13. Cunemondo vescovo d' Arezzo, fondato il monastero di s. Benedetto, fa al medesimo donazione dei propri possessi. 770 circa. Ciò rileviamo dal precetto di Carlo Magno del 783 (n. 15). 14. Sentenza di papa Adriano I, data in favore del vescovo di Siena, come quella precitato di Costantino. 772-795. Rinnovatasi la lite, il vescovo di Siena, in virtù di questa sentenza, riebbe per alcun tempo il possesso delle pievi poste nel suo territorio (cfr. doc. n. 18 e 22). La carta pontificia si è perduta, nè sappiamo sopra quale processo fosse emanata: si cita solo nel documento n. 37. 15. Precetto di Carlo Magno, col quale questi, ad istanza del vescovo Ariberto, conferma alla Chiesa di s. Donato le possessioni e il monastero di s. Benedetto fondato da Cunemondo vescovo. [Arch. Capit. d'Ar., n. 6]. Worms · 9 ottobre 783. Documento originale, in pergamena, benissimo conservata, di mm. 495-500X290-310. Rimane tuttora il sigillo di cera colla effigie di Marco Aurelio, attorno alla quale, in lettere piccole e poco rilevanti, si legge: † XPE PROTEGE CAROLVM rege francr. Nel tergo della pergamena è questo titolo scritto nel secolo XI o XII: Preceptum Caroli de monasterio sancti Benedicti in civitate, e poi il num. v segnatovi nel secolo XV. MURATORI, op. cit., VI, 359 - LAMI, op. cit., I, 321 - BRUNETTI, op. cit., II, 257 - MIGNE, Patrol., XCVII, 1014. † || Carolus gratia Dei rex francorum et langobardorum ac patricius romanorum. Si petitionibus sacerdotum vel servorum Dei || in quo nostris fuerint auribus prolatae libenter obaudimus, et eas in Dei nomine effectui mancipamus, regiam consuetudinem exercimus, et hoc nobis ad mercedem vel stabilitatem regni nostri pertinere confidimus. Igitur notum sit omnium fidelium nostrorum magnitudini presencium videlicet et futurorum, qualiter venerabilis vir Aribertus sanctae arretianensis ecclesie episcopus, quae est constructa in honore sancti Donati, ad nostram accessit clemenciam, et petiit serenitati nostre, ut omnes res ipsius ecclesie, quae ibidem a longo tempore et usque nunc visae sunt pertenuisse, tam monasteria vel senodochia quamque ecclesias baptismales seu reliquas possessiones, quicquic per donationes vel confirmationes regum sive vinditiones, |