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Nell'America meridionale il venerabile amico mio Dott. R. A. Philippi si è invano lambiccato il cervello per indovinare l'uso delle pietre sferoidali forate che trovansi nel Chile; egli incomincia la interessante memoria che ha pubblicato sull' argomento con queste precise parole: << Uno de los objetos mas curiosos i problemáticos que los aborijenes de Chile han legado a la posteridad, son sin duda las piedras horadadas, sobre cuyo uso existen, como dirẻ mas tarde, las opiniones mas diverjentes » (1). Tra le opinioni ricordate son quelle, che queste palle forate di pietra servissero come fusaiole, pesi da telaio, pesi di rete da pesca, come moneta, come idoli, come pietre missili gettate con una corda, per un giuoco, per macinare cereali, possibilmente come teste di mazza infilate su un bastone, come peso ad un palo appuntato usato pei lavori agricoli, ed infine come oggetto cerimoniale o di ornamento. Il Philippi inclina a quest'ultima ipotesi, e dimentica od ignora che in tombe peruviane si sono rinvenute pietre sferoidali ancora munite del loro bastone, vere e proprie mazze da guerra; sono, è vero, sempre più piccole di quelle del Chile, ma descriverò più oltre una Palao nella mia collezione la cui testa di pietra uguaglia nelle sue dimensioni le più grandi pietre sferoidali forate rinvenute non solo al Chile, ma in Guatemala e al Capo di Buona Speranza.

Nell' America boreale Henshaw ha pubblicato una interessantissima memoria sulle pietre sferoidali forate della California (2); egli pure inizia il suo lavoro esprimendo la difficoltà di trovare un uso per quelle pietre; difficoltà incontrata prima di lui dall' insigne archeologo Professore Putnam nello scrivere sulle medesime pietre (3). Secondo Henshaw la difficoltà emerge dalle svariate dimensioni di quelle pietre, il cui peso varia da meno di un'oncia a sette libbre, e ancora dal diverso materiale di cui son fatte, essendo questa pietra tenera come steatite o pietre più dure, come arenarie, quarziti, ecc. Forse le più piccole non erano vere teste di mazza, ma molto probabilmente chicchi di collana o fusaiole, sebbene io conosca delle mazze per ragazzi con piccolissime teste di pietra dalla Nuova Guinea; ma sulla natura delle altre non comprendo i dubbi dell' Henshaw, il quale, benchè cono

(1) R. A. PHILIPPI, Sobre las piedras horadadas de Chile. Santiago, 1885, in Anales de la Universidad de Chile, tomo LXV.

(2) H. W. HENSHAW, Perforated stones from California, in Bureau of Ethnology. Washington, 1887.

(3) Report U. S. Geographical Survey West of 100th Meridian, vol. VII. ARCHEOLOGY, p. 135. Washington, 1879.

scesse e anzi figurasse diverse di quelle pietre forate montate come clave su bastoni, trovate a Los Angeles in California, e dasse i disegni di due clave consimili dalla Nuova Guinea, ritiene che queste erano oggetti cerimoniali piuttosto che armi, ed esprime la opinione che la maggior parte delle pietre sferoidali forate della California servissero in origine come pesi a bastoni appuntati adoperati per svellere piante eduli. Dietro all'asserzione di alcuni vecchi indigeni Californiani, interrogati sull'uso di quelle pietre, non può essere completamente scartata la possibilità che servissero anche come peso a bastoni appuntati adoperati per sradicare bulbi commestibili, ma io sarei in ogni modo portato a ritenere che questo fosse un uso postumo a cui servivano antiche teste di clava, e non esito un istante a considerare mazze di guerra e non bastoni di comando od insegne d'ufficio, quelle scoperte col manico originale fissato con asfalto a Los Angeles.

Va infine rammentato come non pochi autori abbiano asserito che le palle forate di pietra che si rinvengono nell'Africa australe, fossero esclusivamente pesi per bastoni da scavare la terra onde sradicare bulbi e tuberi mangiarecci; Burchell (1), ne figura una immanicata per tale uso da un Ottentoto; ma anche qui ripeto l'opinione espressa sopra, riguardo l'uso secondario fatto delle teste di mazza litiche in California, e ritengo quelle dell'Africa australe essere anch'esse in origine teste di clave.

Mi sono alquanto dilungato in queste considerazioni generali perchè fui molto colpito dalle incertezze di tanti valenti cultori dell'Archeologia e della Etnologia intorno alla vera natura delle pietre sferoidali forate, che erano un'arma così semplice e così efficace da essere indipendentemente ideata e adoperata da tanti e così diversi popoli. In altre occasioni spero di poter esporre studi speciali sulle clave con testa di pietra forata nei diversi paesi ove furono o sono tuttora in uso; ora passo a quelle che sono oggetto di questa mia comunicazione, le Palao della Nuova Brettagna.

Questa clava o mazza secondo R. Parkinson, sarebbe più specialmente propria ai distretti di Kabaira e Beining nella parte occidentale della Penisola della «Gazelle, » estremità settentrionale della Nuova Brettagna (2); donde si era sparsa sino a Blanche Bay; ne ho però da Mioko, ed una da Rossel Bay, sulla costa opposta della Nuova Irlanda.

(1) W. J. BURCHELL, Travels in the interior of Southern Africa, II, pp. 29, 45. London, 1824.

(2) R. PARKINSON, Im Bismarck-Archipel, pp. 122, 123, fig. 14. Leipzig, 1887.

Consta, come ho detto, di una palla di pietra dura, più o meno schiacciata ai poli, più raramente ovoide nel senso verticale od in quello trasversale; è generalmente levigata all'esterno, sempre traversata al centro da un foro di grosso calibro a sezione biconica. In questo foro è passato un lungo e grosso bastone quasi sempre di un legno rosso-scuro assai duro, regolare, liscio e ben levigato, che termina allargato e troncato a circa da 8 a 12 centim. sopra la testa litica, mentre sotto va gradatamente assottigliandosi ; a circa 30 centim. dalla estremità inferiore presenta un piccolo rialzo o colletto intorno, e termina a punta. In qualche raro caso la porzione più grossa del bastone, cioè quella che sporge sopra la testa sferoidale di pietra, presenta qualche ornato in forma di linee incise a zig-zag od a circoli irregolari concentrici (1) o di puntini scavati e riempiti di calce disposti a corona intorno la estremità. La pietra è fissata al manico in ogni caso da un mastice tenace di color nerastro che riempie sopra e sotto il vuoto risultante dalla forma biconica del foro attraverso la palla di pietra, e risale alquanto intorno al bastone. La tenacità di questo mastice è invero notevole, giacchè resiste per anni alla pressione della pesante pietra, anche tenendo la clava col capo all'insù come ho fatto io con una delle mie per ben 30 anni; e ho detto come il manico vada assottigliandosi al disotto della pietra. Al dire di Powell e di Finsch, questo mastice sarebbe fatto colla gomma che esuda dall'albero a pane (Artocarpus incisa), ma vi devono essere altri ingredienti. In tutte le Palao da me esaminate, oltre una sessantina, con due o tre eccezioni, ho veduto sempre il mastice intorno al bastone sopra e sotto alla pietra, ornato con una serie di conchigliette bianche della Nassa callosa, var. camelus: collocate di fianco l'una all'altra a contatto o quasi, in modo da costituire un anello continuo; sono infisse nel mastice colla bocca all'insù, e da qualche osservatore molto superficiale vennero descritte come denti di nemici uccisi! È noto che queste conchigliette, delle quali è rotta la parte dorsale, infilate su fibra vegetale costituiscono la diwara, moneta corrente in tutta la porzione settentrionale della Nuova Brettagna. Nella mia raccolta conservo una clava a testa litica dalla Nuova Guinea, ornata sopra con un circolo delle medesime conchigliette, ed è la sola da me veduta ; viene da Fortification Point sulla costa N. E. presso Finsch Hafen, e sa

(1) Alcuni casi di questo sono figurati dal Partington da esemplari nel Public Museum a Brighton (cfr. EDGE-PARTINGTON, Ethnol. Album II, pl. 133, fig. 1-5. Manchester, 1895.

rebbe una conferma della ipotesi di Parkinson, di cui dirò più oltre, intorno all'origine meridionale di clave con testa quasi discoidale di pietra nella Nuova Brettagna.

Debbo ricordare che lo Schmeltz, nel Catalogo del Museo Godeffroy, che citerò più sotto, parla di Palao ornate, intorno al mastice che fissa la testa litica, coi semi rossi e neri dell'Abrus precatorius; io non ne ho vedute interamente ornate in tal modo, ma il Loria raccolse nella Baia Lina in Dyke Acland Bay sulla costa N. E. della Nuova Guinea una clava ornata con quei semi, ed io ne ho una con testa discoidale assai grossa intorno al foro proveniente dall' isola Kiwai alla foce del fiume Fly, costa S. della Nuova Guinea, similmente ornata.

La testa litica varia nelle dimensioni, da quelle di un piccolo arancio a quelle di una testa di neo-nato; più oltre darò una tabella delle misure di quelle, 24 montate e 7 senza manico, che conservo nella mia collezione, scelte in quasi un trentennio con speciale cura onde rappresentare tutte le varietà, per dimensioni e forma, della Palao.

La forma più comune è quella di una palla schiacciata ai due poli, ove sbocca il largo foro; tale schiacciamento è nel più dei casi notevole in modo che, come vedremo, havvi una grande differenza tra il diametro verticale e quello trasversale: comunemente quest'ultimo è maggiore; in pochi casi la differenza è tale che la pietra accenna alla forma discoidale con contorno acuminato; più di rado il diametro verticale supera quello trasversale; nelle Palao a testa ovoide, ne ho vedute due soltanto così; una di esse è nella mia raccolta. Le pietre delle Palao ancora della buona epoca, cioè raccolte sino a 15 anni fa, sono ben lisciate all'esterno e spesso levigate, ed hanno forma regolare; nelle clave più moderne, che direi del « rinascimento, » pel caso singolare che racconterò più oltre, la pietra non è levigata e in qualche caso è un ciottolo ovoide o globoso semplicemente forato; anche il bastone è più rozzo in queste clave moderne. Intorno alla natura litologica della pietra sono poco in grado di pronunciarmi; viene sempre scelta una pietra dura e tenace, e la più usata è una diorite granitoide con macchie verdi in una pasta più scura; ho veduto delle Palao con testa di basanite, o simile roccia basaltica, di andesite, di quarzite verdastra, di granito.

Il modo con cui il ciottolo, scelto per la forma sferoidale e per la durezza, viene forato, è interessante assai per la luce che getta su un problema molto discusso e diversamente interpretato, specialmente riguardo le pietre forate delle genti preistoriche. Devo al mio amico e nostro Socio corrispondente, signor Riccardo Parkinson, stabilito da

oltre un decennio a Ralùm nella parte N. E. della Nuova Brettagna, non solo notizie precise in proposito, ma due teste di Palao nelle quali la perforazione è appena incominciata ed il rozzo strumento col quale le stava forando nel novembre 1893 sulle sponde del fiume Kara-vat nella penisola della « Gazelle » un vecchio indigeno. Questo rozzo martello o percotitore è semplicemente come vedete (V. fig. 4 N.° 32, pag. 39) un ciottolo allungato scelto per la forma adatta e per la sostanza dura, che pare essere in questo caso una diorite verde. Con tale strumento semplicissimo l'indigeno batteva a piccoli colpi secchi alternativamente sui due lati il centro del ciottolo sferoidale scelto per farne una testa di Palao; come vedete il risultato di questa percussione è un incavo tondo sui due lati, ancora però poco profondo. Quanti ciottoli in tale stadio di lavorazione si vedono nei Musei classati come martelli o percotitori finiti! Ne ho veduti dall' Europa, Africa, Asia, dalle due Americhe e anche dalla Nuova Caledonia. Continuando il lavoro di percussione con tempo e pazienza si giunge a forare la pietra. Come vedete le due estremità del rozzo percotitore sono ammaccate. Con altri ciottoli allungati o scheggie appuntate di quarzo rozzamente immanicate, come ne posseggo una dalla Nuova Caledonia, il foro è reso regolare con pareti a sezione biconica, più o meno liscie, onde vi si possa adattare il bastone ed assicurarlo con mastice sopra e sotto. Il Parkinson, in una lettera interessantissima scrittami da Ralùm il 1° ottobre 1892, mi dà i seguenti particolari sulla perforazione delle teste di pietra delle Palao; traduco letteralmente: « Istigato dalla vostra lettera, feci ricerche intorno alla odierna lavorazione di armi di pietra in questa isola, ed ebbi la fortuna di trovare alcuni vecchi indigeni i quali sapevano fare le teste di pietra per le clave; gli ho veduti al lavoro e vado a darvi una esatta descrizione di quanto vidi. Il materiale greggio per fare teste di pietra per clave s'incontra nell'alveo dei fiumi, nella forma di ciottoli più o meno sferoidali di varia grossezza. L'artefice ne sceglie uno, lo tiene nella mano sinistra e prende nella destra un ciottolo della medesima roccia dura, ma di forma allungata, lungo da 5 a 6 pollici e alquanto appuntato ad una od alle due estremità. La pietra che va lavorata è tenuta ferma nella mano, e questa viene appoggiata sulla gamba sinistra. L'artefice lavora seduto alla turca. Col ciottolo che tiene nella destra egli incomincia a percuotere con colpi brevi e ripetuti, ad ogni colpo minute particelle del ciottolo colpito si staccano. Si direbbe che un tal processo dovesse essere molto lento, anche considerando che per un indigeno il tempo non è di gran valore, ma ciononostante egli procede

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