VARIETÀ La cabala del lotto È cosa singolare e curiosa, che le parole che servono per parlare, non parlano di per sè sole e non ci narrano la loro storia, che pure è le tante volte lunga quanto la vita dell'umana famiglia. È vero bensì che i filologi coi loro strumenti ingegnosi di critica glottologica, di evoluzione fonetica e con tanti altri ordegni, che sarebbe. troppo lungo il numerare, riescono a far parlare anche le parole e fanno loro rilevare la loro genealogia. Pur troppo però fra questi strumenti alcuni appartengono alla tortura e allora le parole messe sul cavalletto o condannate a tanti tratti di corda rispondono male e invece di dirci la verità, ci ingannano con altrettante bugie. Come nelle famiglie nobili ve ne sono molte di nobiltà recente e altre di antichissimo lignaggio, così è anche delle parole. Alcune son nate ieri e il loro albero genealogico ha pochi rami; mentre altre si perdono fra le nebbie di un trapassato remoto e la loro nobiltà appartiene alla protoistoria od anche alla preistoria. In questo caso il tracciarne fedelmente la genealogia è impresa da giganti e i filologi vi sudano parecchie camicie, ricorrendo spesso anche agli strumenti di tortura. Scorgo un'altra analogia fra le parole e le famiglie, nè dobbiamo farcene meraviglia, perchè sono entrambe cose vive, che della vita hanno movenze, leggi di sviluppo e di decadenza. Vi sono famiglie, nelle quali si serba per secoli inalterato lo stampo, e altre, nelle quali si mutano fisonomia e carattere. E così delle parole: alcune immobili e immutabili come le roccie, altre invece cosi mutabili da non poterne più ravvisare la parentela. Si direbbe che l'elasticità e la capacità di trasformarsi son tanto diverse nelle parole e nelle razze, da dover pensare che della materia viva noi ignoriamo ancora le leggi più importanti e più fondamentali. |