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'ALLER (Abramo), Intagliatore in legno nel 1526. Incise un gran numero di figure per opera di Gringord, e di Giovanni di Anton. La Tipogra

CIVITATIS SENARUM
SACRUM FACERENT
FUNDUM ELARGITA EST

CUM RECADUCITATE

AD DIVAE MARIAE DE PROVENZANO CONTRAFACIENTIBUS
P. P.

UT LATIUS IN ISTRUMENT. SUB ROG.
SER FRANCISCI CORAZZI

IV. KAL. MAII MDCIL.

in

Angelo Cardi dell' Albero di S. Francesco Ragionamenti Accademici del Massiccio Filomato, Siena 1622. in 8. confessa aver presso di se una medaglia di Bronzo, nel diritto della quale vi è una mano stimatizzata che pianta quest' Albero con intorno: Et folium ejus non defluet, e nel rovescio: Divo Francisco, Confessa ancora fol. 62. che vi sono delle carte stampate in Fiandra, Parigi, ed in Siena, che rappresentano questo fatto. Il P. Lodovico Felix diede alla Luce, Scipio divi Francisci Siena 1675. in 12. e di nuovo in Roma 1676. in 12. ornato di quattro stampe rappresentanti l'avvenimento, ed il luogo ove il fatto indicato accadde. Vedesi anche un altro libretto in 12. Ristretto dell'origine del Legno di S. Francesco, e dedicato alla Serenissima Altezza Vittoria Granduchessa della Toscana, Siena 1682., ed un altro Ristretto d'un Anonimo. Siena 1722. in 12. Se nel 1318. pubblica era la tradizione che fosse ivi l'Albero piantato da S. Francesco, convien dire, che non principiasse ella nel secolo XV. come i PP. Bollandisti affermano, Act. SS. mens. Oct. Tom. 2. fol. 629. num. 439. edit. Antuerp., ma che fin dal secolo Xlll. fosse costantemente riconosciuto come del Santo, quae publice dicitur Arbor divi Francisci. Per questo luogo dell'Albero dipinse nel 1396. una Tavola sul gusto del S. Bastiano, che avea dipinto per S. Martino, Audrea Vanni. Anche al presente vedesi ivi un altro qua

fia chiamò spesso in soccorso gli ornamenti, che potea somministrargli l'incisione.

dro della Scuola di Simone da Siena, e nella piccola Chie suola sonovi effigiati i fatti del Santo mentre ivi dimorava. Sono le dette Pitture di Astolfo Petrazzi. Sull' architrave della Porta d'ingresso vi è lo stemma di S. Francesco scolpita in marmo da Francesco di Giorgio, che vien coperta dall'arme dei Sovrani della Toscana, che sempre la tennero sotto la loro protezione. Sopra l'arco dell'antiporto vi è dipinto a fresco da Rutilio Manetti il Santo in atto di piantare il detto Albero, e vi si vede il suo Compagno che dorme, con un Pastore in una bella campagna dormiente anch'esso: sotto vi si legge :

ANGUSTUM HOC DOMICILIUM QUOD PATRIARCHA

FRANCISCUS

INTER IPSA ORDINIS SUI PRIMORDIA

PLURIBUS PRODIGIIS PRÆSENS ILLUSTRAVIT QUORUM ILLUD ADHUC EXTAT PROXIMA ILEX EX ARIDO EIUS BACULO

HUMI DEFIXO REPENTE ENATA

NE TANTARUM RERUM MEMORIA INTERIRET A. MDCLXXV ARA STATUAQ. POSITA GRAVISSIMA COEREMONIA

HONESTATUM

MDCCLVI IN FIRM10REM ELEGANTIOREMQ. FORMAM

REDACTUM

APP. MIN. CONVENTUAL. PRIMIS PERPETUISQ GUSTODIBUS VENERABUNDUS INCREDITOR.

La prima Pianta di questo Albero, che avea la circonferenza di dodici Braccia, fu difesa con la scomunica fulminata contro coloro che ardissero toccarla da Monsig. Cammillo Borghesi nel 1613. Ella poi venne meno, e fu trasportata nella Chiesa di S. Francesco di Siena, da cui furono tratte delle Statue, fra le quali son celebri quelle mandate in Germania da Maria Maddalena Arciduchessa d'Austria, Gran Duchessa di Toscana: una trasportata in Francia dalla V. Passitea Crogi: il Conte Wenceslao Weissenvvolf ne trasportò una nell' Austria: altra nella Boe

ALLESSANDRO (Innocente) Vedi Alessandro. ALLET (Giovan Carlo). Molti hanno parlato di due Allet, ingannati dal doppio nome del presente, che qualche volta si è detto solamente Carlo, e qualche altra volta si è scritto Giovan Carlo. Ma in realtà è il medesimo, poichè il taglio, i tratti, e l'esecuzione sono i medesimi, e per tutto si riconosce la stessa maniera. D'altronde e dell'uno e dell'altro si conosce la medesima Patria, e l'epoca dei lavori, come quella della nascita. Quindi, senza tema di errare, può dirsi, che Giovan Carlo ALLET (che Alet anche leggesi nell' Indice del de Rossi) è lo stesso, che Carlo, il quale ebbe i suoi natali in Parigi verso il 1668. Possedeva con molta pratica il disegno, e non si era contentato della Scuola sua nazionale, ma volle conoscere l'Italia, ed ivi perfezionarsi. Mr. Basan (seconda ediz.) asserisce che la maggior parte delle opere da lui incise sono propriamente disegnate da lui stesso. Fra i ritratti, che dice aver veduto di questo

mia la portò Francesco Antonio Conte di Hollevveil: nella Spagna Monsig. Suario, allora Inquisitore in quel Regno. Il Card. Francesco Maria Tarugi regalò una tazza fatta da quest' Albero a Clemente VIII., nella quale solea bere. Per tutta l'Italia trovansi sparse Statue del Leccio predetto, fra le quali è celebre quella che si venera nella Chiesa del detto Alberino, scolpita di tutto rilievo da Pietro Montini Sanese nel 1620.; trasportata solennemente in Processione per la Città di Siena nella Domenica in Albis del 1758., nella quale occasione l'Allegrini la incise in rame. Il Rampollo della pri na pianta, che fin dal MCCC. vedevasi, e che è rimasto al presente, ha la circonferenza di braccia 12. Tanto sia detto per schiar imento di questa Stampa, che qui citata si trova, a chi bramassé averne qualche contezza.

Intagliatore, rammenta quello di Alessandro VIII, fatto nel 1695. Quì si fermò, ed eseguì tutti i suoi lavori, attenendosi allo stile di Cornelio Bloemaert. Ma se il suo disegno viene riconosciuto esatto, il suo taglio però non potè arrivare giammai quello dell'esemplare, che erasi con tutta ragione prefisso. Credesi che morisse in Ro ma ma non si sa precisamente l'anno, se non che dall'epoche dei Ritratti intagliati da lui sappiamo, che di ventidue anni già incideva, e che nel 1712. quarantesimoquarto dell' età sua lavorava ancora. Il Gandellini dice, che fino al 1703. seguitò ad intagliare; ma egli non conobbe il ris tratto di Andrea Pozzi, ch'è del 1712. come Mr. Huber non vide il S. Brunone fondatore dei Certosini, e le Rime in onor di Maria di Neralco Pastor Arcade (ediz. in Roma 1789. in 8.) ornate di stampe, nelle quali sono di suo:

Il frontespizio, da Saverio Scilla.

La prima finale, che è un Angelo in aria col giglio di sua invenzione.

La Vergine che supplica Gesù Cristo in gloria per la salute del mondo, e sotto vi è il Globo sostenuto da due Angeli, dal medesimo.

La Vergine su le nuvole col S. Bambino in braccio, che ha in mano i fulmini con i quali scaccia il Lucifero, dal medesimo.

Questo libro è anche presso di me.

1. Ritratto di Andrea Pozzo Gesuita, ed Architetto 1712. in fol.

11. Il Cardinale Luigi Amadei dipinto da Gio. Maria Morandi 1690. in fol.

Ill. Ferdinando Carlo Gonzaga, Duca di Mantova, da Antonio Lasma, in fol.

IV. Papa Alessandro VIII. per una dedica dal disegno del Calandrucci. G. C. Allet sc. Romae 1695. in fol.

V. S. Luigi Gonzaga Gesuita, in ovato in 4.
VI. S Ignazio, da Pietro Lucatelli, in ovato in 4.
VARJ SOGGETTI DI DIVOZIONE,

E DELLA BIBBIA.

VII. La Concezione della Vergine, da Andrea Pozzo, in ovato in 8.

Vlll. La Natività, ossia l'Adorazione dei Pastori, dal Pesarese sul disegno di Pietro de Petris, gr. in fol. IX. La Madonna, e S Giuseppe che adorano il Bambino nel Presepio, dallo stesso in fol.

X. Il Salvatore condotto alla presenza di Pilato, dallo stesso in 4.

XI. Anania, che restituisce la vista a S. Paolo, dal qua dro di Pietro da Cortona nella Chiesa dei Cappuccini di Roma, in fol.

Questo è uno dei più bei pezzi del Berrettini, che regge al confronto del S. Michele Archangelo di Guido.

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XII. La Visione di S. Paolo, dallo stesso quadro della medesima Chiesa, in fol.

Xlll. Morte di un Santo assistito da Maria Vergine da S. Giuseppe, e da S. Francesco Saverio, da Lucatelli, in fol.

XIV. Morte di S. Stanislao Kostka, dalla scultura di P. le Gros. Joan. Carolus Allet del. et sc., in fol. in tr. XV. S. Gaetano con la Religione, e col Salvatore, che gli mostra la Croce, da Lazzaro Baldi. Giovan Carlo Allet fec., in fol.

XVI. S. Aronicus e S. Athanasius, da F. B. Zucchelli, in fol.

XVII. S. Agostino col Putto che attinge dell'acqua dal mare (5), da J. B. Lenardi, in fol.

(5) Per due false ragioni sonosi indotti i Pittori a figu rare S. Agostino col putto, che vuol vuotare il mare con un piccolo vaso. Alcuni hanno creduto per vera la XVI. Epistola, ch'è nell'Appendice al secondo Tomo delle opere di S. Agostino, e che si è detto, che da questo Santo fosse scritta a S. Cirillo Vescovo di Gerosolima col titolo de admirandis Hieronymi praeconiis. In questa lettera si racconta, che il predetto S. Girolamo nell'istesso

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