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Δ

Ital 28.10 (27),

HARVARD COLLEGE

NOV 19 1906
LIBRARY.

Pierce Fund
(27)

Roma, Forzani e C. tipografi del Senato.

CONTENUTO DEL FASCICOLO

L'ARCHIVIO DELLA CATTEDRALE DI VITERBO, per P. Egidi.

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NECROLOGIA

383.

L'ARCHIVIO

DELLA CATTEDRALE DI VITERBO

Se con qualche sicurezza ci è dato rintracciar notizia della chiesa di S. Lorenzo, poi divenuta cattedrale viterbese, fin nei primi anni del secolo IX (1), e se non ci mancano argomenti per indurre la persistenza della sua vita nei secoli seguenti (2), assai difficile invece ci sarebbe indicare anche solo un rudere del primitivo antichissimo edifizio; poichè sarebbe errore non più compatibile con le presenti conoscenze della storia dell'arte, attribuire origine longobarda o anche solo età anteriore al Mille allo scheletro della chiesa presente. La deformazione che ne fu fatta, prolungando l'abside centrale (della vecchia sono visibili le vestigia), aprendo cappelle nelle navi laterali, e costruendo una facciata indegna del secolo xvi che la vide sorgere, non impedisce di giudicare con sicurezza. La finissima arte dei magnifici ventiquattro capitelli delle navi, l'un dall'altro difformi, le sculture

(1) È assai probabile appartenesse alla nostra chiesa quella « terra S. Lau<<< rentii >> confine della casa del Vico Quinzano « in finibus Viterbii », ricordata l'anno 805; Regesto di Farfa, ed. Giorgi e Balzani, II, n. 178, p. 176. Cf. PINZI, Gli ospizi medievali e l'Ospedal Grande di Viterbo, Viterbo, Monarchi, 1893, p. 26, nota 3.

(2) Nella bolla di Leone IV (847-855) al vescovo di Toscanella Virobono, si dice: «< infra castrum quod dicitur Viterbii plebem S. Laurentii cum omnibus «< curtibus »; MIGNE, Patrologia latina, CCXV, 1236: è la bolla registrata dal J.-L. n. 2655, parte della quale è riferita al n. vII dei nostri documenti.

sottostanti al fregio d'archetti che adorna le absidi, l'ardita e ricca sagoma della cornice che gira su queste e sulle pareti perimetrali, i frammenti scolpiti di un fregio a pampini apparsi nel fare alcuni lavori di restauro ed oggi conservati nel così detto museo Comunale (1), proibiscono di risalire di là dal secolo XII e spingono anzi ad avvicinarsi piuttosto alla fine che al principio di esso (2). L'indagine monumentale non esclude che l'area, oggi occupata dalla chiesa, abbia potuto in altri tempi sopportare altri edifizi: anzi le costruzioni, i frammenti di iscrizioni e di sculture certamente romane venuti alla luce nel restaurare il bel pavimento cosmatesco, or fa trent'anni (3), farebbero tornare con

(1) Non mai abbastanza potrà deplorarsi la poca cura che i Viterbesi hanno per le cose loro. Il museo è confinato in tre stanze fredde, umide, poco illuminate e vi sono raccolti oggetti di ogni provenienza e d'ogni qualità e valore (dai tegoloni falisco-romani di grossolana argilla alla Pietà di Sebastiano del Piombo) come nella bottega d'un rigattiere antiquario. Una Società di volenterosi s'era posta in mente di riordinarlo, arricchirlo, dargli sede più decorosa e adatta. Temo assai che sia opera perduta. I frammenti portano ora i nn. 46 e 47. (2) Senza curarmi di quanto scrissero i più antichi illustratori del monumento ricorderò che il PINZI, Storia di Viterbo, I e II voll. Roma, tipografia della Camera, 1887-1892, III vol. Viterbo, Agnesotti, 1899 (continua), a p. 102, nota 1, del vol. I, mostra l'opinione che le antiche mura di S. Lorenzo siano anteriori al Mille; il CRISTOFORI, Tombe, p. 6, che siano del secolo vIII o Ix. Di quanto resta dell'antica chiesa vedi i disegni del BuSIRI in ROHAULT DE FLEURY ET FILS, Les saints de la messe et leurs monuments, Paris, 1891, ottobre; cf. anche A. VENTURI, Storia dell' Arte, III, 771. Antonio Sangallo aveva compiuto degli studi per la trasformazione dell' abside e per la costruzione di una cupola in S. Lorenzo, studi conservati agli Uffizi di Firenze n. 886; v. Indici e Cataloghi &c. III, Disegni di architettura della R. Gall. degli Uffizi, p. 227.

(3) Il 29 ottobre 1876 fu fatto il contratto per i lavori di restauro, iniziati poco appresso. Rimosso il pavimento, presso la porta maggiore a non molta profondità gli operai si incontrarono in una platea di opera cementaria durissima, e a metà circa della nave di mezzo in un muro a grosse pietre regolari che correva parallelo al colonnato alla distanza di un metro circa: altro muro simile ad angolo retto col primo tagliava quasi tutta la nave. Vari frammenti di scultura, di cui i più importanti (fascia con grifoni e festoni di frutta, fregio con tritoni) sono conservati nel museo Comunale (II, R, III, 1-3) e una iscrizione frammentaria (C. I. L. XI, n. 3027) erano tra le pietre sparse intorno alle mura. Lo scavo non fu approfondito, anzi in fretta furono ricoperti anche i ruderi tro

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