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Comune, nel 1226-27-28-29, a private persone, con promessa di rimborso del denaro avuto a mutuo, a una determinata scadenza. Queste carte sono in numero di 379, e sono tutte incise; segno che ne fu fatto direttamente dal Comune il rimborso (1). Se ne farà pure separatamente l'esposizione, alla fine del secolo XIII.

Una classe importante di documenti, che mi fu giocoforza di omettere in gran parte, è quella degli Inventari di beni e arredi, lasciati per morte. Certo chi imprendesse la pubblicazione degli Inventari, che solo possiede il Municipio di Cremona, e la facesse per esteso (ognuno capisce che questi documenti dovrebbero essere pubblicati integralmente, a preferenza di ogni altro), compirebbe opera di grande interesse. Nell'Archivio Segreto se ne conservano 327, dal 1230 al 1363 (2). Un numero notevolissimo pure, di questa stessa età e dei tempi posteriori, sta nella collezione già al Museo Ponzone. Le più curiose ed utili notizie se ne possono ritrarre intorno alle condizioni domestiche, economiche e sociali di quei tempi, intorno alla topografia della città e del territorio, agli attrezzi di casa, ai possessi rurali e urbani, alle vesti da uomo e da donna, alle armi, ai cavalli e agli altri animali, alle provvisioni da bocca, alle merci, ai libri, ecc., ecc., posseduti dall'artigiano e dal gentiluomo, dal modesto agricoltore e dal potente feudatario, dall'uomo di legge e dal mercante, dall'usuraio e dal trombetta del Comune, dallo speziale e dall'ecclesiastico, ecc. Tuttavia anche di questo genere di documenti ho fatto una scelta; fare un semplice accenno di tutti era pressochè inutile; eccessivo il fermarsi particolarmente su ciascuno di essi (3).

Da tutti però i documenti che qui non accolsi, ho tolto quantità di notizie, e di nomi per completare la Serie dei Rettori di Cremona, del Wüstenfeld; per quest'ultima bisogna mi servirono in special modo i numerosi atti giudiziari in cui mi imbattei. Quindi se in alcuna nota, o nella Serie dei Rettori o dei Vescovi, sarà citata alcuna carta, qualunque ne sia la fonte, che non si riscontri poi nei regesti, si intenderà che appartiene a quelle che di proposito tralasciai.

Nella formazione dei regesti, ora mi sono allargato di più, ora meno. Ho omesso, generalmente, il nome del notaio, parendomi, che in così gran numero

(1) Costituivano l'antica Capsa Monete; vanno dal no 1315 al 1698, e dall'a. 1225 al 1344. Computando adunque anche quelle posteriori al 1334, sarebbero 383.

(2) Oltre a quelli qui registrati, cito ancora i seguenti, dell'Archivio Segreto: 1230, di Ambrogio Gasappa; 1287, di Bonefaino Torresano; 1296 di Fra Guazzo da Persico; 1298, di Guglielmo Micari; 1298, di Livello da Ciria; 1299, di Pasino Schicci; 1300, del conte Ordeo Belforte; 1302, di Villano Maltraversi; 1301, di Guglielmo Pistore; 1303, di Latino Borgo, di Tommasino Persico, di Antonio Ermenzoni; 1304, di Francesco Stanga; 1305, di Moroello Dovara; 1306, di Givone Mariani, di G. Divizioli; 1307, di C. Stanga, di B. ed A. da Sospiro; 1308, di Somino Sommi; 1309, di G. Oscasali; 1310, di S. Amati, di A. Picenardi; 1312, di B. Oldoino; 1313, di P. Barbò; 1320, di Avanzino tubatore; 1331, di Antonio e Facino Dovara; 1337, di Corrado Dovara. Sono pochi nomi presi a caso. Degli inventari, parte sono fatti nella città di Cremona, parte nei paesi del distretto.

(3) Sugli Inventari in genere, possono leggersi le notizie contenute nell'Archivio Storico Lombardo, giugno, 1875, pag. 342.

di documenti, e considerato lo scopo prefisso, che è di dare notizia del contenuto e facilitare le ricerche degli studiosi, bastasse l'indicazione dell'Archivio e il sapere se il documento è originale o copia (1). I nomi dei consoli, potestà, ecc. si troveranno più opportunamente nella Serie dei medesimi. Più compendioso sono stato nei documenti editi; fino al mille ho tenuto sott'occhio il Codex Diplomaticus Langobardia (Hist. Patr. Monum. vol 13), dove, salvo tre, sono raccolti e pubblicati tutti i documenti cremonesi noti. Per gli inediti sono stato un po' più diffuso. Ma per gli uni e per gli altri ho sempre usato di una certa libertà, per mettere in vista, quando mi pareva necessario, ciò che in essi si conteneva degno di maggiore considerazione. Pertanto, fino al mille, non ho riportato alle volte i nomi, non compresi nel testo, ma segnati in fine di ciascun documento, e nemmeno gli anni del regno nelle indicazioni cronologiche, potendo ciascuno con facilità ricorrere al testo intero; dopo il mille e fino alla seconda metà del secolo XII, non ho omesso le suddette indicazioni e segnature, in regola generale e per le carte inedite in specie.

Riguardo alla cronologia, mi sono giovato, per quanto era già stampato, delle note opere del Böhmer, Regesta imperii, colle rifazioni del Mühlbacher e del Ficker; dello Stumpf-Brentano, del Jaffé, Regesta Pontificum Romanorum, colle aggiunte del Wattenbach e del Löwenfeld, e del Potthast. Questo per quanto concerne i diplomi regi e le epistole dei pontefici. Di altri documenti, giovandomi dell'originale, ho corretto le indicazioni cronologiche, che si trovano sbagliate in alcuni libri a stampa (2). Ho ridotto tutte le date, dallo stile cremonese dell'Incarnazione allo stile volgare della Natività, mantenendo però fra parentesi l'anno cremonese. Fino al 1050 circa, manca assai spesso distinto l'anno nei documenti, e convien desumerlo dagli anni del regno, dalla indizione, ecc. Delle carte senza alcuna indicazione cronologica, che non sono poche, ho il più delle volte determinato l'anno e anche il mese, quando ho potuto; ma non mancherò mai di fare notare tale mancanza.

L'anno cremonese, dall'incarnazione, ritarda di quasi tre mesi in confronto dell'anno comune: ossia incomincia dal 25 marzo e va fino al 24 marzo dell'anno successivo. L'indizione ha principio dal 24 settembre e non si muta che col 24 settembre successivo; è dunque la indizione detta imperiale o cesarea. Tale computo però diventa regolare solo verso la fine del secolo XI; nello stesso tempo cioè, a un dipresso, in cui cessano di essere denotati gli anni del regno o dell'impero, e si segna per disteso la data (3). Prima ci sono incertezze e diversità di computo, il che rende più difficile accertare le date; ai

(1) Per consimili ragioni, non sempre ho segnato se la copia sia semplice, o autenticata, e di che tempo.

(2) Gli anni, ad esempio, sono talvolta errati nel Codex Diplomaticus Langobardia, prima del mille.

(3) Intorno alla metà del sec. XI usavasi in molti casi determinare l'anno per intero, e l'anno del regno, ad un tempo.

tempi del vescovo Ubaldo, ad esempio, è adoperata l'indizione romana (dal primo gennaio dell'anno volgare), ma non sempre. Il giorno del mese, fino al secolo XII, si determinava per lo più alla maniera dei Latini; verso il 1170 si fa regolare la formola intrante o ineunte ed exeunte mense. Dopo la prima metà del secolo XII cominciano pure i notai a designare il nome del regnante o di quell'altra potestà, per autorità della quale esercitavano il loro ufficio (1).

I documenti non saranno tutti collocati, indistintamente, secondo l'anno a cui appartengono. Ma per evitare, possibilmente, confusioni, e per rendere più agevole l'apprendimento di un dato ordine di essi, ho collocato, sotto rubriche speciali, i regesti di quelli che concernono il possesso di Guastalla e Luzzara, fino all'anno 1127, in cui, per regolare convenzione coi Piacentini, un terzo di queste corti pervenne ai Cremonesi, col diritto di avvocazia sull'intero dominio (2); e i regesti di quelli che trattano della lite del Comune coll'abbazia di S. Sisto di Piacenza, per lo stesso dominio, e delle liti con Anselmo Selvatico, vassallo di Castelnuovo Bocca d'Adda, e coll'abbazia di S. Sisto, per Castelnuovo, e con Bonino di Montemolerio, mercante astigiano, per danni da lui ricevuti nella condotta di granaglie a Cremona. A parte si troveranno pure i sommari dei documenti, contenuti nell'uno dei codici della Gabella Magna, cioè delle Provvisioni di essa.

Seguirà ai regesti la ripubblicazione delle due Serie dei Rettori di Cremona e dei Rettori dati da Cremona ad altre città, di Teodoro Wüstenfeld, desunte dal Repertorio Diplomatico Cremonese, con numerose addizioni, massime alla prima, da me fatte; come pure la Serie dei Vescovi, fino all'anno 1334, da me condotta sui documenti.

Avendo collazionato cogli originali i documenti, anteriori al mille, stampati tutti, salvo tre, nel Codex Diplomaticus Langobardia, ne darò in nota le varianti; e così sarà pur fatto per qualche raro documento dopo quell'anno, edito in altri libri (3).

(1) Pure dopo la prima metà del secolo XII il formulario, adoperato dai notai nell'estensione degli atti, va soggetto a modificazioni. Ad es. nei contratti di vendita, prima si incominciava colla nota formola: "Constat me. . . qui professus sum lege vivere, etc. accepisse. argentum, etc. Dopo si ha la formola: " Per lignum quod in sua tenebat manu... investivit etc. Negli atti pagensi dura più a lungo il formolario vecchio. Parimenti i notai cominciano nello stesso tempo a non far più seguire ai nomi dei testi la legge professata, e ad aggiungere invece ai nomi dei contraenti la vicinia della quale facevano parte.

(2) Questi documenti, di cui molti originali, comprovanti i diritti di Cremona sulle due Corti, furono trasmessi al Comune dalla Badia di S. Sisto, allorchè questa, mediante una grossa somma cedette ogni sua ragione al Comune.

(3) Agli originali ricorsi largamente e sempre, durante tutto il corso di questo lavoro, non solo prima del mille, ma anche per i secoli posteriori, contuttochè avessi sott'occhio quel numero di trascrizioni, eseguite per commissione del Municipio di Cremona, come avanti esposi, o i documenti già bell'e pubblicati nei libri. Non sempre apparirà questo lavoro di confronto cogli originali che ho fatto, bensì risulterà negli effetti. Chi avesse la pazienza di confrontare questi regesti coi documenti già stampati, ad es. nell'Ughelli, nel Muratori, nel Zaccaria, Sanclemente, Girondelli, ecc. si convincerebbe di quanto dico, rilevando differenze.

Del resto, presso il Comune di Cremona rimangono, in grandissimo numero, trascrizioni di documenti, editi ed inediti, dell'Archivio del medesimo, da me collazionate cogli originali, che potranno servire ad altri, quando se ne imprendesse la pubblicazione per disteso. Del Codice Sicardo, ad es., sussiste tutta quanta la trascrizione da me collazionata col testo. Coi limiti e col fine proposti a quest'opera, non era possibile pubblicare integralmente tutti questi documenti,

Le carte che si danno nella loro interezza, sono inedite; rare volte feci eccezione a questa regola. La scelta, in tanta copia, non era facile; ho però procurato di dare esempi di tutti i generi più importanti. Contuttociò non oserei affermare che quelle che qui si leggono siano le più degne di considerazione; queste sono in numero troppo grande; le carte delle liti, le provvigioni della Gabella Magna, i documenti del Codice Sicardo, del Codice A, e via discorrendo, sono meritevoli tutti di essere dati alla luce integralmente.

A quanto qui si contiene non sarà difficile aggiungere quello che di più notevole si potesse ancora trovare; qui si ha, dentro certi limiti, come un indice od inventario di ciò che è venuto a mia conoscenza, allo intento di darne notizia agli studiosi e facilitare loro il compito, ove vogliano procurarsi e leggere per disteso quello che qui, moltissime volte, si dà per transunto. Questo fu il proposito del Comune di Cremona e del Robolotti, e fu accolto dalla Ra Deputazione di Storia Patria per le antiche Provincie e la Lombardia.

SPIEGAZIONI ED ABBREVIAZIONI

I documenti, che non hanno indicazione d'Archivio, sono quelli di proprietà del Comune di Cremona, sia che si conservino nell'Archivio Segreto, sia nella Biblioteca Governativa, trasportativi dal Museo Ponzone.

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Il numero arabico che segue a queste lettere, indica, per i primi cinque Codici, il numero corrispondente a ciascun documento; per il Codice Sicardo, la pagina.

I documenti contrassegnati ASA appartengono all' Archivio della Parrocchia di S. Agata di Cremona; A V all'Archivio Vescovile di Cremona; ASM all'Archivio di Stato in Milano; CM alla Collezione Morbio della stessa città, ora nella Biblioteca Universitaria di Halle a. S.; B G alla Biblioteca Governativa di Cremona; A G all'Archivio Gonzaga in Mantova.

Degli altri documenti sarà segnata per disteso la provenienza. Se furono desunti da libri, si indicano, per esempio, in questo modo: Dal Muratori, Antiq. Ital. Del resto, il titolo e l'autore

di un libro indicano soltanto il luogo dove quel dato documento è stampato.

Se il documento è copia, si aggiunge, Ap., Apografo. Del resto si intende che si ha l'autografo.

I numeri romani, dopo l'anno e il giorno del mese, segnano le indizioni.

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