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Passava perlopiù l'inverno nella villa Laurentina, l'estate poi si portava alla sua villa Tifernate, dove possedeva molti poderi, che la grandine, come non di rado anche oggidì succede, li devastava. Questa villa formava le sue delizie. Nel lib. 4. ep. 1. scrivendo a Fabato dice

TRADUZIONE

« Passeremo per la Toscana non per vedere lo stato de' nostri beni in quel paese ( poichè ciò si può rimettere al nostro ritorno), ma per soddisfare ad un nostro dovere indispensabile. Vicino alle mie terre vi è un Borgo che si chiama Tiferno sopra il Tevere. Io esciva appena dalla nostra gioventù, che quegli abitanti mi elessero per loro Avvocato. Più che il loro affetto è cieco, più è vivo. Festeggiano il mio arrivo, si affliggono della mia partenza, si rallegrano del mio avvanzamento. Per dar loro a vedere

» Deflectemus in Thuscos, non ut agros remque familiarem oculis subjiciamus (id enim postponi potest), sed ut fungamur neccessario officio. Oppidum (2) est prædiis nostris vicinum nomine Tifernum Tiberinum, quod me pene adhuc puerum patronum cooptavit: tanto majore studio, quanto minore judicio adventus meos celebrat, profectionibus angitur, honoribus gaudet. In hoc ego ut referrem gratiam (num vinci in amore turpissimum est) templum pecunia mea extruxi, cujus dedicationem, cum sit paratum, differre longius irreligiosum

(2) Da Quintiliano sappiamo : solam Romam esse Urbem, cætera oppida. Tiferno Tiberino non era un' ignobile villaggio, ma una Comunità coi suoi Magistrati capo-luogo dei Tifernati. Plinio era visitato dagli abitanti ex vicinis oppidis. Il principale era Tiferno, da cui dipendevano gli altri paesi .

la mia riconoscenza (poichè è vergognoso di lasciarsi vincere in cortesia) ho fatto fabbricare in questo luogo un Tempio a mie spese. Essendo finito, pare che non si possa differirne la dedicazione senza mancare alla Religione. Però noi vi ci fermeremo il giorno destinato a questa cerimonia, che ho risoluto di accompagnare con un gran convito».

Si osservino i costumi degli antichi Tifernati non dissimiglianti dai moderni. Gran deferenza per avere un potente protettore, qual' era l'antico patrono dei municipj, che si sceglieva tra i più illustri Cittadini Romani, onde vegliassero alla tutela de' loro clienti. Dalla L. 46. C. de Decurionibus e dalla L. 6. Codice Teodosiano de Decurionibus, si eleggevano i patroni » cum decreto publico in legitimo ordinis conventu, non sine duabus saltem Decurionum partibus ». Plinio corrispondeva con affetto all' amore dei suoi Tifernati, e lo dimostrò con erger loro un bel tempio e con assistere alla dedica del medesimo con un sontuoso banchetto. I Decurioni erano i primarj Cittadini, come i Senatori in Roma, ed erano così detti dalle curie e decurie, che erano compagnie, collegj, corpi, Magistrati. Tutto insomma fa vedere la celebrità e distinzione dell' antico Tiferno: decorato dal Senato e Popolo Romano col titolo insigne di Municipio.

Lib. 9. ep. 37. Plinio si scusa con Paolino di non potere intervenire al primo giorno del suo Consolato.

TRADUZIONE

« Io sono ritenuto qui dalla necessità di trovare chi pigli in affitto le mie terre per lungo tempo, nel qual di

est. Erimus ergo ibi dedicationis die, quem epulo (3) celebrare constitui »

» Cum me necessitas locandorum prædiorum plures annos detineat, in qua mihi nova consilia sumenda sunt. Nam

(3) Epulo ossia convito. La dedicazione de'Tempj si solennizzava coi sagrifizj, e i sagrifizj erano accompagnati da conviti; anzi i conviti più solenni non si tenevano senza onorare gli Dei.

segno bisogna pigliar nuova regola. Imperciocchè gli ultimi cinque anni i miei affittuarj erano rimasti assai addietro, benché io avessi fatto loro dei gran rilasci. Da ciò procede, che la maggior parte trascura di pagare a buon conto nella disperazione di potere interamente soddisfarmi. Pigliano ancora e consumano tutto ciò, che è già sopra terra, persuasi, che ogni risparmio non sarebbe loro. È d'uopo dunque correggere questo bisogno, che ogni giorno cresce; ed il solo mezzo di farlo si è di non affittare in danaro, ma a condizione di partire le raccolte fra me e l'affittuario, e di deputare alcuni de miei domestici per osservare la cultura delle terre, per esigere la mia parte de' frutti, e conservarli . Oltre a ciò non v'è genere di rendita più giusta, che proviene dalla fertilità, dal temperamento dell'aria, e dall'ordine della stagione. Ciò richiede persone sicure, vigilanti ed in gran numero. Tuttavia io voglio tentare, come si pratica in un male inveterato, tutti gli ajuti, che la mutazione de' rimedj potrà darci » .

priore lustro, quamquam post magnas remissiones, reliqua creverunt, inde plerisque nulla jam cura minuendi æris alieni, quod desperant posse persolvi: rapiunt enim, consumuntque quod natum est, ut qui jam putant se non sibi parcere (4). Oc-. currendum ergo augescentibus vitiis et medendum est. Medendi una ratio, si non nummo (5), sed partibus locem, ac deinde ex meis aliquos exactores operi custodes fructibus ponam, et alioqui nullum justius genus redditus, quam quod terra, coelum, annus refert. Ad hoc magnam fidem, acres oculos, numerosas manus poscit: experiendum tamen, et quasi in veteri morbo, quælibet mutationi auxilia tentanda sunt »

(4) Non sibi parcere. Dovendo i coloni corrispondere più di quello che possono, rubano, e consumano tutto il prodotto, affinchè non sia ad essi sottratto, come si dovrebbe.

(5) Nummo locare è affittare per una determinata somma di denaro: partibus locare è un pattuire, che si dia una metà, una terza, una quarta, una quinta parte dei frutti della terra, e cosi impegnare i coloni a faticare più diligentemente per raccogliere con maggiore abbondanza.

la mia riconoscenza (poichè è vergognoso di lasciarsi vincere in cortesia) ho fatto fabbricare in questo luogo un Tempio a mie spese. Essendo finito, pare che non si possa differirne la dedicazione senza mancare alla Religione. Però noi vi ci fermeremo il giorno destinato a questa cerimonia, che ho risoluto di accompagnare con un gran convito».

Si osservino i costumi degli antichi Tifernati non dissimiglianti dai moderni. Gran deferenza per avere un potente protettore, qual' era l'antico patrono dei municipj, che si sceglieva tra i più illustri Cittadini Romani, onde vegliassero alla tutela de' loro clienti. Dalla L. 46. C. de Decurionibus e dalla L. 6. Codice Teodosiano de Decurionibus, si eleggevano i patroni » cum decreto publico in legitimo ordinis conventu, non sine duabus saltem Decurionum partibus ». Plinio corrispondeva con affetto all' amore dei suoi Tifernati, e lo dimostrò con erger loro un bel tempio e con assistere alla dedica del medesimo con un sontuoso banchetto. I Decurioni erano i primarj Cittadini, come i Senatori in Roma, ed erano così detti dalle curie e decurie, che erano compagnie, collegj, corpi, Magistrati. Tutto insomma fa vedere la celebrità e distinzione dell' antico Tiferno: decorato dal Senato e Popolo Romano col titolo insigne di Municipio.

Lib. 9. ep. 37. Plinio si scusa con Paolino di non potere intervenire al primo giorno del suo Consolato.

TRADUZIONE

«Io sono ritenuto qui dalla necessità di trovare chi pigli in affitto le mie terre per lungo tempo, nel qual di

est. Erimus ergo ibi dedicationis die, quem epulo (3) celebrare constitui ».

» Cum me necessitas locandorum prædiorum plures annos detineat, in qua mihi nova consilia sumenda sunt. Nam

(3) Epulo ossia convito. La dedicazione de'Tempj si solennizzava coi sagrifizj, e i sagrifizj erano accompagnati da conviti; anzi i conviti più solenni non si tenevano senza onorare gli Dei.

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