<< non possono andare a lavorare fuor del territorio, sino che li << quarti delle maese e colti, che devono rompere e seminare, << non siano rotti e seminati; << item che nel quarto de' terreni lavorativi che si romperà << possano gli uomini di detta Terra, quando comincieranno a << rompere, che è dopo li 24 di febbraro, entrare a pascere con <<< tutti li lor bestiami insieme colle pecore ed altri bestiami di « sua eccellenza illustrissima, o suoi affittuari, siccome fin qui « è stato ed è solito a farsi ; << item che tutte le cose comprese nella detta lite e contro<< versia, che non fussero state specificate nella presente con<< venzione, si intendono rimanere e rimanghino sotto la dispo<<sizione de' statuti della detta Terra e sotto gli antichi soliti << di essa e come si è osservato per lo passato da che furono << introdotti li quarti. Clelia Farnese Cesarini. Giuliano Cesa<< sarini. Io Lucantonio Fabi priore di detta Comunità a nome << come di sopra ed anche a nome del sopraddetto Domenico << dall' Homme, affermo quanto di sopra. Io Giulio Tiberi << affermo quanto di sopra ». Quae omnia et singula in capitulis superius insertis ac in praesenti instrumento contenta et expressa, dictae partes ad invicem et vicissim promiserunt semper et perpetuo servare, adimplere et contra non facere, dicere vel venire, per se, vel alios, directe vel indirecte, quovis quaesito colore, iure, titulo, sive causa etiam de novo superveniente, cogitata vel inexcogitata et in corpore iuris clausa, quantumvis legitima, etiam rationabili, etiam ex se ipsa de iure merente restitutionem in integrum. Sed haec omnia semper inviolabiliter et ad unguem attendere et rata, grata, valida et firma habere et in perpetuum tenere; alias, ultra promissorum obligationem, ad quam semper cogi et compelli possint, teneri ad invicem et vicissim voluerunt ad omnia damna etc. de quibus etc. pro quibus etc. dictus illustrissimus et excellentissimus dominus Iulianus Caesarinus obligavit etc., se ipsum ipsiusque haeredes etc. ac bona omnia etc., et e conspectu dicti domini priores obligarunt etc. dictam communitatem et omnia eiusdem bona etc. in ampliori forma Camerae apostolicae, cum solitis clausulis et renunciationibus etc. consensientes relaxationi mandati exequutivi unica citatione et tactis etc. jurarunt; super quibus omnibus et singulis praemissis petitum fuit a me eodem notario publico infrascripto, ut unum, vel plura, publicum, vel publica, conficerem atque traderem instrumentum et instrumenta, prout opus fuerit. Actum Romae, in palatio ipsius illustrissimi domini Iuliani, in regione sancti Eustachii, praesentibus et audientibus dominis Caesare Pulcio Cremonense, ipsius domini Iuliani praeceptore, et domino Iohanne Baptista Garbagna Novariense, eiusdem procuratore, testibus ad praedicta omnia et singula vocatis, habitis atque rogatis etc. Celsus Cusanus. Giuseppe Gatti Giuseppe Gatti, nato in Roma il 23 novembre 1838, si spegneva serenamente la sera del 2 settembre scorso e lo accompagnava il rimpianto dei molti amici e dei più numerosi ammiratori della sua dottrina, delle sue virtù di uomo e di cittadino, della sua singolare modestia e semplicità di vita. Il fervore di studi, che intorno al 1870 rendeva l'Istituto di corrispondenza archeologica uno dei centri più attivi della compilazione del Corpus inscriptionum latinarum attirò il Gatti, poco più che trentenne, allontanandolo dalle occupazioni del foro. La consuetudine coll' Henzen, che gli fu venerato maestro, e poi col De Rossi e col Mommsen lo iniziò e lo diresse a quella pratica severità di ricerche e di studi epigrafici, in cui si segnalò ben presto per l'intuito acuto, per l'ingegno lucido ed equilibrato e per il rigore del metodo. La sua prima memoria, uscita nel 1878 nel Bullettino della Commissione archeologica comunale sotto il titolo di Iscrizioni inedite ed osservazioni varie epigrafiche, giustificò luminosamente la fiducia dell' Henzen, che lo aveva chiamato già a collaborare nella compilazione del Corpus e quella non meno profonda del De Rossi, che morendo lo designò espressamente quale continuatore delle Inscriptiones christianae urbis Romae. La breve prefazione che precede quello studio fu come il programma scientifico, a cui si mantenne fedele fino agli ultimi anni della vita: l'illustrazione delle epigrafi di Roma. Da allora in poi la sua attività nel campo dell' archeologia, in cui apparve padrone sicuro, senza iattanze e senza leggerezza, fu molteplice e continua, e si può seguirla completamente nelle varie riviste scientifiche romane. Dalle sue estese memorie, come dai suoi brevi studi e dalle numerosissime note, sempre sagaci e che fissano, spesso definitivamente, questioni discusse, si avvantaggiò non poco la conoscenza delle istituzioni pubbliche e private, delle leggi e della religione di Roma. Alla topografia urbana importanti contributi vennero dal suo studio magistrale sul Caput Africae nella seconda regione di Roma, dalla illustrazione degli orrei Galbani e di numerosi edifizi, dalle ricerche sulla Mica aurea di Trastevere, sui Doliola e su altre località, nonché dalle minute osservazioni sparse nella Miscellanea di notizie bibliografiche e critiche per la topografia e la storia dei monumenti di Roma, iniziata in collaborazione con De Rossi. Non molto meno che la topografia gli deve la storia civile, e basterà ricordare uno degli ultimi e più dotti suoi studi, quello sulla guerra sociale, a cui lo trasse l'illustrazione di una frammentaria lamina di bronzo, contenente un decreto di Gn. Pompeo Strabone. Come in questa, così in tutte le altre memorie l'epigrafia è l'ossatura, il punto di partenza o d'arrivo, essa è il filo ideale che lega tutta la produzione varia del Gatti: mai tempo fu più propizio a coltivare gli studi epigrafici, quando il grande movimento edilizio metteva in luce tanti avanzi e monumenti antichi, e non fu né piccola né facile l'opera di lui, che scavi e scoperte, seguite alacremente come Direttore per qualche anno dell'Ufficio di scavi e più a lungo come membro e segretario della Commissione archeologica comunale, venne illustrando in comunicazioni accademiche all'Istituto germanico, alla R. Accademia dei Lincei e alla pontificia Accademia d'archeologia, e in continue pubblicazioni su periodici, specialmente nel Bullettino della Commissione archeologica comunale, che contiene raccolta la maggior parte della sua attività scientifica. Essa non rimase però limitata all' archeologia classica, ma si allargò sovente, colla medesima chiarezza e profondità, a quella cristiana, passò al medio evo romano con ricerche di topografia e di epigrafia e alla sua storia portò non disprezzabile contributo colla pubblicazione dello Statuto dei Mercanti, mentre vagheggiava uno studio sul Senato di Roma, per il quale aveva raccolto copioso materiale. Il Gatti fu dotto epigrafista, all' epigrafia ebbe inclinato il temperamento critico dell'ingegno e vi pose a servizio una larga coltura letteraria, storica e giuridica; avrebbe potuto essere un maestro e volle rimanere privato uomo di studio, avrebbe avuto la preparazione e la forza di compire opere organiche e volle prodigare il tesoro della sua dottrina in illustrazioni acute e geniali, in brevi note preziose: nella sua produzione scientifica parve riflettersi quella modesta semplicità, che fu una delle virtù più singolari della sua vita. È veramente da rimpiangere che numerose occupazioni e, più ancora, ostacoli di varie vicende amministrative non gli abbiano permesso di proseguire la pubblicazione delle Inscriptiones christianae e ne moveva accorata lagnanza, come di impedimento a sciogliere un tributo doveroso di affetto e di venerazione alla memoria di De Rossi. La nostra Società, che si inchina riverente dinanzi alla tomba del suo socio illustre, è lieta di avere colla convenzione ministeriale del 1912 assicurata all'Italia la continuazione epigrafica romana, e offerto al Gatti, negli ultimi anni della vita, la serenità del lavoro nell'opera, sopra cui seguitò ad esercitarsi il suo pensiero sempre vigoroso e si posò la sua mano ormai stanca. ANGELO SILVAGNI. Mario Chigi Albani Il 4 novembre 1914 nella villa avita di Ariccia chiudeva la sua lunga e benefica esistenza il principe Mario Chigi Albani. Erede di nobili tradizioni egli le continuò per tutta la vita attiva e dedicata con signorile modestia a buone e pietose opere, spargendo con grande larghezza intorno a sé i benefici ma celando la mano che li spargeva. Nei consigli del Comune di Roma portò il concorso di una mente assennata e sicura, della quale pure si giovarono istituti ed opere pie a cui consacrò assiduamente le sue cure. Favorì benevolo gli studi aprendo con molta larghezza agli studiosi di ogni paese la Biblioteca Chigiana e mettendo a loro disposizione le preziose raccolte che essa contiene. La Reale Società romana di storia patria trovò in lui un patrono nei primi laboriosi tempi che seguirono alla sua fondazione, ed ebbe cortese ospitalità nella Biblioteca Chigiana che fu la prima sua sede. Col principe Mario Chigi scompare uno dei pochi superstiti tra i primi amici e fautori di questa Società che manda con animo grato il saluto supremo alla sua memoria. U. B. Archivio della R. Società romana di storia patria. Vol. XXXVII. 43 |