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Come già notarono gli autori, la propaggine dipendeva per lo più dallo sviluppo eccessivo in parte della spina angolare, e per un'altra parte del processo pterigoideo, in proporzioni presso che uguali fra loro; e fra le due porzioni, che venivano ad unirsi insieme, vedevasi nettamente una piccola sutura, talora simulante il genere dentato. Solo una volta (a sinistra, Oss. 226) rilevai la propaggine provenire tutta dall' ala pterigoidea in forma di lamina quadrata, robusta ed alta ben mm. 6, la quale, decorrendo in alto ed all' indietro, riusciva a raggiungere la spina angolare, con cui si univa per sutura evidentemente dentata. Devesi avvertire che, pure nella prima modalità del tipo semplice, anche quando l'ossificazione del legamento pterigo-spinoso risulta composta di due porzioni distinte di osso, quella che proviene dalla spina angolare molte volte si presenta alla sua origine in forma di laminetta compatta quadrilatera, targa da 8 a 10 ed anche 12 millimetri, all'esterno della quale si vede lo sbocco del foro spinoso.

In quanto all'altezza della propaggine ossea, posso dire di averla osservata variare moltissimo. Talora era, più che altro, un cordoncino sottilissimo e molto gracile, oppure un cordone più grosso, del diametro di 3 o 4 millimetri, come vennemi fatto di constatare in un caso (a destra, Oss. 254) (il filone del Civinini). Molto più di frequente la vidi di forma laminare, quadrilatera, coll'altezza di parecchi millimetri, da 2 (minimum) a 6 (maximum), od anche (di rado) stretta nel mezzo (5 mm.) e molto più alta agli estremi (fin quasi 1 cent., come nell' Oss. 18, a sinistra); e dall'essere più o meno espansa parvemi dipendere generalmente l'ampiezza del foro pterigo-spinoso, cui essa concorre a circoscrivere.

Così, in certi casi di minore sviluppo, il foro poteva raggiungere un diametro massimo abbastanza considerevole, fino di 10 e anche 12 millimetri (due casi), diametro che, del resto, osservai, nelle condizioni più comuni, variare da mm. 3 (una volta), a 4 (due volte), a 5, a 6, fino ad 8 o 9.

Tutte queste variazioni nell'ampiezza del foro pterigo-spinoso vennero ben rilevate anche dal Civinini nella sua prima memoria, quando asseriva che l'insolita apertura poteva accogliere l'apice del dito mignolo (maximum), oppure era soltanto capace di ricevere una grossa comunal penna da scrivere nell'adulto (minimum).

Forse è da ritenersi, come già dubitò il Valenti (1), che a limitare

(1) G. VALENTI, Sulla ossificazione del ligamento pterigo-spinoso (Civinini) e del ligamento crotafitico-buccinatorio (Hyrtl) dell'uomo. (Monitore zoologico italiano, anno II, N. 4, 30 aprile 1891).

Archivio per l'Antrop. e la Etnol.

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in basso i più ampi fori pterigo-spinosi, anzi che il legamento di Civinini, valga il legamento anomalo del v. Brunn specialmente quando la laminetta ossea si stacca dal terzo medio del processo pterigoideo laterale (o lamina plerigo-sfenoidea di Grosse); ma confesso di non avere prove sufficienti per poterlo sicuramente dire, nè, d'altra parte, mi capitarono mai esempi di fori pterigo-spinosi, che avessero un diametro di un centimetro e mezzo, quale osservò il Valenti.

La forma dell' insolita apertura si presenta molto spesso ovale, col diametro maggiore diretto dall'avanti all' indietro; ma con quasi altrettanta frequenza può essere presso che circolare, e anche (caso molto più raro) ancora ovale, ma a massimo diametro diretto dall'alto al basso.

Finalmente una volta (a destra, Oss. 97 T.) rilevai pure, sempre fra gli esemplari della prima modalità a tipo semplice, la laminetta ossea pterigo-spinosa percorsa all' indietro da un canaluccio, che dal basso. all'alto sboccava nel foro spinoso, e all' avanti attraversata a metà altezza da un forellino, là dove sta per staccarsi dal processo pterigoideo laterale. Quest'ultimo fatto si ripeteva a sinistra nello stesso. esemplare, senza che però si osservasse il canaluccio, dianzi accennato, evidentemente assegnato al passaggio dell' arteria meningea media.

La seconda maniera del tipo semplice, che concerne la presenza di due fori, di cui uno anteriore e l'altro posteriore, corrisponde a quella a cui pure accennò con molta chiarezza il Valenti (Memoria citata), dicendola risultare dall'insieme di tre lamine ossee bene sviluppate e distinte, delle quali una proviene dal margine posteriore dell'ala pterigoidea esterna, un'altra dall'apice della spina angolare, e la terza dalla porzione della grande ala compresa fra il foro ovale ed il foro spinoso. Non sono che le tre propaggini, da me più sopra rispettivamente indicate coll'aggiuntivo di anteriore, posteriore e media, dalla cui unione scambievole risultano limitati due fori, anzi che uno solo, a denotare che il lavorio di ossificazione del legamento pterigo-spinoso si fece più esteso e complicato.

I casi di questa specie furono pochi, e cioè soltanto tre, di cui uno dal lato destro (Oss. 122) e due dal lato sinistro (Oss. 154 T. e 159).

Non molti particolari devono aggiungersi al concetto descrittivo. generico. E questi riguardano innanzi tutto lo sviluppo maggiore o minore, o la diversa robustezza delle propaggini. In uno (Oss. 122) queste potevano dirsi piuttosto delicate e sottili; ma negli altri due

esemplari (di sinistra) si manifestavano invece robustissime, massime la posteriore, la quale, col suo ricurvarsi all'avanti per saldarsi colla media, veniva a comporre una specie di uncino forte e resistente.

In un caso (Oss. 154 T.) siffatta propaggine posteriore appariva quadrata, con ben mm. 11 per lato, e dal suo angolo anteriore-inferiore si staccava nettamente una laminetta cuneiforme, che la metteva in rapporto di immediata saldatura colla propaggine media. Inoltre, nella faccia esterna della stessa appendice ossea quadrata, così eccezionalmente robusta, vedevasi scolpito un semi-canale, che in alto finiva nel cranio attraverso il foro spinoso, in conformità a quanto ebbi occasione di notare più sopra in un altro esemplare a tipo semplice (Oss. 97, pure a sinistra).

Del resto, per tutte le rimanenti particolarità i tre esemplari potevano considerarsi identici, poichè i due fori e per posizione, e per ampiezza relativa (l'anteriore sempre più ampio del posteriore), e per forma, pressochè circolare, si presentavano cogli stessi caratteri ; onde non è necessario insistere di più.

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Venendo ora a dire delle modalità del tipo composto, affermo subito che tre soli esempi mi occorsero in quest'ordine di ricerche: due per il primo, l'altro per il secondo genere.

E così, in due casi, a sinistra, rilevai la presenza dei due soli fori anteriori (superiore ed inferiore), casi i quali mi pare concordino perfettamente con quello ricordato, per incidenza, dal Valenti (Memoria citata), là dove afferma che in un cranio di uomo adulto, a sinistra, trovò due fori pterigo-spinosi, poichè due lamelle provenienti dall'ala pterigoidea giungono sino alla spina.

Il primo esemplare che vi si riferisce (Oss. 101) sembrami molto importante anche per la singolare robustezza della lamina ossea, la quale, staccandosi dalla spina e dalla circostante superficie esocranica. della grand' ala dello sfenoide, nel saldarsi al processo pterigoideo esterno manifestamente si bipartisce. Oltre che forte, essa si presenta anche di un'altezza relativamente considerevole, che raggiunge gli 8 millimetri, e i due fori iscritti fra le sue branche di biforcazione, di forma presso che circolare, sono pure abbastanza ampi, avendo il superiore il diametro di mm. 4, e l'inferiore quello di mm. 3.

Il secondo esemplare (Oss. 18) è quasi identico; solo che il foro inferiore, pur essendo circolare, non ha che il diametro di due millimetri, mentre il superiore, ovale di forma, presenta un diametro massimo, diretto dall' avanti all'indietro, di mm. 8, ed un diametro

trasversale di mm. 4. Di più, si aggiunge un terzo forellino capillare, scolpito nella lamella ossea e posto fra i due precedenti.

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L'altra modalità del tipo composto è quella che rappresenta il grado della massima complicazione, e di siffatta variante non ebbi, come dissi, che un solo esempio, riguardante il cranio di un adulto (Oss. 159, a destra), dove i fori anteriori si presentano colle medesime particolarità del primo dei due casi dianzi riferiti.

Solo si aggiunse la terza apertura, ma più piccola, scolpita nella laminetta ossea, più indietro e in alto, là dove corrisponde lo sbocco del foro spinoso, giusta gli esempi della seconda specie di varietà semplici.

Tali sono i pochi fatti da me raccolti sulla possibilità della presenza di due fori anteriori, per l'inferiore dei quali è forse da ritenersi concorra, come si disse, anche l'ossificazione del fascio soprannumerario del v. Brunn.

Ora, a complemento, trova posto qui la descrizione della varietà molto singolare (e che ritengo nuova ne' suoi particolari), alla quale feci cenno più sopra, sì che stimai meritasse speciale attenzione. (Veggasi la figura).

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Trattasi del cranio di un criminale adulto (Oss. 30), nel quale lo spazio (a sinistra), che solitamente è serbato al legamento pterigo

spinoso, è, invece, occupato da una vera e propria lamella ossea, per buona parte cribrosa (1. cr.). I fori che essa presenta sono in numero di cinque tre piccolissimi, disposti in alto, uno dietro l'altro, subito sotto il foro ovale (0) e davanti al foro spinoso (entro cui, per maggiore evidenza, fu introdotto uno specillo S), e due altri, più larghi, situati più sotto ed anteriormente.

Di questi, uno, il maggiore, ha forma irregolare, pressochè semilunare a concavità inferiore, ed è scolpito nel terzo anteriore della lamella; l'ultimo offre, al contrario, un contorno quasi circolare, capace di accogliere uno specillo comune, e corrisponde al luogo donde pare si stacchi la lamella anormale dal processo pterigoideo laterale (P. 1.) per raggiungere la spina angolare dello sfenoide (Sp. a.). Tali sono le prime particolarità che appajono tosto all'esame; ma, guardando un po' più da vicino il preparato, si vede anche che, a costituire la lamella, concorrono due distinte propaggini fra loro unite per sutura armonica: una deriva dal processo pterigoideo, ed è quella nella quale sono esclusivamente scolpiti i fori, mentre l'altra, più robusta, compatta e in forma di appendice quadrilatera (a), proviene dalla spina.

Cosi può dirsi sia avvenuta, senz'altro, l'ossificazione completa del legamento pterigo-spinoso: ora però, portando l'esame più sotto, si scorge anche che un'altra appendice ossea (p. p.), indipendente dalla lamella descritta, si stacca dalla metà circa del margine posteriore del processo pterigoideo laterale. Essa è abbastanza lunga; finisce libera, a punta, come dente di sega, e sembrami rappresenti quella che già il Calori (1) indicava col nome di apofisi falcata, forse denotando la contemporanea parziale ossificazione anche del legamento di v. Brunn.

La lamina cribrosa poi altro non rappresenterebbe, a mio credere, che l'ossificazione di una modalità eccezionale di legamento pterigospinoso, perfettamente conforme ad una descritta dal v. Brunn là dove parla della possibilità di una benda fibrosa alta mm. 10, interrotta da uno o più fori (Mem. citata, fig. 6) (2).

Il fatto, pertanto, è di per sè interessante per la sua rarità, e lo è

(1) L. CALORI, Sopra alcuni notabili dell'osso sfenoide e della porzione basilare dell'osso occipitale. (Mem. della R. Accad. delle scienze dell'Istituto di Bologna, letta nella sessione del 20 novembre 1892).

(2) Più avanti avremo occasione di far notare come questo medesimo cranio, che fu esempio così singolare di ossificazione di una varietà del legamento

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