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1191] A tergo: Spectabilibus viris, Alamanno de Salviatis, Nerio de Capponibus et domino Raynaldo de Albizis militi etc., collegiis et concivibus carissimis. In castris contra Lucanos.

Noi scrivemo a'dì 18 di questo a ore I la nostra ultima, che si dirizò a Neri e a messer Rinaldo, per la quale rispondemo alle loro infino al dì ricevute quanto giudicamo mestieri. Mandamola per Marco di Nofri cavallaro, da cui certo crediamo avuta l'arete, e fatto quanto in essa si conteneva. Poi stamane ricevemmo una da Neri solo, fatta in Pescia a dì 19 a ore 14; e poi stasera una altra da Alamanno, in questo dì fatta in Pistoia, intorno al caso di Pigliardo, e della vittuaglia di Carfagnana de le quali prendendo gli effetti necessarii, appresso risponderemo. E prima, alla sicurtà delle strade, che Neri scrive, abbiano divisato noi, che voi togliessi ser Michele da Castiglione, el quale è costà conestabile della brigata da Castiglione, e dessigli xv di que' fanti, e come a bargello gli comettessi la guardia delle strade e del campo; e di chi contrafacesse al dovere, li dia debita pena: e volessi che egli facesse di fatto almeno per tutto questo mese, tanto che s'assicurassino le cose, e togliessesi a' cattivi materia di mal fare. Sì che datevi effetto, se vi pare, o per altra via, qual più utile giudicate. Alla vittuaglia s'è proveduto nella forma che v'avisamo, e che sa Alamanno; e ancora n'aremo 40 moggia da Donato d' Ugolino. Alla canova provedete d' uno Pesciatino, come vi scrivemo per altra, e come con Alamanno si praticò. Fanti mandiamo quanti possiamo; e sa ciascuno di voi (d'Alamanno e di Neri diciamo), che più che noi ce n'abbiamo, mandare non se ne può. Partì stamane Ghirigoro da Giara con paghe 25: domattina partirà Giovanni da Cascia e Piero da Terni, che fieno paghe 160 e lance 20. Agnolo Ronconi ci verrà, che pur oggi l'abbiamo fatto sollecitare; che subito l'arete. Portiamo le lettere di Neri, e così di messer Rinaldo, quasi tutte a'Signori, perchè disegniamo e bisogni ordinarii et estraordinarii, e di continuo chieggiamo (1). E pur iersera s'ottenne la provisione di confermare le condotte per noi fatte oltre alla balìa concedutaci; e domane si farà il

(1) I Signori, appunto il giorno avanti, avevano scritto ai due de' Dieci ch'erano al campo, questa lettera, che tolgo dal Registro del loro cancelliere. Quanto poi dovesse dolere a Rinaldo la elezione di questi nuovi Commissari, superiori a lui perchè dell'ufficio de' Dieci, è facile pensarlo. Nè forse è a caso il silenzio che la lettera tiene sul conto di lui.

NERIO GINI ET ALAMANNO DE SALVIATIS.

< Carissimi nostri. Perchè tutto il desiderio di questa Signoria nel presente consiste in dare espedizione votiva e reale effetto alla 'mpresa contra il Signore di Lucca, che sanza dubbio in questo << sta l'onore e la riputazione de la città nostra; però, desiderosi di provedere iuxta pɔsse a tutte <quelle cose che paiono conducere al desiderato fine, abbiamo deliberato, insieme co' nostri vene<rabili Collegi, che tu Neri e tu Alamanno in niuno modo vi partiate di cotesti luoghi, mi attendiate con diligenzia e con sollecitudine alla espedizione di cotesta impresa; sperando che la virtù ◄ vostra e la sollecitudine et il provedimento sarà tale, che sanza dubbio a voi partorira fama e gloria, et alla nostra Repubblica vittoria e grandeza. Confortianvi adunque, veduta la fede che ◄ ha in voi questa Signoria e tutto il Popolo nostro, che vogliate esercitare e vostri ingegni, e non * permettere che si perda tempo; ma con sollecito e maturo provvedimento si proceda dì e notte in quello che fa mestiero. El bullettino nello effetto che di sopra vi diciamo è diliberato sotto ◄ grave pena. Sì che fate quanto vi comandiamo intorno alla vostra stanzia. Data Florentie, die < XVIIII ianuarii 1429 ».

Popolo (1). E così di per dì ci sforzeremo ampliare le cose, per potere fare quello che partorisca il parimente disiderato onore. Resta che voi, adestrandovi colle forze ch'avete, colla sollecitudine e colla industria suppliate al difetto del potere. Il che se fate, cognoscendo vostra prudenzia quanto è escessiva, non dubitiamo punto perverremo a ogni disegnato fine.

Alla parte de' danari, che chiede Neri pel signore Niccolò, abbiamo contento Giovanni d'Astore di fiorini mille, come ci scrive; e pe' bisogni di costà ne recò Alamanno. E benchè non sieno a sufficienzia; pure, veduto vi mandiamo costi moggia 200 di grano, del quale ritrarrete il danaio, che fieno più che fiorini 1000; ci pare, sanza avere altro, dobbiate fornire le nicistà di costà: ma se tanti non fussono, avisate, e darassi modo a quanto scriverrete. Gli scarpellatori abbiamo mandati, e costì debbono essere: e maestri del legname, ne manderemo dieci tra domane e l'altro. Le bombarde per Neri chieste, facciamo trarre di munizione, e domane si faranno caricare, e prestamente l'arete; e a quelle mancassono e ceppi, gli farèn fare, e di polvere vi fornirèn di continuo.

E costumi del signore Niccolò ci dispiacciono non mezanamente: e non dovrebbe, veggiendo l'onore fattogli per questo Popolo, e che gli si apparecchia di fare (2), governarsi con tanta salvaticheza. Seguiranne che, facciendo ogni buona operazione, sarà malgradita. Parci che tu Neri, a cui presterrà più fede, voglia una volta mostràgli quanto d'inconveniente più a lui che a noi possin generare questi portamenti; e operare che oramai e' muti pensieri; chè non si troverrà sempre il manico in mano: e il fare suo dovere sarà a lui onore, e a noi darà consolazione assai. E spezialmente le forteze procurate voi d'avere; e fate, per Dio, più in parole voi non siate tenuti; chè ci pare uno vilipendio dell' uficio nostro. Dal ragionamento di quegli di Collodi non confortiamo il partirsi, perchè non può nuocere; e anche forse è da considerare se il tenere simile pratiche gli fa ringagliardire. Sarebbe forse più sbigottimento di loro il prendere partito di disfarlo tutto, sanza ricevergli a misericordia alcuna. Pur voi, che in sul fatto siete, come meglio fia credete, ne diliberate; e noi aviserete di tutto. Non vogliano che rimanga a dietro il dirvi, che noi sentiamo che costà in Pescia e in campo si vende il grano e la biada fuori d'ogni ragionevole pregio. Se così fusse, provedetevi; chè troppa infamia e danno sarebbe, che sanza misura

(1) Intendi, s'adunerà il Consiglio del Popolo; nel quale, come in quello del Comune e negli altri Consigli, dovevano passare le provvisioni de' Signori e Collegi per esser valide. Del resto, le facoltà che i Dieci avevano fino dal dicembre, erano queste: Condurre il Fortebracci con spesa non maggiore di fiorini tremila il mese, con la comitiva di mille cavalli e secento pedoni : condurre altri, purchè non si passasse in tutti la spesa di settemila fiorini al mese. Questa provvisione era passata, ma non senza molte fave bianche. Il dì 21 dicembre, portata nel Consiglio del Dugento, era piaciuta (come dicevano) a 137, dispiaciuta a 57. Nel Consiglio de' cxxx1 (come si componesse, ved. a pag. 206), il dì 22, piacque a 88, e a 21 dispiacque. A'23, nel Popolo, piaciuta a 171, dispia ciuta a 38: e a' 24, nel Comune, a 96 piaciuta e dispiaciuta a 46. Il 21 poi di gennaio si vinsero nel Consiglio del Popolo varie provvisioni concernenti alla guerra di Lucca: e una, fra l'altre, (piaciuta a dugento Consiglieri, e dispiaciuta a ventuno) ordinava, Quod ambaxiatores, commissarii, offciales aut mandatarii non possint acquirere, accipere vel retinere aliquas res de predationibus factis in guerra vigenti; e dentro quindici giorni debbano notificare a' Conservatori delle Leggi tutto ciò che fosse pervenuto alle loro mani, sotto certe pene. Nel Consiglio del Comune, al quale fu portata il 23, si approvò da 153, dispiacendo a sei.

(2) Di che onore parlino non s' intende, sapendosi che per Capitano generale non lo volevano, nè lo vollero poi. Forse ne' Dieci avrebbe avuto favore; e dalla consulta che reco in seguito, si può argomentare che gli proponessero quest'onore ma tutt'i richiesti furono di contrario avviso.

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vi si vivesse; benchè speriamo che a tutto provederete; e noi iuxta il possibile ve ne confortiamo. Data Florentie, die 20 ianuarii 1429, hora i noctis.

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Una a Ormanno e frategli, de' 21, tenuta a dì 22. Mandata per Lorenzino cavallaro, menò uno ronzino per ser Antonio.

A dì 22 di gennaio. Una lettera al podestà di Buggiano. Mandata per uno famiglio di Bartolomeo da Gualdo.

Una lettera al fattore da Montefalcone, con una al vicario di Samminiato de' due de' Dieci di qui (1). Mandata per Nanni di Piero di Giovanuncolo.

Uno salvocondotto a Martino e Giovanni di Matteo e frategli e loro figliuoli da Colle; Chele e Giovanni d'Antonio da Castello Vecchio e loro frategli; Matteo di Parente da Castello Vecchio; Martino di Sconcia da Colle di venire di qualunche luogo a noi. Dura tutto il presente mese di gennaio.

Detto dì, si fe' risposta alle soprascritte due lettere de' Dieci per parte di Neri e Alamanno e mia. Mandata per Lorenzino cavallaro predetto.

Una lettera al podestà di Buggiano. Mandata per fante proprio.

Una lettera a Niccolò Gilii da Lucca. Mandata per fante proprio, cavallaro del capitano di Pisa, che lo lasciasse ec.

Detto dì, andai al campo.

Ebbi una lettera di Chiarissimo di Bernardo.

El nome del campo è Santo Matteo e Marzocco.

Neri di Gino rimase stanotte al campo, e io mi tornai in Pescia.

Una lettera a Chiarissimo di Bernardo.

Ronzino mio di verrettone fu fedito in campo, detto dì.

A'dì 23 di gennaio. Una lettera a Ormanno, per Rossetto cavallaro da Pisa.
Ricevemmo per Piero Lupo cavallaro:

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1192] A tergo: Spectabilibus et egregiis viris, Nerio de Capponibus et Alamanno de Salviatis ex officio Decem balie Comunis Florentie, et domino Raynaldo de Albizis militi, et collegiis et commissariis nostris carissimis.

Spectabiles et egregii viri. L'ultima che noi vi scrivemo, che principalmente fatti di Comune e dell' uficio nostro trattasse, fu a dì 20 di questo a ore tre di notte; e quella dirizamo a te Neri e a voi messer Rinaldo, rispondendo a più vostre prima ricevute, quanto ci parve fusse mestieri. Mandamola per Salvestro nostro cavallaro,

(1) Cioè scritta dal Capponi e dal Salviati.

da cui rendendoci certi avuta l'arete, e ad esecuzione messo quanto in essa si conteneva, faremo sanza più riplicare le cose in quella narrate. Poi iermattina, in su la ora del mangiare, ricevemo da te Neri una fatta in Pescia de' di 20, e un'altra da voi messer Rinaldo fatta a Collodi in detto dì; per le quali assai a pieno avisate in che disposizione si truovano le cose costà. Etiersera dipoi ne ricevemo un'altra da Alamanno e da Neri, fatta in Pescia a dì 21, la quale per lo simile avisati ci rendè come di costà procedono e fatti, e di quello vi fa mestieri. Però avendo a entrare quanto s'è scritto per ciascuno da poi che tu Neri di qua partisti, e parendoci che ciascuno questi casi principalmente tocchino, troppo asciutto gli passino; abbiano giudicato, a onore dello uficio nostro e vostro, non ci par poter fare di meno che dirvi così.

E principiando da voi, Neri e Alamanno, perchè a voi tocca la graveza, vi diciano, che se voi vi ricordate bene le cagioni per le quali principalmente si causò vostra andata costà, furono molte (1). La prima, perchè voi dessi ordine, che le forteze che sono nelle mani del signore Niccolò si ritraessono da lui, e venissino nelle mani del nostro Comune e vostre. La seconda, perchè voi volessi con ogni debita diligenzia discernere e vedere l'ordine del campo da Collodi, e con quanta brigata vi ci ritroviamo, e fare riducere le genti del signore Niccolò in campo; delle quali, come sapete, c'era detto che non v'era il terzo, nè da cavallo nè da piè, di quel tenere debbe; e conoscere in verità quello in su che noi ci possiàn fermare. La terza, perchè voi intendessi i portamenti del nostro comissario che costì è stato (2); più per potere chiudere la bocca e tagliare ogni materia di parlare agli emulatori, alle cattive lingue di qua, che perchè noi ne stessimo in alcuno dubbio. La quarta, per la liberazione de' prigioni, sì per l'acconcio universale del paese, e sì per trarre d'esercizio e guardatori. Queste furon, a nostro giudicio, le cagioni dell'andata vostra; nonostante che a'nostri Signori e a'loro Collegi si dicessi, che voi andresti a praticare, intendere e fermare lo stato universale della nostra impresa. Ora, quello che di queste parti dopo vostra andata, noi abbiamo ritratto, è suto, che da te Neri siamo stati largamente avisati, e portamenti del comissario esser stati, non che buoni, ottimi e perfetti; e per più tue ne rimagnamo bene contenti. Abbiano ancora, che il signore Niccolò ha dato buono principio a riducere le genti de' luoghi dove imbucati erano, e che si mette in punto, e dice volere far mostra ec.: che è pur segno, che qualche parte fatta ne sia; e quello che non è fatto, si farà: che anche per ancora ci fa rimanere quieti. De' prigioni anche ci hai avisati tu Neri, che la cosa si reca a sommo; e di quello s'è potuto s'è preso partito, e tutto giorno se ne prende che anche ci dà speranza che d'ogni resto voi prestamente farete prendere il partito qua ragionato e diliberato; ciò è, di fargli mandare a Pistoia nella prigione del Comune, acciò non stieno costà a mettere fame nel campo, sanza utilità, e anche e guardatori tenere occupati in simile esercizio. Ma della principal parte, e di quella che a universal giudicio di ciascuno porta il peso e la stima dell'altre tutte, ciò è del rendere delle forteze, sì che sappiamo in su che terreno ci fermiàno i piedi; nè cosa alcuna fatta nè per ancora principio veruno dato vi veggiamo o sentiamo. Anzi, ora lo 'npedimento dell'acqua, ora la partenza di chi avea e contrasegni, e ora questo impedimento e ora questo altro s'allega, come per le lettere

(1) Ved. la lettera della Signoria, a pag. 315 in nota.

(2) Non Rinaldo, che v'era sempre; ma Astorre Gianni, che era stato al campo di Collodi con l'Albizzi, e ora si trovava al campo di sopra. Delle accuse a lui date in Firenze, ved. a pag. 219.

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da te Neri scritteci ieri siamo avisati. I quali quanto sieno verisimili o ragionevoli, tu meglio che alcuno altro lo debbi intendere e giudicare; e anche credere, che essendo tu di singulare prudenza quanto altro cittadino della città nostra, che noi ce ne doviamo essere non mezanamente maravigliati; e così in verità è suto. Ma quello ci dà l'ammirazione ben singulare e oltre a modo grande è, che tu per tue lettere ci richiegga di 7 in 8 migliaia di fiorini: e non sendo dato pur principio da cosa che da sua parte egli abbia a fare, mai, ad altro effetto, che a chiedere danari, tu finalmente non ti dirizi; come se tu non sapessi che i nostri Signori, e ogni altro che qua è, vogliano molto bene intendere per quanto la canna, prima che pur d'uno grosso noi possiamo esser spenditori. Et oltre a ciò, per una cedola che ci scrive messer Rinaldo nella lettera sua, dice che il signore Niccolò avergli detto, che vorrebbe sapere qualche fermeza de' fatti suoi, e che per insino a qui egli ha servito sanza premio e come servidore della nostra Comunità; e che per lo avenire si vorrebbe intendere per sè e sua compagnia; e che non ebbe mai danaio, e così non può stare. E più, che voi Alamanno e Neri, per un'altra lettera che nella vostra iersera rimandate, ci dite che perchè al signore Niccolò è stato messo alcuno sospetto de'suoi denari, che ci piaccia operare che sia satisfatto con presteza, acciò che e' gli esca il sospetto d'esser.straziato. E più, che pel cancellieri di Bartolomeo da Gualdo c'è stato detto, che in certa differenza che è tra lui e il signore Niccolò, una delle principali scuse che 'l signore Niccolò allega di non potere osservare a Bartolomeo quello che gli ha promesso, è che dice che, intorno al numero di sua condotta di cavagli e di fanti, da noi non gli è stato attenuto quello che promesso gli fu, e però a lui attenere non lo può. Le quale cose tutte, quando bene considerate l'abbiamo, ci hanno messo in tanta estrema maraviglia, quanto dire o considerare si potesse; chè troppo ci pare strano che per lui s'usino, e per voi si scrivino simili cose così mozamente; perchè, a cui bene le vorrà congetturare, elle generranno nell'animo assai ragionevole sospetto e cagione certissima di dubitare, che chi usa sì fatte parole non chiegga colle parole, e mostri una cosa di fuori e un'altra ne tenga dentro nascosa; e massime veduto la magreza alle scuse della dilazione al consegnare delle terre date: però che tu Neri sai, che il signore Niccolò dello stato suo con noi è in fermeza, e per scrittura di tua mano e per lui suggellata e soscritta (1); e oltre a ciò, per instrumento di publico notaio tutto è manifesto. E per noi si sono pagati e danari che per insino da ora ci sono stati domandati: sì che cagione alcuna di dubitare di strazio o d'incertitudine di fermeza dalla parte nostra contro a lui non può avere principio nè nascimento alcuno; ma a noi, e a ciascuno che questo vole con ragione considerare, debbe bene nascere ragionevole congettura del prendere il tempo che di sopra diciamo. E perchè di questo caso ci pare di tanta importanza quanto immaginar si potesse, e seguendo alcuna straneza, quantunche piccola, dalla parte del signore Niccolò, potrebbe esser cagioni d'uno irreparabile inconveniente, e allo uficio nostro per ogni rispetto di carico e di graveza tale, che ogni fortissimo omero sotto vi mancherebbe; none ostante che tu Neri molto bene e tre quarti te ne porteresti a casa; e perchè di continuo da' nostri Signori e da' loro Collegi e da infinito numero di cittadini noi siamo molestati per la consegnazione di queste benedette forteze e terre; che chi per affezione che a questa impresa porta, e chi per altro rispetto lo fa: però abbiàn diliberato, tutti e tre voi richieggiamo, e quanto più è possibile graviamo, che alla avuta di questa, ponendo ogni indugio da parte, o tutti e tre

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