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scoperta fatta dal Wilpert nel 1901, risulta chiaramente che quella stanza fa parte della necropoli cristiana; onde la cristianità del monumento può dirsi fuori contestazione 1). La pittura, della prima metà del secolo IV, è oggi assai lacera, ma fu edita più intiera dal Bosio) e poi dall'Aringhi 3), dal Bottari ), dal Garrucci 5). Nel centro della lunetta v'era il busto del giovane auriga e nella parte bassa della volticella, a sinistra e a destra, l'auriga stesso sulla quadriga con palma e corona. Dal colore dell'elmetto, conservato solo nel quadretto di destra, risulta che egli aveva appartenuto, almeno per un certo tempo, alla factio prasina, cioè al partito dei verdi.

Per conchiudere questa rivista avvertirò che tra i monumenti cristiani relativi al circo o ad aurighi non può in alcun modo annoverarsi il sarcofago di Carsoli Umbra con corse circensi, contenente la rarissima iscrizione cristiana del secolo IV di un Antracius IIII vir QQ (cioè quinquennalis), poi trasportato nel palazzo municipale di Terni. Il sarcofago fu scolpito in un'officina pagana e fu adoperato dai cristiani, perchè quel soggetto era accettato dai fedeli quando acquistavano sarcofagi già preparati ®).

L'appellativo di auriga dato ad Eutimo non è frequente nelle iscrizioni, mentre di uso regolare è quello di agitator. Tra le mansioni ricordate nella iscrizione della familia quadrigaria di T. Ateio Capitone dell'età di Augusto, in occasione della distribuzione delle olle nel sepolcro comune, si ha ricordo quattro volte di agitatores

') Wilpert, op. cit., pag. 479 segg.; tav. 145, 146.

2) Roma sott. (editio princeps), pag. 499.

3) Rom. subterr., II, pagg. 252, 253.

4) Sculture e pitture, III, pagg. 100-102, tav. CLX.

") Storia dell'arte crist., II, tav. 68.2: pagg. 72 74.2; Chabrol, op. cit., col. 2095, 2096, fig. 3088.

6) La non facile iscrizione di questo sarcofago fu male letta e copiata dal Marini nella sua raccolta manoscritta delle iscrizioni cristiane. Egli lesse Leucis in pace virgo q. vixit etc. (V. De Rossi, Bull. di arch. crist., 1871, pag. 122). La preziosa memoria di un magistrato municipale cristiano vi fu letta dal prof. Marucchi, che ne fece argomento di una comunicazione nell'adunanza del 27 gennaio 1878 della Società sopra ricordata (V. De Rossi, Bull. di arch. crist., 1879, pagg. 33-34) e di una speciale pubblicazione nella Cronachetta mensuale di arch. e storia dell'Armellini, aprile 1878).

e quattro volte di aurigae 1); onde io credo diversi gli uni dagli altri, contrariamente alla opinione comune, pur non sapendo definire in che cosa l'agitator si distinguesse dall'auriga 2). Eccezionali poi e senza riscontro sono i nomi di catadromarius, già ricordato, quello di (car)rucotechnites 3) e l'altro di bigarius, dato ad un fanciullo). Aurigarius compare soltanto nella iscrizione C. I. L., VI, 5, 555 che nomina un Q. Virius Volscinius proc. colleg. aurigariorum IIII fact. ed aurigator è qualificato un M. Vipsanius Eros solo nell'altra 3052 *5). Ma le due iscrizioni sono false e ligoriane: anzi a me sembra che questa ultima, come anche la precedente 3051*, siano state falsificate desumendone gli elementi dalla iscrizione già citata C. I. L., VI, 2, 10046.

Alle tre iscrizioni fuori contestazione a noi note di aurighi cristiani si può unire il ricordo isolato di un Italico, municeps christianus 6), conservatoci da s. Girolamo nella Vita s. Hilarionis eremitae c. 20, il quale racconta che Italico si rivolse a s. Ilarione onde con le sue preghiere gli ottenesse la vittoria nel circo contra Gazensem duumvirum, Marnae idolo deditum e suo avversario. Il motivo per cui Italico si rivolse a s. Ilarione ci è indicato da s. Girolamo con queste parole: • Hic itaque (Ilalicus) aemulo suo habente maleficum, qui daemoniacis quibusdam imprecationibus et huius impediret equos, et illius concitaret ad cursum, venit ad beatum Hilarionem, et non tam adversarium laedi, quam se defendi obsecravit ›. A tale proposta Ilarione rispose dicendogli: « Cur non magis equorum pretium pro salute animae tuae pauperibus erogas? ed Italico rispose al santo che si trattava di una functio publica, aggiungendo << hoc se non tam velle quam cogi nec posse hominem christianum uti magicis artibus ed avvalorò la domanda mostrando che il suo avversario era aperto nemico della Chiesa. S. Girolamo pro

1) C. I. L., VI, 2, 10046.

2) I due termini sono giudicati sinonimi nel Thesaurus linguae latinae, I, col. 1329.

9) C. I. L., VI, 2, 10081.

*) Op. cit., 10078.

5) Per le voci aurigator e aurigarius v. anche Forcellini - De Vit. Onom., pag. 500.

') Costui più che un auriga era un impresario nei ludi circensi, giacchè di lui si dice che circenses equos nutriebat ed aveva equos et aurigas suos.

segue raccontando che Italico, con dell'acqua datagli da s. Ilarione, asperse le sue stalle, i cavalli e le loro redini e che nel giorno delle corse la vittoria gli arrise, cosicchè Marnas victus est a Christo ». Tali parole mostrano la natura speciale di questa gara e vittoria circense e per qnale ragione s. Ilarione si piegò alle richieste di Italico. Infatti s. Girolamo conclude: Indubitata ergo victoria et illis, et multis retro Circensibus plurimis fidei occasio fuit » 1).

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Questo episodio ci dà la chiave per spiegare la estrema rarità delle memorie storiche ed epigrafiche relative agli aurighi cristani. L'argomento è poco noto e merita perciò ampia dichiarazione, anche in rapporto al divieto fatto ai cristiani di assistere ai ludi scenici e circensi 2).

Riferendomi in questo studio esclusivamente ai giuochi del Circo dirò che la ragione fondamentale per cui questi erano severamente interdetti ai cristiani risiedeva nelle usanze e nei riti idolatrici che ne costituivano l'intima natura, l'origine e lo svolgimento, giacchè, come dice Tertulliano, « aurigis coloribus idolatriae vestierunt »3) nonchè anche nel loro barbaro ed immorale carattere '). Nel libro VIII delle Constitutiones apostolicae cap. 32, attribuito a s. Clemente, trattandosi di coloro ai quali si doveva rifiutare il battesimo, si dice: « Scenicorum si quis accedat, vir sive femina, vel auriga, vel gladiator, vel stadii cursor, vel lanista seu ludorùm curator, vel Olympicus, vel choraules, vel citharista, vcl lyristes, vel saltationem ostentans, vel caupo; hi aut finem faciant, aut reiciantur ») e poco dopo si aggiunge: « Si quis animum addicit insaniae theatri, aut venationibus, aut equestribus cursibus, aut ludorum certaminibus; vel cesset, vel reiciatur » (pag. 1131). A questo medesimo ordine di idee e di concetti si riconnette l'episodio di un auriga di Gaza, narratoci da s. Giro

') Migne. Patrol. lat. T. XXIII, pag. 38, 39.

2) Un articolo notevole su questo tema, ma non completo, si ha nel Chabrol. Dictionnaire d'archéol. chrét. et de liturgie. Fasc. XXX. Paris 1913 col. 20942098 (Art. Cocher du cirque).

3) De spectaculis cap. IX. Migne. Patrol. lat. T. I. pag. 715.

4) Infatti Tertulliano scrisse :

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Etenim ipsi actores et administratores spectaculorum, quadrigarios, scenicos, xysticos, arenarios illos amentissimos quibus viri cnimas, foeminae, aut illi etiam corpora sua substernunt » (De spectaculis cap. XXII, Migne. Patrol. lat. T. I. col. 654).

5) Migne, Patrol. gr. T. I, pag. 1130.

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lamo nella Vita s. Hilarionis già citata: « Auriga Gazensis, in curru percussus a daemone, totus obriguit, ita ut nec manus agitare, nec cervicem posset reflectere. Delatus ergo in lecto, cum solum linguam moveret ad preces, audivit non prius posse sanari, quam crederet in Iesum, et se spoponderet arti pristinae renuntiaturum. Credidit, spopondit, sanatus est, magisque de animae quam de corporis salute resultavit » 1). Ma le parole più belle e vigorose e che illustrano mirabilmente e completamente (tranne le esagerazioni rigoristiche) il concetto cristiano su questo punto, le dobbiamo a Tertulliano nel libro De spectaculis, nel quale tratta dei ludi circensi ai capitoli VII, VIII e IX2). Nel primo di questi descrive la pompa idolatrica che precedeva le corse e che, appunto come tale, non conveniva al cristiano di presenziare, concludendo « Qualiscumque pompa Circi, etsi pauca simulacra circumferat, in uno idolatria est: et si unam thensam trahat, lovis tamen plaustrum est 3). Nel cap. VIII tratta delle varie parti e monumenti del circo che avevano significato idolatrico e dopo aver osservato che Circus Soli principaliter consecratur, esclama: ⚫ Quot igitur in habitu loci ipsius idolatrias recognoscis! singula ornamenta Circi, singula templa sunt, ova honori Castori adscribunt, qui illos ovo editos credendo de cygno love non erubescunt. Delphinos Neptuno vovent, columnas sessias a sementationibus, messias a messibus, tutelinas a tutelis fructum sustinent. Ante has tres arae, trinis diis parent, magnis, potentibus, valentibus. Eosdem Samothracas existimant. Obelisci enormitas, ut Hermateles affirmat, soli prostituta; scriptura eius unde et census, de Aegypto superstitio est. Frigebat daemonum concilium sine sua matre magna; ea itaque illic praesidet Euripo. Consus (ut diximus) apud metas sub terra delitescit. Murtias quoque idolum fecit. Murtiam enim deam amoris volunt cui in illa parte aedem vovere. Animadverte, christiane, quot nomina immunda possederint Circum »). Nel capitolo IX tratta de artificio quo circenses exhibentur ed anche dei colori delle diverse fazioni, dedicati a diverse divinità. Questa smagliante diatriba è quasi riassunta nel cap. XXIX, dove applica gli usi del circo ai costumi ed alle massime della vita del cristiano: « Hae voluptates, haec spectacula christia

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1) Cap. XVI. Migne, Patrol. lat. T. XXIII, col. 36.

) V. anche cap. III. Migne, Patrol. lat. T. I pag. 708.

3) Migne, op. cit. pag. 713.

4) Op. cit. pag. 713, 714.

norum, sancta, perpetua, gratuita ; in his tibi ludos Circenses interpretare, cursus saeculi intuere, tempora labentia, spatia dinumera, metas consummationis expecta, societates Ecclesiarum defende, ad signum Dei suscitare, ad tubam angeli erigere, ad martyrii palmas gloriare » 1).

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Nonostante le severe parole e le cristiane ammonizioni di Tertulliano, la passione per i giuochi del circo, almeno tra i fedeli dell'Africa, faceva sì che ipocritamente se ne cercasse una giustificazione nell'autorità delle Sacre Scritture e nei fatti del vecchio Testamento. S. Cipriano nel suo De spectaculis esclama indignato: • Non pudet, non pudet, inquam, fideles homines et christiani sibi nominis auctoritatem vindicantes superstitiones vanas gentilium cum spectaculis mixtas de Scripturis coelestibus vindicare et divinam auctoritatem idolatriae conferre 2). Ed esemplifica la sua asserzione citando nel caso speciale dei ludi circensi la ridicola giustificazione di alcuni fedeli: Alioquin et auriga est Israel Helias et ante arcam David ipse saltavit ». Al che egli prontamente obbietta nel cap. III: « Nam quod Helias auriga est Israelis non patrocinatur spectandis circensibus: in nullo enim is circo cucurrit etc.

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Nel secolo IV anche i concili si occupano degli aurighi cristiani. Il canone LXII del concilio di Elvira, anteriore alla persecuzione di Diocleziano 3), decreta: Si auriga (var. augur) et pantomimus credere voluerint, placuit ut priusactibus suis renuncient et tunc demum suscipiantur, ita ut ulterius ad ea non revertantur. Qui si facere contra interdictum tentaverint, proiciantur ab ecclesia ». E ciò si ripete anche nel terzo concilio di Cartagine). Nel concilio primo di Arles tenuto nell'anno 314 il canone IV dice: « De agitatoribus qui fideles sunt, placuit eos quamdiu agitant, a communione separari» ed ugualmente stabilisce pei theatrici). Dalle decisioni di questi concili si ricava come non fosse escluso il caso che la passione e la no

1) Op. cit. pag. 735.

2) Cap. II. Migne, Patrol. lat. T. IV. col. 782.

3) Duchesne, Le concile d'Elvire et les flamines chrétiens (Mélanges Renier, pag. 159 segg.).

*) Mansi, Sacrorum conciliorum nova et amplissima collectio. Florentiae 1759. T. II. pag. 4, LXII; pag. 16, LXII; pag. 26, LXII; pag. 34 u.

5) Op. cit. pag. 470, IV; pag. 471, IV (Canones); pag. 482, can. IV (Note del P. Sirmondo S. I.).

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