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fondata col titolare del Protettore di Modena. Avranno, dice Giordano, i nuovi Parrocchiani il diritto di poter in essa seppellire i loro cadaveri, udirvi gli ufficj divini e ricevere la Penitenza. Stabilisce i confini della nuova Parrocchia, la quale si estenderà sulla riviera del fiume, cominciando dalla strada della via dell' argine sino a quella di Codevigo del Sabion dalla bocca del Fossonuovo. Il fiume è il Bacchiglione, dove la Chiesa è anche al presente, in faccia a Corregiola. Quanto poi al Battisterio ed ai quartesi, vuol salva la giurisdizione della Chiesa Collegiata di Piove, a norma del concordio stabilito tra il Vescovo e quell' Arciprete. Non vuole che il Curato di Terranova debba esser soggetto a concorrere al mantenimento del Vescovo o dell' Arcidiacono, qualora venissero a que'contorni per visitare, siccome era dovere di tutte le Chiese filiali di contribuire alla Matrice per questo oggetto. Si osservi che li Vescovi non avevano ancora Vicarii amovibili, ma proseguivano, giusta l'antico sistema, ad esservi gli Arcidiaconi, Vicarii nati. Il successore di Giordano fu il primo ad avere un Vicario non Arcidiacono, siccome vedremo. Per ultimo il buon Vescovo assegnò un qualche reddito della sua mensa in dote di quella Chiesa, fino a che si potesse convenientemente provedere. Si termina l'anno 1217 con gloria del Vescovo Giordano, che ricevette in Padova i PP. Predicatori, li quali andarono ad abitare alcune case di ragione della famiglia Da-Vo vicine ad una picciola Chiesa detta S. Maria della Valverde, dove cominciarono ad ufficiare (14).

VIII. Gravi sconcerti accaddero nell'anno 1218 nel Monastero di Candiana soggetto alla giurisdizione dell'Abate di S. Pietro di Modena. Li Monaci di Candiana ricusavano la visita e la riforma che fare intendeva l'Abate di Modena; anzi quello di Can

diana ricusò di presentarsi al Capitolo, ed in vece con alcuni Manaci fuggì dal Monastero (15). In conseguenza di ciò l'Abate di Modena sospese dall' esercizio quel di Candiana, e lo scomunicò. Sembra però che vere non fossero le colpe imputate all' Ab. di Candiana; ma che l' inobbedienza e il disordine derivassero da cinque di que' Monaci, i quali continuando ostinati nel loro scisma, furono dal Vescovo Giordano e dal loro Abate scomunicati. Ebbero costoro il coraggio di presentarsi al Vescovo ed all' Abate, rimproverarli di troppo rigore, ed appellarsi alla S. Sede (16). La carta è interessante e curiosa, dando a riconoscere quanto giustamente s'adoperasse e provedesse in seguito il Vescovo Giordano per riordinare la disciplina de' Monasteri, per lo che ne fu sommimente encomiato dal Papa.

e per

IX. Abbisognando Tisone Vescovo di Treviso di rendersi favorevoli li suoi Cittadini, pensò di ceder loro i dazii delle porte e del distretto, che erano di sua proprietà, per un prezzo convenuto; ciò fare, trattandosi di bene della sua mensa, ottenne l'assenso da Wolchero Patriarca d'Aquileja suo Metropolitano, e della S. Sede, che lo concesse col mezzo di due Delegati Apostolici, Giordano Vescovo di Padova ed il B. Giordano Priore di S. Benedetto (17). Questo Santo Monaco si era anche interessato per procurar la pace tra Eccelino e la Città di Vicenza, e tanto s'affaticò in una conferenza, che con lui ebbe unitamente a Niccolò Vescovo di Vicenza, che ottenne infine, che Eccelino si rimetterebbe a quanto avesse giudicato il Beato. Questo celebre atto compromissorio ebbe luogo li 21 giugno nel palazzo vescovile di Padova, presente il Vescovo Giordano (19). In questo anno medesimo, il Capitolo di Padova, consenso del Vescovo instituì le quattro Mansionerie curate della sua Chiesa, dotandole coi fondi di un canonicato vacante (19). Questi

con

Marsionarii erano in assistenza dell' Arciprete, che in principalità faceva la cura. Di questo atto se ne fece statuto. Ebbe al finire dell'anno il nostro Vescovo la consolazione di veder sorgere un nuovo Monastero in Padova (20), Monastero che divenne celebre in seguito, e che terminò Abbazia dei Canonici di S. Giorgio in Alga, io voglio dire S. Maria di Vanzo, che è ora il mio Seminario. Gerardo figlio di Ugolin Gnanfo offrì al Vescovo un campo di terra, cioè cesse in dominio della Chiesa un fondo in

capo al ponte di S. Luca detto presentemente ponte di S. Maria di Vanzo, acciocchè in esso si fabbricasse una Chiesa e Monastero, dove Monaci vi abitassero, occupati giorno e notte nel culto divino. Il dì 14 novembre diè il Vescovo la prima pietra benedetta, presente l'Arciprete Floriano, e molti Canonici. Preservò in questo atto il Vescovo i diritti della Cattedrale matrice. Li primi Monaci che abitarono questo Convento furono Camaldolesi. Merita qualche riflesso il vedere, che fra' testimonj a questa carta vi è Crescenzio Parroco. di S. Luca, cioè in quella Chiesa che fu e fondata e retta dal B. Crescenzio. Nè si deve confondere l'uno con l'altro, essendovi fra l'un e l'altro più d'un secolo di mezzo; ma bensì non sarebbe improbabile il pensamento del nostro erudito D. Antonio Comin Maestro di Ceremonie, il quale ritrovando questo Crescenzio ed una ed altra volta in S. Luca, pensa che forse il Beneficio di S. Luca fosse per que'tempi commendato nella famiglia Camposampiero. Comunque siasi, avvertirò di passaggio, ch'io dubito che la Chiesa di S. Luca potesse essere di padronato famigliare, mentre la veggo nel 1213 soggetta ad un ordine regolare, cioè al Monastero di Cervarese.

X. Avevano, siccome abbiamo veduto, li Canonici istituite le Mansionerie curate con assenso del Vescovo, e se ne aveano riserva

ta la nomina alla vacanza, e la istituzione all'Ordinario. Per qual motivo poi il Legato Apostolico Ugolino Cardinal Vescovo d'Ostia, che fu Papa col nome di Gregorio IX, e che ritrovavasi in Vicenza, abbia (21) abolito lo sta:uto capitolare, sospeso il Capitolo dal diritto di conferir beneficj, e rimesso al Vescovo Giordano di disporre della vacante prebenda, non so indovinarlo. Credo però che avendo il Papa fissato il numero de' Canonicati di questa Cattedrale, non fosse in facoltà del Capitolo di sopprimerne uno senza assenso della S. Sede. Comunque siasi, il Vescovo non dispose della vacante prebenda altrimenti da quello che fatto aveva il Capitolo, ma nel giorno 19 marzo del 1219 riconfermò l'operato dal Capitolo, investì quattro soggetti delle mansionerie, commettendo all' Arciprete di porneli in possesso. In un rotolo delle Monache di S. Pietro, sotto il giorno 31 maggio, si hanno Monaci a S. Giovanni di Verdara, a S. Giovanni Evangelista fuori di Pontecorbo, e S. Lazzaro fuori del Portello (22). Ma in un documento di S. Michele di Murano, dei 14 di novembre, vediamo il principio del gran Monastero di S. Maria di Porciglia (23). Il Vescovo Giordano diede a Pietro de' Bonici la prima pietra per edificare una Chiesa in onore di Maria Vergine nella contrada di Porciglia nel confine della Città, vicino al fiume. La contrada di Porciglia (24) si estendeva di là dall'acqua per buon tratto, e fu in progresso di tempo ornata di molte Chiese e Monasteri, alla qual cosa i nostri maggiori per la loro pietà furono inclinatissimi. Nel novembre adunque ebbe principio questo Monastero, sendo Vescovo Giordano; Monastero doppio secondo il costume di que tempi, e tale durò fino al 1330, nel qual anno i Monaci si separarono dalle Monache. La chiesa aveva un prato dinanzi, sul quale essendo poi stato edificato un borgo di case, nacquero questioni

e differenze in quel secolo ed ancora nel seguente tra il Parroco di S. Tommaso Apostolo, a cui quelle case dovevano essere soggette, ed il Priore di S. Maria che turbava la giurisdizion parrocchiale, secondo lo spirito di que' secoli che instigava il monachismo ad invadere i diritti del Clero secolare. In una carta, che era parimenti nell'archivio di Murano, si dimostra più chiaramente la situazione 'di questa chiesa: In Porcilia supra flumen a capite unius pontis. E' dunque manifesto che il fiume bagnava Porciglia, e che a capo d'un ponte, per cui si entrava ed usciva dalla Città, era situato il Monastero di S. Maria, e, se credessimo al Portinari, precisamente di rincontro al rovescio dell' Arena. Suppongasi adunque non fabbricata l'attual contrada di Porciglia, non le mura bagnate dal canale, e volgendosi a ponente collocare un ponte sopra il fiume che desse uscita alla Città. Allora si avrà di là dal ponte la situazione del Monastero. La Cronaca de Reggimenti nota, che l'anno 1282, sotto la Podestaria di Uberto da Frescobaldi, il suddetto ponte fu fatto di pietra. Vicino al Monastero di S. Maria verso levante era l'altro di S. Marco Piccolo, doppio ancor esso, e più oltre in quella medesima parte si raccoglie, per carte del 1300, che vi fu eretto uno spedale con chiesa dedicata allo Spirito Santo, la quale è la stessa che fino all'anno 1810 venne officiata da PP. Minimi detti volgarmente Paulotti. Un terzo Monastero, detto di S. Bernardo con Monache, stava fino dal 1238 poco lungi da quello di S. Maria presso Codalonga, dove in presente vedesi una colonna, che poi, levate le Monache e disperse in varii conventi della Città, fu dal Vescovo Fantin Dandolo concesso a Monaci Certosini. A questa chiesa di S. Bernardo nella festa ed in tutta l'ottava di detto Santo vi era gran concorso d'uomini e donne, siccome afferma Giovan da Naone (25), essendo quel luogo vicino

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