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Fig. 8.

YO

anderen Strömung gefischt. Die Gemme bietet nach Garrucci vier Gruppen von Symbolen, bei der zweiten unten ein X, bei der dritten oben ein umgekehrtes C, neben dem Hirten die beiden letzten Buchstaben von ixYC. Die erste Szene gibt einen aufrecht gerichteten Anker, unter dessen Querstange zwei Fische neben einander stehn; die zweite stellt ein Lamm zu Füßen eines T., auf welchem die Taube Noes den Oelzweig einem Fische bringt, der über dem Anker der ersten Szene aufsteigt. Eine dritte, rätselhafte Szene zeigt ein halbrundes Becken, aus welchem ein T wächst (nach Garrucci ein Schiff, aber wohl eher eine patera, Trinkschale), darunter einen in die Tiefe gehenden Fisch; in der vierten Szene, des guten Hirten, sind seitwärts die beiden Buchstaben YO graviert. In dem Tau, zu dessen Füßen das Lamm mit dem X (protos) steht, das Kreuz, in der Verbindung beider aber einen Hinweis auf die Kreuzigung des Herrn, in der Taube endlich, die auf dem Tau ruht und dem Fische (der Menscheit) den Oelzweig bringt, das Heil der Welt durch das Gotteslamm am Kreuze, in dem guten Hirten endlich die Himmelshoffnung ausgedrückt sehen zu wollen, ist zwar eine sinnige, aber für ein Monument aus jener Epoche schwerlich zulässige Deutung; sie läßt zudem die dritte Gruppe unerklärt. Und unerklärt bleiben auch die beiden Buchstaben Y O neben dem Hirten, selbst wenn man das umgekehrte Sigma über der dritten Gruppe hierher beziehen wollte, da dann immer noch das EOY fehlt. So ist die ganze Zusammenstellung der Symbole, Figuren und Buchstaben ein Rätsel, und doch mag man gerade bei dieser Gemme die Verbindung der einzelnen Zeichen nicht als eine willkürliche und gedankenlose gelten lassen.

Fügen wir noch einige allgemeine Beobachtungen hinzu. Biblische Szenen aus dem neuen Testament kommen auf unsern Gemmen nicht vor. Aber auch aus dem alten Testament beschränkt die Auswahl sich auf Jonas und Noes Taube. Die Gemmenschneider gehen also nicht über ein ganz enges Gebiet, dessen Mittelpunkt der gute Hirt ist, hinaus. In der Auffassung der einzelnen Szenen halten sie sich streng an der traditionellen christlichen Auffassung. Sehr

auffallend ist für die späte Zeit, denen wir doch unsere Gemmen zuschreiben müssen, die noch so häufige Wiederkehr des Ankers, sowie des Fisches in Bild oder Wort, während hier wiederum das Monogramm Christi nur zweimal (unsere Fig. 7) vorkommt.

Noch eine Frage! Was bestimmte für die Ringe die Auswahl gerade jener biblischen Szenen und ihre Verbindung mit Fisch und Anker in der Umgebung des guten Hirten? Ich vermute die Lösung darin, daß die Ringe als Geschenke an Neophyten bestimmt gewesen sind. Durch den Empfang des Sakraments ist der Täufling aus den alles verschlingenden Wassern (Noes Taube), aus dem Rachen des Verderbens (Jonas) errettet, der Heerde der Auserwählten Christi zugezählt worden; dadurch hat er als ,,Fischlein des großen Fisches" den Anker der Himmlshoffnung empfangen. Daß das keine den alten Christen fernliegenden Gedanken und Vorstellungen gerade in Bezug auf die Taufe waren, dafür lassen sich zahlreiche Väterstellen anführen. Weil Geschenk am Tage der Taufe, würde auch der Rubin des Camposanto den leitenden Gedanken klar legen.

d. W.

S. Edisto od Oreste e compagni martiri

di Laurento

di FEDELE SAVIO S. 1.

§ 2. Il villaggio di S. Oreste. Origine di tal nome, chiesa di S. Edisto e memorie varie.

Un'altra memoria di S. Edisto sta, come dissi, nel villaggio che prese nome da lui e tuttora lo conserva, sebbene trasformato in quello di S. Oreste (Fig. 5).

Questo villaggio, posto sopra un alto poggio del gruppo scoglioso e dirupato del monte Soratte, e poco più che a mezza via prima di giungere alla vetta più alta del monte medesimo, (1) succedette, secondo la dimostrazione datane da G. B. de Rossi (2) all'antica città etrusca, poi municipio romano, di Capena, che il Galletti nel 1756 aveva creduto di riscontrare in Civiticola (3). Il de Rossi provò che S. Oreste è nel posto di Capena, e Civiticola al posto di Luco feronia, celebre per il tempio della Dea Feronia.

Che il villaggio di S. Oreste abbia preso nome da S. Edisto, o meglio che Oreste non sia altro che il nome trasformato di Edisto non v' ha dubbio alcuno. Il nome Edisto, come già ci avvenne 'di vedere, subi nell' uso popolare un gran numero di trasformazioni. Nel martirologio geronimiano si legge Hedistus coll' h nel codice

(1) S. Oreste sta a 392 m., la punta del Soratte a m. 691 dal livello del mare.

(2) Negli Annali dell'Istituto archeol. germ. del 1883, pag. 281. Vedi pure Bullett. d'arch. cristiana del 1883, pag. 115 e seg.

(3) GALLETTI, Capena municipio dei Romani. Roma, 1756.

epternacese, Edistus senz'h negli altri due codici; negli Atti è scritto Hedestus (1). Al tempo di S. Gregorio M. scrivevasi Hedistus e

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Aristus, e questa seconda forma è ancora adoperata nell'itinerario salisburgese. Benedetto del Soratte nel Chronicon, citando un do

(1) Il De Vit, nell' Onomasticon, porta esempi del nome Edisto nelle due forme Edistus e Hedistus, con e senza aspirata.

cumento del 746, scrive Heristus. In qualche documento di secoli posterio:i, che dovrò forse citare, s'incontra la forma Heriscus. Gli abitanti del villaggio per indicare il nostro Santo adoperano la forma Edistio, ed il villaggio stesso da loro e dagli abitanti dei villaggi vicini è detto e scritto Santo Resto o Sant'Oreste; e tuttora nei documenti ufficiali ecclesiastici dicesi terra S. Aedistii (sic) come ne è prova il sigillo parrochiale (Fig. 6). Da Hedistus, Heristus, Hedestus, Herestus, ecc., fu agevole formare Oreste (1).

É certo inoltre che nel villaggio, indicato nel suddetto documento del 746 col nome di curtis S. Heristi, sempre gli abitanti venerarono come patrono il nostro S. Edisto, a cui era ed è tuttora dedicata una piccola chiesa (2), posta un dieci minuti lungi dall'abitato quasi alle radici del Soratte, sulla via che conduce a Ponzano, la quale non si deve confondere con la chiesa maggiore del paese, dedicata a S. Lorenzo (Fig. 7).

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Fig. 6.

Noto questa differenza perchè da essa potrebbe forse trarsi indizio che il culto di S. Edisto sia stato importato a Capena, quando già gli abitanti di essa erano cristiani, come, per es., nel secolo V; però il fatto, che da S. Edisto prese Capena il suo nuovo nome, indicherebbe altresi la grande estensione, che fin dal principio vi ebbe il medesimo culto.

(1) Non potrà quindi sembrare strana la congettura che il nostro S. Oreste o Edisto sia identico con un S. Onesto, di cui si conosce solo il nome, e da cui si denominò la tenuta detta poi di Marco Simone, posta a 9 miglia da Roma, tra la via Nomentana e la Tiburtina; NIBBY, Dintorni di Roma, II, 305.

(2) A poca distanza dalla chiesetta di S. Edisto, evvi un'altra chiesa antica detta di S. Maria, cui fino al secolo XVII fu annesso uno spedale, forse per i viandanti, che di là transitavano per recarsi pellegrinando a S. Silvestro. In effetto mi assicura il presente arciprete di S. Oreste, sig. D. Mariano De Carolis d'aver trovato memorie di molti morti estranei a S. Oreste. Sulla facciata della chiesa vedesi ancora l'iscrizione pagana d'una certa VICTORIA CHERVSA, edita al n. 3895 del Corp. Inscript. Latin. vol. XI, p. 1a, copiata già dal Buonarroti sulla facciata, com'egli scrive, d'uno spedcle. Alla 4a riga di essa in luogo di SOLA SVO si corregga SOLO SVO.

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