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I

CODICE DIPLOMATICO

1. 1224, settembre.

S. Francesco alla Verna digiuna le quaresime dell' Assunta e di S. Michele, riceve le SS. Stimate e scrive le Laudes Dei.

Beatus Franciscus duobus annis ante mortem suam fecit quadragesimam in loco montis Alverne in honorem beate Virginis Marie matris Domini et beati Michaelis archangeli a festo Assumptionis sancte Marie Virginis usque ad festum sancti Michaelis septembris. Et facta est super eum manus Domini; post visionem et allocutionem seraphym et impressionem Stigmatum Christi in corpore suo fecit has laudes ex alio latere cartule scriptas et manu sua scripsit, gratias agens Domino de beneficio sibi collato.

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Dall' autografo di frate Leone, in una nota che egli appose in principio della pergamena che ha la Benedizione del Santo a frate Leone, e dall' altra parte le Laudes Dei, ambedue autografi di S. Francesco. La pergamena, mill. 140 × 100, assai logora» (Faloci, Misc. francesc. vol. VI, p. 35) a cagione dell'uso continuo che per 47 anni ne fece frate Leone, è ben tenuta e gelosamente custodita anche al presente dai Minori Conventuali nella sagrestia del sacro convento di S. Francesco in Assisi, in un pregevole reliquiario d'argento del secolo XVII, difesa da un cristallo (Faloci. op. e luogo cit.) Vedi gli autori citati al n. 3.

2. 1224, settembre.

-

Le Laudes Dei di S. Francesco in ringra

ziamento a Dio delle SS. Stimate, scritte alla Verna.

Tu es sanctus Dominus Deus solus, qui facis mirabilia. Tu es fortis. Tu es magnus. Tu es altissimus. Tu es rex omnipotens, tu

Documenti ecc. della Verna - 1

Pater sancte, rex caeli et terrae. Tu es trinus et unus Dominus Deus, omne bonum. Tu es bonum, omne bonum, summum bonum, Dominus Deus, vivus et verus. Tu es caritas, amor. Tu es sapientia. Tu es humilitas. Tu es patientia. Tu es securitas. Tu es quietas. Tu es gaudium et laetitia. Tu es iustitia et temperantia. Tu es omnis divitia ad sufficientiam. Tu es pulchritudo. Tu es mansuetudo. Tu es protector. Tu es custos et defensor. Tu es fortitudo. Tu es refrigerium. Tu es spes nostra. Tu es fides nostra. Tu es magna dulcedo nostra. Tu es vita aeterna nostra, magnus et admirabilis Dominus, Deus omnipotens, misericors Salvator.

Si leggono sul rovescio della pergamena descritta al n. 1, e l'ho riprodotta dai PP. di Quaracchi, Opuscula sancti patris Francisci Assisiensis, sec. codices mss. emendata et denuo edita, Ad Claras Aquas (Quaracchi) 1904, pp. 124-5, che le hanno riprodotte dall'autografo di Assisi. Vedi anche il Faloci (Misc. francese. vol. VI, pp. 35-9) che ci dette un testo incompleto e da correggersi, e gli autori indicati al n. 3.

3. 1224, settembre

scritta alla Verna.

Benedizione di S. Francesco a frate Leone,

Benedicat tibi Dominus et custodiat te.

Ostendat faciem suam tibi, et misereatur tui.

Convertat vultum suum ad te et det tibi pacem (1).
Dominus benedicat, Frater Leo, te.

Beatus Franciscus scripsit manu sua istam benedictionem mihi fratri Leoni. Simili modo fecit istud signum thau cum capite ma

nu sua.

cap.

Dall'autografo descritto sopra al n. 1. Anche il Celano (Vita secunda, parte II, 20, ediz. d'Alençon, Roma 1906, 208) e S. Bonaventura (Opera omnia, t. VIII, 537-8) ci fanno sapere che la benedizione fu scritta alla Verna (in monte Alvernae), per un suo compagno che soffriva una grave tentazione di spirito (non carnis, sed spiritus), che S. Francesco fattosi portare carta e inchiostro scrisse le lodi di Dio e in ultimo la benedizione scripsit manu propria laudes Dei et verba quae voluit, et ultimo benedictionem fratris), che il Santo gli comandò di conservarla sino alla morte (usque ad diem mortis tuae custodias diligenter),

(1) Num. VI, 24-26: « È una coincidenza curiosa, scrive Montgomery Carmichael La benedizione di S. Francesco Spiegazione del geroglifico, Livorno 1900, 14 in nota che i numeri di questi versetti, 24, 25, 26, corrispondono cogli ultimi tre anni della vita di S. Francesco, 1224, 1225, 1226 ».

che cessò all'istante la tentazione (fugatur statim omnis illa tentatio), e che in seguito operò prodigi (et in posterum miranda effecit). Il grande Tthau che si eleva sul monte rappresenta la croce, il cranio sottostante la morte vinta dalla croce del Redentore, e il monticello che serve di base al thau rappresenta il monte della Verna quale Calvario del Santo stimatizzato.

Dalle parole di frate Leone (vedi sopra al n. 1) messe a confronto con quelle del Celano (Vita secunda, parte II, cap. 20) e di S. Bonaventura (Leg. maior, c. XI, n. 9) rileviamo l'anno e il mese in cui fu scritta la benedizione. Il Celano scrisse che Francesco prima scrisse laudes Dei, e in ultimo la benedizione; e fra Leone aggiunge, che Francesco compose le laudes Dei per ringraziare il Signore del prodigio delle Stimate. Dunque se le Laudes furono scritte in ringraziamento dell'impressione delle Stimate e prima della benedizione, dobbiamo concludere che ciò avvenne dai 14 al 30 settembre 1224, forse il giorno stesso dell'impressione 14 settembre, perchè ai 30 dello stesso mese lascio per sempre il sacro monte.

Metterò qui l'elenco dei principali autori che scrissero o illustrarono la benedizione del Serafico Padre. Oltre il B. Tommaso da Celano e S. Bonaventura qui sopra citati, si consultino Bartolomeo da Pisa (De conformitate vitae beati Francisci ad vitam Domini Iesu, in Anal. francisc. V, 259-60); il Miglio (Nuoro dialogo delle devozioni del sacro monte della Verna, Firenze 1568, 28); il Savelli ́ ́Breve dialogo.... della Verna, Firenze 1616, cap. 11); il Wadding (B. P. Francisci Assisiatis opuscula, Antuerpiae 1623, 101) che fece un diligente studio dell'autografo l'anno 1619; Bini Pompeo (La verità scoperta nei tre santuari della città di Assisi, Firenze 1721); Papini (La storia di S. Francesco di Assisi, Foligno 1825, lib. I, 130, nota 8); Cherancé (S. François d'Assise, Parigi 1885, 5, 11 e 223; Faloci - Pulignani (Miscellanea francesc. Foligno 1895, vol. VI, 33-39)., Grisar (La calligrafia di S. Francesco, in Civiltà Cattolica, 21 Marzo 1896. fasc. 1098, 723-28, riprodotto in Misc. Francesc. VI, 129-32); il Wattenbach, il Dziatzko, il Meyer (in Theologische Literaturzeitung, 1895, 30-42), come si può vede re in Sabatier (Speculum perfectionis, Parigi 1898, LXIX); Edoardo d'Alençon La bénédiction de saint François, Parigi 1896, estratto dagli Annales franciscaines); Sabatier (Speculum perfectionis, Parigi 1898, LXVII - LXX); Montgomery Carmichael (La benedizione di S. Francesco, Livorno 1900); i PP. del Collegio di S. Bonaventura a Quaracchi (Opuscula S. P. Francisci, Quaracchi 1904, 124-5, 198-200); W. Goetz, (Die Quellen zur Geschichte des hl. Franz von Assisi, Gotha 1904, 9-11); Reginaldo Balfour (The seraphic Keepsake, London 1905); Pasquale Robinson (The Writings of Saint Francis of Assisi, Philadelfia 1906, 10-19: G. Schnürer (Francesco d'Assisi, trad. italiana, Firenze 1907, 140-41); la mia Guida illust. della Verna Prato 1902, 93-7, 2a ediz. Quaracchi 1907, 107-12, in 3a ediz. Quaracchi 1921, 89-94): Angelo Cresi (La benedizione di fra Leone scritta da S. Francesco alla Verna, in La Verna Ricordo del settimo centenario, Arezzo 1913, 30-42), e altri.

Sull' uso del Thau nelle lettere di S. Francesco vedi il P. Oliger, Textus antiquissimus ecc. con facsimile in Arch. francisc. hist., VI, 1913, 3-12, e sull'imitazione del Thau con curioso facsimile, attribuito a S. Bernardino da Siena, vedi lo stesso Oliger nel citato Arch. francise. hist. IX, 1916, 386.

4.* 1224, settembre

Addio di S. Francesco alla Verna. È apocrifo.

PAX CHRISTI.

Giesù, Maria speranza mia. Fra Masseo peccatore, indegno servo di Giesù Cristo, compagno di fra Francesco da Assisi, huomo a Dio gratissimo.

Pace e salute a tutti li fratelli e figlioli del gran patriarcha Francesco, alfiere di Cristo.

Risolvendo il gran Patriarcha di pigliare l'ultimo vale da questo sacro Monte alli XXX di settembre MCCXXIIII, il giorno della solennità di san Girolamo (1), havendogli il conte Orlando, conte di Chiusi, mandato un somaro acciò sopra di esso cavalcasse, non potendo posare i piede in terra per havergli piagati e confitti con chiodi, la mattina per tempo havendo udito Messa in S. Maria degl'Angioli, conforme al suo solito, chiamati tutti nell'oratorio ci commandò per obedientia che stessimo tutti in charità, che attendissimo all'oratione et che havessimo cura del luogo diligente et che noi lo offitassimo di et notte. Di più raccomandò tutto il sacro Monte, essortando tutti i suoi frati tanto presenti quanto futuri a non permettere mai che detto luogo sia profanato, ma sempre rispettato et riverito, dando la sua benedittione a tutti quelli che vi habitaranno et a quelli che gli portaranno riverenza et rispetto: per il contrario disse: << siano confusi quelli che a questo luogo non saranno rispettevoli et da Dio ne aspettino il meritato castigo ». Mi disse: « Fra Masseo, sappi, che la mia intentione è che in questo luogo vi stiano religiosi timorati di Dio et de' migliori del mio ordine: che però si sforzeranno li superiori di mettervi frati de' migliori. Ah-ah-ah fra Masseo non dico altro». Ordinò et impose a noi frat' Angelo, fra Silvestro, frat' Illuminato et fra Masseo, che havessimo speciale cura del luogo dove successe quella gran meraviglia della impressione delle sacrate Stigmate. Ciò detto, disse: «a Dio, a Dio, a Dio fra Masseo»: dipoi rivolto a frat' Angelo disse: « a Dio, a Dio, a Dio frat Angelo» et il simile disse a fra Silvestro et fra Illuminato. « Restate in pace figli carissimi. Dio vi benedica figli carissimi: a Dio, io mi

(1) In memoria della partenza del Santo dalla Verna, nella festa di S. Girolamo, i religiosi di detto convento tutti i giorni dopo vespro alle orazioni di S. Francesco, di Maria SS.ma, di S. Michele e di S. Giovanni evangelista, aggiungono quella di S. Girolamo.

parto da voi con la persona, ma vi lascio il mio cuore. Io me ne vado con fra Pecorella di Dio, et me ne vo a S. Maria degl'Angioli et qui non farò più ritorno. Io mi parto, a Dio, a Dio tutti, a Dio Monte, a Dio, a Dio Monte Alverna, a Dio Monte d'angeli, a Dio carissimo, a Dio carissimo. Fratello falcone ti ringratio della charità. che meco usasti, a Dio, a Dio Sasso spicco, già più non verrò a visitarti: a Dio Sasso, a Dio, a Dio, a Dio Sasso, che dentro alle tue viscere mi ricevesti, restando il demonio schernito, già più non ci rivedremo: a Dio S. Maria degl'Angeli, ti raccomando questi miei figli madre de l'Eterno Verbo». Mentre il nostro caro Padre diceva queste parole, versavano gl'occhi nostri fonti di lagrime, onde se ne parti ancora lui piangendo, portando via li nostri cuori, restando noi altri orfani per la partenza di un tanto Padre.

Io fra Masseo ho scritto tutto, Dio ci benedica.

Dalla pergamena della Verna del secolo XVII, mill. 270 × 130, la quale anteriormente alla scrittura fu smerlettata dai topi in cinque punti a destra di chi legge, che si conserva tra le reliquie nella cappella dell'Ascensione sotto cristallo, entro una cornice dorata di qualche pregio e intagliata a traforo con foglie a scartoccio, ed è tenuta distesa da una tavoletta di legno, dove sta scritFatto fare dal' Iltmo Sig. Nicolò Gondi di Fiorenza l'Anno 1702 e si è mes sa nel Reliquiario a 29 marzo 1703», ma prima vi si leggeva: «14 Sett. 1702», come ancora si vede. La stessa mano che sul principio del secolo XVIII vi appose quella nota, nel dorso della cartapecora scrisse in corsivo: «Partenza del P. S. Fran.co da q.to sacro Monte per l'ultima volta».

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I sentimenti contenuti in questa lettera hanno riscontro con quelli che si leggono nello Speculum perfectionis, nei Fioretti, negli Opuscoli di S. Francesco e in generale in tutte le vite del Santo, specialmente dei primi secoli dell'Ordine. Da tali espressioni vivamente traspare tutta la semplicità, il candore dell'anima di S. Francesco, teneramente affettuoso pei figli suoi e teneramente sollecito dei compagni che lasciava custodi della S. Montagna. Tutta la naturalezza della poesia dell'Umbro poverello ha un' eco vivente, che ci commuove, specialmente nell'addio al fratello Falcone, al Sasso Spicco, e al sasso che lo ricevè nelle sue viscere. Sapientemente perciò scrisse il P. Panfilo da Magliano: La presente lettera non contiene cosa che non sia vera o verisimile». (Storia compendiosa ecc., vol. I. p. 379 in nota). E Cesare Guasti, Opere, Prato 1897, vol. IV, 387 nota 3, scrivendo della pergamena della Verna, vi annotò: « Di autografo non v'è da discorrere, mentre la stessa scrittura non può essere della prima metà del sec. XIII. Vi è per altro un fondo di vero, qualcosa di quella nativa semplicità che desta nell'animo una dolce commozione». Ma tal naturalezza e simiglianza di sentimenti con quelli di S. Francesco non sono un indizio sicuro per dirla copia autentica di un originale perito o non ancora ritrovato.

Anche lo stile, piuttosto facondo, caldo e semplicemente eloquente della lettera, sembra voglia indicarci quale autore della medesima frate Masseo. Gli antichi storici ci assicurano infatti che fra Masseo era « vir multum facundus et carus Sancto (Analecta francise, t. II, 7), facundissimus

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