Imágenes de páginas
PDF
EPUB

la formazione del secondo volume, coi regesti fino all'anno 1335. Accolsi di buon grado la proposta per me onorevole, e mi misi all'opera; ma non tardai ad accorgermi, per le ragioni sopra esposte, che, per non rompere negli scogli come nel primo volume, conveniva usare maggiore accuratezza e cautela. Il cav. Costantino Soldi, relatore del 1875, proponeva al Consiglio Comunale solo la pubblicazione dei documenti dell'Archivio Municipale, lasciando, egli diceva, ai nepoti la cura di far conoscere le pergamene cremonesi di altri archivi. A me però parve bene, per il secondo volume, di prendere notizia almeno delle carte che si custodivano negli altri archivi della città, e che a me era possibile vedere. Esaminai pertanto, dai tempi più antichi fino al 1335, la raccolta, di proprietà dello Stato, che sta nella Biblioteca Governativa; di più le carte dell'Archivio della Chiesa di S. Agata, del Vescovile, della Congregazione di Carità, del marchese Pallavicino, e altre ancora. Parvemi bene ancora di allargare un po' i limiti del secondo volume, e di inserirvi altresì i documenti cremonesi che si leggevano in libri antichi e recenti. Costretto a lasciare Cremona, prima che l'opera fosse compiuta, nel principio del 1884 inviavo al Robolotti il secondo volume completamente finito e pronto per la stampa. Precedeva una prefazione storica; seguivano i regesti dei vari documenti fino al 1334, corredati di note, con un buon numero di inediti, non compresi nel primo volume, anteriori al 1200; di tutti questi documenti, alcuni, da me trascritti dall'Archivio Comunale e da altri archivi, erano dati per esteso; chiudevano il libro due addizioni, alla Serie dei Rettori di Cremona, e dei Rettori dati da Cremona ad altre città, serie composte dal Wüstenfeld e pubblicate nel primo volume.

Ma alla stampa non si pose tosto mano, e la morte, avvenuta non molto dopo, del Robolotti, ne fu una delle cause. Nel 1885 l'ingegnere Fortunato Fontana, assessore municipale, alla cui coltura e sagacia non era sfuggito il bisogno della rifazione dei regesti fino al 1200, proponevami, a nome della Giunta Municipale, la rifusione dell'opera intiera, la quale, col titolo di Codice Diplomatico Cremonese, doveva essere pubblicata dalla R. Deputazione di Storia Patria per le antiche Provincie e la Lombardia. Accettai il nuovo incarico, quantunque mi costringesse ad un lavoro, per più riguardi, spinoso e delicato, a rifare in parte quanto aveva già fatto. E il Consiglio Comunale, in seguito a relazione dello stesso ingegnere F. Fontana, letta il 13 settembre 1885, ne accoglieva le proposte. In appresso, essendo io ritornato a Cremona dopo tre anni di assenza, potei dar principio al nuovo lavoro, che proseguii in mezzo a diverse cure e difficoltà, costretto talvolta ad interromperlo. Di questo lavoro, che ora qui si pubblica, esporrò alcune cose a schiarimento, e gli intendimenti e le norme che mi guidarono nella sua formazione.

Costituiscono di questi regesti il nucleo e la parte principale, le pergamene dell'Archivio sopra le volte della Cattedrale, e i codici del medesimo,

[blocks in formation]

fino all'anno 1334, in cui cessa l'autonomia del Comune e sottentra il dominio Visconteo. Far conoscere questi documenti era l'intento primitivo del Robolott! e del Municipio. Dei documenti pure assai numerosi, e dei libri dopo il 1334, non mi occupo, se non incidentalmente, essendo estranei al mio assunto: fra questi libri sarebbero particolarmente degni di nota cinque, contenenti gli Statuti del 1349, 1356, 1388-89 (questi ultimi stampati in Brescia nel 1485 e in Cremona nel 1595) e un volume detto dei Decreti ducali, che comprende i decreti dei signori e duchi di Milano (1).

Le pergamene anteriori al 1334, si conservano sciolte, nel modo che già dissi; ve ne ha un grandissimo numero di autografe; di altre si hanno parecchie copie; altre si incontrano pure trascritte nei vari codici, e specialmente nel Codice A.

Il Codice, segnato A, membranaceo, è ricoperto di assicelle ed è della forma massima. I quaderni che lo compongono, non sono tutti della precisa dimensione; la dimensione dei quaderni più piccoli è di m. 0,52 × 0,35. È un registro del Comune di Cremona. I documenti vi sono distinti secondo 384 numeri, giusta una non lontana numerazione. Vanno dall' a. 864 all'a. 1234. Sono scritti da vari notai, e in vari tempi; non prima però della fine del sec. XII. Per ordine di registro il primo è dell'a. 1186, 4 novembre. La maggior copia di documenti riguarda Guastalla e Luzzara, e specialmente la lite col monastero di S. Sisto di Piacenza, per questo possesso. Nel primo foglio avvi manoscritto il ricordo della visita fatta da L. Antonio Muratori, il 15 agosto 1715, con Francesco Arisi, all'Archivio.

Il Codice, segnato con una croce, consta di tre quaderni, non legati insieme, piegati per metà; una copertura di semplice pergamena li avvolge. Sopra di questa avvi scritto: In isto libro notantur cuncta privilegia pertinentia comuni Cremone pro facto castri Creme et Insule Fulcherii et pro pedegio quod consuevit exigi ad pontem Guastalle. Sta però il fatto, qualunque ne sia la ragione, che in questi quaderni ci sono pure documenti diversi da quelli indicati dal titolo. Questi sono in numero di 28, dall'a. 1157 al 1192. Sono copie semplici, oppure copie in cui è omesso perfino il nome del notaio, primo estensore dell'atto. Le pagine, di m. 0,36 × 0,26, hanno ampi margini e contengono ciascuna 29 linee; le rubriche dei documenti sono in rosso, i caratteri nitidi e belli, del secolo XIII.

Il Codice, segnato IHV, Iesu, è il più grosso e il meglio conservato di tutto quanto l'Archivio. Membranaceo, come i due precedenti, ha la coperta di legno. I fogli hanno la dimensione di m. 0,52 × 0,40. Contiene 1315 documenti. Quattro

(1) Un unico e bel volume membranaceo, segnato L, 80, contiene gli Statuti e i Decreti ducali, dal 1389 al 1541, 8 aprile. Gli Statuti sono in numero di 530; i Decreti 458. Ma nell'ultimo Repertorio manoscritto, il Codice L, 80 è rubricato solo in 254 numeri. Un Codice di Decreti ducali per Cremona sta pure alla Trivulziana.

[ocr errors][ocr errors][ocr errors]

sono del secolo XII, e precisamente degli anni 1170, 1193 e 1194. Gli altri tutti vanno dal 1206.al 1225. Salvo i quattro del secolo XII, i rimanenti sono istrumenti o atti relativi alla vendita delle terre del Comune nella Mosa, nel terrapieno fra porta S. Croce e porta S. Michele, nell'Oltrepò, e in altri siti, e delle case già date ad abitare ai Cremaschi. Parecchi sono i notai che stesero e, negli anni stessi della vendita, registrarono questi atti.

Altri due codici, membranacei, appartengono all'ufficio della Gabella Magna, e sono segnati colla lettera C, l'uno; con una crocetta dentro un circolo, l'altro.

Il primo contiene le Provvigioni e Riformagioni della Gabella, dal 1295 al 1310. Consta di 32 quaderni, alcuni non completi, che ora sono slegati, ma formavano già un volume ricoperto di carta pecora. Secondo una numerazione recente, i documenti che vi si contengono sono distinti in 245 numeri; l'ordine cronologico non è seguito esattamente, perchè i quaderni furono spostati: così, ad esempio, abbiamo in principio le Provvigioni del 1296 e seguono quelle del 1295. Il libro presenta lacune; pare siano andati perduti i tre primi quaderni colle Provvigioni dal 1292 al 1295. Abbiamo interruzione nelle Provvigioni dal giugno del 1296 al gennaio del 1297, poi nel 1306 dal marzo al dicembre; parimenti dal luglio fino al settembre 1308. Gli atti sono registrati di mano dei vari notai che erano addetti all'ufficio della Gabella. I fogli dei quaderni sono (i più larghi, non essendo tutti della precisa dimensione) di m. 0,37 X 0,27.

Il secondo libro (+), ha 153 fogli, di m. 0,35 X 0,25; è legato con assicelle, coperte di pelle rossa, che portan traccie di borchie infisse già agli angoli e al centro; aveva pure in origine un fermaglio metallico per tenerlo chiuso. Secondo una numerazione recente, i documenti sono raggruppati sotto 126 numeri, benchè siano in numero maggiore. Vanno dal 1292 al 1332; ma ve ne sono altri del 1209, del 1222, del 1274 e 1279. In questo libro sono registrati gli atti riguardanti i beni, possessi e diritti della Gabella Magna, contratti di locazione, dati per esteso o in transunto, carte relative alla lite coi Quirini di Venezia, provveditori del sale al Comune, note di pagamenti fatti dalla Gabella e quitanze, trattati di commercio con Venezia e Milano, ecc. I primi due quaderni sono scritti con grossi ed eleganti caratteri, colle lettere iniziali miniate in rosso e bleu, a larghi margini. Annotazioni si trovano perfino nel foglio chiamato guardia. Questi cinque libri sono propriamente quelli dell' Archivio Comunale; ad essi si è poi aggiunto, come spiegammo dinanzi, il Codice Sicardo. È questo legato in pelle nera, sulla quale stanno impressi fregi in oro, assai sbiaditi; e le parole Privilegia Episcopii Cremonensis. Pagine 226 lo compongono, di metri 0,40×0,28. Hanno ampi margini, 40 righe ciascuna, scrittura nitida e chiara. I titoli dei documenti sono in rosso. Il loro numero è di 161, più a pag. 225 il principio del doc. 1211, 3 giugno. Dalla seconda pagina si ricava che è il vescovo Sicardo che fece copiare i due documenti che precedono; ora, essendo a

piè della massima parte degli altri documenti segnato lo stesso notaio, e in parecchi altri luoghi ripetendosi che la trascrizione fu ordinata da Sicardo, non v'ha dubbio che questo Registro fu fatto da lui comporre. Per lo più sono due, Gerardo e Ramondo, i notai soscrittori degli atti trascritti; Gerardo è il copiatore (1). I pochi documenti posteriori all'episcopato di Sicardo (1185-1215), vi furono scritti da altri notai nei fogli lasciati bianchi nella prima composizione del libro. Un certo ordine presiedette alla disposizione dei documenti; perchè fino a pag. 106 stanno i privilegi concessi da regnanti e papi alla Chiesa cremonese, con tutti gli atti che servono a confermarne le concessioni; e da pag. 106 in poi stanno in genere le carte di acquisto dei beni e possessi. La carta più vecchia è la costituzione di Liutprando dell'a. 715; del periodo di tempo fino al 1334, le ultime sono del 1330 e 1331. Aggiunte esteriori, per così dire, al Codice, sono un indice, a principio, di mano moderna; e in fine cinque pergamene, cucite, del 1038, 5 kal. iun., 1064, 14 kal. mart., 1159, 6 kal. dec., 1570 e 1448, più quattro documenti cartacei dell'a. 882, 15 kal. mart., 1676, 1523, 1565. Fra le pergamene è preziosa la prima, copia del tempo, della costituzione dei feudi di Corrado II.

Oltre alle pergamene Robolotti, date in dono al Municipio insieme col Codice Sicardo, esaminai pure la raccolta di documenti che già stavano nel Museo Ponzone, e ora nella Biblioteca Governativa. È una raccolta importante essa pure, ma non ancora ordinata e messa a repertorio. Va fino al secolo XVI e oltre è costituita principalmente dalle pergamene della casa Ala-Ponzone, Araldi, dell'Ospedale Ugolani-Dati, appartenenti già alla famiglia omonima, e da altri acquisti, fra cui pure le carte che, provenienti da monasteri soppressi custodite nella R. Intendenza di Finanza, furono dal Ministero delle Finanze cedute al Municipio, in seguito a inventario da me fatto nel maggio del 1881. Per questo lavoro, ne esaminai 1096, fin verso il mezzo del secolo XIV. Potei quindi convincermi che queste pergamene sono in gran parte le spoglie degli Archivi dell'Episcopio, e del Capitolo dei Canonici; altre riflettono chiese e monasteri della città e del territorio, e specialmente la distrutta chiesa di S. Cataldo, fuori Porta Tentoria; molte del secolo XIII appartengono alla nobile famiglia dei Giroldi, famiglia ghibellina, che aveva possessi in Rivarolo dentro; vi sono pure le carte della famiglia Scovalochi o Scoalochi, originaria dello stesso luogo, e della famiglia Lochinputeo, Lochinpozo o Lichinpozo di Commessaggio. Non poche riguardano questi due comuni rurali, od altri, e la nobile famiglia Ponzone. Un certo numero si riferisce al monastero di S. Cristina di Milano. Quivi stanno pure, in gran parte, le pergamene che vide, od ebbe in proprietà, il Dott. G. Giacopo Torresino, del secolo XVI; me ne accorsi

(1) Da una carta del 1214, 26 marzo, in cui notai lo stesso segno di tabellionato che nel Cod. Sicardo, vidi che il nome di Raimondo è de la Levata.

dal confronto colle sue Memorie manoscritte, o Scartafaccio (Bibl. Govern.), dove stanno appunti di documenti cremonesi, e donde l'Arisi tolse già i Laterculi di magistrati cremonesi, stampati dal Muratori nel volume 7o degli Scriptores. Questo in generale; poichè ne incontrai svariatissime e perfino del Monastero di Bobbio, e di S. Michele della Chiusa presso Torino.

Quanto esposi concerne i documenti presentemente di proprietà municipale. Dirò adesso delle altre raccolte od archivi.

Dell'Archivio Vescovile, che potei esaminare per cortese concessione di S. Eccellenza il Vescovo di Cremona, vidi circa 190 pergamene, dal sec. XI al 1334, più il manoscritto del Bonafossa, Monumenta Ecclesiae Cremonensis, dell'anno 1788, in fine del quale si leggono parecchi documenti. Pure per cortesia del Reverend.mo Prevosto di S. Agata presi notizia di parecchie centinaia di pergamene, conservate nell'Archivio di quella parrocchia, a cominciare dal sec. XI. Questa raccolta è, per più riguardi, degna di studio.

La Biblioteca Governativa di Cremona possiede circa 400 pergamene cremonesi, dal 19 al 1334; di queste la parte più pregevole 'sono una cinquantina di bolle pontificie, autografe, col relativo sigillo di piombo, che partono dal 1227, ed erano un tempo, per la massima parte, possedute dai Frati Predicatori di Cremona. Se ne trovano di quelle citate dal Domaneschi, nella storia del loro cenobio, da lui pubblicata. Anche questa raccolta mi servì.

Il marchese Pallavicino mi consentì graziosamente di trascrivere da un suo Codice, cartaceo, del secolo XV, gli Statuti di Cremona del 1313, di cui il Robolotti aveva già pubblicato le rubriche nei Documenti storici e letterari di Cremona, pag. 105. Il Codice porta scritto sul dorso di carta pecora, in matita azzurra, Acta sub Ugolino Cavalcabobus, perchè a principio vi sono documenti che riguardano questo signore di Cremona, dei primi anni del secolo XV. Gli Statuti vanno dal foglio 154 al 165. Precedono i frammenti di statuti cremonesi e cronache, pubblicati dal Robolotti nella suddetta opera, e il frammento di cronaca del 1310, cancellato con fitti tratti di penna, ma letto e pubblicato dal Jaffè, nella sua edizione degli Annales Cremonenses (1).

Nella sede della Congregazione di Carità stanno parecchi preziosi cimelî. Vi sono i due autografi longobardi del 759, settembre 17, e 769, marzo 29 (pubblicati nel Codex diplomaticus Langobardiae e quest'ultimo in facsimile, in parte), relativi ai possessi del monastero di S. Giulia di Brescia, in Alfiano, che ora, in parte almeno, sono dell'Ospedale Maggiore di Cremona. Quivi rinvenni pure gli Statuti di Cicognara (terra un tempo dello stesso monastero di S. Giulia, ora della provincia di Mantova, ma sempre della diocesi di Cre

(1) In questo frammento si dice che Ottolino de' Picenardi fu dal Consiglio di Cremona mandato a Enrico VII, a Pisa a domandare perdono e offrire la resa della città, 1310, 8 febbr. IX. Bisogna però leggere 1311, aprile, perchè solo in questo mese, fu inviata l'ambascieria, come risulta da Nicolò di Butronto e dagli Ann. Piacentini Ghibellini; e Enrico era a Lodi, non a Pisa.

« AnteriorContinuar »