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Peraltro il Giry aveva già dubitato che il segno di Huberti comitis, posto nell' atto, fosse stato letto bene, e sospettato che l'originale avesse invece Roberti (1); nel quale caso si poteva supporre che il conte presente e consenziente alla donazione fosse quel Roberto conte di Troyes che fu appunto marito della contessa Adelaide sottoscritta pur essa nel documento. Anche il vedere che il titolo di conte, dato all' Uberto o Roberto segnato nell'atto, non è attribuito dalla contessa Villa nel testo dell'atto stesso al figlio Uberto, mentre essa non dimentica di esprimere il grado arcivescovile dell' altro figlio Tebaldo, potrebbe confermare che si tratti veramente di due diverse persone. Ci troviamo adunque davanti a un documento in cui il fatto principale della questione, cioè l'esistenza di Uberto figlio di Villa e di Ugo, non è accertato; ed è facile il capire che, se si dovesse preferire l'opinione del Giry, secondo il quale al tempo della donazione della contessa Villa non sarebbe stato più vivo il suo figlio Uberto, tutto il sistema del sig. de Manteyer sull' origine della Casa di Savoia, rimarrebbe affatto privo di base. Peraltro, a noi basta lo aver accennato a questa diversità di opinione fra i due dotti francesi. La critica che noi prendiamo a fare del lavoro del sig. de Manteyer punto non si fonda sul dubbio risultante da questa differenza d'interpretazione del documento; anzi noi tratteremo la questione senza più ricordare questo dubbio, e accettando per vera e provata l'esistenza del conte Uberto, figlio di Villa, al tempo della donazione di Fouchères, appunto come vuole il sig. de Manteyer.

L'autore della nuova ipotesi sulle origini Sabaude avverte che i nomi di Uberto e di Tebaldo, sottoscritti nella carta di Fouchères, ricordano gli Ugonidi, cioè la famiglia di Ugo conte e duca di Provenza e poi re d'Italia. E che appunto a questa famiglia debbano essi appartenere, il sig. de Manteyer crede che evidentemente risulti dai documenti. Manasse arcivescovo di Arles e nepote del re Ugo, con atto dell' anno 948, donò all'abbazia di

(1) Lo scambio di Uberto per Roberto e viceversa è facilissimo. Il Guichenon trovava il nome di Rupert in una carta di Cluny scritta verso il 930; ma il de Rivaz, esaminando attentamente la carta, riconobbe che vi era scritto non Rupert ma Hucbert.

Cluny parecchi possedimenti posti nel comitato di Chalon, da lui avuti in eredità dal suo genitore. La donazione fu fatta per le anime di Guarnieri e di Tietberga, padre e madre di Manasse, per quella de' suoi fratelli Ugo e Riccardo e per quella di Bosone, che il sig. de Manteyer crede un fratello del re Ugo, morto già da parecchi anni (1).

L'omonimia permetterebbe di stabilire con la più grande probabilità l'identità del conte Ugo, marito di Villa nel 927 e padre dell'arcivescovo Tebaldo, con l'Ugo fratello di Manasse arcivescovo di Arles e nepote, per mezzo di sua madre Tietberga, di Ugo re d'Italia; ma questa probabilità diviene addirittura certezza quando si legga il precetto dato dal re Ugo il 24 giugno 936, che è conservato nel cartulario di S. Maurizio di Vienna. Con questo atto egli concede al conte Ugo, suo carissimo nepote, per rimeritarlo della sua affezione e fedeltà, una terra detta Eltavense nel regno di Borgogna e nel comitato di Vienna, che comprendeva ben 500 mansi.

Messa in sodo, secondo che a lui sembra, l'identità di quei due Ughi, l' Ugo nepote dell' omonimo re e l' Ugo marito di Villa e padre di Umberto e di Tebaldo, il sig. de Manteyer prende a ricercare per quale ragione questo conte Ugo, signore di ampi possessi nel Viennese e fratello di Manasse arcivescovo di Arles, si potesse trovare nol 927 nel comitato di Troyes, e la sua vedova Villa potesse molti anni dopo trovarsi anch'essa in quella stessa contea appartenente al reame di Francia. Questo fatto potrà agevolmente spiegarsi quando in quel Guarnieri, che nella citata donazione dell' arcivescovo Manasse è mentovato come padre di questo, di Ugo e di Riccardo, e marito di Tietberga sorella

(1) A me pare invece che questo Bosone sia un altro fratello del donatore Manasse. Questo dice di fare la donazione pro anima patris et matris mea Teutberga et fratrum meorum Hugonis videlicet atque Richardi Bosonis quoque et ceterorum omnium parentum meorum. Mi sembra che la più naturale interpretazione del testo sia quella di ritenere Bosone per fratello di Manasse, come Ugo e Riccardo. Il donatore indica col loro nome i genitori i fratelli soltanto; tutti gli altri sono compresi nelle parole ceterorum omnium parentum meorum. Sarebbe strano che fra tutti questi nominasse il solo Bosone, e tacesse anche il nome dell' altro zio, il re Ugo, da cui era stato largamente beneficato.

del re Ugo, si riconosca un certo Guarnieri che da ricordi storici e da altri documenti del tempo apparisce come un fedele e valoroso seguace di Riccardo il Giustiziere duca di Borgogna. Questo Guarnieri, visconte di Sens e forse anche conte di Troyes, mori nel 925 combattendo contro i Normanni; ed ebbe un figlio, chiamate Riccardo, che nel 926 apparisce come conte di Troyes. Adunque questo Guarnieri, che ha per figlio un Riccardo, deve essere appunto Guarnieri padre di Manasse arcivescovo, di Ugo conte e di Riccardo, e cognato di Ugo re d'Italia. Suo figlio Riccardo, essendo caduto in disgrazia, verso il 930, di Rodolfo re di Francia, perdè il comitato di Troyes, e d'allora non si ha più di lui sicura notizia. Il suo fratello Ugo, il quale appunto in quel tempo aveva ricevuto ampi possedimenti nel Viennese dal re Ugo suo zio, fece ordinariamente dimora nel regno di Borgogna, ove suo fratello Manasse occupava un seggio arcivescovile; e probabilmente è egli quel conte Ugo menzionato come conte di palazzo in due carte del 926 al tempo di Rodolfo II re di Borgogna. Niente adunque di più facile che quest' Ugo, figlio di Guarnieri visconte di Sens e forse conte di Troyes, e fratello di Riccardo conte di Troyes, si trovasse e possedesse nel 927 in questo comitato, sebbene il centro de' suoi interessi dovesse essere nel reame borgondico.

Ora quest' Ugo figlio di Guarnieri, fratello di Manasse e di Riccardo, nepote di Ugo re d'Italia e marito di Villa, oltre all'arcivescovo Tebaldo, ebbe un altro figlio chiamato Uberto: il secondo dei frammenti pubblicati dal Giry ce ne dà certa prova. Ebbene, già lo abbiamo accennato, è appunto quest' Uberto colui, che, secondo il sig. de Manteyer, fu padre di Umberto Biancamano. << La naturale ipotesi dice il sig. de Manteyer che il conte

<< Umberto di Savoia, marito di Ancilia, è figlio di questo primo << Umberto, si basa adunque su di quattro probabilità, che, presa << ciascuna separatamente hanno forza, e che, riunite, sembra deb<<bano condurre ad una sufficiente certezza morale (1) ».

Riportiamo nello stesso ordine con cui sono esposte le quattro probabilità che confortano il sistema del sig. de Manteyer. 1.a Tebaldo arcivescovo di Vienna, figlio di Ugo e fratello

(1) De Manteyer, op. cit., p. 483.

di Uberto presunto padre del Biancamano, successe nella cattedra arcivescovile a Sobone, per la ragione che era a questo parente, essendo Sobone cognato di Tietberga ava di Tebaldo: dunque Burcardo figlio di Anselmo e di Aldiud concubina di Corrado il Pacifico re di Borgogna, dovè essere eletto arcivescovo di Vienna, perchè sua sorella Ancilia aveva sposato Umberto Biancamano nepote del suo predecessore l'arcivescovo Tebaldo.

2.a Il padre di Umberto Biancamano dove vivere nel Viennese.

a

3. L'omonimia del padre e del figlio presunti, che portarono entrambi il nome di Umberto, il quale ricorda la famiglia di Ugo re d'Italia.

4.a La perfetta concordanza fra i calcoli cronologici approssimativi, istituiti separatamente per ciascuno di questi due Umberti, presunti padre e figlio, a fine di conoscere quando hanno dovuto nascere, maritarsi e morire.

Un diligente esame dei vari argomenti portati dal sig. de Manteyer in sostegno della sua tesi, mi fa ritenere che non tutte le sue affermazioni sieno solidamente basate. In ispecie, non è punto provata l'identità del conte Ugo marito di Villa e padre dell' arcivescovo Tebaldo e del conte Uberto, con l' Ugo figlio di Guarnieri e di Tietberga, fratello dell' arcivescovo Manasse e di Riccardo, e nepote di Ugo re d'Italia. Ma di ciò ci occuperemo in seguito; qui cade a proposito osservare che, anche ammessa questa identità, anche stabilito che il conte Uberto fratello dell'arcivescovo Tebaldo sia figlio di Ugo figlio di Guarnieri, troppo deboli e non atti a sostenere la grave deduzione che si vorrebbe trarre da loro, sono gli argomenti recati per ritenere quel conte Uberto come padre di Umberto Biancamano. Questi argomenti, come abbiamo veduto, si riducono, per confessione dello stesso sig. de Manteyer, a quattro probabilità. Invero, un sistema, perchè possa giustamente chiamarsi tale, non dovrebbe basarsi sopra fatti probabili, bensi su fatti accertati. Un sistema, - lo abbiamo già detto in altra occasione e ci pare opportuno ripeterlo qui potrà stimarsi solidamente stabilito quando abbia per base uno o più fatti sulla cui esistenza non è possibile alcun dubbio; e quando le deduzioni da questi fatti, senza essere storicamente o diplomaticamente provate, chè allora non sarebbe più sistema ma storia, sono tanto verisimili, tanto conseguenti ai fatti

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stessi e tanto collegate fra loro, che possono vittoriosamente resistere a qualunque obbiezione. Invece, sopra fatti che noi stessi riconosciamo solamente probabili, cioè che possono essere avvenuti, ma che possono anche non essere, non si può trarre, mi pare, alcuna conseguenza persuadente. Da dubbie premesse non può ricavarsi che una dubbia illazione. Se poi si prendono in attento esame le quattro probabilità su cui il sig. de Manteyer fonda il proprio sistema, mi sembra che possa agevolmente dimostrarsi che, di esse, quale non esiste punto, quale ha un valore assai contrastabile. Contro la prima probabilità, cioè che Burcardo di Vienna sia stato elevato a quella sede perchè cognato di un presunto nepote del suo antecessore Tebaldo, sta invece una probabilità di gran lunga maggiore, cioè che Burcardo abbia ottenuto la sede viennese perchè fratello uterino di Burcardo II arcivescovo di Lione fratello consanguineo del re Rodolfo III, della cui debole volontà egli disponeva a suo senno nelle cose del regno. Un altro fratello di Burcardo di Vienna, Anselmo, anch'esso fratello uterino di Burcardo di Lione, consegui per questa ragione la sede augustana. La seconda probabilità, cioè che il padre di Umberto Biancamano aveva dovuto vivere nel Viennese, mi pare che avrebbe bisogno di esser meglio determinata. Così come essa è esposta, o è una petizione di principio, o manca affatto di qualunque fondamento. Se si crede di affermare che il padre del Biancamano aveva dovuto vivere nel Viennese perchè era figlio ed erede di quel conte Ugo a cui il re Ugo suo zio aveva donato ampi possedimenti nel Viennese stesso, è evidente che questa affermazione si risolve in una petizione di principio, poichè si mette per base della ricerca quello appunto di cui si va in traccia. Se poi l'affermazione non procede da quella premessa, è egualmente evidente che essa è affatto priva di qualsiasi base. E vaglia il vero; come si può ritenere che il padre del Biancamano, conte di Aosta e di Moriana, abbia dimorato nel Viennese, se da nessun documento apparisce che nè il Biancamano, nè i suoi figli, nè i suoi nipoti hanno mai posseduto nel Viennese ? C'è un solo atto dell' anno 1032 il quale mostra che Aimone vescovo di Belley, nepote abbiatico del Biancamano, cambiò con l'arcivescovo di Vienna alcuni beni situati nel Viennese con altri posti nel Gresivaudan e in Salmorenc. Ma questi beni viennesi non erano beni aviti, poichè viveva ancora il suo padre Amedeo e il suo avo Umberto; dovevano sicuramente

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