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640, e non già, come leggesi nella gerarchia episcopale dipinta nel salone del palazzo vescovile di Sarzana, nel 654 o 660. L'asserzione di questo scrittore è fondatissima (1), perchè sappiamo con sicurezza il tempo in cui visse il vescovo successore.

Tommaso vescovo al 640.

Si ha memoria di lui nel concilio, che nel 649 celebrò in Laterano papa Martino I, per condannare l'eresia de' monoteliti, ove il nome di Tommaso è sottoscritto alla prima azione del concilio, tenuta il 5 di ottobre (2). Aggiunge Bonaventura De-Rossi, che, essendo morto ai tempi di lui san Pellegrino, figliuolo di Romano re di Scozia, sulle alte cime dell' Appennino, al confine del Castiglione Lucchese nella provincia di Garfagnana, Tommaso con Leto vescovo di Lucca ed Alessandro vescovo di Pisa, con più vescovi di Lombardia e di Toscana andò a venerare il corpo di quel santo principe, che ivi era illustre per molti miracoli ed una lunga e santissima vita (3).

Severo nel 680.

Nell'azione quarta del concilio romano, che celebrò il papa santo Agatone nel 680, trovasi il nome di Severo, sottoscritto in questi termini Severus humilis episcopus sanctae ecclesiae Lunensis, in hanc suggestionem, quam pro apostolica nostra fide unanimiter construximus, similiter subscripsi (4).

(1) Cap. VII.

(2) Collectio concil. Labbei etc., edit. a Mansi, tom. X.

(3) Cap. VII.

(4) Actio IV, epist. II Agat. ad concil. III constantinop., contra Monotholitas, Labbei coll., edit. a Mansi.

SECOLO VIII.

Lentecario circa il 720.

Di questo vescovo scrive l'abate Emanuele Gerini (1) « essere inter>> venuto ad un concilio che papa Gregorio II tenne in Roma nel 721, » e poscia ad un altro che l' istesso pontefice celebrò nel 724; e reg>> gendo la chiesa papa Gregorio III, avere assistito ad altro sinodo >> romano ». lo non so quale collezione di concilii abbia mai letto questo scrittore, se antica o moderna; e peggio è che non posso io mai trovare le prove di ciò che asserisce. Ho consultato l'edizione dell' Ardoino, indi quella del Labbeo pubblicata dal Mansi, che certamente è la più completa che sia al mondo, e non ho saputo ivi trovare il nome di Lentecario o Leodegario, come altri lo scrivono. Soggiunge l'abate Gerini, che questo vescovo rimosse il corpo di san Venerio per la prima volta dall'isola di Tiro, per salvarlo dal furore di cotali barbari (i mori dell'Africa), e fecelo dalla sua chiesa dell'isola recare addentro terra in riva del golfo, fondandovi altro monistero ec. (2). E tutto ciò almeno sarà poi vero? Bonaventura De-Rossi aveva già di un secolo prima dimostrato ciò essere cosa falsissima (3). Il dottissimo padre Renaldi opina, che il vescovo di Luni Leodegario sia quel vescovo, di cui trovasi menzione presso Mabillon ne'suoi Annali benedittini, ove leggesi che Lupone all'anno 751, duca di Spoleto, con la sua consorte Ermelinda avendo fabbricato un monastero di sacre vergini ad onore di san Giorgio presso le mura della città di Rieti, sotto la dipendenza di Fulcoaldo abate di Farfa, per le istanze di Leodegario vescovo, il re Flavio Astolfo confermò questa fondazione sotto la direzione del medesimo abate: Eodem anno rex Flavius Haistolphus, rogalu Leodegarii episcopi Fulcoaldo abbati confirmat praedictum sancti Georgii puellare monasterium (4).

(1) Memorie storiche, tom. I, pag. 32 e 33. (2) Ivi.

(3) Cap. VII.

(4) Annal. Bened., ad an. 751, lib. XXII, n.o LVII

Vol. II.

4

Felerado vescovo nell'anno 769.

Questo vescovo ignoto ad Ughelli ed agli scrittori della Lunigiana si trova sottoscritto al concilio di Laterano, che papa Stefano III celebrò nel 769 pel culto delle sacre immagini, contro l'eresia degli iconoclasti (1).

Ai tempi di questo vescovo, ossia all' anno 782, credesi arrivato alla spiaggia di Luni un naviglio senza piloto e senza marinari, in cui era riposto il Volto santo, che si venera in Lucca (2) ed insieme l'ampolla del prezioso Sangue, che con tanta solennità si adora anche oggidì in Sarzana. Le circostanze di questa traslazione sono descritte da Bonaventura con tante maraviglie, che io dubito fortemente non possano provarsi da una giusta critica (3). Lasciando l'integrità del fatto qual è nella sua veracità, nè mai negando le maraviglie di un avvenimento, quando sono comprovate, puossi lecitamente sospettare di quelle che, senza documenti e senza l'appoggio di scrittori contemporanei, si tramandano di secolo in secolo alla pia credulità delle genti, unicamente perchè gli storici, non ben esaminando le cose, si copiano non di raro alla cieca l'un l'altro.

SECOLO IX.

Apollonio nell' 820.

È detto da certi scrittori Apollinare, ed a lui si attribuisce aver fatto trasferire il corpo di san Venerio dalla Lunigiana in Reggio Lepido di Lombardia e cercandosi la ragione per cui abbia privato la sua diocesi di queste preziose reliquie, rispondono aver egli voluto delle medesime onorare la propria sua patria, che appunto suppongono essere stata la città di Reggio (4).

(1) Collect. concil. Labbei, edit. Mansi, Florentiae, expensis Antonii Zatta Veneti, tom. XII, pag. 715. Sia detto per sempre, che, citando io i sacri concilii, mi prevalgo di questa bellissima edizione, meno che io noti altrimenti.

(2) Il motivo, per cui i cittadini di Luni non si ritennero anche il Volto santo, può attribuirsi a ciò, che il governo civile e politico di Luni dipendeva in allora da un duca di Lucca e di Pisa, che mandava in Luni un castaldo. V. Emanuele Repetti.

(3) Bonaventura De-Rossi, cap. VII.

(4) Ivi.

Petroaldo vescovo nell' 826.

Abbiamo menzione di questo prelato nel concilio romano tenuto nell' 826, ed in alcune edizioni è chiamato Bertoaldo (1).

Teodolasio vescovo nell' 859.

Fece un contratto di vendita di alcuni suoi poderi a favore di Geremia vescovo di Lucca, come ricavasi dall' archivio episcopale di quella città, distribuendo ai poveri il prezzo di cotal vendita. Ughelli assegna questo contratto all'anno 867; ma il padre Renaldi, meglio verificando le date dei tempi, dimostra non doversi protrarre più in là dell' 859. Ai tempi di questo vescovo tutta la Lunigiana soggiacque a tanti disastri, che pareva inondata da un diluvio di estreme calamità. I saraceni l'avevano orribilmente saccheggiata nell' anno 849 (2). Sopraggiunsero i Normanni e per l'Arno innoltrandosi sino a Pisa, devastarono molte città adiacenti, fra le quali anche Luni e continuarono ancora per più anni consecutivi. Per colmo dei mali, nell' 876 si accrebbe la pestilenza, che finì di sterminare quelli che erano sfuggiti dalla spada di quei feroci aggressori.

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Gualcherio all' 881.

Il Papebrochio, scrivendo di questo vescovo nella vita di san Cecardo (3), dopo aver verificato le date dei tempi con la solita sua accuratezza, è di avviso aver retto Gualcherio la chiesa di Luni sino all'anno 891, salvo qualche picciol divario, ed essere stato trucidato dai Normanni in una di quelle incursioni che fecero nella Lunigiana.

Di questo vescovo scrisse lo Schiaffino, aver fatto la traslazione delle reliquie di san Terenzo ed una chiesa aver edificato a suo onore nel luogo che oggidì san Terenzo si appella, nel golfo della Spezia, come

(1) Collectio conciliorum, Labbei, tom. XIV, ad an. 826, et infra ad an. 853.

(2) Muratori, Annali, all'an. 849 e 860.

(3) Acta Ss., ad diem 16 iunii.

altrove abbiamo narrato. Un ampio privilegio ottenne Gualcherio a vantaggio della sua chiesa dall' imperatore Carlo il Grasso, che regnò dall'anno 881 sino all'anno 887, il privilegio cioè, che gli confermava il diritto di riscuotere la decima sovra alcune terre che appartenevano all' abbadia di Bobbio.

San Cecardo nell' 892.

Sotto la scorta del Papebrochio e del padre Renaldi io mi allontano dalla cronologia dell' Ughelli e di tutti gli scrittori della chiesa di Luni, per collocare il principio del vescovado di san Cecardo intorno all'anno 892, ed il termine circa l' 895. Non più di tre in quattro anni potè governare la sua chiesa, per essere stato ucciso, come il suo predecessore, dai barbari che infestavano la sua diocesi, o dagli assassini che speravano, ammazzandolo, di trovare in lui molto danaro.

La sua morte avvenne in Carrara, ove era andato per assistere allo scavo e al lavoro di quei finissimi marmi coi quali voleva riparare alla devastazione della sua chiesa e del palazzo suo vescovile. Lo zelo che egli aveva delle anime e dell' osservanza delle divine leggi, gli concitò lo sdegno di quegli animi feroci, che mal potevano soffrire di essere ripresi e corretti. Per la gloria di Dio e della religione essendo egli morto, fu sempre venerato per illustre martire, ed invocato con religioso culto dai popoli, singolarmente della Toscana. La quale venerazione particolarmente si accrebbe pochissimi anni fa, dacchè monsignor Zoppi, primo vescovo di Massa-ducale, ne ha ottenuto dalla santa Sede festa ed officio proprio. Le sacre di lui reliquie, riposte entro di una marmorea urna di elegante lavoro, si custodirono sempre nella chiesa maggiore di Carrara, ed anche oggidì si onorano (1).

Odelberto vescovo intorno all' 895.

Seguitando la cronologia del Papebrochio, noi mettiamo il cominciamento dell' episcopato di Odelberto intorno all' 895, nel duodecimo.

(1) Bolland., Acta Ss., ad diem 16 iulii.

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