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mona, al cui distretto appartenne), dati da Armelina de' Confanonerii badessa. Sono degli anni 1261-1297, in cui durò in ufficio la detta badessa. Oltre all'essere gli statuti dei piccoli comuni tutti più o meno rari, questi sono gli unici, in cui mi sia imbattuto, di ville appartenenti all'episcopato e distretto cremonese (1). In origine dovevano contenersi in un quaderno, ossia in quattro fogli uniti insieme, con sedici pagine. Ora manca un foglio e non rimangono più che dodici pagine, delle quali undici portano scrittura. Le prime nove pagine e metà della decima sono scritte con belli e nitidi caratteri, gotici, in inchiostro nero ora molto sbiadito; l'altra metà della decima pagina e quasi tutta l'undecima sono scritte in carattere minuscolo corsivo, e non sempre dalla stessa mano, e contengono le aggiunte posteriormente fatte. Le prime nove pagine hanno ampi margini, e constano ciascuna di 24 righe. Sul dorso del quaderno sta scritto di mano recente: 1280 circiter.

Da parecchie altre raccolte pubbliche e private della città, come l'Archivio Notarile, la raccolta del compianto canonico Girondelli, ecc. trassi documenti, dei quali sarà segnata particolarmente a ciascuno la provenienza. Pure la raccolta di manoscritti della Biblioteca Governativa (2) mi fornì delle notizie di documenti non da trascurarsi. Quivi stanno copie parecchie di carte di cui non rinvenni l'originale; quivi si conserva il Codex Diplomaticus Capituli Cremonensis di A. Dragoni, dove in mezzo a molte carte false se ne trovano pure delle genuine, alcune trascritte da I. Cereda. Questo libro, manoscritto, del Dragoni, è in foglio, e si dice incominciato nel 1815 e finito nel 1825. I documenti sono 167; in margine dei più antichi il Dragoni pose annotazioni, per ricordare il Troya che accolse questi prodotti della sua fantasia. Altri documenti dice di averli tolti dal Torresino, dall'Arisi, dal Lancetti e da altri, per dar colore di vero alle sue invenzioni. Nella stessa Biblioteca Governativa stanno pure le Memorie del Dottor G. Giacopo Torresino (del quale parla A. Campo, nella sua Storia, all'anno 1584), già ricordate più sopra. Consta questo manoscritto di 202 fogli, sopra i quali il Torresino, dal 990 al 1473, segnò nomi di magistrati cremonesi, appunti di documenti, e altre notizie (3). Taccio di altri manoscritti, per non dilungarmi di soverchio, i quali però saranno citati al loro luogo.

(1) Il passaggio di queste carte, dal monastero di S. Giulia all'Ospedale di Cremona, evidentemente determinato dal passaggio simile dei fondi di Alfiano, non è noto agli studiosi. Gabriele Rosa, in un articolo pubblicato nella 2a dispensa dell'Archivio Storico Italiano, 1882, intorno all'antichità, ricchezza e celebrità del monastero, lamenta la dispersione del suo archivio; parla di una pergamena del sec. XI, dell'Archivio di Stato a Milano, in cui è trascritto un inventario delle possessioni del Monastero nell'a. 905; ricorda il registro del monastero, dal 1007 al 1366. conservato nella Biblioteca Quiriniana di Brescia (pubblicato poscia dal Valentini, col nome di Codice necrologico-liturgico); dice che solo dal 1415 in avanti si conservano gli atti del Monastero, nell'Archivio di Stato in Milano; ma non fa motto dei documenti che stanno a Cremona. (2) Sono i mss. delle collezioni Robolotti, Ala-Ponzone ed Araldi, che il Comune, dal Museo Ponzone, consentì che si trasportassero, insieme colle pergamene, col Codice Sicardo e con molti libri, nella Biblioteca Governativa, per agevolarne l'esame.

(3) La Biblioteca Trivulziana possiede un altro ms. del Torresino, del 1596, nel quale si leggono notizie concernenti famiglie cremonesi.

Nell'Archivio di Stato in Milano stanno da 700 ad 800 documenti cremonesi, del così detto Fondo di Religione. Provengono dai soppressi conventi dei Domenicani, di S. Agostino (Eremitani), di S. Francesco, di S. Ilario (Gesuati), di S. Lorenzo, di S. Monica; altri dalla Cattedrale e dal Collegio dei Notai; pochi sono di diverso argomento. Partono dal 1020. Siccome negli Archivi di queste chiese affluirono anche le carte di altre, così abbiamo pure documenti che furono degli antichissimi monasteri di S. Giovanni della Pipia, di S. Tommaso, di S. Pietro al Po, di S. Salvatore, di S. Leonardo, di S. Sisto, di S. Giovanni nel Deserto, ecc. Nel Repertorio Diplomatico Cremonese il Robolotti pubblicò, in lingua italiana, i regesti di questi documenti, fino al 1200, quali li procacciò direttamente dall'Archivio il Municipio di Cremona. Alcune bolle, che non furono comunicate, vennero poscia date alla luce dallo Pflugk-Harttung, e taluna anche nell'Archivio Storico Lombardo. In questo Codice si daranno i più importanti, prima e dopo il 1200, quali io li attinsi direttamente dagli originali (1).

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Dall'Archivio Gonzaga di Mantova furono pure desunti buon numero di documenti (per la massima parte posteriori al 1200), i quali riguardano molto spesso i Dovara. Questi dei Dovara, passarono nell'Archivio Gonzaga, a causa del matrimonio di Anna, figlia di Nicolino Dovara, con Filippino di Luigi Gonzaga, e sono un centinaio circa (2).

Il Cav. Carlo Morbio di Milano, scrittore e paleografo, possedeva già una preziosa e copiosissima raccolta di libri, manoscritti e pergamene, la quale, alcuni anni dopo la sua morte, fu venduta all'asta pubblica, a Lipsia, nel 1889 (3). Le pergamene italiane, in numero straordinario, furono acquistate dalla Biblioteca Universitaria di Halle (Saale), dove ora si trovano pertanto anche le cremonesi. Nel Repertorio Diplomatico Cremonese furono pubblicati gli argomenti in lingua italiana, di no documenti, dall'anno 952 (leggasi 983, 8 maggio) al 1200. Ma già nel Codex Diplomaticus Langobardiae erano state comprese, nella loro

(1) Un prospetto delle pergamene cremonesi nell'Archivio di Stato a Milano, si ha nell' Archivio Storico Lombardo, Settembre, 1874.

Gli argomenti, pubblicati nel Rep. Dipl. Crem. fino al 1200, sono generalmente condotti con esattezza. Le poche rettifiche necessarie saranno fatte in ciascun documento. Oltre quelle, osservo qui che a pag. 89, i num. 754 e 755, sono la stessa carta, e non due distinte. La data loro assegnata, 100 circa, è senza dubbio sbagliata, perchè si nomina il vescovo Offredo, il quale durò in ufficio dal 168 al 1185. A pag. 96, la bolla 1159, 26 gennaio di Alessandro III, è una copia contraffatta della bolla 162, 27 febbraio, a pag. 97. Quest'ultima è invece del 1257, 27 febbraio, e di Alessan dro IV, e la prima del 1255, 26 gennaio. Nel Jaffé, infatti, Reg. Pont. Rom. non si registrano queste due bolle sotto gli anni 1159 e 1162. A pag. 97, 1160, 28 mag. invece di Chiesa di S. Pietro della Giurata, leggasi, della Guirata (Pieve Gurata). A pag. 99, 1200, 9 luglio, la frase latina del testo, vicinia S. Baxiani, parrocchia di S. Bassano, è mal tradotta con vicinanza.

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(2) Il dott. C. Carreri ha dato alla luce in Cremona, nel 1889, i Regesti dei principali documenti della Casa di Dovara dell'Archivio Mantovano. È necessario però osservare che l'ordine cronologico non è esatto, e che le note apposte qua e là a varii documenti per chiarirne la data sono sbagliate, muovendo l'autore da un concetto erroneo dell'anno cremonese, che egli crede anticipi in confronto del volgare, mentre è precisamente l'opposto, cioè ritarda. V. infatti la prefazione al libro, e a pag. 12, 17, 27, ecc. ecc.

(3) Ne fu fatto il catalogo, prima della vendita: Catalogue d'une collection précieuse de manuscrits et de livres par W. MEYER et SIMONSFELD. Lipsia, List e Franke, 1889.

integrità, le carte attinenti alla Lombardia, prima del mille. Gli argomenti, che si leggono nel Repertorio Diplomatico Cremonese, furono ricopiati, tali quali si trovavano, da un manoscritto, di proprietà dello stesso C. Morbio, nel quale, sotto la sua direzione, furono registrati i documenti della sua raccolta (1). Io ebbi pure fra mano questo manoscritto; era intitolato Codice Diplomatico d'Italia; i tomi 1° e 2° contenevano i sommari dal gio al 1249; il tomo 3° dal 1250 al 1299; il 4° dal 1300 al 1349. Vi contai da 400 a 450 documenti cremonesi, fino al 1334. Questi provenivano dagli Archivi Vescovile e del Capitolo dei Canonici; fino al 1200 sono quasi tutti di questi (2). Di più pervennero in mano del Morbio, le carte appartenenti all'antica chiesa di S. Cataldo, una delle collegiate prepositurali della città, situata fuori Porta Tintoria (dove la Cremonella entra in città), la quale chiesa venne distrutta, col borgo dello stesso nome, nelle guerre del cinquecento. Queste carte di S. Cataldo, incominciano verso la fine del secolo XII; e dopo sono in numero assolutamente prevalente, tantochè ne contai oltre 200. Alcune di esse sono rimaste nella collezione del Museo Ponzone. Altre carte m'avvidi che appartenevano a quei nuclei stessi, che enumerai già come esistenti nello stesso Museo, alle carte cioè che ebbe in mano il Torresino (3) e a quelle di Rivarolo dentro. Parecchie riguardano la Pieve di S. Maurizio (mandamento di Pescarolo, Plebs S. Mauritii Casanovae); di queste ve ne ha pure un certo numero nella collezione Ponzoniana. Diverse appartenevano al convento dei Domenicani (4), alla chiesa di S. Tommaso, e ad altre chiese della città e distretto. Sonvi pure atti di privati cittadini; piuttosto numerosi sono altresì gli atti giudiziari. — Da pochi anni l'Hortzschansky e il Perlbach hanno pubblicato per esteso le pergamene Morbio del sec. XI, lombarde (5); quindi, tenendo pure conto di quelle, prima del mille, del Codex Diplomaticus Langobardiae, esse sono note integralmente fino al 100; e io ne riporto le cremonesi nei regesti (6). Delle posteriori ho fatto una scelta.

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(1) Non si tenne però conto del modo cremonese di computar l'anno, e quindi nemmeno nel Rep. Dipl. Crem.; onde, ad es. il 1065, 27 genn. è il 1066 volg.; il 1074, 27 febbr. è il 1075, ecc. (2) Anche quelli dei signori di Bariano, di Melegnano, ecc. erano dell'Arch. Vescov. e del Capitolo, a cagione di possessi, passati poi alla Chiesa Cremonese, come sarà osservato nel corso di questi regesti. Il doc. 1066, 26 agosto, infatti, è riportato pure nel Cod. Sicardo, pag. 153. Del doc. 1074, 27 febbr. n. 832, esiste un'altra copia nell'Archivio Vescovile.

(3) Se ne ha una prova nel Rep. Dipl. Cremon, stesso: il doc. 1138, 18 luglio, Morbio, n. 853, è ripetuto al n. 928, come tolto dal Torresino; così i doc. 1147, 21 marzo, n. 855, e 1170, 31 dicenibre n. 875, Morbio, sono ripetuti, come esistenti nelle Memorie del Torresino, ai n. 931 € 938.

(4) Le pergamene adunque dei Domenicani di Cremona si trovano adesso, parte nella Bibl. Gov. di Cremona, parte in quella dell'Università di Halle, parte nell'Archivio di Stato di Milano. Cfr. quanto si disse sulle carte della Bibl. Gov. di Crem. e dell'Archivio di Milano.

(5) HORTZSCHANSKY e PERLBACH. Lombardische Urkunden des elften Jahrhunderts aus der Sammlung Morbio. Halle, 1890.

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(6) La pubblicazione dei doc. Morbio nel Rep. Dipl. Crem, presentava varie inesattezze, già notate dall'Hortzschansky, le cui rettifiche furono qui accolte; le altre rettifiche necessarie saranno fatte a ciascun documento. — Si osservi inoltre che i documenti no 827 ed 833, a. 1065 e 1074, appartengono al 1165 ed al 1174: Perlbach, pag. 51 ẹ 66. Al no 867, 1163, 14 aprile, si legga Tetarengo, e non Telarengo, nome locale. — I numeri 870 e 872, 1165, 22 noveinbre, indizione XV, e 1166, 29 aprile, indizione VIII, hanno o gli anni, o le indizioni erronee. In questo ultimo poi si dovrà leggere che la località Breda Botaria stava in clausis, cioè nei chiusi di Cremona, e non in Elvisio. · Il no 898 non esiste, o meglio, è una stessa cosa del seguente, con data diversa.

Debbo alla squisita cortesia del prof. O. Holder-Egger di Berlino, se, per intercessione sua, il Prefetto della Biblioteca Universitaria di Halle, M. Perlbach, riscontrò cogli originali la massima parte dei sommari, dopo il пoo, che qui поо, si riportano. Ai due egregi uomini, e specialmente al Perlbach, che si sobbarcò volentieri a così minuto e paziente lavoro, rendo le più vive grazie.

Saranno pure accolti pochi sommari, desunti dai regesti di documenti cremonesi, pubblicati da Isidoro Carini, nell'Archivio Storico Siciliano, fasc. IV, 1878. Il Carini li stese in italiano, sugli originali conservati nell'Archivio di Stato in Palermo. Sono 105, e vanno dal 1071 (ma è un errore, e deve leggersi 1271) al sec. XVI. Appartennero queste carte agli Umiliati di Cremona. Quando e per quale occasione siano state trasportate a Palermo, si ignora. Stavano nel sontuoso monastero di S. Martino delle Scale, detto Gregoriano, presso Palermo, e di qui passarono nell'Archivio di Stato della stessa città. Il Robolotti, nel Repertorio Diplomatico Cremonese, ristampò i primi cinque regesti, dal detto anno 1071, al 1200 (p. 119); dal 1201 al 1334 sono in numero di 63. Dall'esame fattone vidi che riguardano, per la maggior parte, la casa di S. Caterina detta di S. Spirito o S. Guglielmo (1).

Questi, che ho enumerati, sono gli archivi e le collezioni principali, che mi servirono di fonte per la formazione di questo Codice. Oltracciò ho procurato, per quanto mi fu possibile, di ricavare dalle opere stampate transunti di documenti e di registrarli. Moltissimi ne estrassi da autori italiani e stranieri, ogni volta citati, perchè si avesse come uno specchio di tutto ciò che più degno di memoria, in fatto di documenti, si trova sparso in numerosi e talvolta rari libri.

III.

Cronologia.

Criteri seguiti per la scelta e formazione dei regesti.

Disposizione dei documenti. Documenti pubblicati integralmente.

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Non tutti i documenti, delle varie collezioni ed archivi, che mi caddero sotto mano, saranno notati in questi regesti. Non tenendo conto del Codice,

(1) Dall'Arch. Stor. Lomb., marzo, 1875, pag. 89, in uno scritto sull'Archivio privato del marchese Guido Sommi-Picenardi, rilevo che egli possiede pure 20 pergamene dal 1300 al 1595, della casa e chiesa di S. Caterina degli Umiliati.

Ai Regesti, pubblicati dal Carini, nell'Arch. Stor. Siciliano, devonsi fare alcune osservazioni. Negli atti pubblici, al nome dei contraenti, segue spesso l'indicazione della porta, quartiere, parrocchia, o altra divisione della città, in cui abitavano. In Cremona si designava la vicinia, ossia la parrocchia. Ma il Carini, mal interpretando l'abbreviazione uic, lesse e stampò sempre vico. Il bello si è che il Robolotti, nel Rep. Dipl. Crem. pag. 120, non si accorse punto dell'inganno in cui cadde il Carini, e ristampò vico, e considerò i vici, come sobborghi o borghi della città. Ho detto che al doc. primo, 1071, 20 aprile ind. 14, fu assegnata dal Carini una data sba3 Bibl. Stor. VI (H. P. M. II. I.).

segnato Iesu, delle carte della Cassa Moneta, e degli inventari, dell' Archivio Comunale, sono circa duemila documenti, che ho visto, e che non ho creduto di riportare.

Per i secoli più antichi però, e fino alla metà del secolo XII, ho notato tutto quanto ho trovato e ho potuto vedere. Non mi era più possibile far questo per gli anni posteriori, a cagione dell'enorme copia di documenti. Nella scelta ho seguito questo criterio. Ho dato, innanzi tratto, tutte le carte di argomento pubblico e comunale, ossia di storia civile; di storia ecclesiastica, quelle che sono congiunte colla storia della città, o che per qualsiasi altra ragione sono maggiormente degne di nota; delle altre, quelle di maggior interesse nella classe a cui appartengono. Non mi nascondo certo come l'importanza dei documenti dipenda dal genere di studi che si fanno, e quello che per altri è trascurabile, per altri diventi prezioso; ma conveniva pure stabilire dei confini, e tener conto che da un semplice accenno e ristretto, quale sarebbe stato necessario fare di una grandissima quantità di documenti, poco o nessun vantaggio si sarebbe potuto ricavare.

Del resto io non ho trascurato nessun genere di documenti, e di tutti ho procurato di dare qualche esempio, e, a mio avviso, il più adatto. Nè solo saranno registrati gli atti concernenti, sotto qualunque punto di vista, il Comune, ma anche atti relativi ai paesi del territorio.

In disparte sarà fatta l'analisi del Codice segnato Iesu, salvo alcuni documenti che è meglio notare nei regesti generali. I 1315 documenti che contiene, istrumenti di vendita per lo più, si possono ordinare sotto vari gruppi, con somiglianza di contenuto e di dettato; riusciva quindi soverchiamente lungo, e oltre i limiti e l'intendimento di quest'opera, accoglierli uno per uno.

Per le stesse ragioni non si segneranno tutte le carta debiti, o obbligazioni scritte, rilasciate dai soprastanti della moneta, nel 1225, o dai massari del

gliata. Esso, senza il menomo dubbio, non è di quest'anno. Lo si potrebbe fors'anco argomentare dal genere di moneta (poichè si tratta di una vendita), se nel sommario fosse stato indicato; del resto, ad escluderlo senz'altro dal 1071, bastano i due cognomi di famiglia, Baldovino de Alghixis e Giovanni de Rodariis, che accennano certamente ad un'epoca posteriore, essendo ancora nel sec. XI, rari i nomi di famiglia, e quelli adoperati, diversi, Aggiungasi ancora il trovar scritto: Baldovino de Alghixiis del vico (leggi vicinia) di S. Erasmo in Cremona. Non ho mai visto designata la vicinia, dopo il nome dei contraenti, nelle carte del sec. XI, ma solo a partire dal sec. XII, e dalla seconda metà.

Per queste ragioni il documento non può appartenere al 1071. Essendo poi l' indizione sbagliata, perchè al 1071 non appartiene la 14a, bensì la 9a, devesi dire che questo documento è del 1271, 20 aprile, anno a cui appartiene l'indiz. 14a, e col quale concordano perfettamente tutte quante le indicazioni del documento. Certo qui ci troviamo davanti al caso, in cui il notaio ha omesso, per svista, una parola nelle indicazioni cronologiche; qui ha omesso la parola ducentesimo. Il genere di scrittura poi direbbe altresì, posto che si tratti dell'originale, se la pergamena è del sec. XI, o non piuttosto del XIII.

Mi sono soffermato su questo documento, perchè esso ha un certo interesse, dal lato, diremo così, archivistico. Infatti nell'Arch. Stor. Lomb. 1875, giugno, pag. 355, si dice che la più antica pergamena conservata nel grande Arch. di Stato in Palermo, è questa del 1071. Ma sarà un'altra, non questa, di certo.

Il documento secondo, del 1132, 3 marzo, ind. 5a, nel quale si contiene un'autentica di un doc. del 1118, ha l'indiz, errata. Sarebbe da consultarsi l'originale per verificare se per avventura non si deve leggere 1232, al qual anno corrisponde l'indiz. 5.

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