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anno che regnava in Italia Berengario I, già duca del Friuli, e poscia imperatore nel 916: coniicio Odelbertum factum fuisse episcopum ipso anno 896, vel praecedentis, et initio sui episcopatus petivisse a Berengario etc. (1). Che cosa abbia chiesto al re Berengario il vescovo Odelberto può leggersi nel diploma, registrato nel codice Pallavicino e trascritto dall'Ughelli, che in sostanza dice così: « Essendo venuto alla » presenza nostra (in Pavia) Odelberto vescovo della santa chiesa di >> Luni, dedicata ad onore della santissima Vergine madre di Dio, per >> implorare la protezione nostra sopra la sua chiesa e sopra tutti i beni >> che essa possede, già stati conceduti alla medesima dall' imperatore » Carlo (magno) e dagli altri nostri predecessori, e volendo noi per » la gloria del divin culto esaudire favorevolmente le suppliche di esso >> dilettissimo e fedele nostro, dichiariamo di confermare con la piena <«< nostra autorità tutte le donazioni già fatte, e ricevere di più essa >> chiesa vescovile con tutte le parrocchie che contiene, e le persone >> e le cose tutte che le appartengono, sotto l' immediata nostra pro» tezione e la particolare nostra difesa e dipendenza, cosicchè non » possa mai verun giudice ingerirsi, nè trattare, nè arbitrare in alcuna >> maniera qualunque siasi minima cosa di essa chiesa, cassando ed » annullando anticipatamente qualunque siasi atto o disposizione si fa» cesse in contrario. Dato da Pavia, nel nostro palazzo, questo giorno >> ventiquattro di maggio, anno duodecimo del regno nostro, cioè » dell' 895 ». Diversi altri diplomi concesse posteriormente Berengario a favore di Odelberto ed a benefizio di sua chiesa, che troppo lunga cosa sarebbe qui enumerare.

Per lunghissimo tempo, giusta l' Ughelli, cioè sino all' anno 941, governò Odelberto la chiesa di Luni; ma le cose che in tanti anni ha operato, non sono venute a nostra cognizione. Gli scrittori della Lunigiana supposero ch' egli ricevesse nelle feste di Natale il re Arnolfo mentre andava a Roma a ricevere la corona imperiale; ma il Muratori ci avverte che « Arnolfo selennizzò il santo Natale non in Luni ma >> in Lucca, dove il marchese Adalberto II dovette accoglierlo » (2).

(1) Bolland., Acta Ss. ad diem 16 iulii.

(2) Annali d'Italia, sulla fine dell'anno 895.

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Aggiunge l'abate Gerini, che Odelberto trovossi nel principio del secolo decimo al generale concilio di papa Giovanni IX (1). Ma questo è uno dei consueti errori del signor abate, che cita concilii generali che non furono mai al mondo. Celebrò, è vero, più concilii papa Giovanni IX in Roma; ma neppur uno è riconsciuto ecumenico. E nei concilii particolari vi sarà almeno il nome di questo vescovo? Io lascio ad altri il ricercarlo.

SECOLO X.

Anselmo circa il 941.

« Odelberto ebbe per successore nella sede episcopale di Luni il ve>> scovo Anselmo, prelato di gran dottrina, che da Ottone il grande, >> imperatore, venne ricevuto nell' imperiale protezione, e nell'anno » della salute 960 ebbe dal medesimo la conferma dei privilegi, già >> conceduti dagli altri imperatori alla sua chiesa lunense, come dal >> codice Palavicino e dall'Ughelli nella sua Italia sacra, ove si legge : Anselmus episcopus sub Othonis magni imperatoris recipitur, confirmationemque suorum privilegiorum obtinet anno Domini 960. Così Bonaventura De-Rossi (2).

Adalberto circa il 961.

Successe ad Anselmo il vescovo Adalberto intorno al 961, che pose ogni studio nell'ornare ed ampliare la sua chiesa, e dall'imperatore Ottone il grande ottenne, il 19 maggio dell'anno 965, la conferma di tutti i privilegi e di tutte le donazioni che la chiesa di Luni possedeva. Non sarà forse discaro il riportare qui la enumerazione dei beni che nel diploma imperiale vengono nominati, e sono dell'indicazione seguente: cuius (Adalberti) precibus assensum praebentes, hunc nostrum praeceptum fieri iussimus, per quod praedicta Lunensis ecclesia omnes

(1) Volume I, pag. 38.

(2) La Lunigiana descritta, ms., cap. VII, all'anno 960, segnato in margine.

cortes, plebes, res et familias utriusque sexus, idest cortem de Luna cum mercatis et pertinentiis, cortem de Ca, cortem de Cliva cum sua pertinentia, cortem de Serviliano, cortem de Lavaclo, cortem de Massa, cortem Biunengi, castrum de Amelia in Laulo et castrum de Sarzano, cortem de Puguiano, cortem de Carreria, cortem de Nebilone

cortem

de Lurvasano, cortes districtus de Bardarano, cortes de Vecano (Vezzano) cum castro de Ronitiano, cortem de Ceperuana cum mercatu et castro, cortem de Cuscagno, cortem de Baiano et Ticunia, cortem de Bracerio, castrum sancti Andreae, castrum de Tribiniano, cortem de Exlato et cortem de Porto cum ecclesia sancta Juliana, cortem de Placentia cum omnibus illorum pertinentiis, cum omnibus cortis, rebus, familiis ad eam pertinentibus, confirmamus et corroboramus etc.

Datum XIIII kalend. iun. an. 963, anno imperii magni Othonis imperatoris augusti II: actum in monte Ferretri, ad petram S. Leonis (in cod Palavic., pag. 57).

Di Adelberto non ci rimangono altre memorie, se non che intervenne al concilio celebrato in Ravenna nell'anno 967, sotto papa Giovanni XIII, per affari della disciplina ecclesiastica; e come in esso sinodo quel pontefice eresse a chiesa metropolitana la sede vescovile di Magdeburgo, ed i vescovi presenti al concilio sottoscrissero quel decreto, così noi troviamo fra questi anche il nome di Adelberto con queste parole: ego Adelbertus Lunensis episcopus interfui et subscripsi (1).

Gotofredo I vescovo nel 976.

Questo prelato è detto comunemente figliuolo di Attone marchese Malaspina, e proavo della illustre contessa Matilde: se tale egli fu, come ben osserva il padre Renaldi, devesi tenere per cosa certa che prima di essere vescovo di Luni, avesse già avuto la chiesa di Brescia e da questa sede sia stato trasferito a quella di Luni intorno all'anno 976: siquidem, ut observavit Florentinius, lib. III Rerum memorab. comitissae Mathildis, pag. 81, Atto marchio non alium Gottifredum ex Ildegarda

(1) Collect. concil. Labbei, edita a Mansi, tom. XVIII, pag. 499 e 503.

tulit, quam episcopum Brixiensem, et ratio temporum potius ex illa (di Brescia) ad istam (di Luni), quam ex hac ad illam sedem translatum fuisse suadet.

Non meno de' suoi predecessori Gotofredo mostrossi sollecito in accrescere e conservare alla sua chiesa molti diritti e privilegi. E primieramente ottenne dall'imperatore Ottone II nell'anno 981 la conferma di quella decima, che il vescovo Gualcherio suo predecessore avea ottenuto dall' imperatore Carlo il Grasso sopra alcune terre della badia di Bobbio, e più ancora la liberazione da tutte quelle violenze, angarie ed oppressioni che aveano fatto alla sua chiesa le podestà laicali.

Protetto così dalla grazia di Cesare, potè Gotofredo riacquistare alla sua diocesi quattro parrocchie o pievi, che da suo cugino Ottoberto Malaspina gli erano state tolte, e per le quali un lungo litigio erasi agitato tra le due parti. Ed altro simile litigio potè sedare con Adurando figliuolo di Azzone, pur di famiglia Malaspina, che alcuni beni pretendeva ritenersi che al vescovado appartenevano.

In qual anno abbia cessato di vivere Gotofredo, nol possiamo accertare; però il padre Renaldi è di avviso essere vissuto sino all'anno 998: quin imo vixisse Gothofredum usque ad annum 998 fidem faciunt bina instrumenta, quae refert Ughellus, quaeque ipse existimat pertinere ad annum 986, deceptus ex etc.

SECOLO XI.

La successione dei vescovi di Luni in questi due secoli X ed XI è molto oscura e variante negli scrittori che ne trattarono; ed in tanta oscurità, io pongo quella serie che, dopo le più diligenti ricerche, mi è stato possibile di conoscere la più verosimile ed ordinata. Ancor più difficile è la cronologia di ciascheduno di essi vescovi; e sol qui ne posso mettere l'anno approssimativo che combina coi pochi documenti che sonosi conservati sino ai giorni nostri.

Filippo vescovo intorno al 1000.

Successore al vescovo Gotofredo pone Ughelli immediatamente il vescovo Viridone o Vidone; ma la sua asserzione è contraddetta da Bonaventura De-Rossi, il quale scrive in questi termini: «è cosa pur >> certa che Filippo, primo di questo nome, era succeduto nella sede >> episcopale al vescovo Gotofredo (1) ». Soggiuige questo storico essere ciò avvenuto nell'anno 987; ma ciò ripugna a quei documenti che abbiamo già prodotto nel vescovo Gotofredo, e dai quali consta, secondo il padre Renaldi, che viveva costui anche nel 998; sicchè Filippo 1 puossi ragionevolmente collocare intorno al 1000. Conchiude il De-Rossi che Filippo I acquistò molti beni alla sua chiesa come rilevasi da un rogito firmato dal vescovo Andrea suo successore coi marchesi della Lunigiana. È questa una prova assai dubbiosa, perchè un tal rogito, quale leggesi presso Ughelli (2), indica benissimo un vescovo di nome Filippo, ma non ci spiega se sia stato il primo od il secondo di questo nome.

Viridone o Vidone intorno al 1010.

Questo è quel prelato di Luni che Ughelli pose ad immediato successore di Gotofredo, ed il Bonaventura fa succedere a Filippo I; ma comunque vogliasi supporre, non si può dubitare del suo vescovado in Luni nel principio del secolo XI. Puossi fondatamente credere essere egli quel vescovo che vide l'eccidio della sua chiesa e della sua diocesi, fatto dai Saraceni ai tempi dell'imperatore Enrico II e di papa Benedetto VIII, nell'anno 1016. Dal furore di quei barbari si salvò il vescovo di Luni con la fuga, e spariti che furono, ritornò alla sua sede, qual buon pastore che sollecito raccoglie le disperse pecorelle del suo gregge. Come egli vide la sua chiesa spogliata, si adoperò presso l'imperatore Corrado per ottenere qualche nuovo sussidio e privilegio, e lo ottenne

(1) La Lunigiana descritta, cap. VII.

(2) Episcop. Lunen., n.o XXVII.

Vol. II.

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