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sari testè citato, dei rovesci, nel che fu supera→ to da Bastiano Erizzo Veneziano (Discorso sopra le medaglie degli Antichi con la particolar dichiarazione di molti rovesci). L'Erizzo però, a giudizio degli eruditi, s'inganna in credendo che le medaglie degli antichi fossero diverse dalle monete, come avea scritto il nostro Vico, eui deesi anche per questo lato particolare onore. L'eruditissimo Annotatore dell'Edizione di Roma del Vasari ha voluto avvertire, ch' Enea Vico è scusabile se ha preso dei granchj in genere di medaglie, perchè in quel tempo era la scienza delle medaglie nell'infanzia. (T. 7. fol. 157.in nota). Quello che fa stupire qualche Scrittore dei nostri tempi, si è, che quantunque fossero ambedue questi Letterati Italiani e nell'istessa Città di Venezia, e scrivessero su la medesima facoltà, niun di essi in alcun modo si cita, come șe conosciuti unquamai si fossero. Ma la gelosia fra i Letterati, particolarmente su la medesima scienza od arte, che non è mai cessata, da che si è introdotta nel mondo, basta per fare svanire qualunque ammirazione Enea non cessò mai di appli carsi agli studj nel breve corso degli anni suoi, servì con ottimi stipendj molti Principi di quel se colo, cioè Carlo V., Cosimo Medici, Ercole II. Duca di Ferrara, Alberto V. Duca di Baviera, e lasciò ovunque onorato il suo nome. L'eruditissimo, coltissimo Sig. Gianluigi Bianconi. (Lettere a M. Fil. Ercolani pag. 46.) nota, che nella Corte di Monaco si conserva tuttora una elegante descrizione da Enea Vico fatta delle Medaglie da quet Duca raccolte in due Tomi (Tiraboschi loc. cit.) Mori nel 1567. mentre stava alla Corte di Alfon

,

so II. Duca di Ferrara, ove componeva l'Albero genealogico di quel Principe. Il Gandellini scrive che nel 1568. viveva presso i Duchi di Ferrara in grand'onore, e stima; ma lo credo errore. L'Abecedario Pittorico non dice l'Albero genealogico, ma che intagliò l'Albero Ducale.

Non dee anche ommettersi, che di Vico, tra molte sue opere intorno le antichità Romane cominciate, e non finite, intralciate, e confuse, una Lettera trovasi al Duca Alfonso II. scritta da Ferrara ai 23. di Settembre 1565. intorno alla compra di certe antichità che stava contrattando in nome del Duca, Lasciò anche disegnate in rame tutte le Monete di Europa col loro peso, lega, e valore.

Ma convien che ritorni d'onde mi dipartii con questa giusta digressione; e considerare di nuovo Enea non come Letterato soltanto, ma come Incisore in rame, ed in bronzo. (Francesco Edorati da Erba Compendio Storico ms) Ed è perciò che il Sig Barone d'Heinecke (Idée générale d'une Collection fol. 160.) lo chiama Graveur et Savant. Il est aussi connu par ses estampes, que par ses livres d'Antiquité, sur tout des Medailles. Ed a fol. 492. vi fu messo:,, Je trouve qu'on compte parmi ces petits Maitres encore Enea Vico, mais c'est par ignorance,,. E siccome i suoi pregj nell'arte dell' Intaglio compendiosamente furono qui sopra rilevati; porrò adesso il Catalogo dell'opere sue, che Rost (Manuel ec.) ha pubblicato.

1. Quattro Medaglioni

1. Gesù Cristo figlio di Dio,

2. Lodovico Ariosto,

3. Giovan Battista Gelli Fiorentino.
4. Anton Francesco Doni.

Enea Vico da Parma inv. et fec. in 8.

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Il Gandellini ne riporta degli altri, come può vedersi : E al Doni, scrive il Vasari (Tom. 7. fob 158.) fece a uso di medaglie alcune teste di naturale con begli ornamenti: Arrigo di Francia, il Cardinal Bembo, Messer Lodovico Ariosto, il Gello Fiorentino, Messer Lodovico Domenichi, la Sig. Laura Terracina, Messer Cipriano Morosino, ed il Doni.

II. Il Ritratto di Carlo V. contornato di figure emblematiche,,. Intagliato benissimo in legno. gr. in fol.

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Il Gandellini scrive, che presentò all' Imperatore Carlo V. la stampa del suo pulitissimo rame esprimente il di lui Ritratto ec. Il Vasari (loco cit.) tace se fosse in rame, o in legno contento di avvertire. Parimente intagliò il ritratto di Carlo V. Imperatore con un ornamento pieno di vittorie,, Ma Rost francamente asserisce ch'è inciso in legno, anzi rileva a pregio di Vico che con felice successo intagliò in legno: il paroît même que les morceaux dans ce genre doivent être rangés parmi se premiéres productions. De ce nombre est le portrait de Charles V. entouré de figures emblematiques. pièce composée avec gout, et d'un dessin correct.,, Una descrizione ch' egli ne fa precisa ed esatta, certe caratteristiche così ben rilevate mi farebbero credere essere un abbaglio del Gandellini l'avere asserito, she intagliato fosse in rame: e che meriti maggior fede su di ciò Mr. Rost. Mi fa soltanto specie, che 'l Vasari contemporaneo non dica mai, che Enea incidesse in legno; e che i suoi Annotatori non rilevino quest'altro pregio fra tanti che giusta

mente rilevati vedonsi in questo degno Artista . E ciò, che maggiormente mi fa dubitare dell'asserzione di Rost, è il sapere, che nel proemio dei surriferiti discorsi Enea asserisce, che sua propria arte (era) il disegno, e l'intagliare in rame. Io sono nella situazione di non poterlo vedere, come forse sono stati i due Scrittori, che ne han trattato.

Ill. Busto di Giovanni de'Medici con contorno istoriato 1550. gr in fol.

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Fece il Ritratto del Sig. Giovanni de' Medici Padre del Duca Cosimo, con un ornamento pieno di figure (Vasari loco cit.)

IV. Busto di Cosimo dei Medici nella sua Gioventù, gr. in fol.

Il Ritratto del Duca Cosimo de' Medici quando era giovane, tutto armato, col disegno del Bandinello (Vasari loco cit.)

V. Busto di Alfonso 11, Duca di Ferrara, Ritratto istoriato, gr. in fol.

Questi indicati Ritratti sono rammentati con moltissima precisione dal Basan (2. ediz.), ed assai meglio descritti dal Gandellini: ma il Vasari, che lascia il nostro Enea sotto l'ombra di Alfonso II. Duca di Ferrara, e che rammenta l'Albero genealogico, sembra non avesse veduto questo Ritratto, oppure non fosse stato fatto a quell'epo ca, in cui ci ha date le altre notizie.

Vl. Un Sacrifizio sul gusto antico, in chiaroscuro verde 1542. in 4. di sua composizione.

Nè il Vasari, nè Basan, nè il Gandellini parlan di questo chiaroscuro, che dẹe molto interessare gl' Intendenti.

Vll. Le tre Grazie, Exemplar charitum, ex Policleti opere marmore sumptum, 1542. E. V. piçc. in fol.

Vill. II Passaggio all'Elba dell'Armata di Carlo V. di segnato da lui stesso, gr. in fol.

Ne parla Mr. Basan, ed è incognita questa Stampa al Gandellini.

IX. Battaglia dell'Amazzoni, di sua propria invenzione, con l'iscrizione: Bellum Amazonum 1543., gr. in

ovato int.

X. Una Donna in piedi col braccio diritto steso, che tiene un uccello che vola Ant. Lefrery ex. Rom., gr. in fol. int. senza marca, dal Parmigianino.

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XI. Vulcano che lavora nella sua Fucina, e Venere sul letto con Marte, Pezzo libero, dal Parmigianino colla data del 1543.

Le Stampe posteriori sono senza la figura di Marte, gr. in fol. int.

Nell' Indice di Domenico Rossi edit. in Roma 1709. in 12. viene indicato anche il Pittore, presso il quale il Vico incise la predetta Stampa, ed è l'istesso Francesco Mazzuoli, detto il Parmigianino.

XIl. Il Combattimento dei Centauri, e dei Lapithi alle nozze di Deidamia, dal Rosso 1S42., gr. in fol. int.

XIII La Contesa di Cupido, e di Apollo in faccia di tutti gli Dei, gran composizione di Baccio Bandinelli, gr. in fol. int.

XIV. L'Accademia del Disegno, di Baccio Bandinelli col suo Ritratto, gran composizione. Aenea Vigho Par megiano sc. gr. pez. int.

Mr. Basan specifica un poco più questa Stampa, dicendo che vi si vedono due teschj di morto, cane nel davanti della medesima.

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XV. La Conversione di S. Paolo, gran composizione, da Francesco Salviati, gr. pez. int. e princip.

Il Vasari accenna anche il tempo, nel quale fu questo Disegno inciso, cioè nel 1548., ed eccome le parole,, Ma fra le altre cose diede fine ad una carta, la quale aveva disegnata molto prima in Roma, della Conversione di S. Paolo

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