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sebbene abbiano conosciuto il debole di quei sistemi non ne hanno tuttavia emendato i difetti: talchè sino al dì d'oggi non si conosce alcun sistema bibliografico perfetto, e passerà al certo molto tempo pria di accordarsi i bibliografi su quello, che esser debba il solo da adottarsi; poichè ciascuno si è fatto il suo a seconda delle proprie idee: ed è accaduto della bibliografia, ciò che della botanica, ove i sistemi di classificazione han variato singolarmente (1).

Non è mio pensamento intraprendere lo sviluppo di tali sistemi; chè non sarebbe comportabile nella presente opera: ma avendo ricercato un ordine, che nello stesso tempo semplice fosse, e per quanto è possibile alla ragione conforme, passo a stabilire la divisione quale ho creduto più naturale, almeno per una biblioteca europea.

Dividerei io tutte le cognizioni in tre classi o categorie generali cioè scienze, lettere, ed arti; suddividerei le prime in divine ed umane, le ultime in liberali e meccaniche. E tutte in somma le classificazioni ridurrei alle seguenti, le quali da un saggio istruito bibliotecario potrebbersi estendere a seconda del bisogno:

(1) Pscaume loc. cit. tom. 1, cap. xxxш. pag. 145.

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S IV. Dei manuscritti.

I manuscritti formano una parte se non la più utile, certo la più preziosa di una biblioteca. Sarebbe ormai superfluo se rammentar volessi di quanto fossero interessanti, chè ognuno da per sè stesso se l vede; e si persuade ciascuno esser indispensabile la conoscenza di essi per un perfetto bibliotecario.

Io che in queste mie istituzioni altro scopo non ho che quello di toccar solamente i vari punti della scienza bibliografica, e di avvertirne le principali cose, non mi tratterrò molto su questo paragrafo chè certamente non potrebbe ristringersi in poche parole ove se ne volesse compiutamente ragionare.

La maniera di parlare all'occhio colla scrittura, diceva il Fumagalli (1) come colla voce si fa all'orecchio, e di parlar con essa agli assenti eziandio ed alle future generazioni ciò che non fa la voce, ella è certamente stata una delle più belle invenzioni; ma ne ignoriamo noi come ci accade bene spesso delle invenzioni più grandi e sorprendenti e il luogo e il tempo e l'autore.

Assai diversa da quella di cui ora ci serviamo fu la materia della quale servironsi gli antichi per la scrittura (2); giacchè ora il papiro ed ora la palma, e quando il cuojo e quando le pergamene, e talvolta la pelle di pesce (3), e talvolta fin anco la pelle umana (4) servirono di materia allo scrivere, sino a che venne inventata la carta di cotone.

Si crede perito tutto ciò che era scritto sulla carta di tiglia o altra simile; nessun pugillare almeno intero ci resta; non abbiamo alcun libro di lino, o d'altra simile assai fragile materia: anzi a dir tutto in breve a noi non restano manuscritti anteriori all' era cristiana, se eccettui quelli di Ercolano; e reputansi fra' manuscritti greci i più antichi i quattro evangeli che trovansi all'università di Cambridge un tempo di Teodoro Beza, e 'l vangelo di s. Marco in Venezia che si crede scritto nel quarto secolo.

(1) Delle istituzioni diplomatiche tom. 1, cap. vi, pag. 89.

(2) Plinio lib. xul, cap. xi.

(3) Mabillon De re diplomatica, lib. 1, cap. vii, pag. 32.

(4) Pseaume Essai élémentaire sur la bibliographie ch. 111, pag. 18.

Riguardano poi i bibliografi come antichi non solo, ma come preziosi e rarissimi (1), tutti i manuscritti latini anteriori all'ottocento e al regno di Carlo Magno.

Non è nostro intendimento l'andar seguendo il modo come acquistarsi la conoscenza dei manuscritti: tanti illustri scrittori, fra' quali può l'Italia contare un Trombelli e un Fumagalli, ci hanno a dovizia arricchito di lumi e di precetti in fatto di diplomatica; e lungo sarebbe e dallo scopo nostro lontano il volerli raccorre in queste pagine. Noi ci contenteremo di accennare che ben difficile cosa è il fissare l'età degli antichi manuscritti, e bisogna perciò averne visti molti, conoscere le diverse scritture nazionali dei differenti secoli, indizio forse il più verace dell'età dei codici (2), e le lingue in cui sono scritti, aver pratica dei liquori impiegati, della forma delle miniature e delle vignette, delle coverte, e financo della materia di cui trattano. Nè ciò è tutto, chè un bibliografo istruito è nell'obbligo di distinguere fra gli antichi manuscritti, i veri dagli apocriti, i viziati dagl'integri.

PARTE TERZA

DELLA STORIA LETTERARIA.

Volendo esporre, quasi come in un quadro, la economia colla quale sviluppato si è lo spirito umano, dal suo principio sino al tempo a noi più vicino, utile consiglio ne è sembrato onde con chiarezza, e con e che noi ordine procedere, in un campo per sè stesso vastissimo, non possiamo, che rapidamente tracciare, il distinguere tre generali periodi. Abbraccia il primo la storia della letteratura dalla origine di essa alla sua decadenza, racchiude il secondo i secoli di mezzo, e finalmente il terzo periodo contiene l'epoca del risorgimento degli studî sino a' di nostri.

(1) Pseaume loc. cit. ch. 1v, pag. 23.

(2) Gio. Cris. Trembelli La diplomatica cap. xui, pag. 98.

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Sembra fuor d'ogni dubbio, scriveva il dotto conte Cicognara (1), che sia ingenita nel cuore dell'uomo una curiosità che continuamente lo muove a cercare le cause di tutti quegli effetti, che nel colpire i sensi scuolono le facoltà dell'intelletto, ed a conoscere il principio, e la fine di tutte le cose. Così è avvenuto della letteratura, per ritrovare la origine della quale son iti a svolgere la polverosa antichità i primi eruditi di tutti i tempi, ed altro non hanno da' viaggi di loro fantasia riportato, che mucchi di favole, e di bizzarre congetture: e col loro esempio hanno agli altri insegnato, quanto difficile riesca il parlar sensatamente sulla origine delle umane cognizioni, e quanto sia vana la pretensione di indagare la prima sorgente delle lettere, e quale scienza o arte fosse stata la prima ad esser conosciuta, quale la nazione cui il primato nella coltura di quelle si appartenga, quale in somma la letteratura degli Egizî, degli Assirî, dei Caldei, dei Tartari, dei Cinesi, degl'Indi, dei Persi, dei Fenici, e di tanti altri popoli, il cui nome eccita, ma invano, la curiosità degli eruditi; i quali dopo tanti travagli poco o nulla hanno potuto raccogliere di certo.

Noi quindi desiderando di battere un conosciuto sentiero, nel quale ragionevolmente temer non si possa un notabile sviamento, volgeremo sulla Grecia gli sguardi nostri; e dalla memorabile guerra di Troja il certo principio segneremo della umana letteratura in gran parte sino a' di nostri pervenuta. La guerra di Tebe scosse le menti dei Greci, e ne solleticò la immaginazione, ma la guerra di Troja diè l'ultimo impulso al fortunato sviluppamento dei greci talenti, che poi una prospera combinazione di cause fece talmente innalzare, che dubitar non possiamo essere state le lettere, le scienze, e le arti quasi tutte nate nel loro paese.

Fastosa va la greca letteratura di un Omero

Primo pittor delle memorie antiche (2)

Che le muse lattar più ch'altro mai (3).

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