e ne espone le ragioni (Prefaz. p. xIII), sebbene l'autore le avesse poste per ordine alfabetico. Anzi l'A. stesso aggiunge nella breve introduzione, che non mancherà di unire due tavole « quarum prima ponitur in principio, altera in fine ipsius. <«< libri pro inveniendo de facili omnia nomina... per alfabetum et « folia ». Chi trascrisse il cod Vat. Reg. 704 fece la stessa modificazione dell' Eccardt. Le vite di Clemente V e di Giovanni XXII furono ripubblicate da BALUZIO, Vitae papar. Avenion. I, 95, 185; quelle di Gregorio V e Clemente II da LEIBNITZ, Scriptor. Brunsvicens. I, 576, 578. Le ripubblicò tutte il MURATORI nel III" volume, col. 8 sgg., dei Rer. Ital. Script. |