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e contro gli Avogadri e loro aderenti, per difesa della città e distretto. d'Ivrea.

Questo trattato andò smarrito, ad esso però venne fatta un'aggiunta il 16 gennaio dell'anno appresso 1277 (1), nel quale si trova la parte che più ci interessa. Orbene da quest'aggiunta, oltre a varie concessioni reciproche, risulta che Vercelli si obbliga a restituire al Comune d'Ivrea la metà del luogo e territorio di Piverone: medietatem totius loci Piveroni, ripristinando a tale riguardo gli antichi patti. Così Ivrea sarebbe finalmente rientrata nel completo possesso di Piverone.

Avvenne in realtà la restituzione? No, e lo vedremo tosto, per la ragione semplicissima che a Vercelli premeva molto conservarsi Piverone. come appoggio in caso di lotta col Canavese, e non era così ingenua da cedere spontaneamente un borgo pel possesso del quale lottava da 75 anni. Perchè adunque questo trattato? Perchè in Vercelli dominano in questo tempo i Tizzoni, i quali per soddisfare il loro odio contro gli Avogadri, pel momento alleati del Marchese di Monferrato, appunto in lotta con Ivrea, fingono di favorire questa città col solo intento di rendere più completa la sconfitta della parte avversaria. E così questo trattato, nella parte che riguarda il nostro borgo, non ebbe effetto, e Vercelli, come vedremo in seguito, continuò a tenersi la metà di Piverone.

Ed ora per meglio intendere lo svolgimento dei fatti è necessario consi siderare per un istante quanto avveniva nel frattempo a Milano. Nel gennaio dello stesso anno 1277 ha luogo in Milano una grave mutazione di governo coll'esaltazione di Ottone Visconti a signore di quel Comune e col bando dei Torriani.

I Milanesi però prevedendo i tentativi che avrebbero fatti i Torriani per una rivincita, come infatti avvenne nell'anno appresso coll'appoggio dei Parmigiani, Reggiani ed Aquielesi, avevano bramato di riamicarsi il potente Marchese, ed anche di ridurre a pace le due fazioni vercellesi, per ottenere maggiori sussidi all'uopo.

Si misero tosto all'opera (2) rivolgendo pure i loro sforzi ad accomodare le controversie fra il Marchese del Monferrato ed il Comune di Vercelli a proposito di Piverone. Ed ecco che il Comune di Pavia per incarico di Milano dà facoltà a tre suoi ambasciatori di appianare ogni cosa.

Ed essi senza allegare ragione alcuna, a solo scopo di terminare amicabiliter discordias, questiones et lites..... ad bonum et pacificum statum civitatis et districtus Vercellarum, il 19 marzo del 1278 (3 pronunziano il loro lodo, nel senso che il Comune di Vercelli dovesse cedere e rinunziare al Marchese di Monferrato ogni suo diritto di dominio o signoria nei borghi di Piverone, Bollengo, S. Urbano e Palazzo, e sui territori e sulle persone da essi luoghi dipendenti, non che ad ogni altro diritto di feudalità verso il Comune d'Ivrea, e tutto ciò senza il menomo corrispettivo.

(1) Arch. civ. di Vercelli, Biss., I, 34.

(2) Mon. Hist. Patr., tomo I, Chart., col. 1502 e seg.

(3) Arch. civ. di Vercelli, Biss., II, 359.

Strano modo invero di appianare controversie, eppure i Vercellesi dovettero sottostare a simile sentenza, poichè piaceva al più forte, al Marchese di Monferrato, il quale ben altrove volgeva le sue mire.

Ivrea agognava il possesso di Piverone? Ecco Guglielmo pronto a soddisfarla, purchè essa lo riconoscesse suo signore; ed infatti in atto 23 luglio dello stesso anno 1278 (1) otteneva la capitanía d'Ivrea a conferma della donazione che fece agli Iporediesi della metà della giurisdizione, mero e misto impero del borgo di Piverone e dei luoghi da esso dipendenti, non che degli altri diritti feudali già competenti verso di essi ai Vercellesi, e da questi a lui rinunziati il 19 marzo.

Facevo notare poco addietro che non ostante i patti conchiusi il 16 gennaio del 1277 fra Ivrea e Vercelli, quest'ultima non cedesse effettivamente ad Ivrea la propria metà di dominio su Piverone, ed infatti così deve essere avvenuto; poichè in caso diverso non si potrebbe spiegare come potesse nel 1278 il Comune di Vercelli cedere al Marchese di Monferrato ogni suo dominio su Piverone quando Ivrea già si fosse trovata in pieno possesso del detto borgo fin dall'anno precedente.

Ritornando a Piverone, dirò che fino al 1294 nulla avviene d'importante; è però necessario riepilogare brevemente alcuni avvenimenti dai quali si svolsero fatti che hanno diretta relazione colla storia del nostro Borgo Franco.

Due anni appresso agli avvenimenti ora narrati, cioè nel 1280, Guglielmo andando in Spagna fu fatto prigioniero da Tommaso, conte di Savoia, e tosto i Ghibellini, rappresentati dagli Avogadri, sostenitori del Marchese di Monferrato, vengono cacciati da Vercelli.

L'anno appresso 1281 però ritorna Guglielmo, riprende la sua capitanía in Vercelli (era stato eletto capitano nel 1278) e fa rientrare i Ghibellini. Allontanatosi poi nel 1282, l'arcivescovo Ottone scaccia da Vercelli il rappresentante del Marchese, il quale nel 1283 è pure cacciato da Milano, e in questo stesso anno vengono novamente espulsi i Ghibellini e s'inizia una lotta civile fra guelfi e ghibellini che ha termine solo il 26 ottobre 1285 con una pace generale (2).

Questa pace viene raccomandata fra gli altri al Comune d'Ivrea, il quale pure nel 1289 e '90 aiutava il Marchese a combattere la lega costituitagli contro nel 1288, fra Milano, Genova, Pavia, Piacenza, Cremona, Brescia ed Asti (3). Ora, in mancanza di documenti relativi a Piverone, è lecito supporre che fino a quest'anno 1290 nessun cambiamento sia avvenuto; in caso diverso Ivrea non si troverebbe al fianco dei Vercellesi per difendere la ragione del Marchese di Monferrato.

Il 6 febbraio del 1292 Guglielmo VII muore in Alessandria lasciando successore il figlio Giovanni di anni 15. A questa notizia Matteo Visconti, già padrone di Novara, ottiene il possesso di Vercelli e di Casale e viene anzi gridato capitano del Monferrato per un quinquennio.

(1) Arch. civ. di Vercelli, Biss., II, 355.

(2) ADRIANI: Statuti del Comune di Vercelli. App. III.

(3) GIULINI, Memorie di Milano. Parte VIII, pag. 420.

Che avviene frattanto di Piverone? Mancano in proposito documenti, però possiamo asserire con tutta probabilità che Vercelli nel frattempo era rientrata nel possesso di Piverone, ed infatti nell'Archivio civico di Vercelli mi fu dato di trovare un documento dal quale risulta che in data 12 ottobre 1292 Piverone pagava il fodro di libras quadragintas quinque papiensium (1). Inoltre nel 1293 venivano pronunziate dal podestà di Vercelli condanne contro un Giacomino Malessino, un Ardicione e Barberio di Piverone. E questo prova che Piverone dipendeva nuovamente da Vercelli.

Quando sarebbe avvenuto ciò? Abbiamo visto che Ivrea fin dal 1278 godeva intero possesso di Piverone, cedutogli dal Marchese di Monferrato. La mancanza di documenti, ripeto, ci impedisce di stabilire una data precisa di questo avvenimento, ciò non di meno dallo svolgimento di fatti concomitanti possiamo asserire che prima del 1292 (anno in cui morì Guglielmo) le cose riguardo a Piverone rimasero immutate, e che Vercelli si ripigliò la metà di questo borgo nel breve periodo che corre tra il 6 febbraio del 1292 al 12 ottobre dello stesso anno.

Conviene infatti riflettere che colla morte di Guglielmo veniva a mancare ad Ivrea un forte appoggio, e che Vercelli, sempre ferma a non cedere definitivamente questo borgo, approfittando di questo avvenimento si sarà impadronita di Piverone sicura anche di non trovare ostacolo nè da parte del giovine successore al morto Marchese, nè da quella di Matteo Visconti, poichè nel '90 l'aveva proclamato capitano per cinque anni. Queste considerazioni servono, secondo me, a rendere probabile la mia asserzione.

Inoltre il 16 maggio del 1294 (2), si rinnovano tra il Comune d'Ivrea e Giovanni marchese del Monferrato, che al pari del padre ambiva la capitanía di questa città, i patti già altra volta (23 luglio 1278) concordati col fu Guglielmo, coll'affermazione che esso Marchese non possit nec debeat compellere nec gravare Comune nec singulares homines civitatis Iporegiae..... nec castri franchi..... Palatii et Piveroni; aggiungendo quod dictum est de Palatio et Piverone intelligatur et observetur postquam pervenerint in Comune Iporegiae.

Dunque Piverone e Palazzo dipendevano in quest'anno completamente dal Comune di Vercelli, ed infatti il marchese Giovanni per meglio accaparrarsi gli Eporediesi, prometteva in ultimo di recuperare totum Piveronum et Palazum cum pertinenciis ad utilitatem dicti Comunis Iporegiae et defendere... et manutenere.

Il Marchese di Monferrato però, aspirando al dominio di Vercelli, non pensava punto a prendere sul serio la promessa fatta, e Piverone e Palazzo restano così sotto il dominio di Vercelli fino al 1302 (3).

(1) Arch. Verc., Biss., II, 324.

(2) Arch. civico di Vercelli, Biss., t. II, f. 368 retro.

(3) Ecco a maggior conferma di quanto asseriamo:

a) Il 6 dicembre 1294 il giudice di Vercelli condanna parecchi uomini di Piverone

per rissa.

b) Il 31 marzo ed il 12 maggio 1298; il 3 febbraio, il 12 e 14 marzo, il 20 aprile, il

2 maggio, l'11 e 29 giugno del 1300, i campari di Piverone accusano al Comune di Vercelli vari danni (Vedi documenti in G. COLOMBO, loc. cit., pag. 286-288).

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Forse nel 1296 Ivrea tenta una ripresa della lotta, poichè in data di quest'anno 18, 19 e 24 nov. (1), troviamo tre atti di sottomissioni passate dal luogo di Donato, dal borgo di Magnano e dal luogo di Sala ai Vercellesi, i quali inoltre costruiscono Turrim novam prope Donatum cum Bastiam ad honorem et servitium Comunis Vercellarum (2).

Nessun accenno però di lotta avvenuta e nessuna novità riguardo a Piverone che nel 1300 paga regolarmente il fodro al Comune di Vercelli (3).

CAPITOLO V.

(1300-1335).

Il Piemonte sul principio del sec. XIV.

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Trattato tra Ivrea e Vercelli, per cui quest'ultima cede ad Ivrea metà dei luoghi di Piverone e Palazzo. Considerazioni in proposito. Vercelli riunisce Piverone e Palazzo nell'estimo di tutte le imposte. Discesa di Enrico VII in Italia. Sua partenza e ripresa delle lotte in Piemonte. Ivrea passa nel 1313 sotto il dominio del conte Amedeo di Savoia. Risorgono le discordie civili in Vercelli. - Nel 1335 Azzone Visconti ottiene su di essa ogni giurisdizione col mero e misto impero della città e distretto.

Al sorgere del secolo XIV, fra le varie famiglie feudali del Piemonte, la più potente era quella dei Conti di Savoia, divisa nei due rami, dei quali uno governava la Savoia propriamente detta e le vallate di Susa e di Aosta tenendo la sua sede in Chambéry, mentre l'altro dominava sulle altre terre piemontesi della famiglia e risiedeva in Pinerolo.

Alla sinistra ed alla destra del Po dominavano sopra una vasta parte del Piemonte i Marchesi di Monferrato. L'alta valle del Po dal Monviso fino a Carmagnola era posseduta dai Marchesi di Saluzzo. Queste tre case spesso in lotta fra di loro o cogli Angioini di Napoli o colle poche città libere della regione, tenevano involto in continue guerricciuole il Piemonte.

Fra poco risorgerà più accanita la lotta e gran parte del Piemonte verrà desolata dalla guerra per la successione nel Monferrato.

Vive sono però fin d'ora le inimicizie e le gelosie di terra a terra, di famiglia a famiglia; e le piccole borgate devono dipendere dai capricci dei signori in lotta fra di loro. Così appunto avviene per Piverone.

Il 4 gennaio 1302 (4) segue un trattato fra il Comune di Vercelli e quello d'Ivrea, in cui si conviene che i Vercellesi debbano rimettere metà

(1) Arch. civ. di Vercelli, Pergamene.

(2) Questa torre venne in seguito distrutta dagli uomini della Chiesa d'Ivrea, pretendendo che fosse stata costrutta su suolo spettante ad essa chiesa.

(3) Arch. civ. di Vercelli, Biss., t. II, f. 321.

(4) Arch. civ. di Vercelli, Biss., t. II, f. 365.

dei luoghi di Piverone e Palazzo al Comune d'Ivrea, il quale a sua volta riconosce loro il dominio dell'altra metà, con ogni diritto che avesse potuto ottenere per la donazione fattagli dal marchese Guglielmo nel 1278.

Ed eccoci alle identiche condizioni sancite dal trattato del 1231.

Ma come mai Vercelli, che appunto un secolo prima aveva sfidato le ire del Comune e della chiesa d'Ivrea fondando un Borgofranco che riteneva importantissimo come antemurale verso il Canavese; come mai, ripeto, oggi in pieno possesso di questa fortezza, ne rimette una metà, perdendo così i frutti di una lotta secolare?

Mancando i documenti relativi allo svolgimento d'ogni singolo fatto, occorre spesso procedere per via d'induzioni e da avvenimenti concomitanti trarre un po' di luce per spiegare lo svolgersi di fatti oscuri per se stessi e non documentati, come appunto avviene nel caso nostro.

Ivrea, che nel '96 aveva forse manifestato il proposito di far valere i suoi diritti su Piverone, approfittando delle misere condizioni in cui si trovava Vercelli sempre travagliata dalle discordie civili, avrà oggi cercato d'agire con maggior risolutezza. Onde il Comune di Vercelli, conscio della sua debolezza, e fors'anco stimolato dal Marchese di Monferrato, che capiva di trovarsi in una penosa condizione per essere nello stesso tempo capitano d'Ivrea, e sostenitore degli Avogadri, partito allora dominante in Vercelli; trovandosi nella necessità di cedere, il Comune di Vercelli, ripeto, spontaneamente concesse la metà di Piverone e Palazzo, onde evitare il pericolo di perderne completamente il possesso.

Gli Eporediesi appena ottenuto nel 1278, per donazione del Marchese di Monferrato, il completo dominio di questi due luoghi, avevano stabilito che Palazzo dovesse sempre essere diviso da Piverone in ogni cosa (1). Vercelli che prevedeva di poter presto rientrare nel pieno possesso di questi luoghi, non si curò per allora di queste disposizioni. Ma oggi non più in identiche condizioni di vigoria si fece premura di abrogare simile statuto, ed infatti due giorni appresso la concessione poc'anzi accennata, stabiliva che Piverone e Palazzo venissero uniti nell'estimo di tutte le imposte, e formassero per l'avvenire un solo territorio (2).

E la cosa è di per se stessa chiara. Rimanendo diviso il territorio di Piverone da quello di Palazzo, gli Eporediesi padroni della metà di questi luoghi, potevano a lor piacimento, pur restando nella legalità, fortificare Palazzo e creare alla lor volta un antemurale verso il Vercellese. Se prima Vercelli non aveva protestato si è che all'occorrenza sapeva di poter far sentire la sua voce; ma oggi un attacco, da qualsiasi parte venisse, la met

(1) Statuerunt et ordinaverunt quod Comune loci Palatii sit et esse debeat separatum et divisum a Comuni Piveroni tam ad territorium et extimum quam ad omnia onera et dacia substinenda secundum quod erat separatum et divisum tempore pactorum inter Comune Iporegie et Comune Vercellarum de dictis locis Palacii et Piveroni. Mon. Hist. Patr., Leges Municipales, t. I. Statuti d'Ivrea.

(2) Statutum et ordinatum est quod estimum super datum loco et hominibus habitantibus in Palazo... addatur et unitum sit et permaneat extimo Burgi Piveroni,... quod locus Palazi et homines ibidem habitantes et qui de cetero habitaverint sint et esse debeant unum corpus et una universitas et una curia et unum territorium cum burgo et hominibus Piveroni. · Arch. civ. di Vercelli, t. II, f. 325. Vedi documento XI.

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