Imágenes de páginas
PDF
EPUB

Barone si mescola con la voce dei fratelli suoi, del Lambruschini, del Salvagnoli, di Francesco Borgatti, del conte di Cavour, del D' Azeglio, del Peruzzi, di G. B. Giorgini, di Celestino Bianchi, e di tanti altri che ebbero più o meno parte negli avvenimenti di quel tempo: e il succedersi di questi assume parvenza di cosa vissuta, meglio che in qualunque narrazione. Non credo che queste lettere e questi documenti contengano la rivelazione di fatti nuovi, finora ignoti: ma la chiara conoscenza che ci danno del pensiero intimo di Bettino Ricasoli e degli uomini coi quali si trovò a contatto, riguardo alle vicende e alle questioni che furono oggetto del loro carteggio, è di tanta importanza, da considerare questa pubblicazione come uno dei contributi più preziosi alla storia del nostro risorgimento nazionale: e se molti leggendola attentamente la meditassero, sarebbe anche, per i tempi che corrono, feconda e salutare opera, quanto forse altra mai: perchè nessun' altra lettura sarebbe, credo, più atta a sollevare oggi gli animi, educarli ed accenderli all' amore della patria, alla pratica e al culto delle civili virtù: tanta forza di generosi propositi ancora si esercita dalla conversazione di questi spiriti eletti, che tennero l'Italia nostra sempre in cima di tutti i loro pensieri!

La Vita del barone fu composta dal Gotti mentre si stavano pubblicando gli ultimi due volumi della Raccolta: nessuno avrebbe potuto farlo meglio di chi per tanti anni aveva seguito, per così dire, ogni suo passo, investigato ogni suo atto, ascoltato l'eco d'ogni sua parola. Spira in tutto il libro un sentimento di grande reverenza, naturalissimo in chi ebbe tanta opportunità d' apprezzare i meriti dell'uomo di cui narrava le vicende, suo concittadino per giunta; gli accresce pregio la buona forma, sì per la schietta purità della lingua, che il Gotti attinse alle nostre fonti senesi, sì per l'armonia del periodo, pieno di castigata eleganza. Questa Vita è come la sintesi di tutto l'epistolario, e giovandosi di documenti che i compilatori non stimarono opportuno inserire nella raccolta, in qualche

modo la completa: serve quindi a mettere in piena luce. la figura di un uomo, di cui pochissimi forse conoscevano, anche fra gl'intimi, tutto il pregio e tutta la grandezza.

Molta parte di Bettino Ricasoli, per certo suo fiero ritegno così alieno da far mostra di sè, era infatti rimasta chiusa entro le mura del suo castello: è di questa che discorreremo; - non spetta a noi considerare il governatore e il ministro, (') ma il possidente e l'amministratore di interessi municipali e privati, come eran soliti considerarlo i senesi, quando per sue faccende o de' suoi conterranei veniva da Brolio in città. L'animo e l'opera di lui non furono, in tanta minor cerchia (legata del resto per intime attinenze con tutta la sua vita civile) degne di minore ammirazione. Bettino Ricasoli appartiene alla storia morale, quanto alla storia politica della patria nostra: e come fu uno dei massimi fattori della nostra redenzione (se vero è che alla Toscana spettava di fare il nuovo regno d' Ita« lia ») (2), così fu anche « uno dei più originali e dei più << nobili caratteri dell'Italia nuova » (3).

I.

Ebbe il Ricasoli molti e magnifici possessi, parte ereditari, parte comprati: una vasta tenuta e un antico castello nel Chianti, una bella fattoria presso Figline in Valdarno, un'altra vicino a Grosseto, una villa alle porte di Roma, un palazzo a Firenze. Ma il suo fondo prediletto fu quel castello di Brolio che ho ricordato per il primo, posto nel territorio della nostra provincia, su quella ca

(1) Il carteggio del Ricasoli fu egregiamente analizzato e riassunto, in quanto concerne la parte politica della sua opera, dal senator GASPARE FINALI nella Nuova Antologia (vedasi il fascicolo del 15 novembre 1894 e gli altri ricordati ivi la nota) e dal prof. DOMENICO ZANICHELLI nell' Archivio storico italiano (anno 1897, fasc. I).

(2) Sono parole di Vincenzo Salvagnoli Lettere, e doc. vol. III., pag. 96. Ricordiamo anche la frase attribuita a Napoleone III: « L' union de la Toscane c'est l'unité italienne ». Ibid. vol. IV, pag. 133. (3) Ibid. vol. VIII, prefazione, pag. LXXXIV.

tena di poggi che chiude, fra settentrione e levante, l'orizzonte della nostra città.

In nessun altro luogo tenne più lunga dimora: cominciò a recarvisi spesso, durante la sua prima gioventù, finchè nel 1838, a 29 anni, vi prese stanza con la famiglia, principalmente per l'educazione della figliola Bettina, preordinata da lui secondo un concetto e un disegno, allo svolgimento del quale parevangli prestare i luoghi una mirabile opportunità, - e vi rimase fino al '47. Divise fra il Chianti e la Maremma gli anni che corsero fra il '50 e il '58 e stabilì di nuovo a Brolio la sua residenza dal '61 al '66, fra il primo e il secondo ministero: non se ne allontano quasi più dopo il '67, fino alla morte, che lo colse ivi, la notte fra il 23 e il 24 d'ottobre del 1880.

Il castello un' antica fortezza del medio evo, la cui storia s'intreccia sovente, come quella dei Ricasoli, che dal XII.° secolo vi signoreggiarono, alla storia della nostra Repubblica, fu dal barone Bettino quasi rifatto di pianta, con l'opera e i consigli degli architetti senesi Pietro Marchetti e Giuseppe Partini; serbandone però l'antica struttura in guisa che le vestigia e i caratteri di tempi tanto remoti, pieni di durezza e di violenza, congiunti alla festosità di un palazzo nuovo, di giardini e di agi moderni, destano nello spettatore una meraviglia piena di pensiero e di fascino (').

A Brolio, che il Ricasoli (facilmente inclinato a un idealismo tutto proprio dei caratteri, come il suo, fieri e operosi) compiacquesi considerare come fonte perenne di gloria e di grandezza, di nobiltà e di sapienza per la famiglia (2),

(') Leggasi la bella descrizione che ne fa il Gotti, a pag. 21-24 della Vita del barone.

(*) Parlando in un suo Diario della determinazione presa di stabilirvisi, scrisse: <.... a Brolio si avvantaggeranno gli interessi dello spirito e del corpo. Brolio è dove si incarna l'antichità e la nobiltà ⚫ vera della famiglia; Brolio sarà un documento e un monumento privato. Questa è una delle poche grandezze cui può un privato ⚫ pretendere, senza condanna e senza rischio. Oggi è una grandezza

aveva egli raccolte tutte le sue cose più care: tutte le sue ambizioni e i suoi affetti ebbero qui la loro sede precipua. Nella cappella gentilizia - una chiesuola del 300, ricostruita e ornata con ricchezza severa di marmi e di mosaici la salma della moglie, compostavi con immenso dolore nel 1852, riposa oggi accanto a quelle della figliola e di lui. Nelle ampie sale del castello istituì, giovanissimo, il suo laboratorio di chimica: ordinò una pregevole collezione di uccelli, d' insetti, di fossili, di minerali e di erbe: dispose l'armeria, la biblioteca, l'archivio. I molti poderi che lo circondano devono a lui, che vigilò sempre e diresse in persona tutta l'azienda, la fertilità presente e la fama dei vini: tanta cura pose nel trasformare le condizioni di quella fattoria, sollevandola dallo stato di « grave

patimento in cui ridotta era la vita agraria ed economica di quelle contrade, nel « suscitare » - sono sue parole << una vita nuova » là dove « regnava ancora l'ombra << d'una età morta per sempre, e le forze della natura e degli << uomini giacevano, come le arrugginite armature » (').

La vera vocazione di tutta la sua vita fu questa, come il fondo luminoso d'un quadro, sul quale risaltano, magnifici episodi, gli avvenimenti solenni della storia, di cui fu tanta parte. Se le virtù del carattere e dell' ingegno, fecondate da un desiderio intenso di redenzione civile della patria, fecero di Bettino Ricasoli il centro e l'anima del movimento nazionale in Toscana, e in tempi gravissimi lo chiamarono a reggere le sorti del paese, la sua indole, così piena di subitanei ardimenti, così disadatta alle arti della politica, non fu d' uomo di Stato, e tanto meno di parte:

« sublime nella sua semplicità e feconda di insegnamento, ed arra a mantenere la saviezza e l'ordine nella famiglia. Brolio può essere

[ocr errors]

« il moralizzatore delle generazioni che Dio concederà..... A Brolio dunque potranno i discendenti miei apprendere e apprendere molto. « Brolio è e sarà della famiglia una gloria, che se vorranno tale mantenersela i posteri, occorrerà che di sapienza non manchino ». Vita, pag. 233-234.

«

(1) Lettere e docum. vol. I. pag. 493.

io non ho carattere » per prestarmi ai tanti ripieghi, alle tante flessibilità, alla << vita costretta e dipendente d'un ministro: o per dir ◄ meglio io non ho volontà di piegare il mio carattere a questo..... insomma, scusa la parola, sono troppo puro troppo indomito, troppo indipendente, per poter vivere << in mezzo alla putredine » ('). L'ufficio di Deputato era quello che sentivasi meno chiamato a ben adempire: << io sono abituato a fare e non a dichiarare..... io aborro < ad ogni minuto il campo politico ozioso: bramo la mia « libertà e la mia solitudine, dove posso dare uno scopo << alla mia esistenza » (2). Non ebbe ambizione d'onori, nè volle cariche pubbliche, « se non quando l'ufficio si accompagnasse ad autorità con effetti utili » (3).

scriveva al fratello Vincenzo

Depose quindi il governo della Toscana, che ebbe quasi i caratteri di una sovranità, appena gli parve, per le mutate circostanze, non più confacente alla sua indole, e la sua opera non più necessaria al fine con tanta energia e abnegazione perseguito e raggiunto. La presidenza del Consiglio dei ministri, due volte assunta, in giorni di supremo cimento per la patria, entrambe le volte pochi mesi dopo abbandonò, consapevole di non potersi a lungo sostenere fra le ambage della tattica parlamentare e gli accorgimenti della diplomazia. Sollecitato poi in più modi, dagli amici più autorevoli, che avevano comune con lui la fede nei principî e nel programma coi quali erasi costituito il nuovo regno e retto fino allora il governo, a raccogliere e mantenere unite nel suo nome le sparse membra del partito liberale conservatore, vi si ricusò: a questa specie di comando non si sentiva capace; nè avrebbe sofferto di rimanere troppo a lungo e troppo spesso lontano dai suoi diletti campi, dalle sue vigne, dai suoi boschi, da' quali erasi già con tanta amarezza distaccato, quando

(') Lettere e docum. vol. V. pag. 101.

(*) Ibid. vol. VII. pag. 124.

(3) Ibid. vol. II. pag. 191.

« AnteriorContinuar »