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si esplicò l'attività diplomatica del Nani, di cui l'A. narra minuta. mente l'azione parallela alle mosse militari della Repubblica in Oriente e alle deliberazioni del Senato a Venezia, coordinandole agli avvenimenti Europei. Un breve capitolo finale dice dell'opera del Nani come storico: e forse conveniva dirne di più, paragonando, (il che poteva riuscire interessante) i dispacci del diplomatico al suo governo colle parole dello storiografo al suo pubblico. - Sarebbe stata desiderabile anche una maggior copia ed esattezza di citazioni nel ricorrere che fa l'A. alle fonti, tanto stampate che manoscritte. Chi ha esperienza di dispacci Veneti sa quanto è difficile in un lavoro di storia Veneziana il fare una giusta parte alle citazioni senza ingombrare di note troppe pagine di un lavoro, e tanto più quando si tratti di un periodo, com'è quello della guerra di Candia, in cui le fonti sono innumerevoli, e a migliaia i dispacci, numerati a gruppi di due e tre sotto un medesimo plico per le esigenze dell'invio, e verbosi e prolissi tutti quanti oltre l'opportuno e il ragionevole, non che oltre il necessario; ma il lettore non è obbligato ad avere questa esperienza, e può sentire quel desiderio cui accennavo sopra. A. A. B.

LOMBARDIA.

Il dr. GIOVANNi Seregni, del quale abbiamo altra volta lodato alcuni buoni studi sulla popolazione agricola della Lombardia nel medio evo, pubblica ora una monografia assai pregevole intitolata: Del luogo di Arosio e de' suoi Statuti nei secoli XII-XIII, con appendice di documenti inediti (Torino, Paravia, 1901). Le sue ricerche, diligentemente condotte su numerose fonti, per la maggior parte manoscritte e sconosciute, gli hanno permesso di presentarci una ricostruzione quasi compiuta della vita economica e politica di un villaggio lombardo nel periodo in cui la natura dei rapporti fra i signori e i rustici si veniva essenzialmente modificando, sia per l'azione dei comuni liberi e fiorenti, sia pel diffondersi nelle campagne di quelle stesse idee che animavano il popolo delle città. La materia è così distribuita Signori e proprietari di Arosio (§ 1); il luogo, il castello, le Chiese (§ 2); condizione giuridica degli abitanti. Nobili e vicini (§ 3); contratti colonici (§ 4); prestazioni dovute ai Signori (§ 5); giurisdizione e poteri della Badessa. Nunzi o procuratori (§ 6); gli Statuti (§ 7); i gastaldi (§ 8); la vicinanza e il Consiglio (§ 9); decani e consoli (§ 10); il podestà (§ 11); ufficiali minori (§ 12). - L'appendice contiene gli Statuti di Arosio e Bigoncio del 1215 (dei quali il Giulini aveva pubblicato solo una piccola parte), insieme coi nuovi ordinamenti del 1251 e del 1282, e con altri documenti inediti. Chiude

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il volumetto un Glossario delle voci ricordate nei testi e dall'autore opportunamente chiarite nelle note. È, insomma, un lavoro interessante e meritevole di essere segnalato all'attenzione degli studiosi. A. D. V.

LIGURIA. In sei capitoli narrativi, corredati da tre illustrazioni e due documenti inediti, il dr. GIOVANNI JACHINO pubblica a Savona (Peluffo, 1901), un saggio storico critico su Leon Pancaldo, nato in Savona verso la fine del sec. XV e morto circa il 1538 nel Rio de la Plata: incerte e congetturali l'una e l'altra datazione. – L'introduzione e il primo capitolo collegano l'opera del Pancaldo con quella dei predecessori e dei contemporanei, aggiuntovi un copioso elenco di fonti; col 2.o capitolo comincia propriamente la parte biografica, che include notizie sulla spedizione di Magellano. L'opuscolo è condotto con amore e diligenza, sebbene la forma letteraria e l'eleganza tipografica lascino qualche cosa da desiderare.

A. A. B.

EMILIA.

De' Quattro documenti dei secoli IX, X e XII editi per cura dell'Arciprete G. TONONI e Mons. P. PIACENZA (Parma, tipografia Luigi Battei, 1901; 8.o di pp. 10) il primo, già sciattamente edito dal Campi, è una declaratoria dei giudici imperiali, fatta nel marzo dell' 830, a favore di Cosma, abbate di Fiorenzuola, contro Orso prete di S. Donnino, per diritti di pesca; col secondo, papa Formoso, nell'892, conferma a Bernardo vescovo di Piacenza ed alla sua Chiesa la giurisdizione che aveva sul monastero di Bobbio e su quello di Mezzano in Val di Trebbia; giurisdizione della quale si occupa anche papa Giovanni X col terzo documento, che è indirizzato a Teudelasio abbate di Bobbio e porta la data dell'anno 927. Il quarto è una bolla di papa Adriano IV, con la quale sottrae Ugone, vescovo di Piacenza dalla giurisdizione della metropoli Ravennate, nel 1154. Le due ultime carte sono affatto ignote agli storici; tutte e quattro sono tratte dall'Archivio Capitolare di Piacenza. G. S.

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SICILIA. Il Comune di Palermo e il suo Archivio nei secoli XIII a XV (Palermo, Reber, 1901) intitola il prof. C. A. GARUFI alcuni brevi studî storico-diplomatici, che sotto certi rispetti si ricollegano a quelli da lui pubblicati nelle pagine del nostro Archivio sull'ordinamento amministrativo normanno in Sicilia, e che porgono un buon contributo

alla storia delle origini dei Comuni nell'isola. Sono, come dichiara l'autore stesso, più che una compiuta trattazione dell'arduo tema, notizie sparse qua e là, e da lui raccolte e coordinate ad un fine. In scstanza, il Garufi si propone di dimostrare in qual modo dalla Curia Baiulare di Palermo (detta poi Pretoriana) sia venuto fuori il Comune, studiando la giurisdizione finanziaria e giudiziaria di quella, non che i diritti dei cives Panormi, e accennando brevemente anche alle funzioni della attività comunale fino dai primi tempi in cui i meliores furono chiamati ad eleggere gli officiales anuales della città, i quali amministravano e giudicavano i diritti dell'Universitas civium.

L'opuscolo contiene inoltre utili particolari sui baiuli e giudici di Palermo dal 1252 al 1300; sui giurati e le loro funzioni; sulla cultura cittadina nel secolo XIV; sull'Archivio Comunale di Palermo e sulle carte più importanti in esso conservate.

A. D. V.

GUIDO BIGONI, Una Fonte per la storia del Regno di Sicilia. Il Carmen di Pietro da Eboli. - Genova, Pagano, 1901. Ottimo è stato il pensiero del ch. prof. Bigoni di ritornare, con nuove e diligenti ricerche, su questo importante argomento. Infatti il Carmen di Pietro da Eboli, in onore di Arrigo VI, aspettava ancora lo studioso, che lo esaminasse ex professo come fonte storica per la lotta fra Arrigo e Tancredi di Altavilla, e la fine della monarchia normanna in Sicilia; e la monografia che il Bigoni ci ha dato risponde in gran parte all'importanza del soggetto.

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Egli la divide in tre capitoli, preceduti da una breve introdu zione nel primo raccoglie con cura le poche notizie pervenuteci sulla vita di Pietro da Eboli; nel secondo esamina minutamente il contenuto e la forma del Carmen: nel terzo ne fa la critica, dimostrando come si debba andar cauti nell' accettare quanto vi si racconta, sia perchè in più luoghi v' ha amplificazione o ab<< bellimento poetico, non trattandosi d'una cronaca versificata, ma << d'un componimento con proprio carattere; sia per la evidentis<< sima parzialità dello scrittore, che ha dettato cum maxima ira « et studio, ed è gravemente sospetto in tutto ciò che si rife<< risce a deprimere Tancredi ed i suoi, ad esaltare Arrigo, Co<< stanza e i loro fautori »; onde può dirsi, col Balzani, aver egli scritto un panegirico di Arrigo piuttosto che una storia, specie nel libro ultimo, che reca in testa la rubrica : « ad honorem et glo« riam magni imperatoris ». Insomma, il Carmen di Pietro da Eboli è, secondo l'A., una fonte storica che ci dà con sicurezza alcuni

notevoli particolari sul fatto principale; ma delle sue notizie alcune debbono essere respinte in via assoluta, altre con gran cura vagliate al lume delle restanti testimonianze contemporanee. E questo ci pare giudizio ponderato e giusto. Sono aggiunte alla monografia due appendici, delle quali una porge la descrizione delle Figure del codice di Berna (contenente il Carmen), secondo il Winkelmann, l'altra i quadri genealogici della casa di Altavilla e della casa dei Conti di Lecce e Signori di Ostuni. A. D. V.

Necrologio.

Al carissimo Carlo Errera, nostro amico e collaboratore, esprimiamo vive condoglianze per la morte di sua sorella Emilia, avvenuta in Milano il 12 dicembre 1901 per breve e inesorabile malattia. Emilia Errera nacque in Trieste di famiglia veneziana nel 1866, studio in Firenze nella scuola superiore femminile di Magistero, sotto la guida efficacissima del compianto Enrico Nencioni, e ora insegnava storia e geografia in una scuola tecnica femminile di Milano. Non l'abbiamo conosciuta personalmente; ma dell' animo suo caldo di squisite idealità, della vasta cultura storica e letteraria e del mirabile acume critico ci fanno fede i suoi scritti; e se pochi ne diede alla luce, ne è cagione, degnissima di lode, la cura intensa che dedicò alla scuola con affetto vivamente corrisposto. Di tali scritti non daremo, per brevità, l'elenco particolare; ma ci piace di ricordare la breve recensione che facemmo nell' Archivio del 1890 della memoria Sulle filippiche di Alessandro Tassoni, che essa aveva pubblicato nella Rassegna Nazionale di Firenze. Questo lavoro di una giovinetta poco più che ventenne ci parve allora e ci pare oggi, per rettitudine critica, per altezza di sentimento e per genialità di forma, eccellente. In Firenze stessa (d'onde ella usci maestra) si è pubblicato dal giornale Il Marzocco, poco dopo la morte di lei, l'ultimo suo scritto Sull'insegnamento della Storia nelle scuole secondarie: il quale potrà esser discusso rispetto alla praticità di alcune proposte, ma rimane supremo testimonio dell'elevatezza di mente e di cuore della compianta educatrice.

C. P.

ALESSANDRO CARRARESI.

Il giorno 20 del corrente mese, a poche ore di distanza dal carissimo nostro Direttore, cessava di vivere in Firenze, dopo lunga malattia, Alessandro Carraresi, zelante e diligente cultore delle discipline storiche e letterarie. Era nato il 28 settembre 1819.

Con lui scompare una simpatica figura di solerte studioso e d'integerrimo cittadino; e la R. Deputazione toscana di storia patria, che lo ebbe suo Socio corrispondente fino dal 1892, ne sente e ne deplora la grave perdita.

Cortese e simpatico, dotato di pronto ingegno, e fornito di svariata cultura, egli seppe degnamente corrispondere all'affetto e alla fiducia di Gino Capponi, del quale fu, per oltre 35 anni, fido e devoto segretario privato nel doloroso periodo della cecità. Il venerando patriota, memore e grato, così scriveva di lui, nella Prefazione alla sua Storia di Firenze: « Non avrei mai potuto in modo <<< nessuno venire a capo di questo Libro, se allo scri<< verlo non avessi avuto l'opera continua e amorevole del << Carraresi, che potrà sempre dire pensando a me: oculus << fui caeco ». Nè qui terminano le sue benemerenze, imperocchè, morto il Capponi, egli si accinse a raccoglierne, con diligenza di critico sagace e con amore di cittadino, tutto il carteggio dal 1807 al 1876. Altri ha già detto molto bene che i sei volumi, in cui sono riunite le lettere scambiatesi fra Gino Capponi e gli uomini più insigni del suo tempo, costituiscono un prezioso materiale. storico e contengono notizie pregevolissime, sia per quanto riguarda il movimento degli studi in tutta l'Italia, come per quanto si riferisce all'opera della redenzione nazionale.Alla famiglia del compianto valentuomo esprimiamo le nostre vive condoglianze. A. D. V.

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