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crediamo nel Principe e nell'Abbate di giocare soltanto una commedia; difatto, quando il Duca già se n'era tornato a casa, l'amico veneziano l'informaval blandamente che per colpa del signor Marin Giorgio, cui ne aveva lasciato commissione, era sfumata in Senato l'occasione di trattar l'argomento e se ne rimetteva anch'egli ormai a più propizi eventi (1).

Il Duca per parecchi anni non s'occupò altro del ripristino di una ambasciata a Venezia, al Grimani continuò tuttavia strettissima confidenza e stima sincera, le quali poggiavano al disopra della riuscita delle trattative col Senato veneto; per quel titolo stesso al Leporini aveva fatto in Venezia presente di un prezioso anello (2), grato ricordo degli uffici di segreto corriere proseguiti anche negli anni successivi.

Continuarono gli storici e i legulei a polemizzare: tra gli altri è degno di menzione l'avvocato Domenico Salomone, il quale rammentava a Vittorio Amedeo nel 1687, poco dopo il ritorno da Venezia, ingiurie vecchie e recenti di storici e diplomatici in favore di Venezia e del Granduca: offrivagli di contrapporre ai medesimi tre trattati, nei quali, ignaro forse del sistema del Vota, riproduceva i tradizionali argomenti appoggiati ai diritti su Cipro, e vantava con olimpica sicurezza la precedenza savoina (3), ma l'opera di lui

(1) Suppongo V. A. R. felicemente giunta et io le porto con l'humiliatione maggiore « li miei ossequii. V. A. R. già sa la direttione ch'io havevo data qui al consaputo affare e li < particolari che vi si interessavano per scoprire la volontà del Senato senza impegno delle << parti. Per ponere ciò alla pratica era necessario qualche motivo poichè nessuno poteva senza << lo stesso farsi partiale d'un tale discorso. Con questa consideratione V. A. R. parlò distin<< tamente al signor Marin Giorgi perchè la di lui relatione potesse servire di adito a ben affetti, <ma o che lo stesso non habbia compresa o non osservata la particolarità del discorso, la « verità si è che nulla ha riferito che potesse esser atto a render l'intento e tutti noi siamo << rimasti confusi e senza la prova bramata del sentimento universale. Resta però il contento << di vedere l'inclinatione comune, onde non mancasi nella forma dell'introduttione a V. A. R. << Saran facili a V. A. R. li modi di farne pervenire li motivi, come io non lascierò di sugge« rirle quelli stimerò opportuni e di disimpegno per sortirne il fine bramato quale è sempre più sperabile per l'amore e dovuto credito concepito alla di lei persona. Ho voluto portare « a V. A. R. questa notitia in esecutione del mio debito et in attestato della mia continuata « rassegnatione » (1.’Abb. Grimani a S. A. R. 8 marzo 1687).

(2) G. ROBERTI, Vittorio Amedeo a Venezia (1687) (nel Filotecnico, II, fascicoli 3-6, 1887). (3) II Claretta nell'opera più volte citata sugli « Storici piemontesi e storiografi della Real Casa » (pag. 255-56), accenna alla composizione legale che il Salomone avrebbe già avuto in pronto parecchi anni prima col titolo: « De praestantia Ducis Sabaudiae » e menziona un trattato distinto sul vicariato imperiale in Italia che nel 1685, dopo soggiorno di alquanti anni a Vienna, offriva alla Duchessa per la stampa; verisimilmente l'opera proposta a Vittorio Amedeo nel 1687 doveva essere un raffazzonamento delle precedenti. Ecco ad ogni modo quanto risulta da un documento sfuggito al Claretta [Archivio di Stato di Torino: Cerimoniale Venezia, mazzo III, n. 5]: 1687, 12 marzo: Estratto fatto dall' Avvocato Salomone da diversi libri Istorici de Capi che parlano poco vantaggiosamente della real Casa di Savoia massimamente sul punto della precedenza con Venezia:

Premesso un minuto elenco delle maldicenze del Graswinkelio, ed accennate alcune frasi sconvenienti dello stesso Brusoni nelle storie universali d'Europa continua: «L'Autore << delle visioni politiche sopra gl'interessi più reconditi di tutti i Prencipi e Repubbliche della << Christianità divise in varii ragionamenti tra Pasquino e il Gobo di Rialto stampati in Ger<< mania_nell'anno 1671 (ma la verità è che è stato stampato in Venetia) fa discorrere Pasquino <<< et il Gobbo di Rialto contro il titolo regio e di Re di Cipro con ogni strapasso e dicono: << Che la pretensione del Duca di Savoia sopra il Regno di Cipro è amuffata come altresì << è il titolo di Real Altezza; che i Duchi di Savoia coll'assumer questi titoli si sono resi ridi« coli appresso tutti gli altri Prencipi e Stati et appresso tutto il mondo etc. etc. adducendo <«< contra il Duca di Savoia varie altre ragioni il tutto al ragionamento quarto di detto libro « dalla pag. 308 sino alla pag. 312 inclusivamente.

<< Contro detti Autori io ho contrapposto tre trattati da me composti cioè uno intitolato <della perfetta nobiltà della Casa Savoia; l'altro del Vicariato perpetuo dell' Imperio del

voluminosissima, fosse pur dotta, sarebbe stata forse inopportuna. Vittorio Amedeo seguiva solo in parte i privati consigli del ministro poc'anzi riferiti non s'abbassava colla Repubblica di S. Marco in umilianti richieste, mostravasi ad essa superiore trascurando le quisquilie, pur non cedendo; però la pretensione di rivendicare precedenze antiche avrebbe determinato più aspro l'antagonismo e gli premeva di evitarlo, onde il vecchio dottor di leggi non ebbe la consolazione ambita (1) degli onori della pubblicità decretati al suo manoscritto.

Miglior sorte toccò un decennio appresso ad altra scrittura dello stesso argomento, la quale ebbe parecchie edizioni in francese ed in italiano, voglio dire la notissima Lettre de Monsieur *** à un de ses amis touchant le titre d'Altesse Royale du Duc de Savoye et les traitements Royaux que ses ambassadeurs reçoivent de l'Empereur et de tous les Rois de la Chrétienté (2); ne fu autore Giuseppe Lescherraine, noto anche per altre scritture polemiche sopratutto in materia ecclesiastica (3), uomo ambi

« Duca di Savoia; il terzo della successione del Regno di Cipro tra Savoia e Venetia: oltre << un articolo della precedenza tra Savoia e Venetia.

<< Il primo intitulato della perfetta nobiltà di Casa Savoia sarà di ducento e cinquanta « fogli in foglio: nel quale tra l'altre cose provo legalmente et historicamente la discen<denza di Savoia dalli Regi di Sassonia con nuovi fondamenti sino al presente non mai « addotti...

<< Il secondo trattato intitulato del Vicariato perpetuo dell'Imperio del Duca di Savoia <<< sarà di fogli in foglio circa trecento..,..

<<< Il terzo trattato della successione del Regno di Cipro tra Savoia e Venezia sarà d'altri << trecento fogli in foglio.....

« Finalmente l'articolo di precedenza tra Savoia e Venetia sarà anche di molti fogli in foglio....

<< Altezza Reale, i Venetiani et il Gran Duca di Fiorenza non tralasciano occasione di <<< avvantaggiare il loro posto sopra Savoia: si pubblicano libri intieri e si fa ogni altro sforzo << per questo avantaggio. Essendo io in Viena in occasione che il Sig. Conte di Pertengo fu << mandato ambasciatore in Inghilterra [anni 1680-82] et ottenne da quel Re la Sala Regia « venne fuori una gazetta nella quale vi era stampato che le loro AA. Reali di Savoia have<<< vano ottenuta la Sala Regia in Inghilterra: ciò publicato alle stampe il Residente di Man<<< tova in Viena si portò dallo stampatore della gazeta il qual era un fiamingo e lo minacciò <<< di bastonate per parte dell'Ambasciator di Venetia, del Residente del Gran Duca di Fiorenza «<e per parte sua se tornava a mettere nella gazeta il titolo d'Altezza Reale al Duca di Sa« voia: A cui fu risposto dal gazetante che le gazete avanti d'andar alle stampe passavano < per le mani di S. M. Cesarea o del supremo conseglio: che andasse però il Signor Resi<dente a lamentarsi da loro, che in quanto a lui era in obligo di stampar le gazete come le « veniva commandato o da Cesare o dal suo consiglio e che molto volentieri si sarebbe pigliate << le bastonate per le loro AA. Reali di Savoia >> magnanimità mirabile dei gazettanti del '600 e degna invero di graziosa mancia !

(1) L'avvocato Salomone che offriva i parti del suo ingegno al Sovrano e il frutto di vent'anni di « travaglio» aggiungeva alla immensa scrittura riguardante Venezia altre scritture, forse numerose, sui feudi imperiali : « Ma Altezza Reale, io sono vecchio e posso morire in breve «1 così melanconicamente conchiudeva l'offerta di cui alla nota precedente

e meco

<< morirebbero tutte le mie fatiche fatte per la Real Casa di Savoia nei miei componimenti << con grandissimo danno della predetta Real Casa, perciò la supplico, se mi conosce capace <<< di poter con i miei scritti apportar qualche utile alla Real Casa di Savoia, di accelerarmi << i suoi reali comandi, protestandole avanti Iddio che questo le scrivo per puro zelo et << affetto alla Real Casa di Savoia e totalmente lontano da ogni minima ombra di ostenta<< tione e di vanagloria, conoscendomi benissimo il minimo dei dottori sudditi di V. A. R. ». (2) La « Lettera » già composta nel 1698 correva manoscritta e anche contraffatta, onde il Presidente fece viva istanza durante ben due anni per ottener licenza di stamparla simulando magari di farlo ad insaputa del Duca. Per le varie edizioni (di Colonia 1701, Parigi 1702, Amsterdam 1703) e le traduzioni italiane (1701-1702) cfr. MANNO e PROMIS: Bibliografia storica degli Stati della Monarchia di Savoia, I, 1453-59, 1473-77, 5768-69.

(3) Lettere ad un amico della Corte di Torino sopra le concessioni fatte dai Papi a i Duchi di Savoia intorno a' benefici de' loro stati, nonchè altre questioni ecclesiastiche cfr. MANNO e PROMIS, 1. c.

ziosissimo di cui tracciò la biografia il Perrero (1). Benchè di forma meno sistematica, l'operetta in questione si dimostra subito figlia delle scritture precedenti sia polemiche soltanto o diplomatiche, sopratutto, anche senza discendere a paralleli minuti, si può affermare facilmente che il Lescherraine attinse largamente agli scritti del Vota (2). Il Lescherraine era servitore affezionato e carissimo alla Duchessa Maria Giovanna Battista e la seguì in qualità di sopraintendente economico della sua casa anche quando lasciò costei le redini del governo; ci nasce pertanto il pensiero che in quel raffazzonamento della scrittura del gesuita, già consigliere segreto e prediletto dei bei tempi della Reggenza, sapesse ed aspirasse di fare opera a quella donna non meno gradita, e forse più, che al figlio suo. Al par del Vota evita il Lescherraine la forma aspra che potesse disgustare alcuno, tratta cortese e in tono amichevole anche gli argomenti ostili, appoggia il diritto al titolo regio prima e sostanzialmente a tutti gli altri fatti, e sulla sovranità di Cipro lo fonda appena indirettamente quel tanto ch'era necessario per non subire addirittura una deminutio capitis: « Il me semble, monsieur, << qu'en voilà assez pour m'aquitter de ma parole et pour justifier comme << je vous l'avois promis que le Duc de Savoie pouvoit pretendre avec justice << le titre d'Altesse Roiale et toutes ses suites quand memes les droits de sa << Maison sur le Roiaume de Chypre ne seroient pas aussi bien fondé qu'ils << le sont en effet » (3). Non mancano tuttavia nella « Lettera » i tratti umo

(1) Curiosità e Ricerche di Storia Subalpina, vol. IV, Torino 1880.

(2) Anche all'opera del Guichenon dovette attingere pur mutandone l'indole ancora aggressiva, se mal non mi appongo attribuendo al Lescherraine alcuni foglietti anonimi e senza data, che si trovano volanti in una copia del Discours sans passion (quella della categoria Regno di Cipro, mazzo 3 dell'Archivio di Torino). M'è parso difatto di trovare in quei fogli dettati a Garzen la traccia appunto della Lettre de M***; un dubbio potrebbe nascere bensi dall'insistenza del documento per far accettare ad un censore ignoto la parte riguardante il Gran Duca di Toscana, mentre nella redazione a stampa si tratta del Gran Duca solo indirettamente; potrebbesi tuttavia spiegare che il censore per accordare la stampa abbia radiato quella parte che si temeva potesse richiamare una risposta dal Gran Duca, tale modificazione era del resto preveduta nell'anonima accompagnatoria; ne cito volentieri le parole che ricordano quelle della prefazione del Vota: « Cependant je me remets à tout ce qu'on trou<< vera à propos car un peu de vanité et d'amour propre peut m'aveugler, je m'en rendray avec docilité. Toutes les choses de la vie ont plusieurs aspects et tout peut-être paradoxe << mais et les sujets et les étrangers remplis de la Chimère de Chypre croyent que c'est le << seul fondement des Titres du Duc de Savoye. Il ne seroit pas mal de les desabuser ».

(3) Gli argomenti principali di riscontro sono quelli già a noi noti: antichità della stirpe, alleanze regali innumerevoli, diritti alla successione di parecchi reami, estensione, forza, posizione geografica importante degli stati; distinzione antichissima di trattamenti e privilegi non accordati ad altri principi nei ricevimenti dei principi in persona come degli ambasciatori savoini. Casa Savoia indotta a nuove pretensioni dall'esempio di Venezia; Carlo Emanuele I molto rilassato in fatto di titoli perchè occupato in maggiori cose; principi e sovrani d'Europa che portano titolo di stati mai posseduti o perduti; maggior onore per la Repubblica di Venezia precedere un principe trattato da Re che un semplice Duca; equivoco di considerare il titolo regio e la conseguente uguaglianza una cosa sola colle ragioni di Cipro; la parità tra Savoia e Venezia non era ostacolo al tempo dell'effettivo dominio di Venezia su Cipro; il ritorno all'antico conveniente per la Casa di Savoia essendovi stato un tempo in cui Savoia precedeva Venezia; sconvenienza di paragonare nei trattamenti i sovrani di Savoia ai nipoti dei Papi e baroni Romani; il vassallaggio della Casa di Savoia verso l'Imperatore non importare diminuzione di dignità quest'ultimo punto del carattere della dipendenza feudale il Lescherraine desumeva verisimilmente da un « Raisonnement sur le rang et preseance des Ducs de Savoye », discorso anonimo del 1692 [Archivio di Stato di Torino: Negoziazioni con Venezia, mazzo I]. A proposito del trattato del 1662 con Venezia il L. osservava ch'esso non poteva durare, come sempre le paci troppo gravose, poichè tutto e solo da una parte si accordava « mais il faloit alors un remede violent pour dissiper les

ristici all'indirizzo della Repubblica di San Marco: il Procuratore Nani nella sua Storia di Venezia, parlando di Vittorio Amedeo I e dell'assunzione del titolo di Re di Cipro, aveva satiricamente osservato che il mondo riteneva avrebbe fatto meglio a serbar Pinerolo ed esser sempre padrone della porta d'Italia anzichè ornarsi del titolo d'uno stato appartenente ai Turchi e dar così ragione di scontento ai Veneziani che ne avevano avuto il legittimo possesso; il Lescherraine ritorceva la punta del frizzo: se doveva importar poco alla Casa di Savoia un titolo chimerico perchè la Repubblica vi annetteva per conto proprio tanta importanza? Del resto, concludeva, Pinerolo era riconquistata dal 1696 e gli Stati di Savoia aggranditi, peccato che il Nani non avesse potuto continuare fino a quell'anno la sua storia. Come fu accolta la pubblicazione del Lescherraine a Venezia? Dalla risposta ci dispensiamo per ora per non oltrepassare troppo i limiti proposti a queste note.

Continuarono del pari nel periodo ricordato e continueranno nei sucessivi i rappresentanti di Savoia e Venezia nelle Corti straniere a sbizzarirsi a loro agio nelle quisquilie d'etichetta, ed un documento ancora vogliamo aggiungere in appendice che reputiamo sotto il punto di vista comico-pietoso impareggiabilmente ghiotto: descrive una scena occorsa nella Settimana Santa del 1692 tra i due ambasciatori a Vienna, alla presenza di tutta la corte e della stessa Maestà dell'Imperatore, che nell'atto di recarsi ad una funzione solenne, dovette sostare oltre un'ora a godere il fresco in attesa che i due messeri avessero deciso il puntiglio (1).

Nell'anno stesso 1692 la Repubblica di Venezia lasciava comprendere in forma ufficiosa al commendatore Operti in Madrid, che, richiesta di nuovo, avrebbe accordato alla Casa di Savoia il punto ambito, ma l'antico negoziatore rispose a dovere (2). Vittorio Amedeo a governi, non dirò più generosi, ma per lo meno più interessati di onorarlo, domandò, e li ottenne, quei titoli che a lui abilità di politico e valore di guerriero conciliavano, meglio che non a sua madre la sola ambizione (3). Venezia fu ostinata fino al 1740.

<< amertumes precedentes et ramener les esprits aigris par tant de contretems et de fauses « demarches », la resistenza posteriore della Repubblica a riconoscere il dovuto, secondo il nostro autore e noi pure siamo venuti a tale conclusione aveva poi più profonda ragione di quella del cerimoniale, ragioni politiche, « des jalousies et des supçons colorez <d'une apparence de raison d'etat contribuerent bien plus qu'aucune autre chose à refroidir << la correspondance ».

(1) Documento XIII.

(2) Lettera informativa al signor Mse di S. Tommaso 1692, 26 dicembre (Archivio di Stato di Torino, Materie politiche negoziazioni Venezia, I, n. 15).

(3) Documento XIV in appendice.

DOCUMENTI

I.

Progetto di una lega

per riconquistare le isole di Cipro e di Candia (1662 o principio del 1663). [Archivio di Stato di Torino, Regno di Cipro, mazzo 3o, n. 6, altra copia nella categoria Negoziazioni con Venezia, mazzo 1, allegato alle istruzioni per il Bigliore di Lucerna (1)].

1° Si propone che si faccia una lega la più forte che si potrà in quest'anno procurando che vi entrino li Re di Francia e di Spagna e li altri Prencipi d'Italia se si potrà et la Repca di Genova in particolare.

2o S. A. R. vi entrarà con tutte le forze che potrà e si caricarà d'essortare la Francia ad entrarvi.

3° Lo sforzo di questa lega sarà indrizzato alla recuperatione della Candia per la Serma Repca di Venetia con il maggior ardore e prestezza possibile supponendosi che ciò che deve riuscire in questa materia sarà quello che si spontarà con un impeto di poche settimane.

4o Il preparamento per il suddetto sforzo si farà con le preventioni necessarie e che si convenirà esser più proprie per l'impresa qua sotto espressa per la quale saranno obbligati i collegati e specialmente la Serma Repca Veneta.

5o Volendo Dio Benedetto che riesca la ricuperatione della Candia subito saranno la Serma Repca et altri Ppi Collegati obligati a contribuir per la preaccennata impresa ciò che ad ognuno di loro tocca et a darle principio tolto che dal paese dove si deve fare venissero avvisi che le cose non fossero più in termine d'esseguirsi nel qual caso i collegati si applicaranno ad altra esecutione.

6° L'impresa da eseguire dopo ricuperata la Candia è la seguente che propone N., soggetto qualificatissimo et di molta autorità e credito, qual sia ne ha più volte discorso con l'Eccmo Sig Ambasciatore Grimani a Parigi, cioè che una conveniente armata navale si porti ai porti di Zaida detta altre volte Sidone e di Barut et ivi sbarchi e consegni a chi sarà concertato:

Moschetti 20m

Spade o sable 20m

Paij di pistole 5m

Piche a modo di zagaie 10m
Archi 10m

Petti e schiene 8m

Polvere barili 4m

Mechia e piombo a portione
Granate 400

Sei polzotti di campagna

Tre o quattro Ingegri di fortificatione.

(1) Sul verso del documento leggesi di mano sincrona « Propositione di lega et altre << scritture rimesse dal Sig. Conte Gallinas li 20 maggio 1675 ». ma non v'è dubbio che il documento si riferisca al 1663 poichè l'amb. veneto Alvise Grimani cui si allude fu a Parigi dall'aprile 1660 al 20 luglio 1663, come risulta dai suoi dispacci all'Archivio dei Frari in Venezia.

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