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humilemente et santamente desponea et perseverantemente adimpiva, perchè Christo lo trovò fedele, obediente, grato, simplice, diricto et humile secondo lo core suo.

Et revelogle la prima et ultima perfectione della evangelicha sua vita, et della sua Matre et delli Apostoli et Evangelisti soi. Et aprilli l'orechie sue e amaestrollo in forte mano de operratione cielestiale perfecte e incoruptibele; et pose se medesimo nel core, nella boccha et nel braccio suo et si li disse: Togli questo libro della mano mia, cioè la legge [f. 27v] della gratia e della humilità, della povertà, della pietà, della carità e della pace. Questa è la forma et lo modo de vivere, la quale io tenne colli mei discipuli. Questa è la regola vivifica che diriza ad aquistare la vita immaculata, lo compimento della gratia e la certa possexione della gloria per operatione et per intellecto, et che porta suso alle cose cielestiale et divine.

Questa è quella regola et vita la quale io de principio creai i nelli sancti, et mostrai como forma de perfectione: quando io nacque, nacqui nudo della Vergene innefabilemente, involupato et fasciato in panni povery et collocato nel presepio della húmilitade, non volenno io trovare loco nel diversorio, per mostrare in misterio che la povertà è certa via del celo, et per confirmare con opere et con parole che li humili amaturi et observaturi della poverta de sonno instituiti ab eterno dal Patre mio heredi et re del rengno del celo.

Et però mandai quello forte Helia propheta in spiritu et virtude a mostrare lo mio advenimento et la mia incarnatione. Et però mandai Iohanni Baptista de inanzi alla faccia mia ad aparechiarme le vie et dirizare le semite et a predicare la penitentia et a dare per opere et per parole scientia de salute in remissione delle peccata, acciò che tucti credesseno per lui in me. Et acciò che omne homo che volesse venire depo me avesse d'allora innanzi per fine alla fine del mundo sancto et certissimo derizatione (sic) et introducitore et patrone ad credere et observare la perffectione della povera, mansueta et humile mia convers[at]ione et della mia divinissima vita. Et per cascione de questo, volendo io trare quelli che vogliono venire depo me delle tenebre delli herrori et della dannatione della [f. 28r] morte et della confusione eterna et dare la intrata nel regno de Dio, et quilli che serranno per lo bactismo d'aqua et de Spiritu sancto, subito che io fui batizato fui menato da esso Spiritu sancto nel deserto et consecrailo exsemplarmente, che tucto el tempo della vita delli batizati interamente deve essere consacrata al servitio et culto divino. Et cusi tucti li mei sequaci vincisero per la mia virtude lo princepe della morte et rectore delle tenebre de questo mondo, cioè el diavolo. Siché essendo morti al mundo et ad tucte le cose del mundo, vivano solamente ad Dio, non cercando, nè saporanno le cose terrene, ma le cose celestiale et superne.

Predicai etiandio la penitentia et lo regno del celo, como curriere ligero vestito d'una tonica et d'uno vile mantello, mostranno et manifestando la via della vita alli discipuli mei, andando una con essi senza pecunia, senza calciamenti, senza borcia et senza sacco; non avendo

tecto, io che fabricai li celi, nè dove rechlinare lo capo, per mostrare alli mei sequacy, che tucte le cose del mundo et lo mundo debbono reputare como stercho.

Stava etiandio a vegliare la nocte et nella horatione de Dio, insegnando lo di nelle sinagoge et nel tempio lo desprezamento et l'odio del mundo et della superbia et della falsitade et della malignitade et della ypocrisia et della cupiditade et dell'avaritia. Et acciò che me co[no]scessero che io era lo Messia promesso alli patry, Dio humanato et Manuel, et per questo recevessero in sè lume, perchè per la mia propria virtude curava tucte le infirmitade et languorie, cacciava le demonia, mondava li leprosi, resuscitava li morti et perdonava li peccata.

Et quilli che io elescy de questo mondo per gratia et per le parole mei, li fei sopra lo mondo, et [f. 28v] per lo exempio della pura, humele et sopracelestiale vita mia, et non ne perdei veruno, ma stectero fermi con meco nelle mei temptatione. Et io li sanctificai, et uscendo del mundo li reccomanai al Patre mio, però che erano mei et non del mundo. Et deveano vivere spiritualmente allo exempio mio, devevano predicare in omne terra, alli Giudei et alla Gentili l'odio et lo despre-. zamento de questo mundo per lo nome mio et la confexione della fede mia, et lo honore et la gloria eterna dello rengno mio, lo quale non è de questo mundo.

Et poi confirmai la mia predicatione nel sangue mio morendo nella crocie, stando apiccato nudo abandonato fora de Ierusalem in mezo delli latroni con opprobrii, victuperii et dolory amarissimi, innumerabili et exmisuraty, per resususcitare quilli che erano depravati de superbia, de vanitade et de carnalitade et dannati de debito de doppia morte, cioè corporale et eterna, recomp[r]andoli dello prezo del sangue mio et della virtù della morte mia per farli ardentissimi amatury delli mei doluri et della croce et della morte mia acciò che vengano et segnoreg[i]ano se medesimi et lo diavolo et lo mondo.

Si che como io pusi l'anima mia per la salute delli homini ad honore et gloria del Patre mio, cusi l'à (sic) comperati et salvati per me ad honore et gloria del nome mio, debiano porre l'anima sua tenendo lo mezo della croce et della morte mia, per la quale se vence el mundo collo prencepe suo, et possedese in questa vita per gratia et nell'altra per gloria, acciò che siano configurati alla mia morte et accompagnati alli mei dolori et passione. Et acciò che intendano como lo principio dello aprimento dello libro della vita, et como l'omo è scripto in quello libro, et la comunicationé della mia infinita caritade, et l'uscio per lo quale s'entra [f. 29r] alla claryta de della mia sapientia, (et) è la chiave che apre li secreti splendory, operatione, parole, comandamenti, consigli et sacramenty mei et delle mei promissione; et è certa revelatione della beatitudine della gloria mia, per la quale li figlioli della luce et della gratia mia serrando seperati dalli figlioli delle tenebre et del peccato, et li cictadini dello rengno celestiale dalli cictadini de Babillonia et dello inferno.

Seconda Tribolazione.

(Tocco, pagg. 68-78).

[f. 58v] Appressandose finalmente l'ora della morte del povero et humile servo de Dio Francesco se fece chiamare tucti li frati ch'erano nel loco et placolli con parole consolatorie per la morte sua et confortolli alla observantia della regula et vita promessa, et allo amore de Dio et amarse insiemi l'uno con l'altro. Et alla obedientia et reverentia della sancta madre ecclesia de Roma et ad tucti li chirici, con effetto (sic) paternale et efficace parole lassando alloro per ereditade, succesione la possessione della povertade, della umilitade et della pace et fraternale caritade. Et con fidelisseme et efficacissime parole li infiammò a sequitare ardentemente le vestigie de Christo et a odiare et desprezzare el mundo. Et essendo li frati d'entorno comandò et fece scrivere uno breve testamento nella (sic) quale scrisse brevemente et chiaramente ad tucti li frati presenti, absenti et futuri per fine alla fine del mundo la verità d'onne sua prima et ultima intentione a llui data da Cristo et revellata. Et comandò quanto più strectamente possecte, che fosse obsevato et conservato fedelmente et reverentemente, ponendone la benedictione del padre celestiale et del suo benedicto figliolo nostro signore Iesù Cristo et la sua. Et destendendo sopra de loro le mane signate delle sacre stigmate de Iesu Christo ad modo de croce colle braccia cancellate benedixe tucti li frati absenti et presenti nel nome et virtù de Iesu Cristo crucifixo.

Et fecese chiamare frate Bernardo da Quintavalle, lo quale fo lo primo frate, et pose lla mano sua diricta sopra lo capo, et denanzi ad tucti li frati lo benedixe con cordiale et singulare affectione; et facta la benedictione sancto Francesco comandò ad uno frate delli suoi conpangni dicendo: Scrive como io dico. Lo primo frate che lo Signore me diede fo frate Bernardo, lo quale imprimamente incomenzó et perfectissimamente adimpi la perfectione del sancto evangelio, dando et distribuendo tucti li soi beni alli poveri; per la qual cosa et per multe altre prerogative che Dio gli ha date, io so tenuto de amarlo più che niuno [f. 59r] altro frate de tucta la religione. Onde io voglio et comando quanto posso, che qualunqua serrà Generale ministro de questa religione, ame lui et honorilo como me medesmo, et etiandio li altri Ministri provintiali et tucti li frati della religione tenga lui in vece mia. Profetò etiandio sancto Francesco de frate Bernardo, che appresso alla fine sua serria repieno de Iesù Christo de multe gratie et doni, et cum mirabile pace et quiete dell'anima et del corpo, pieno della ontione dello Spiritu Sancto, passaria de questa vita ad Christo securo, sicomo poi se vedde per experientia da tucti li frati che forono presenti alla morte sua. Et vedendo li frati la sua grande fiducia c'havea ad Christo, et la excessiva devotione c'hebbe fine all'ultimo punto, non potevano tenere le lacrime, ma per divotione et alegrezza dicevano: Veramente non è stato cognosciuto

questo sancto: et depo la morte lu sguardavano como uno sancto de Dio, lo quale demostrava uno gaudio et una alegrezza con maraveglioso odore et singulare bellezza, la quale non avea innanzi quando era vivo. Et delectavanse nel suo aspecto però che de lui usciva una virtù che lectificava tucty li circustancti ch' el vedevano et rempivali insemi de suavitade et de spirituale consolatione.

Contro de questo homo de Dio sancto et infiammato dello amore della perfectione et contra tucti li altri carissimi figlioli et serve de sancto Francesco, lo innimicho d'onne bene ordinò et commosse la seconda bactaglia et persecutione, però che essendo quello humile, povero Francesco passato de questo seculo, et essendo già passati de questa vita grande multitudine de frati ferventi de spiritu, la multitudine delli Ministri et Custodi insieme se concordaro in frate Elia per la preclara scientia et singulare prudentia che vedevano in lui, et tucti [f. 59v] insieme volsero avere per rectore et governatore Ministro generale depo la morte de sancto Francesco; lo quale recevendo l'offitio dello generalato per concorde electione de tucti li frati, et secondo ch'esso se pensava essendo male libero da quello excesso de fervore et impeto de spiritu, lo quale esso per suo umano senno et prudentia della carne iudicava nel Fondatore che fosse indescreto, comenzó a ffare et predicare audacemente cose ch'erano discorde vele et contrarie ad quelle cose che sancto Francesco avea amate, facte et insegnate. Et ad questo ebbe multi sequaci et fauturi visibili et invisibili et astuti impulsatori et incitatori, le cui sugestione et insidie non solamente era nigliente a ccacciarle et guardarsene, ma le recevea spontanemente, et alegramente adimpiva. Et non è meraveglia però, che secondo la sententia del grande doctore Gregorio Nazanzeno: Pestilentia se chiama et è la prava conversatione del prelato, però che niuna cosa è tanto efficace a ccorrompere li subditi, lo cui male tanto è magiore, quanto più ne stano socto sua signoria et principato. Però che è magiore la malignità che va ad multi, che quella che sta intorno ad uno, però che lo panno non receve cosi agevelmente dal tentore el colore come el contrario, nello vaso l'odore como la puzza et el fetore che gli apressa. Però che multo più è ligera la corruptione del contrario ad operature, che non è la veritade (1).

Questa è quella cosa che spitialmente assaliscie la bontade, cioè la malignitade, et quella cosa ch'io porto più molestamente, consideranno [che] l'animalitade de chi ce conduce ad questo è una cosa che se trova in pronto et è cosa che agevelmente ce piace et niuna cosa è tanto ligera como è deventare chactivo. [f. 60r] Ma la possessione del bene è rada et pochi sonno quelli che vadano al bene, posto che da multo sia quello che ce chiama et tira al bene, però malagevelmente la umanità nostra pò apprendere lo bene, como che lo focho non se accende nella aquosa

(1) Il testo latino di tutto questo passo è più chiaro: ... non enim ita leviter tinctoris colorem excepit pannos ut contrarius, vel odores vas ut fetorem appropinquentem. Est enim molto facilius contrarii corruptio quam sit virtus ad exsequendum ».

et humida materia, et a recevere lo male molti sonno adactati et aparechiati. Et da una piccola favilla de focho agevolmente se consuma et accende la stoppia; più presto pigliarà altri una piccola malitia subitissimamente, che a poco a poco una profonda virtude, però che uno pocho d'amaro sparge l'amaritudine nel mele, intanto che doppio mele non farria dolce l'asscenzo. Et una chrepatura, quantunqua piccola sia, se suga tucto uno fiume et retenere lo pò apena lo potentissimo firmamento.

Dementicosse adonqua frate Elia multo de quelle cose che avea udite et vedute da sancto Francesco, et quasi le reputò da essere conculcate et desprezate. Et ingannato dallo errore et dalle parole delli suoi adolatori et sequaci, et insuperbito per la reputatione dello Imperadore, del Papa et delli altri prelati et signori, li quali extimavano che esso passasse tucty li altri homini singularmente de sapientia et d'apparente honestà de belli costumi, comenzò a proponere el consiglio del suo core et lu suo parere ad tucti li frati, como cose certe et utile ad salute et discrete et possibile a ffare. Ancora erano vivi delli compagni de sancto Francesco, tra li quali era lo predicto frate Bernardo et frate Cesario de preclara scientia et de singulare vita et sanctitade, frate Rugero et frate Simone della Contessa, de nobile gente et de meravegliosa sanctitade, frate Angelo et frate Masseo et multi altri, delli quali io ne viddi alquanti et udi' da loro quello che io narro, li quali con tucto el core se sforzavano de servare con tu[c]ta la loro prova [f. 60v] puramente et fedelmente le cose che aveano promesse ad Dio, che erano state revellate ad sancto Francesco loro padre et duca, et confermate dalla chiesa. Et non potevano tacere sopra l'opere et consiglii de frate Helia, che erano contrarii et discordanty della doctrina et comandamenti del Fondatore. Dolevanse adonqua per la offesa de Dio et per lo danno delle anime; et acostandose con tucto el core alli exempli et alli comandamenti del padre loro, con parole humile et operatione devote mostravano che era grande pericolo de seguitare la relassatione et le impuritade già incomensate.

Turbavase frate Helia colli soi sequaci et dessimulava per alcuno tempo la impatientia et la ira ch' avea già conceputa nello animo contra di loro, et innanzi che esso li tribuli et persequiti, falsamente et astutamente li diffama et pensase de oscurare et denegrare (?) la loro fama con calunie et con querele appo lo Papa. Andandosi essi puramente et semplicemente, per parere excusabile a tucti quelli che se dolesseno et turbasseno della opressione delli sancti frati, per mostrare de fore che queste cotale cose esso le fecesse et mectesse ad exsecutione iustamente et ad utilitade de colloro che sostenevano l' afflictione per lo comandamento dello Papa et del pastore magiore. Finalmente avendo apostata la oportunitate se n'andò al vicario de Christo, che era allora Papa Gregorio nono, et come è usanza de si facti homini propuse una querimonia denanzi a llui composta et colorata, la quale mostrava apparentia de grande sanctitade et discrectione et honestade et utilitade necessaria de tucta la religione. Dicendo: Padre sancto, in onne multitudine, spitialmente de semplici homini, spesse fiate se fanno de multe (f. 61r) cose per indescret[i]one, socto spetie de fervore et bene; la qual cosa se non

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