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gendo i Cannibali, trovarono ricovero sulle navi spagnuole. In questo, un certo Marco Capitano di Nave, con otto uomini dismontato in terra senza licenza, e correndo l'isola, erasi avviluppato nelle selve, nè sapea come ritornare al lido. Temeva l'Ammiraglio, non forse i Cannibali l'avessero ucciso co' suoi compagni, essendochè molte persone spedite a cercarne, nè l'avean potuto vedere, nè udito mai che rispondesse agli spari degli archibugi. Alla fine tornò coi socj agli otto novembre; e Cristoforo per dare un esempio di severità, fece porre il Capitano ne' ceppi; castigò gli altri, col diminuir loro la porzione del vitto. Salpò da Guadalupe il 10 novembre: ad un'isola formata da un monte scosceso, e spopolata dai Cannibali, col divorarne gli abitanti, pose il nome di Monserrato ; un'altra per la sua forma, venne chiamata S. Maria Rotonda: la festa di S. Martino servì a nominare un'altra, dove trovaron corallo: quella che gl' Indiani, come i moderni, chiamavano Giamaica, fu denominata S. Maria dell' Antigua, e l'isola di Ayay ebbe il nome di S. Croce. Anche in questa eran Cannibali; e gli Spagnuoli liberarono da tali mostri alcuni Indiani; ma non ebbero il piacere di far prigioniera una donna, che veniva sopra una Canoa accompagnata da un giovine robusto suo figlio, e da uomini e da donne ; i quali a lei ubbidivano, e parlandole, si alzavano in piedi con gran riverenza; per che fu giudicato costei esser la Regina dell'Isola; tanto più, che alcuni della sua comitiva si conobbe essere eunuchi. I barbari avvicinandosi a'Cristiani lanciavano dardi avvelenati con tal forza che una donna passò la targa di un soldato da una parte all'altra. Investita la Canoa da un battello spagnuolo, si rovescid; il figlio vi perdè la vita; alcuni furon presi prigioni,ma

la Regina con gli altri uomini e donne, nuotando si ridussero al lido. Entrò poi la squadra in un gruppo di 50 isole, la maggiore fu intitolata S. Orsola; le altre comprese sotto il nome di Undicimila Vergini. Lieto soggiorno presentò agli Europei l'isola di Borriquen; piena di popolo, amena, con buone case, abbondante di pesci, fertile, e coltivata con diligenza non ancor veduta in quelle regioni. A questa il Colombo diè il nome di S. Giovanni Battista, protettore della sua nazione Genovese. Il dì 21 fu a prender terra al settentrione della Spagnuola; e dipoi costeggiando quella grande Isola, in 6 giorni arrivò alla villa del Natale, dove lasciato aveva la Colonia Spagnuola.

Quale spettacolo si offerì agli occhi ed al cuore del Colombo! La fortezza distrutta, le stoviglie e le robe de'Coloni sparse quà e là pel terreno: degli Spagnuoli niun vivo; ma tal già fetido cadavere; tal altro pendente da un capestro di sparto, e con le braccia legate ad un albero stese in forma di Croce. Dalla relazione degl'isolani si rilevò, che gli Spagnuoli lasciati al Natale, partito il Colombo, ruppero ogni freno all' avarizia ed alla libidine. Si sparsero per l'isola in cerca dell'oro; rapivan le donne altrui; non si appagavano di quanto il Cacique amico facea loro somministrare: nè altra legge più conoscevano, se non se le proprie passioni. Vennero poi a rissa per la divisione del tesoro, e pel godimento delle femmine; e nella contesa uccisero un Giacomo de' loro compagni. La morte di costui dissipò l'ignoranza degli Indiani, che aveano creduto vedere negli stranieri altrettanti esseri celesti: tutti preser le armi: i coloni sparpagliati per l'Isola furono oppressi dal numero: e Caunaboa il Cacique delle miniere, uomo valoroso venne con

le sue truppe alla fortezza, ove non erano che dieci persone con Diego d'Arana; appiccò il fuoco alle case de' Cristiani, otto fuggirono al mare, e vi trovaron la morte; gli altri finirono sotto i colpi degl' Isolani. È dubbio se il Cacique amico di Cristoforo, avesse parte in questa rivoluzione. Egli protestava d'avere tenute le parti degli Spagnuoli; parlava di una ferita riportata nella pugna, per cui si teneva a letto: ma un certo Melchiorre di Siviglia spedito per visitarlo a nome dell'Ammiraglio, attestava quella essere una finzione; perchè avendo egli sfasciato la gamba del Cacique, non vide nè ferita nè cicatrice. Non parve al Colombo, che fosse da eccitar nuovi rumori, e diffidenze; e forse giudicò seco stesso, che i coloni se l'aveano assai bene meritata: rinnovò l'amicizia col Cacique ferito, e stabilita co' popoli delle miniere una specie di tregua, si dispose a stabilire nell' isola una nuova Colonia.

Partitosi dunque dal Natale il dì 7 dicembre 1493, se ne andò al lato di Levante, sbarcando ad una popolazione d'Indiani vicina a quel lido. La natura avea quivi formato un porto, assai capace e sicuro, benchè scoperto al Nordest: lungi dal mare un tratto di balestra, scorreva un fiume, che bagnava una deliziosa pianura : soprastava al porto una balza, dove piantar la fortezza; e le miniere dell' oro non erano gran fatto lontane. Messe a terra le genti, le armi, e le macchine, si pose mano al lavoro agl' undici dicembre, e la città era già finita al principio di marzo 1494. Cristoforo la chiamò Isabella ad onore della incomparabil Regina di Castiglia. Frattanto spediva l'Hojeda a rintracciar le miniere; il quale riferì al suo ritorno aver passati varj fiumi, e aver trovato nelle arene loro de' pezzi d'oro; perciocchè gl' Indiani scavavano colle mani

delle buche, e alla profondità di un braccio prendevano il metallo. Rimandò poi alla Spagna dodici caravelle, con molti saggi delle produzioni dell'isola; e con lettere e doni per Pietro Martire suo amico; il quale attesta d'aver veduto un pezzo d'oro trovato dall' Hojeda, del peso di xi once. Capitano della squadra fu Antonio Torres fratello della Nutrice del Principe Reale; ed uomo non meno attivo, che intelligente e leale. La partenza de' naviglj, i lavori per lo stabilimento della Colonia, l'avere l'Ammiraglio ordinato che si attendesse a riconoscere il paese, non a raccoglier oro, gl' incomodi del clima, la mancanza già sensibile delle vettovaglie europee, cui male supplivano le patate, e il maiz di Haïti, cominciarono a far nascere ne' coloni un principio di sedizione: minacciavano di prendere gli altri legni, e ricondursi in patria: accresceva gli spiriti di que' faziosi un Bernardo di Pisa, andato in quella spedizione con grado di ragioniere de' Sovrani; il quale avea già distesa una scrittura piena di accuse contro l'Eroe, da presentarsi alla Corte. Trovato questo scritto, l'Ammiraglio fe' imprigionare il malfattore nel fondo di una nave; e deliberò di occupare quelle genti faziose nella ricognizione dell' Isola; quantunque egli fosse ancor debole per una malattia prodotta dalle fatiche tollerate nell' ordinare la Colonia. Adunque, lasciato Diego suo fratello al governo delle navi, delle munizioni, e delle ciurme, egli co' soldati, sì pedoni, che cavalieri, andò a' monti delle miniere, detti Cibao; e vi fabbricò un Castello chiamato S. Tommaso, lasciandovi 56 uomini comandati da Pietro Margarita. Ma non si tosto fu egli partito, il Cacique Caunaboa padrone del Cibao, corse ad assaltare il nuovo castello: di che avvisato Cristoforo vi spedì nuova gente, con provvigioni,

e ne dichiarò Castellano l'Hojeda. I cavalli giovarono molto ai Spagnuoli, stantechè gl' Indiani, che oggimai poco temevano le spade, e gli archibugi, tremavano alla vista di quegli animali generosi. Quattrocento e più isolani che conducevano 5 Spagnuoli, si dileguarono all' arrivo di un soldato a cavallo, che da S. Tommaso andava ad Isabella.

L'Ammiraglio pensava intanto a quella Cuba, che nel primo viaggio non avea potuto riconoscere da ogni lato, per decidere se fosse isola, o terra ferma. Volendo adunque satisfare a questa sua brama, istituì un consiglio di Reggenza, che governasse nel tempo della sua navigazione; e ne dichiarò presidente Diego suo fratello; e primo consigliere quel P. Boyl, del quale avremo a parlare con poca lode. Il 24 aprile fu il giorno della partenza. Navigò da prima intorno all' isola di Cuba; il 2 maggio visitò la Giamaica, che parvegli la più bella di tutte le isole occidentali; e ritornato il 14 a Cuba, continuò a costeggiarla con somma difficoltà, a cagione di un numero incredibile d'isolette sparse in que' mari che rendevano il cammino difficile, e pericoloso: in un giorno ne numeraron fino a 160, e Pietro Martire assicura che l'Ammiraglio diede il nome a 700 di queste isole, o scogli, che dir si vogliano. In questo viaggio vide la prima volta indiani vestiti, con una specie di tonaca di bambagia, lunga fino al ginocchio. Seppe innoltre da uno di essi, che il paese era tutto circondato dal mare, e sotto il governo di un Cacique tanto superbo, che a' suoi sudditi non si degnava favellare; ma si faceva intendere a cenni, ed era ubbidito. Cristoforo con le sue tre navi non ritornò ad Isabella, se non se a' 29 settembre, dopo incredibili patimenti non meno suoi che di tutto

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