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UN NUOVO CODICE ITALIANO

DELLE DUE PRIME TRIBOLAZIONI

DI FR. ANGELO CLARENO (a)

Possediamo già edite, sia pure incompletamente, l'Introduzione e la prima Tribolazione, tra le sette, di Angelo Clareno; e le dobbiamo a Mons. Faloci-Pulignani, col titolo, Vita di S. Francesco e dei suoi Compagni, testo inedito di volgare umbro del XIV secolo (1); nonchè a Salvatore Minocchi, con l'altro titolo anche più bello, La Leggenda Antica, nuova fonte biografica di S. Francesco d'Assisi tratta da un codice vaticano ecc. (2).

Non già che essi non scorgessero le molte somiglianze col testo del Clareno; ma il primo, pur confessando che molti brani della sua Vita erano tolti da lui, sedotto forse dall' idea della sua composizione umbro-originale, e dall'aver essa alcuni capitoli non clareniani, dei quali del resto egli stesso ci indica le fonti, non vide come non si trattasse invece, che di una chiara, evidente, e quasi completa traduzione (3).

(a) SUMMARIUM: Auctor postquam demonstravit scripta edita a Salv. Minocchi sub titulo Leggenda antica etc., et a Faloci-Pulignani sub alio Vita di 8. Francesco etc., nihil aliud esse, quam versionem Introductionis et primae Tribulationis Fr. Angeli Clareni, eiusdem versionis, ex novo codice, ipse edit Prologum et Tribulationem secundam. [NOTA DIRECTIONIS].

(1) Presso la Miscellanea Francesc. ecc. vol. VIII (1901), fasc. III, pagg. 81-119. (2) Firenze, Biblioteca Scientifico-Religiosa, 1905.

(*) Che è anzi la stessa nostra traduzione, e la stessa pure del Cod. Riccardiano 1487 (Cfr. AFH VI, 164) non ostante che altri ne abbiano dubitato; giacchè in questo non è in più che la forma toscana, e qualche piccolo rimaneggiamento di parole, fatto forse col testo alla mano. Differenti invece appaiono le traduzioni degli altri due Codici, uno anch'esso Fiorentino e l' al

Il secondo poi, pur vedendo tutto questo (1), persuaso che non si dovesse parlare di dipendenza dell' uno dall'altro, ma piuttosto da una fonte comune, che sarebbe stata una Legenda antiqua; molto più che non si sentiva di ammettere che i molti Capitoli in più aggiunti alla sua Leggenda avessero potuto derivarvi da fonti che noi conosciamo, escluse anch' egli che si potesse parlare di vera e propria traduzione clareniana. Che altri anzi vollero fare ancora un altro passo, e si mostrarono proclivi a credere che fossero proprio le Tribolazioni a dipendere dalla Leggenda, s' intende dal suo supposto testo latino, pure ammettendo che, e delle une e dell'altra, fosse uno solo l'autore, cioè il Clareno (*).

Noi non vogliamo e non dobbiano entrare nelle tante questioni della Legenda antiqua, e nemmeno sulle ragioni che determinarono il Minocchi a chiamar tale la sua; solo diremo col Prof. Tocco, che essa << in verità non contiene se non questa introduzione (alle Tribolazioni) e qualche capitolo sparso, preso nel corpo o anche alla fine della Cronaca (3) » e, noi aggiungiamo, da altre fonti francescane tutte note.

Al contrario la Traduzione nostra riproduce solo, ma fedelmente, l' Introduzione e la prima e seconda Tribolazione del Clareno (*); la sua

tro Senese (Cfr. P. Girolamo Golubovich, Biblioteca Bio-Bibliografica della Terra Santa ecc. Quaracchi, 1906. tom. I, pagg. 53-54). Quest'ultima traduzione dataci dal Cod. Senese, e fatta nel Romitorio di Belverde nel 1505, io vorrei crederla opera di Fra Mariano da Firenze, che poco dopo quel tempo scriveva pure a Belverde la Cronaca della Provincia Toscana. (cfr. Studi Francescani, I (XII), 1915, pagg. 408-9), anche se realmente dovesse ivi leggersi, che l'amanuense fosse un tal Fra Girolamo Luti da Siena, come vi lesse il citato P. Golubovich, mentre il Tocco dice semplicemente che vi è cancellatura. Nel qual caso Fra Girolamo non sarebbe stato altro che un discepolo di Fra Mariano, e l'altra Chronicha, ivi nominata, che va dalla fine di queste Cronache del Clareno, per insino al di presente, non sembra dubbio esser quella del Mariano.

(1) Che ne istituì anche un confronto col testo (pag. xv-xvi), ciò che vale anche per la nostra Traduzione; non così esattamente però, che non gli sfug gisse, per esempio, come il Cap. IX della sua Leggenda, che è la visione della statua, o meglio dell' Angelo a S. Francesco, sia molto differente e nella Leggenda e nel Clareno, traducendo piuttosto la Leggenda il Cap. 25 degli Actus. (2) Così il P. Golubovich, op. cit., pagg. 41-46.

(3) Le due prime Tribolazioni dell'Ordine Francescano, Roma, Tipografia della R. Accademia dei Lincei, 1908, pag. 4.

(*) Questa però in fondo è mancante della persecuzione di Fra Elia contro Fra Bernardo da Quintavalle, S. Antonio da Padova ed altri Frati; e non sappiamo perchè il nostro copista si fermasse qui, ma il fatto che anche i Codici del Faloci e del Minocchi si fermano anche prima, ci fa pensare che circolassero pure traduzioni della sola prima e seconda Tribolazione, come le più importanti, per raccontare le persecuzioni avvenute, o ancora vivente, o appena morto S. Francesco, e che ne volevano essere quasi una Vita.

forza però sta principalmente qui: Che essendo essa identica alla Vita del Faloci e alla Leggenda del Minocchi, ne vien fuori, che esse non sono nè originali, nè provenienti da un testo latino qualsiasi, nemmeno dal testo delle Tribolazioni; ma sibbene, semplice rifacimento di questa traduzione del Clareno, aggiuntivi, o da altre traduzioni o da altri testi, le altre parti che nel Clareno stesso non sono.

A prova di ciò porremo subito tre brani presi a caso, uno al principio dell' Introduzione, il secondo all'inizio della prima Tribolazione, al punto che principiano insieme, mancandone parte nel Faloci e nel Minocchi, il terzo verso la fine di essa, dove cessa la concordia; aggiunto a questi, per maggior chiarezza, anche il relativo testo latino. Finalmente, seguitando il testo del medesimo Capitolo, daremo un confronto del nostro col solo Minocchi, che vale pure per il Faloci, per dare un esempio del come alcune volte, pur convenendo nella sostanza col nostro, essi rimaneggiano a modo loro la forma.

Dopo questo Capitolo, che è l'ultimo che essi attingono alle Tribolazioni, daremo per esteso il Prologo, mancante nel Faloci, nonchè la Tribolazione seconda, che è la prima volta che vede la luce nella sua versione italiana ('); e ciò, non solo perchè domani potranno essi servirci di aiuto per la ricostruzione del testo latino, avendo a ciò noi fino ad ora assai pochi codici, ma anche perchè lo meritano come testo letterario, e perchè il racconto che ci danno è per se stesso molto importante, e fino ad ora poco alla mano degli studiosi.

Dell'autore della versione nulla possiamo dire; essa però nelle sue forme dà buono appoggio al Minocchi, che lo diceva marchigianoabruzzese.

Descrizione del Codice.

Esso è un miscellaneo cartaceo del sec. XV/XVI, di mm. 145X110, ed ha 88 fogli quasi tutti numerati.

Nell' Archivio di S. Isidoro a Roma, dove si trova, porta il numero 1/86, ed è ricoperto da una cartapecora presa da un evangeliario, la parte destra della quale si sovrappone alquanto all'altra, quasi in modo di busta, a cui rimane attaccato ancora parte del nastro che serviva per legare il volume. Nella parte anteriore il Cod. ha poi anche una seconda copertura in pergamena bianca, che era la primitiva, e sopra la quale vi sono delle iscrizioni sbiadite che male si leggono, ma che certo non si riferiscono al suo contenuto.

(1) Lasciando quindi i lunghi brani della prima Tribolazione mancanti ugualmente e nel Faloci e nel Minocchi, non avendo essi, così come sono, alcuna importanza particolare.

Archivum Franciscanum Historicum. AN. XI.

4

1. Al fol. 1r ha in rosso: Noteveli extracty della vita delli sancti Patri. In prima de sancto Antonio de libro primo; e principia: Lo segno della Croce con bona fede ad noy christiani è muro inexpugnabile, e cosi seguita citando gli altri libri fino al de libro quinto, dopo del quale, al fol. 19v, ha un'altra rubrica: Del Prelato spirituale de sancty Patry, e va fino a tutto il foglio 21, benchè materialmente finisca a metà del fol. 20r, avendo in fondo di pagina del fol. 19v in rosso volta carta, cioè passare al foglio 21, per tornare poi a terminare col 20r, rimanendo bianco tutto il resto del foglio. Termina: Queste sonno tre vertù, le quale l'omo male agievolmente aquista, cioè sempre piangnere, atendere ali proprie peccate et avere nance agli occhie la morte. Il carattere di questa parte è minuto, ma chiaro, e assai buono, degli ultimi del 400.

2. Al fol. 22r, principia una Lettera spirituale di fra Alvaro Pelagio Al dilecto figliolo in Cristo benedicto frate M. ecc. con carattere che vorrebbe imitare il precedente, ma rimanendone molto inferiore, la qual Lettera ricomincia dopo poche righe con un altro carattere assai più bello, che cessa a sua volta poco più lontano dell' altro, ripresa poi di nuovo e continuata fino in fondo (fol. 24r) col carattere primitivo. Cfr. AFH, X, pagg. 575-82. I fogli poi 25 e 26 numerati, come due altri appresso senza numerazione, rimangono bianchi.

3. Al fol. 27r, senza alcuna rubrica, ha principio la nostra Traduzione così: La Vita del povero e humile servo de Dio Francesco, de' tre Hordini Fundatore, ecc.; finisce (fol. 64r): et per questo lassariano la vocatione loro et ad essa non porrieno retornare, ma serrieno a ssè et alli altri ragione de multi mali. Il carattere, differente dai precedenti, ma assai buono, è dei primi del 500, di una sola mano, benchè migliori assai dopo i primi fogli di scritto. La Introduzione e le due Tribolazioni vengono di seguito e senza alcuna rubrica (1) o distinzione di Capitoli, e solo verso la fine si pone qualche lettera più grande in rosso ora qua ora là.

4. Subito dopo nella medesima pagina, di carattere però molto più recente e bruttissimo, vi sono alcune citazioni giuridiche, tra le quali si cita Summa Angelica, senza che però se ne scorga lo scopo, e più sotto: Ognun chiami Yesu ch'è quil nome sancto, e più sotto ancora: Concessa t'è regina veneranda. Al verso poi del medesimo foglio vi ha ancora: O tu che legia mia figura guarda bene fora sarà savio se averai timore vederai la força mia essere galliarda gallia gallia, cioè, io credo, tre volte galliarda ossia gagliarda. Al verso del fol. 65, rimanendo il retto in bianco, vi è: Concessa t'è

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(1) Anche il Codice Laurenziano pubblicato dal Tocco non ha distinzione di capitoli, ma solo in principio alcune rubriche marginali.

regina veneranda

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dallo eterno Patre dar le gratie

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a chi collo

bono cor ve lle demana: e poi ancora: Dolce yhiesu se guardo a questo mono el vego pi de fraudi e pi' d'egnani e chi sequita l'umana. Vi sono poi quattro fogli non numerati, e al resto del terzo, dopo Yhesus Maria Franciscus e Kyrie leison (sic), Xriste eleison, in forma di litanie, a ciascuna delle quali corrisponde il miserere nobis, vi sono le invocazioni a Gesù: Iesu dulcis, Iesu fortis, Iesu prudens, Iesu mitis, Iesu pulcher, Iesu sancte, Iesu bone, Iesu iuste, Iesu recte, Iesu pie, Iesu custos, Iesu norma.

5. Al fol. 66r, di altro carattere assai buono, cinquecentesco anch'esso, vi è una Vita di S. Chiara, che principia con in cima alla prima pagina un Yhs in rosso, e quindi con la rubrica: Comença la Legenda et Vita de Sancta Chiara in vulgare. La admirabile et notabile sposa de Christo beata Chiara ecc. Questa Vita è simile a quella pubblicata da Antonio Cristofani (1), della quale conosco anche qualche altro Codice, e di tutti sarà parlato in seguito nell' Archivum. Solo dal Cristofani differisce in questo, che il nostro Copista, in fondo di pagina al fol. 84v, passa inavvertitamente dal Cap. 8° al 9o, facendo seguire alla parola quella del Cap. 8o, che dovrebbe seguitare nocte, cioè la notte di Natale, nella quale S. Chiara vide il Presepio ecc., l'altra parola del Cap. 9o monecha, della Monaca cioè che svegliava S. Chiara per farla un po' mangiare dopo che aveva tanto digiunato (pagg. 47, 51). Il Cap. 9o poi, decimo del Cristofani, non pone termine alla Leggenda con l'anno e col giorno della morte di S. Chiara, (pag. 58); ma prosegue dei funerali, e va fino a quando il Papa vuole che, invece dell'Ufficio dei Morti, si dica l'Ufficio delle Vergini, e finisce con la parola nanti (fol. 88v) che rimane sospesa, mancando gli altri fogli del Codice.

Ora nel dare qui subito le parti del testo clareniano promesso, avvertiamo prima di tutto, che noi ci atteniamo fedelmente, anche nelle forme, al Cod. stesso, solo staccando le parole e accentandole ove occorra. Nel dare poi la seconda Tribolazione ci facciamo dalla narrazione della morte di S. Francesco, perchè così è data in principio di pagina e con lettera colorata più grande di tutte le altre dal nostro Codice, pure non ignorando che in altri Codici questa narrazione fa parte della prima Tribolazione; e del resto anche il nostro pone di nuovo lettera maiuscola più sotto alle parole Contro de questo homo de Dio, dove, secondo essi, principierebbe appunto la Tribolazione seconda.

(1) Assisi, 1872.

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