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del 1250. Quattro lettere del papa, da Lione, ci fanno conoscere come si svolse la faccenda (1). Di esse tre hanno la data del 1247 (2), una del 1250. La prima è diretta << fratri Crescentio episcopo », e il papa l'avvisa che ha già provveduto alla chiesa d'Assisi, destinandovi frate Niccolò da Calvi, suo cappellano (3). La seconda è diretta al podestà e al popolo d' Assisi e in essa il papa dichiara nulla l'elezione di frate Crescenzio, fatta dal cardinal legato passando « super hoc fines sibi traditae potestatis », e aggiunge che, essendosi riservato il diritto di nomina, era sua ferma volontà che venisse da loro accettato Niccolò da Calvi, suo cappellano, eletto e consacrato da lui (4). Nella terza, diretta « Sancti Eustachii diacono cardinali », ricorda al cardinal legato che, essendosi attribuita la nomina del vescovo di Assisi, « ob nostram et Sedis aposto«licae reverentiam » assista il detto vescovo Niccolò e consigli frate Crescenzio a ritirarsi. Ciò nonostante tanto frate Crescenzio quanto il popolo di Assisi resisterono alla volontà del papa. Una lettera pontificia del 23 maggio 1250, da Lione, «< priori et capitulo Assisinati », dimostra che frate Crescenzio non aveva ancora obbedito agli ordini del papa. Poco dopo questa lettera fu accettato Niccolò; il citato Catalogus ministrorum generalium dell'Ordine francescano, del secolo decimoquinto, dice che alla fine « fr. Crescen<«<tius in sua humilitate quievit » (5). La parte imperiale,

(1) Le do per sunto in Appendice, sotto i nn. 1-IV.

(2) Cf. Appendice, n. 1, nota.

(3) Erra quindi l'UGHELLI, Ital. sacr. I, 479, che dice fr. Crescenzio eletto da Innocenzo IV.

(4) Waddingo ed altri che ripubblicarono questo documento, lo posero erroneamente dopo la lettera diretta al cardinal legato. Veggasi su ciò l'Appendice, n. 11, nota.

(5) Cf. EHRLE, op. cit. p. 342 dell'ediz tedesca. Cf. LOCCATELLIPAOLUCCI, Serie quadruplice dei vescovi della città serafica, Assisi, 1872,

P. 12.

potentissima in Assisi, cedè dopo la morte del suo capo; e il pontefice che, al ritorno da Lione, si recò in Assisi e vi dimorò per un'intera estate, vi fu accolto con feste e segni universali d'allegrezza.

Quantunque nominato sin dal 1247, non risiedè stabilmente in Assisi prima del 1254: e, come già si vide, Niccolò stesso ci dice che assistè il papa sino alla morte. Erra quindi l'autore della citata Disamina, dicendo (p. 264) che verosimilmente « la sua istallazione nel vescovado segui <«< forse quando (il papa) passò nelle terre dello Stato pon«<tificio». Ai 3 di gennaio del 1253 firmava un atto « La« terani, in camera ubi ipse dominus episcopus morabatur », come leggiamo in una carta inedita Nonantolana (1). Se in questa medesima carta, verso la fine (2), si dice che Niccolò si trovava nel luglio (« die .vIIII. exeunte ») in Assisi, ciò conferma la nostra tesi, poichè è noto che Innocenzo IV passò qui l'estate del 1253 (3). Altri documenti (4) farebbero credere a qualche altra breve dimora di N. da Calvi in Assisi anche prima della morte del papa. Comunque, certo si è che segui il papa nel suo viaggio a Napoli, e un documento dell' 8 novembre 1254 (5) ce lo dice in quest' anno nel Napoletano.

Dopo il 1254 poco sappiamo del nostro biografo, ora residente senza dubbio stabilmente in Assisi. Il carteggio ufficiale (6) con lui della curia romana, tutto relativo alla giurisdizione ecclesiastica, non ci dà altre notizie sul nostro

autore.

Nel giugno del 1264, il vescovo Niccolò ricevette da Iacopo abate di S. Crispoldo del piano di Bettona, una

(1) Cf. Appendice, n. XI.
(2) Cf. Appendice, ivi.
(3) Cf. Appendice, n. XII.
(4) Cf. Appendice, n. xvi.
(5) Cf. Appendice, n. XVIII.

(6) Cf. Appendice, ove questi documenti sono dati per sunto.

chiesa intitolata al detto santo, posta in essa terra, con fabbriche annesse ed utensili, perchè ne facesse poi consegna ai frati francescani. E infatti la consegnò loro il 12 del seguente luglio. Pare che in seguito insorgesse tra il vescovo e i frati del sacro convento di S. Francesco controversia per cagione di diritti: si trova, infatti, nell' archivio di quel convento una carta del 1264, colla quale Niccolò promette di non esigere da esso veruna servitù, nè contribuzione (1). Ai 2 settembre del 1262, come si ricava da una iscrizione che vi si legge tuttora, assistè alla consacrazione, in Gualdo Cattaneo, presso Todi, della chiesa di S. Antonino. L'8 aprile 1264, per istromento rogato da Rainaldo notaio, protestò alla presenza di frà Nicolò di Landreto custode e degli altri frati del convento di S. Francesco, che per qualunque uso avesse egli fatto sino allora o fosse per fare in seguito nella detta chiesa o nel chiostro attiguo, intendeva di non recare pregiudizio alcuno alla chiesa, nè al privilegio della sua immunità, nè ai diritti dell'Ordine (2). Ai 6 dicembre del 1268 fu presente alla cessione che, nella chiesa di S. Francesco d'Assisi, Andrea di Tommaso, custode e rettore della chiesa di S. Angelo di Bevagna, fece « fratri Illuminato, ministro << provinciali » della chiesa di S. Giovanni, pure di Bevagna, « cum duobus stareis terre ad mensuram Mevanie, «< iuxta ipsam ecclesiam S. Ioannis » (3). Sin dal 1227 era nata contesa tra il vescovo di Assisi e l'abate di Nonantola pel priorato di Valfabrica, presso Foligno, dipendente da quel monastero. Questa crebbe sotto Niccolò e Giovanni da S. Germano, deputato a deciderla dal pontefice Inno

(1) Cf. Appendice, n. xxxvII.

(2) L'atto fu stipulato nella sala del palazzo grande presso la medesima basilica, presente messer Brudazio canonico di S. Maria di Spello e Nicoletto da Narni ed altri. Cf. FRATINI, Storia della basilica e del convento di S. Francesco d'Assisi, Prato, 1882, p. 68 sg. (3) Cf. Appendice, n. XLI.

cenzo IV, ai 23 novembre del 1254 pronunciò sentenza in contumacia contro i monaci di Nonantola e a favore del vescovo di Assisi. Ma il nuovo pontefice, Alessandro IV, revocò la sentenza del '54, dando, con bolla dei 23 ottobre 1259, all' abate di Nonantola piena giurisdizione sul priorato di Valfabrica (1).

Mori con tutta probabilità nel 1273, come possiamo ricavare dall'essergli stato eletto successore, nel settembre di quest'anno, in quella sede vescovile, quel « fr. Illumi« natus» (2), già ministro provinciale dell' Ordine francescano, al quale s'è accennato poco innanzi.

Mentre gli autori sconosciuti delle vite d' Innocenzo III e di Gregorio IX citano sovente le fonti delle quali fecero uso, ad esse mai si riferisce il nostro biografo. Contemporaneo e testimone degli avvenimenti che narra, non ebbe necessità di ricorrere agli archivi pontifici o di consultare cronache e scritture del tempo. Aggiungasi che que sta vita fu molto probabilmente redatta quando il nostro Niccolò era nel vescovado di Assisi, lontano dagli archivi segreti del Vaticano. Ciò non esclude però che, meditando già il suo lavoro, non avesse portato con sè copia di qualche documento; ed infatti, in alcuni punti, la sua esattezza di storico, partigiano nei giudizi, ma fedele quanto agli avvenimenti che narra, lo spinse a servirsi delle parole stesse del documento, che ebbe senza dubbio dinanzi agli occhi. Di ciò abbiamo una splendida conferma nella sentenza di deposizione di Federico II, che il nostro au

(1) Una carta Nonantolana, inedita, dopo lunghe ricerche trovata nell' arch. Vaticano, dà qualche notizia per la storia di questa controversia. Non avendola conosciuta il TIRABOSCHI nella sua Storia dell' augusta badia di S. Silvestro di Nonantola, la pubblico, nell'Appendice, al n. XI. La bolla d'Alessandro IV fu stampata dopo il sinodo del card. De Angelis, ove è fissata, erroneamente, all'anno 1284. Cf. TIRABOSCHI, op. cit., Modena, 1784, I, 429 sg.

(2) Cf. GAMS, Ser. ep. p. 669.

tore testualmente riproduce nella sua parte principale, ripartendola in vari punti del suo lavoro, ove essa cade più opportuna. Per adattarla al suo testo, ha qua e là sostituito qualche parola o leggermente cambiata la costruzione. Eccone alcuni brani che pongo, come saggio, a riscontro:

...a felicis recordationis Gregorio papa praedecessore nostro pro suis excessibus anathematis vinculo innodatum, speciales nuntios, magnae auctoritatis viros, venerabiles videlicet fratres Petrum abbatem Albanensem, tunc Rothomagensem archiepiscopum, et Willelmum Sabinensem tunc, quondam Mutinensem, episcopum, ac dilectum nostrum filium Guillelmum, basilicae Duodecim apostolorum presbyterum cardinalem, tunc abbatem sancti Facundi, qui salutem zelabantur ipsius, duximus destinandos,... Et quia praelatorum, clericorum omniumque aliorum, quos detinebat captivos, et omnium tam clericorum quam laicorum, quos ceperat in galeis...

... idem tamen Pharaonis imitatus duritiam, et more aspidis obturans aures suas, huiusmodi preces et monita elata obstinatione ac obstinata elatione despexit.

... ut eidem Ecclesiae ac nobis illuderet potius quam pareret...

Et licet processu temporis, in die Coenae Domini proximo nuper praeterita praecedente, coram no

[S 7.1

...a papa Gregorio nono propter

suos enormes excessus et contumaciam fuerat anathematis vinculo innodatus, mittere procuravit venerabiles fratres, videlicet dominum Petrum Albanensem, tunc Rothomagensem archiepiscopum, et dominum Guillelmum basilice Duodecim apostolorum presbyterum cardinalem tunc abbatem sancti Facundi, et dominum Nicolaum episcopum Reginum, viros utique magne auctoritatis et prudentie venustate pollentes, qui tunc dicti imperatoris precipue zelabant salutem... prelatorum, clericorum omniumque aliorum quos iniuste tenebat captivos, cunctorumque laicorum quos in galeis tempore pape Gregorii ceperat...

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