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Lirano.

Se mai può avere un candido cervetto Di nere macchie ombrato,

A varj giochi e a saltellar lo avvezza: Un giallo collaretto

Di madreperla ornato

Gli pone

al collo, mentre lo accarezza :

Poi di darlo destina.

A quella, ch'egli tien per sua Regina.
Florenio.

Sembra nata per lui la primavera
Quando sparge vezzosa

Mille bei fiori, mille dolci occhiate.
E' sua la prima pėra,

La mela più odorosa,

Ogni dono più grato de l'estate.
Quando il caldo già fugge,

Lieti licori dal racemo ei sugge
Lirano.

Ara il campo, coltiva la vignetta,
Innesta, e pota, e pianta,
Sperandone la paga nell'agosto.
Ogni cosa il diletta:

Or lieto ride, or canta,

(sto:

Senza pensar, se il mondo è grande,o ango-
Quei che più ne possiede,
More a la fin d'ugual sepolcro erede.

(b)

(b) Questa sentenza a prima vista potrà parer troppo sublime per un Pastore. Ma il certo si è, che l'uguaglianza di tutti dopo la

Florenio.

Pone la vid al alamo arrimada,
Ingiere en el manzano

Talvez en ramo inutil el estraño;
Ve pacer su vacada,

I coge con su mano

De la erizada fruta del castaño;
I castra sus colmenas

De miel sabrosa i de panales llenas.
Liranio.

De rojo trigo como granos de oro
Halla un monton colmado

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Quando sale el Agosto a ver las eras,
Riquisimo tesoro

Con que el campo labrado

Hace sus esperanzas verdaderas ;
I en el otoño frio

Ve en el lagar correr de mosto un rio.

nos pone a todos ; es un reparo bien trivial • que oimos cada dia de la boca de los mas sencillos.

Florenio.

La vite a l'olmo dà ridente in moglie: Il più bel melo innesta,

E a strania pianta lo far gir compagno: Guarda le vacche; e coglie

Per l'ombrosa foresta

A un tempo stesso i ricci del castagno: L'arnia, che il mel racchiude,

Castra, e saccheggia, e i suoi Guardian

Lirano.

(delude. Corre l'aja a veder nel caldo mese, E trova che la preme

Di grano un monte simigliante a l'oro. Le fatiche sospese

Rinova con la speme

Di riveder il frutto del lavoro.

Suda; e frà poco ei vede

Di mosto un fiume, che gli bagna il piede.

morte è un sentimento trivialissimo sente ogni giorno dalla più bassa Plebe.

che si

EGLO GA

DE GARCILASO DE LA VEGA.

Poeta. Salicio. Nemoroso.

Dedicatoria á Albano, esto es a D. Pedro de Toledo Marques de Villafranca Virrey de Napoles.

El dulce lamentar de dos pastores,
Salicio juntamente i Nemoroso,
He de cantar, sus quejas imitando ;
Cuyas ovejas al cantar sabroso
Estaban muy atentas,
, los amores
De pacer olvidadas) escuchando.
Tu, que ganaste obrando

Un nombre en todo el mundo
I un grado sin segundo;

Ahora estes atento, solo, i dado
Al inclito gobierno del Estado,

Albano; ahora vuelto a la otra parte,
Resplandeciente, armado,

Representando en tierra el fiero Marte; (a)

(a) El esclarecido Señor Conde Conti como tengo dicho en la prefacion, hizo una traduccion italiana de esta egloga de Garcilaso. El Señor Dotor Don Casimiro Gomez Ortega amigo suyo la puhlicò en Madrid con algunas notas. Dice el Anotador en este lugar, que el Señor Conti en vez de unir el relativo cuyas del quarto verso con las ovejas, segun està en el

(

S

ECLOGA I.

DI CARCILASSO DELLA VEGA.

Poeta. Salizio. Nemoroso,

Dedica ad Albano, cioè a D. Pietro di Toledo Marchese di Villafranca Vicerè di Napoli.

I dolci lai, cantando amaramente,
Voglio imitare, o Alban, di due pastori,
Salizio l'uno, e l'altro Nemoroso;
Le cui greggi, ascoltandone gli amori,
Il verde pasco trascurato) intente
Erano tutte al lor cantar gustoso.
O tu, c'hai glorioso

Sovra ogni altro Mortale

Il nome a l'opre uguale:

O stii pur or con l'animo occupato
Ne l'inclito governo de lo Stato ;
O vadi pur, rivolto ad altra parte,
Rappresentando armato

Sotto lucida maglia il fiero Marte (a)`; '

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() chiarissimo Signor Conte Conti come ho detto nella prefazione, fece una tra duzione italiana di quest'ecloga di Garcilasso. Il Signor Dottore Don Casimiro Gomez Ortega amico suo la pubblicò in Madrid con alcune annotazioni. Dice l'Annotatore in questo luogo, che il Signor Conti in vece di unire il relativo cui del quarto verso colle greggi, come sta

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