Imágenes de páginas
PDF
EPUB

a p. 506, n. 106; ma tale Decreto non l' ho veduto stampato.

460. 1844, novembre.

Il P. Guardiano della Verna domanda al R.mo P. Generale se si possano ricevere pel Santuario le elemosine delle cappelle delle Stimate e degli Uccelli.

Rev.mo P. Generale. La gentilissima responsiva di V. P. R.ma diretta al P. Guardiano della Verna, anima il medesimo ad esporle quanto segue, su di che egli desidera il di lei saggio parere.

Nel luogo precisamente dove il nostro SS. Padre ricevè le sacre Stimate evvi una grata di bronzo traforata in maniera, onde si può vedere il piano su cui è collocato un marmo, che in rilievo rappresenta Francesco nell'atto di ricevere dal Serafino le Stimate. Entro questa graticola sogliono i fedeli, che in gran numero ne concorrono alla visita, mettervi corone, medaglie ecc. che devotamente si ripigliano e portano seco alle loro case. Altri fedeli soglion lasciarvi cadere chi un quattrino, chi un baiocco, chi più e chi meno, i quali danari, riuniti insieme, alle fine dell'anno fanno la somma di scudi dieci, o poco più. Questa pratica dei fedeli, di gettare nel sopra detto luogo quei pochi danari, è antichissima; poichè il P. Michele di anni ottanta, ed il P. Leonardo attuale Custode della anzi detta chiesa, di anni sessantasei, che hanno quasi sempre dimorato in questo venerabil Convento, mi hanno deposto che sempre han veduto praticar così ed hanno saputo dagli altri Padri già passati all'eternità, che i fedeli hanno sempre praticato come ora si pratica. Il Custode poi usa di questa cautela, cioè di estrarre al più presto possibile questi danari, onde i fedeli non dovessero scandalizzarsi di noi, e difatto per quanto a noi consta il secolo mai ne è rimasto scandalizzato. Finalmente di questi medesimi danari ce ne serviamo per la manutenzione della Sagrestia, della Chiesa detta delle Stimate.

Ora nasce il dubbio, se ciò debba dirsi Cassetta per l'elemosine proibita nelle nostre Chiese, ovvero debba considerarsi come una limosina gratuita il ricevimento di cui a noi è permesso. Se la pratica tollerata fin'ora dai nostri maggiori debbasi chiamare una corruttela da eliminarsi, ovvero un uso pio e non più.

Lo stesso accade nella Cappella detta degli Uccelli, distante dal Convento forse cento passi, chiamata così perchè ivi S. Francesco fu festeggiato da un branco di augelletti. Nella porta di questa Cappella vi è una finestrella per cui si vede la statua del Santo e alcuni uccelletti in rilievo intorno al medesimo. Là entro soglio

no i fedeli gittarvi alcuni pochi danari, che montano alla fine dell'anno alla somma rammentata di sopra, e questi pure sono a quando a quando levati, e servono per la conservazione della Sagrestia della Chiesa Maggiore: pratica antichissima come quella rammentata poc'anzi. Qui pure nasce lo stesso dubbio che sopra.

Bramerei pertanto sapere dalla V. P. R.ma come io mi debba diportare, se debba cioè si nell'uno che nell'altro caso seguitare l'antica usanza, ovvero considerarla come un abuso, e quindi eliminarla.

Di tanto caldamente la prego; e persuasissimo che un Padre amoroso quale ella è, vorrà appagare i voti di un suo umilissimo figlio, il quale con questa fidanza le bacia devotamente la mano, e si protesta D. P. S. R.ma

204.

[P. FORTUNATO DA COMPITO].

Dall'originale cartaceo duplicato, mill. 298×210, fogli 2, nella filza IV, n.

461. 1844, 5 novembre

Il Generale dell'Ordine indica come debbono impiegarsi i denari raccolti nelle Cappelle delle Stimate e degli Uccelli..

Molto Ven.do Padre. Roma, Araceli, 5 nov. 1844. La legge negativa, come Vostra Paternità m'insegna, deve interpretarsi in stretto senso, ossia prout sonat; per cui sotto nome di Cassette per l'elemosina di Messe e di questue pecuniarie, vietate nelle nostre Chiese, non si comprendono i largimenti pecuniarii fatti ad onore di qualche Santo, senza precedente domanda e per il libero sfogo di pietà, mossa dalla divozione del luogo, o dalla rimembranza del favore ricevuto, o del prodigio operato, e da altre simili cause, che per brevità non rammento, perchè di questi la legge non fa menzione, e non li vieta, almeno espressamente. Che però Vostra Paternità non deve togliere o impedire l'uso di queste e altre simili concessioni, che fanno i Devoti nelle due accennatemi Cappelle, ma tutto il di lei interessamento sia diretto a disporre le medesime in tal maniera, che non resti defraudata la loro pietà, per cui sarebbe bene che, fatto un giusto conto, applicasse o facesse applicare per ogni due scudi una Messa almeno pro ipsis Devotis, e spendesse tutto il denaro per i bisogni del Santuario, e primieramente per mantenere

le due Cappelle nel dovuto decoro. Ecco quanto le doveva in proposito.

Riceva la Serafica Benedizione, e mi creda

Aff.mo Servo nel Signore FR. LUIGI DI LORETO, Min. Generale.

Al Molto Ven.do Padre Fortunato da Compito, Guardiano, Firenze, Verna, S. Monte.

Dall'originale cartaceo, mill 275×195, foglio 1, nella filza IV, n. 205.

[merged small][merged small][merged small][ocr errors][merged small]

f.1r] Il manoscritto è originale, cartaceo, segnato colla lettera F; misura mill. 212+142, scritto da una sola mano con varie piccole aggiunte in più luoghi, come notai alle pagine rispettive; ha ff. 24, dei quali i ff. 19-23 in bianco, e buon numero di altri scritti solo in parte, singolarmente i ff. 4, 7, 13, 14, 17, 18, e 24. La copertina in pergamena ripiegata ai singoli lati, scritta dentro e fuori da mano. del secolo X, contiene un commentario sulla sacra Scrittura ed ha nella parte interiore altra copertina, parimente in pergamena del secolo X o XI, ove si legge il vangelo delle Domeniche e ricopre il manoscritto da capo a piedi e oltre la metà in larghezza. In principio della copertina si trova l'iscrizione alquanto abrasa che riportiamo prima dell'Inventario. Sul dorso in carta comune altra mano scrisse: Repertorio dell'archivio 1400.

L'autore della Tabula Bullarum etc. si mostra inconseguente nell'uso dei dittonghi, sebbene il più delle volte li ometta, e noi stampiamo la Tabula tale quale si trova nel manoscritto. Ai documenti di ciascun sacculo, in principio e in fine, l'autore appose i numeri arabici (poche volte i romani), omessi nei documenti aggiunti da mano posteriore, ma noi abbiamo messo i numeri arabici progressivi da capo sino al fine del Registro, comprendendovi ancora i documenti aggiunti posteriormente, e conservando i numeri finali dei singoli documenti. Ai numeri rispettivi descrivemmo le pergamene ecc. ancora esistenti e che ci vennero fra mano. Quelle delle quali abbiamo omessa la descrizione, esisteranno nelle filze che non potemmo esaminare e controllare, specialmente nella filza Testamen

ti e Legati pii, e alcune forse perirono o furono distrutte. In fine di questa Tabula aggiungemmo le pergamene omesse dal P. Spinelli e tutte le altre venute dopo di lui e che si conservarono con diligenza e si conservano ancora oggi alla Verna in 2 cassette aventi 4 caselline ciascuna, distinte in 24 mazzi.

[f. 1r] Tabula bullarum, privilegiorum ac scripturarum etc. sacri conventus montis Alverne (1).

Actum anno Domini 1510, 16 die mensis iulii, tempore guardianatus P. F. Petri Spinelli.

Incipit tabula sive registrum bullarum Summorum Pontificum, litterarum dominorum Cardinalium, Legatorum, Episcoporum et Imperatorum diversa continentium circa sacri montis Alvernae conventum, nec non testamentorum, legatorum, donationum, dotium, solutionum, emptionum et similium. Verum, ut confussio et labor evitetur in inquirendo predicta, ea in sex sacculis seriatim collecta secundum convenientiam uniuscuiusque materie, singulis cum sua littera alphabeti inferius per ordinem annotatis reperientur. In quorum primis tribus sacculis omnia pertinentia ad prelibatum sacrum conventum et montem invenientur. In 4o autem et 5o sunt testamenta diversorum in quibus aliquid relictum est fratribus. In sexto vero sunt scripta que ad personas pertinent seculares. Rogo tandem, ut si quis extraxerit aliquid predictorum, quando postmodum reponit, ponat in sacculo unde extraxit, ne seriem huius registri inferius descriptam confundat.

In sacculo primo signato littera A. In primo sacculo signato littera A sunt infrascriptae bullae et privilegia de sacris Stigmatibus et de indulgentia plenaria in die sacrorum Stigmatum concessa, videlicet:

1. Transumptum auttenticum bullae Nicolai tertii, in qua approbat bullam Gregorii noni, in qua testatur et approbat beatum Franciscum habuisse Stigmata sacra, et iniungit quod nemo audeat de cetero contradicere. Incipit: Felicis recordationis etc. Et in dicto transumpto inseritur de verbo ad verbum bulla prefata Gregorii noni. In eodem etiam transumpto prescribitur bulla Alexandri quarti, que incipit: Benigna divinae operatio voluntatis etc. Quaere in dicto sacculo numero primo.

La bolla di Niccolò III si legge sopra al n. 20, a p. 41; quella di Gregorio IX al n. 8, a p. 11; e l'altra di Alessandro IV al n. 17, a p. 21.

2. [Da altra mano] Item bulla eiusdem, que incipit: Romani Pontificis,

anno 1.

(1) El 31 Guardiano [della Verna] fu frate Piero Spinelli fiorentino, fatto l'anno 1510, huomo spirituale et buon religioso ». Così il Miglio nel Nuovo Dialogo, Firenze 1568, a p. 34. Vedi La Verna, Ricordo del settimo centenario, Arezzo 1913, a p. 181.

« AnteriorContinuar »