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portati, e in nostra presenzia e in assenzia, più volte, col Cardinale e con questo Comandatore di Santo Antonio loro savoino; e ancora questi della Signoria ne feceno il possibile e in ultimo, per insino presso a mezanotte stemo in questi dibattiti, nè ci volemo però partire a rotta, per le cagioni più volte allegate alla vostra Signoria. E rimanemo, essendo tanto tra notte, e la cosa già venuta in tedio al Cardinale e a' più degli altri, per tanto dibattersi nelle medesime cose, che questa mattina la sua reverendissima Paternità avessi questi da Milano soli, e poi dietro a mangiare loro e noi tutti e diputati per la Lega; e nel capitolare, vedere se, per la grazia di Dio, e per la virtù della sua Paternità, potessimo rimanere in finale conclusione. Vogliamo siate avisati per insino a qui dove le cose restano, e come seguirà di nuovo, e spesso aviseremo la vostra Signoria; alla quale sempre ci raccomandiamo. Questa vi mandiamo per Lorenzo Pesciolino, vostro corriere, aspettando degli altri vostri d'ora in ora, per risposta delle nostre lettere. In Vinegia, a dì 18 di dicembre 1426, hora XIII non die facto. Servidori vostri R. e M. ec.

Mandata per Lorenzo Pesciolino, corriere de' Dieci.

A dì 19 di dicembre, ore 20, ricevemmo per Marco Pesciolino, corriere de' Dieci proprio :

1049] A tergo: Spectabilibus et egregiis viris, domino Raynaldo de Albizis militi, et domino Marcello de Strozis, oratoribus nostris carissimis, Venetiis.

Intus vero:

Dilettissimi nostri. Ne' dì passati v'abbiamo scritte più lettere, e alle vostre risposto; e per tutte ricordatovi lo scriverci spesso e con sollecitudine, e particularmente avisarci di ciascuna cosa occorrente: e sopra ciascuna parte avete a pieno la nostra intenzione; sì che di nulla avete a dubitare. E per l'ultime vi dicemo intorno alla parte del non impacciarsi il Duca in Romagna, a quanto il reverendissimo signore Cardinale domandava, quanto avessi a seguire; e perchè assai confuso ce ne dicesti, ci fu necessario dirvene lungo. E per le vostre lettere scritte a dì 6 di questo a ore 24, che questo di ricevemo, abbiamo inteso dove la cosa si riduce, che in altra forma chiedere o consentire non era onesto nè ragionevole; nè pensiamo cotesta illustre Signoria, per rispetto del Marchese d' Esti e del Signore di Ravenna, nella forma domandata avesse consentito.

Di quelli signori e Nobili dal Fiesco e da Campofregoso, veggiamo per queste ultime quello ne dite, e ove le cose sono ridotte. Vogliamo v'ingegnate per nostro onore e debito, e per la conservazione loro, ottenere quanto aveste in commissione; e pure in quello che al presente ci scrivete, ci pare del passato abbiate vantaggiato: e noi speriamo, per la discrezione somma del signore Cardinale e dell'ottima volontà di cotesta illustre Signoria e degli ambasciadori di Savoia, al fine desiderato conducerete questa parte. E noi ve ne dicemo a pieno, per quella de' dì 10 del presente, quanto in ultimo avessi a seguire.

Dispiaceci la dilazione presa per gli avversarii, e la cagione c'è incognita; ma cognosciamo per più indizii, che possiamo dire certeze, che alle spese non può reggere; e pure della pace ha bisogno. E noi, come avete per le cose a voi scritte veduto, desideriamo la conclusione presto, per potere a quello è utile per lo nostro Comune provedere; però che nella presteza sono molti commodi, e nella lungheza il contrario.

Alla parte del conforto e speranza, che voi dite che l'ambasciadore di cotesta illustre Signoria che è qua, ha scritto costà alla Signoria de' fatti di Genova; vorremmo volentieri che così fosse, che ci sarebbe grato quanto poche altre cose che ci potessino occorrere: ma noi non ci veggiamo nè sappiamo cognoscere speranza, in su che fondamento si possa fare; ma più tosto il contrario: e di questo chiarite la Signoria, sì che non potesse per tale speranza ritardare la conclusione e di questo più d'una volta n'abbiamo fatto sperienza.

Questa abbiavamo ordinata la sera passata: dipoi questo dì ricevemo vostre lettere scritte a dì 8; per le quali ci replicate quello che per l'altre lettere ci scrivesti, e quanto dipoi avete seguito particularmente : di che vi commendiamo, e così vogliamo che con diligenzia facciate; sì che da voi spesso sentiamo qualunque cosa occorrente: e de' fanti avete da potere scrivere ogni dì. E benchè voi ci scriviate alquanto sospesi e dubbiosi, e tutto siamo certi scrivete come è la verità; nientedimeno non c'è diminuita la speranza che per altre vostre lettere abbiamo compresa: nè veggiamo alcuna cagione che debba ritardare la conclusione dalla parte del nimico, ma più tosto affrettarla. La volontà nostra voi la sapete, e per molte lettere ve n'abbiamo certificati e così per questa facciamo: e vogliamo che con ogni industria e diligenzia voi vi sforziate venire alle conclusioni, non ommettendo cosa alcuna che a tale effetto sia utile, seguitando le cose a voi commesse. E benchè la intenzione vostra siamo certi essere conforme a' nostri voleri; pure, da capo vi confortiamo a tenere quelle vie che producano l'effetto desiderato, e prestissimamente, rimosso tutte le tardità e ostaculi. E perchè, come per altre nostre arete veduto, Giovanni Luigi dal Fiesco fu rilasciato, e per stadichi lasciò nelle mani del Duca suoi figliuoli; però provedete in quanto vi sia possibile, che siano liberati e rilasciati, come per l'altre vi scrivemo, liberamente, sanza alcuno pagamento. Data Florentie, die 13 decembris 1426, di notte. Tenuta insino a dì 14, a ore 19.

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Magnifici Signori, ec. Iermattina a ore 13 vi scrivemo per Lorenzo Pesciolino, e foste avisati dove le cose finalmente restavano. Ieri doppo mangiare non mandò per noi il Cardinale, come per quella vi dicemo doveva fare. Dice che attese a fare dirizare e capitoli e domande di ciascuno, per mostrargli poi alle parti; ma e'mandò a sera a dirci che questa mattina tutti noi fossimo là, e portassimo e nostri mandati. Il perchè questa illustre Signoria ebbe subito fra notte il Consiglio de' Cento, e ordinarono e loro sindichi; e questa mattina n'andamo là, e portamo e nostri mandati tutti, i quali diemo e lasciamo al Cardinale; e da lui avemo quello di questi da Milano. Oggi s'è atteso a fargli vedere se sono validi e loro, e anche e nostri; e domattina è dato ordine che siamo insieme e sentirete quello seguirà. Ma non vogliamo però tardare di mandarvi isto interim questa per l'Unghero vostro corriere.

Oggi in sulle 20 ore ricevemo la vostra de' dì 13, tenuta a dì 14 a ore 19. Dite noi vi scrivemo confuso sopra la parte del non s'impacciare il Duca di Milano in Romagna, e per la reciprocazione di quello capitolo: e per la nostra de' dì 6 avete veduto dove la cosa si riduce. Noi non vi potemo scrivere allora altrimenti, perchè ancora non s'era fatta quella escezione delle terre vostre e de' vostri accomandati, che si posseggono al presente, e possedevano prima la guerra si rompesse, però che in niuno modo noi il volavamo consentire. E pure questa illustre Signoria l'avea consentito sanza excepto, come vi scrivemo allora e però dipoi cercamo noi di farlo chiarire. Benchè questi Dottori venuti da Padova dicessino vi s' intendeva, parve a noi di chiarirla meglio, per non avere poi a contenderla.

De' Nobili dal Fiesco e da Campofregoso, arete dipoi veduto dove i fatti loro sono riusciti; nè usciti siamo di vostra commissione. Bene aremo avuto caro ci avessi fatta risposta alla parte vi dicemo per la nostra de' dì 6 sopra l'albitro che avessi a chiarire, se essi contrafacessino alla pace; però che non vogliono questa illustre Signoria, nè anche il Duca di Savoia, ma il Papa, o persona non sospetta, come dicono essere queste due illustri Signorie; e come per l'ultima anche ve ne toccamo che se aremo a capitolare, assai ci chiariva la vostra risposta sopra di ciò. Dell'altre cose ci siamo portati e porterenci, colla grazia di Dio, come ci comandate e solo uno corriere ci resta, quello che venne oggi, che subito ve lo rimanderemo ma degli altri vostri speriamo d'avere dì per dì per potervi scrivere spesso, come ci comandate.

Noi c'ingegneremo, se possibile ci sarà, ch'e figliuoli di Ioanni Luigi siano liberi sanza pagamento, come scrivete; ma non l'hanno voluto consentire questi da Milano, perchè dicono non essere di ciò informati; ma di lui aveano consentito. Il Cardinale ce ne dà pure alcuna speranza di chiederlo loro di grazia ; ma non affermativa infine faremo come per la vostra de' dì 10 ci comandate: nè altra speranza vi possiamo dare per le nostre lettere, nè dobbiamo, se non quanto veggiamo e tocchiamo con mano, come particularmente dì per dì vi tegnamo avisati per le nostre lettere alla vostra Signoria; alla quale sempre ci raccomandiamo. In Vinegia, a dì 19 di dicembre 1426, hora tertia noctis.

Servidori vostri R. e M., ec.

Mandata per l'Unghero, corriere de' Dieci.

1051]

Dominis Decem, etc.

Magnifici Signori, ec. Iersera per l'Unghero vostro corriere, a ore 3 di notte, vi scrivemo a pieno. Questa mattina, come vi dicemo essere ordinato, fumo tutti insieme; e fatto vedere il mandato di questi di Milano da questi Dottori venuti da Padova, troviamo essere valido a bastanza, benchè più pieno potessi essere: e' nostri non abbiamo ancora riavuti, nè fattoci risposta alcuna. Pure, per sollecitare lo

spaccio, n'andamo tutti e deputati alla pratica, questa mattina, al Cardinale per sollecitare e capitoli. Disseci non potere ancora mostrarceli, però che non avea potuto ancora mettergli in ordine; e che quando potesse, sanza perdere tempo, ce gli mandrebbe. Avisandoci, che questi da Milano ebbeno iersera uno cavallaro dal loro Signore; e doveano fare diciferare le loro lettere, e poi sarebbono alla sua Paternità e di tutto ci farebbe noto.

Questo dì, doppo mangiare, mandarono questi di Savoia per questi diputati dalla Signoria e per noi, et in San Marco accozati insieme, dissono che il Cardinale avea mandato per loro; e molto ansiato, s'era doluto con loro che questi di Milano facevano non piccolo dubbio in due cose: l'una apparteneva a questa illustre Signoria, l'altra a noi: nè mai ci vollono dire quali si fossono; ma che il Cardinale sperava per di qui domattina fargli contenti. Aspetteremo, e di tutto sarete avisati. Non sappiamo noi quello si voglia dire questo, nè se altra coda si tirerà dirieto; ma per ubidire alla vostra Signoria di scrivervi spesso, e d'ogni caso, vi mandiamo questa per Marco Pesciolino vostro corriere; nè più fante ci resta de' vostri. Speranza non vi diamo, nè togliamo, più che per lo passato, veduto e modi di costoro e la natura di colui con cui avete a fare; e noi vi vorremmo dare più tosto frutto che fiori, e scrivervi cose certe e non vane: sì che non vi maravigliate, però che altro non veggiamo potere per ancora di cosa ferma scrivere alla vostra Signoria; alla quale sempre ci raccomandiamo. In Vinegia, a dì 20 di dicembre 1426, hora secunda noctis.

Servidori vostri R. e M., ec.

Mandate per Marco Pesciolino, corriere de' Dieci.

A dì 21 di dicembre 1426, ore 18, per Piero da Imola corriere de' Dieci ricevemmo le infrascritte lettere.

1052] A tergo: Spectabilibus et egregiis viris, domino Raynaldo de Albizis militi, et domino Marcello de Strozis, oratoribus nostris carissimis, Venetiis.

Intus vero:

Dilettissimi nostri. Ne' dì passati v'abbiamo scritte più lettere, e per tutte ricordatovi lo scrivere spesso, e particularmente sopra la materia di che praticate, di tutte le cose che occorrono; e per l'ultime facemmo risposta alle vostre de' dì 8: e come per quelle vi dicemo, non ostante le difficultà mostrate, tegnamo la conclusione dovrà seguire, e sanza tardità: e così voi, con quella onestà e modo che vedete si richiede, sollecitate l'effetto e spaccio, perchè molti sono i casi che possono nella dilazione occorrere turbativi della pace, che tutti innanzi non si preveggono a pieno; e nelle cose che non sono gravi, nelle quali nascono le difficultà, v'ingegnate con dolci e umane parole la Signoria disporre e inclinare a consentire, benchè in tutto non fossono a'loro desiderii conformi; ricordando il frutto e bene della pace. E simile diciamo del fatto del castello del Signore di Mantova, che non ci pare di tanta importanza, che troppa resistenzia se ne debba fare. Et in tutte le cose che simil

mente nascessono, ne confortate la Signoria, sì che a rottura non si venisse in alcun modo, o seguitassene lungheza o tardità nella conclusione: abbiendo a questo singulare riguardo, e parlandone con la Signoria, e ancora con cotesti signori ambasciadori di Savoia, con modo cauto e discreto, sì che indegnazione o ombra per loro non se ne potesse pigliare; e massime per la Signoria. E perchè voi ci dite come alcune volte sete stati dalla Signoria tentati, del dire al reverendissimo signor Cardinale, Se quelli del Duca non consentono ec., non essere bisogno più praticare : a questo veggiamo per lo vostro scrivere quanto avete fatto per lo passato; così seguite per lo avvenire, sì che non si rompa il trattato, nè da quello si parta; ma seguitisi nella pratica insino alla conclusione e temperatamente ne parlate, confortando ancora gli ambasciadori di Savoia, benchè veggiamo la loro buona intenzione e volontà intorno a ciò. E noi ci rendiamo certissimi cotesta illustre Signoria di somma prudenzia tutto vede, e bene considera, e abbia maturo e buono riguardo a ogni cosa, nè altra oppinione abbia che si richiegga a Signoria di tanta sapienza; nè perchè così dimostrino con parole, alcuna volta seguitassono con gli effetti; pure voi, accaggendo tal caso, ve ne governate come per lo passato avete fatto, e come vedete essere la nostra intenzione. E quando pure vedessi la Signoria deviarsi dalla pace (che non lo crediamo); ricordate, come per più v'è stato detto (benchè pensiamo già l'abbiate fatto), la lunga guerra in che siamo stati, le gravissime spese sopportate, la diminuzione delle nostre sustanzie, il non potere i nostri cittadini e mercatanti utilità e commodi potere trarre de' loro traffichi ed esercizii, che assai sono mancati: il perchè non c'è possibile alle spese come per li tempi passati supplire: e simili parole, per le quali comprendano in noi non essere quella potenzia che per lo passato e con tale modo ne parlate, che non dispiaccia loro, ma sia certificargli dello stato e potenzia nostra; ma che non possano comprendere che da altro fine o cagione venisse. Et essi, che per esperienzia hanno veduto e cognoscono, possono in noi giudicare il simile. Data Florentie, die 16 decembris 1426, hora XVIII.

Decem officiales balie Comunis Florentie.

1053] A tergo: Spectabilibus et egregiis viris, domino Raynaldo de Albizis militi, et domino Marcello de Strozis, oratoribus nostris carissimis, Venetiis.

Intus vero:

Carissimi nostri. Poi vi scrivemo, ricevemo vostre lettere scritte a dì x, per le quali siamo avisati quanto insino a quell'ora era seguito delle pratiche e ragionamenti per voi si tengono; e come il fatto del Signore di Mantova era acconcio; e così tenavate il resto delle domande della Signoria avrebbono effetto. Delle nostre, veggiamo per lo vostro scrivere non essere innovato alcuna cosa: il perchè, tutto compreso, tegnamo la conclusione essere fatta. E perchè per più, e ancora per l'ultime, vi dicemmo a pieno della intenzione nostra (il che replicare sarebbe superfluo), vi diciamo che in tutto seguitiate quanto v'abbiamo scritto con ogni sollecitudine e diligenzia, sì che l'effetto desiderato prestamente segua. Data Florentie, die 16 decembris 1426, hora 20.

Decem officiales balie Comunis Florentie.

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